Redazione NN editore

Di solito chiedo il luogo ideale in cui si sarebbe potuta tenere la chiacchierata, ma in questo caso non mi sembra che ci possano essere dubbi: la sede della casa editrice milanese NN editore è la scelta più azzeccata, e soprattutto risponde a uno dei miei più grandi desideri. Da tempo mi piacerebbe fare un tour nelle sedi delle case editrici di cui ammiro catalogo e progettazione. Chissà che un giorno non ci riuscirò!

Sono lì, dunque, con Eugenia Dubini e Serena Daniele per festeggiare i cinque anni della NN editore. La storia emblematica della casa editrice prende le mosse da Kent Haruf come è stato ampiamente raccontato e a cui anch’io ho tributato omaggio come esempio di lavoro ben fatto in questo post: QUI il link.

foto regalata dalle libraie di Bookstorie, libreria indipendente a Roma, in via Valsassina 15/17
foto regalata dalle libraie di Bookstorie, libreria indipendente a Roma, in via Valsassina 15/17

Il caso Haruf, strettamente connesso con la nascita della casa editrice, è davvero la narrazione di lavoro ben fatto, con tanta passione e il pizzico necessario di fortuna che aiuta gli audaci. 

Audace fu senz’altro cinque anni fa l’idea di creare una casa editrice, oggi una delle più vive e intraprendenti sul mercato editoriale. Audacia che a soli cinque anni di distanza è festeggiata con una scalata di successi.

Kent Haruf, per primo, ma non solo. Da subito si accompagna con la voce unica di Jenny Offill. Sono i loro due libri: “Benedizione” e “Sembrava una felicità” a inaugurare le pubblicazioni. Due titoli più bene auguranti era difficili trovarne.

Ma i successi della casa editrice non si misurano solo sugli autori, stranieri ma anche italiani. Si misurano sulle collane, che per loro non si chiamano più collane, e sulle tante, nuove originali esaltanti, iniziative che la casa editrice ha messo in campo in questi cinque anni: Songbook; la nota del traduttore, il test per scegliere un nuovo libro NN Editore, ad esempio.

Si possono sintetizzare questi cinque anni?

Eugenia Dubini: Inizi con la domanda più difficile! Riassumere esperienze come quella di NN non vuol dire raccontare solo le persone che l’hanno fatta o i primi autori e libri, ma allargare lo sguardo a tante componenti, a tutte le persone sulla scena e a una miriade di piccole e grandi cose, che sono accadute o si sono fermate sulle pagine dei nostri libri.

Non penso mai alla fortuna o all’audacia per raccontare i nostri cinque anni, anche se mi fa sorridere il ricordo di tutti quelli che ci davano dei pazzi, all’inizio di NN. Penso però che tutte le iniziative imprenditoriali comportano un rischio e una scommessa: un rischio che l’imprenditore si assume su un’ipotesi di futuro, cioè fidandosi e decidendo di sostenere una determinata immaginazione del futuro. Ci tengo a questa premessa per evitare la retorica dell’impresa editoriale come azzardo, come gioco. NN non è diversa da altre imprese e case editrici di progetto che esistono in Italia. 

Per fare una sintesi dei nostri primi cinque anni userò alcune parole, perni attorno cui far ruotare il discorso che mi sta a cuore, soprattutto oggi. La prima parola che mi viene in mente è “fiducia”, non solo quella del nostro tuffo nel mondo editoriale ma anche quella di ritorno, per come siamo stati accolti, per come le tessere sono andate a comporsi, per la grande spinta creativa che ha mosso le nostre azioni, e per la magia che ha creato gli incontri, in primo luogo con le persone che lavorano in casa editrice. Per me è stata come una danza, una coreografia che volta dopo volta, ripetizione dopo ripetizione, si è arricchita di conoscenza, rispetto e passione. 

La seconda parola è “immaginazione”, ed è una visualizzazione quasi geometrica, una linea che inizia in un punto e poi prosegue, punto dopo punto, verso un obiettivo all’infinito. Con questo mi riferisco in primis al viaggio delle parole, dalla mente dello scrittore a quella del lettore, dei lettori, un viaggio che passa da tante letture, da tante esperienze, compresa quella del lettore finale. L’editor/e agisce da filtro in questo processo, che immagino come le anse di un fiume. E in queste anse ci sono tutti, autori editori traduttori redattori correttori stampatori commerciali uffici stampa promotori librai e lettori, a comporre un grande libro unico, perché una casa editrice, se possiede un progetto e una visione, li rispecchia in ogni passo che compie, e che compie nel sistema paese in cui si muove, tra altri soggetti in rete. Più mi guardo alle spalle, più capisco che immensa rete di relazioni NN ha costruito nel tempo, una rete che si è allargata di anno in anno, accrescendosi di pratiche e di nuova linfa per immaginare il futuro. 

L’ultima parola, per me fondamentale, è “inter-dipendenza”. NN è una casa editrice che viene definita indipendente per le caratteristiche che compongono il suo capitale sociale, ma se d’impresa si tratta, questa caratteristica non la rende una monade, al contrario ne illumina le tante ‘dipendenze’, cioè relazioni di scambio e comunicazione, rapporti che non sono di sottomissione, bensì una miscela di desideri, bisogni, rispetto e cura. Come lo sono tutti i rapporti interpersonali.

Queste tre parole mi stanno molto a cuore, come ti anticipavo, anche per accendere una luce sull’intero comparto editoriale, che nella pandemia ha vissuto e sta vivendo – come tanti altri settori – un momento di drammatica emergenza, e di scarsa o impossibile immaginazione del futuro prossimo. Credo e spero che con l’aiuto di alcune parole-guida condivise l’editoria riesca a leggersi come un organismo e possa riprendere a immaginare un futuro di fiducia, immaginazione e interdipendenza, tanto nelle proposte quanto nei modelli, nelle riforme e negli interventi necessari alla sua sopravvivenza.

 

Se mi permettete, aggiungerei un’altra parola chiave: Lettori, di cui mi sento in parte rappresentante. 

I Lettori vi hanno accolto con grande entusiasmo e fiducia, per riprendere una delle parole usate da Eugenia. Avete avuto il merito di farci sentire una comunità intorno ai libri. E voi con i libri ci avete premiati: non solo con le storie e gli autori che compongono il vostro catalogo, ma anche con il libro come manufatto “ben fatto” e in continua dialettica con il lettori: le pagine bianche, le cartoline, il retro della copertina che si offre al lettore ideale, etc.

NN: nasconde una chiara visione di sé già nel nome. 

Come pensa ai suoi lettori: al singolare o al plurale? In che modo si è guadagnato la loro fiducia?

Eugenia Dubini: La grande comunità dei lettori, di certo questa è il fulcro della nostra scommessa, fin dall’inizio. Una scommessa basata su un’osservazione del reale, e cioè che la lettura e il libro, così come tante altre esperienze culturali, tornavano a fa parte del discorso. Lo si vedeva sia nelle comunità fisiche sia in quelle virtuali. Nelle prime, che si vedevano fiorire da oltre dieci anni sotto il nome di gruppi di lettura, si stava e sta ancora espandendo quella grande esperienza di lettura condivisa che in Italia, con una differenza rispetto ai paesi anglofoni da dove era partita, si dedicava a libri di ogni genere e tipo, e non solo ai classici o ai libri specificamente dedicati. La seconda grande comunità è quella on line, una comunità mobile e multiforme che elegge il libro come suo collante e minima passione denominatrice.

In questo spazio di comunicazione, fisico e virtuale, nasce la dialettica tra NN e i suoi lettori. E si incarna in tante iniziative, anche queste reali o virtuali – dalle esperienze in libreria, alle pagine bianche al questo libro è per chi – fatte per mettere l’oggetto libro in comunicazione con i suoi destinatari, e accoglierlo in un ambito – in primo luogo il catalogo dell’editore che lo propone e poi il resto delle esperienze culturali – in cui lettore ed editore possano dialogare e riconoscersi.

Se ci pensi, la lettura conserva in sé sempre una doppia anima, l’esperienza individuale e la sua condivisione con gli altri che la rende plurale. L’immagine a cui penso sempre è i semi: tutti i lettori, anche quelli che partecipano al lavoro di produzione del libro, sono destinatari e allo stesso tempo testimoni.

In ognuno di questi passaggi la fiducia, come in ogni rapporto di relazione, si intreccia con la cura, l’interdipendenza e l’immaginazione. E il libro, come prodotto e come oggetto culturale, se ne fa portatore.

 

Il vostro catalogo. Citavamo Kent Haruf e Jenny Offill, che lo hanno aperto e festeggiato il quinto anno. C’è qualcosa che li accomuna che possa poi essere intrecciato con la natura di NN editore?

Forse mi sbaglio, ma rispetto alla proposta su autori stranieri, la collana (ops voi di NN non la chiamate più così) dedicata agli italiani è venuta dopo: segnando un passo diverso o ponendosi in accordo con le voci straniere? A partire da Roberto Camurri, anche il tragitto nella narrativa italiana di spessore e originalità ha come preso una rincorsa e oggi annoverate alcuni tra i nomi più interessanti del panorama italico, (non li faccio perché sono diventati anche tanti). Il culmine è la candidatura nella rosa dei dodici del Premio Strega per Alessio Forgione, con il suo secondo romanzo, “Giovanissimi”, uno dei libri più belli che abbia letto negli ultimi anni. (QUI la mia chiacchierata con lo scrittore)

I secondi vi vengono particolarmente bene, perché se c’è un libro indelebile nel mio immaginario degli ultimi tempi è “Mia figlia, Don Chisciotte” di Alessandro Garigliano, che a differenza di Forgione non ha esordito con voi, ma al secondo romanzo ha segnato un goal incredibile. (La mia lettura del libro di Garigliano la trovate QUI) Come anche il secondo romanzo di Roberto Camurri, “Il nome della madre” che ci dona uno scrittore in stato di grazia, con una maturità e compostezza narrativa di grande spessore e profondità. (QUI la chiacchierata per l’esordio letterario di Camurri, mentre è in preparazione la seconda sul nuovo libro)

Insomma: chi pubblicate e perché? 

Serena Daniele: Si potrebbe dire che pubblichiamo solo gli autori che ci piacciono, ma sarebbe riduttivo: pubblichiamo autori che parlano di temi a noi cari, che non temono il rischio di scrivere in modo non confortevole, non consolatorio, che scavano nella lingua di tutti i giorni alla ricerca di parole e concetti che li rappresentano. La scrittura non può essere liscia e priva di fatica; chi scrive lo sa, è uno sprofondare continuo nelle sabbie mobili, è non fidarsi mai del tutto delle parole per esprimere un concetto o un sentimento. In un certo senso è ascoltare il ritmo di un ‘altro tamburo’, per dirla con il titolo di un libro molto bello di William Melvin Kelley che abbiamo pubblicato l’anno scorso. In questo modo, tutti i nostri libri sono legati insieme da un cambio di prospettiva, una variazione sul tema dell’identità, delle relazioni, dell’amore, della morte, dell’eredità del passato e della scommessa del futuro. Temi solidi ed eterni, affrontati ogni volta con spirito, lingua, struttura e strumenti stilistici diversi.

Per tornare agli italiani, all’inizio abbiamo proposto autori che avevano qualcosa da dire sui temi che ho citato: la differenza è stata che abbiamo chiesto loro di lavorare su una suggestione, interpretandola in maniera personale. Così è nata la serie ViceVersa prima e poi CroceVia. In tutte e due si può leggere, in trasparenza, una riflessione sulle alcune parole antiche che nel mondo contemporaneo hanno cambiato di senso e direzione. Tra gli autori di queste due serie, una accompagnata da Gian Luca Favetto e la seconda da Alessandro Zaccuri, ci sono Tommaso Pincio, Laura Pariani, Andrea Tarabbia e altri.

Nel 2018, invece, abbiamo iniziato una nuova serie, ci sembrava necessario iniziare una ricerca sulla letteratura italiana contemporanea. Il primo libro che abbiamo pubblicato è stato “A misura d’uomo”, di Roberto Camurri: una specie di tableau vivant, una storia fatta a quadri che potrebbero essere dipinti come in una pala medioevale, con personaggi ricorrenti colti in vari momenti della loro vita. Roberto ci ha portati a cambiare approccio, e abbiamo cominciato a cercare esordi che avessero quell’inquietudine, quella sincerità brutale capace di rimettere al centro della scrittura i corpi e i sentimenti. Li abbiamo chiamati Gli Innocenti, per i temi che affrontano, per la voce che esprimono, per le connessioni con la letteratura italiana del passato e la contemporanea internazionale del presente, per il rischio che si prendono sulla lingua o sulla struttura. Ed è arrivato Alessio Forgione con un romanzo duro e puro, “Napoli mon amour”, che non spiega e non risolve, e mostra la terribile bellezza dell’amore nello stillicidio della sua perdita. La terza proposta è stata Serena Patrignanelli [QUI la mia chiacchierata con la scrittrice], che indaga sulla memoria dell’infanzia, sull’epicità dei ricordi, ponendo il suo romanzo in un universo senza tempo. E infine Andrea Donaera ha portato un romanzo teatrale, degno di una tragedia greca, con una lingua bellissima venata di poesia. Tu hai giustamente menzionato “Mia figlia, Don Chisciotte”, come esempio di autofiction che non teme di misurarsi con il saggio; e aggiungerei anche “La memoria della cenere” di Chiara Marchelli [QUI i Dieci Buoni Motivi della scrittrice per NON leggere il libro] e “La parola magica” di Anna Siccardi, [QUI la mia chiacchierata con la scrittrice] esempi di come si possa indagare sul sé con diversi registri, rimanendo solo apparentemente sulla superficie di ciò che accade, ma rivelando il magma che sta sotto, come improvvisi bagliori di fuoco.

Ma il quadro è sempre in evoluzione, e oggi ci stiamo misurando con i secondi libri dei nostri esordienti, senza smettere di cercare autori nuovi e nuove storie.

 

Non possiamo dimenticare i traduttori. Altro fiore all’occhiello nelle scelte editoriali di NN editore.
Parte del successo di Haruf si deve attribuire a Fabio Cremonesi, che non solo ha offerto le parole italiane ai romanzi dell’Americano, ma anche la voce fisica nelle presentazioni e negli incontri. Di questo ho avuto modo di chiacchierare con Cremonesi QUI. Haruf sta a Cremonesi per il pubblico italiano, come Dustin Hoffman sta a Ferruccio Amendola. Un’amica del gruppo di lettrici Le Comodine con cui ci incontriamo per scambiarci impressioni ed entusiasmi letterari, Anna Crisci, nell’ultimo incontro parlava appassionatamente di Gioia Guerzoni e della sua straordinaria nota del traduttore a “Il Salto” di Sarah Manguso (QUI la mia lettura dei suoi libri). Durante la riunione ha voluto assolutamente condividerla con noi, leggendola ad alta voce.
Come potrei continuare?

Serena Daniele: Il rapporto con i traduttori per NN è essenzialmente un rapporto di fiducia. Mi verrebbe da dire che generalmente lo è per tutti gli editori, ma nonostante la lunghissima e prestigiosa tradizione italiana in materia di traduzione, non si può dimenticare che questo aspetto del lavoro culturale è stato a lungo tenuto in ombra. Ora non è più così, per fortuna: i traduttori sono  più visibili e la traduzione è diventata una materia scientifica, ci sono corsi professionali e testi specifici che la individuano come disciplina. 

Ma rimane comunque un aspetto del lavoro sul testo che non può prescindere dalla relazione, almeno per noi. Quando abbiamo affidato Kent Haruf a Fabio Cremonesi, eravamo certi che prima ancora della sua professionalità ciò che avrebbe contato nella resa finale era l’entusiasmo che “Benedizione” gli aveva suscitato, entusiasmo che rispecchiava il nostro, e che ha permesso a Fabio di adottare le parole di Haruf e di accompagnare i suoi libri in tournée. Stesso merito va a Gioia Guerzoni, tra i cui talenti c’è anche una spiccata sensibilità di scout, cioè di ricerca degli autori più in linea con il catalogo di NNE, ma anche a Ada Arduini, Monica Pareschi, Laura Noulian, Guido Calza e Chiara Baffa, e a molti altri che hanno condiviso con noi non solo il loro lavoro, ma anche letture, consigli e opinioni. E a questo proposito, voglio segnalare il progetto forse più bello e più significativo: l’antologia di racconti “La babysitter e altre storie”, di Robert Coover, che ho curato l’anno scorso con Luca Pantarotto. Trenta racconti che abbiamo scelto di affidare a trenta traduttori diversi, che hanno ‘firmato’ ciascuno in modo unico e speciale la varietà delle sfumature di lingua e di stile di un autore straordinario.

Questa fiducia si esplicita nella menzione del nome e della biografia del traduttore nella bandella di copertina, nel frontespizio, nella nota finale a chiusura del testo, in cui il lettore può avere un piccolo assaggio dell’esperienza silenziosa che sta alla base della voce italiana di un autore straniero. La parte non pubblica è fatta di messaggi e telefonate, di confronti sul testo, di soluzioni trovate parlando o pensate di notte, e poi comunicate con un whatsapp trionfante. È fatta anche di momenti in cui si riconosce di aver frainteso, di aver fatto una proposta sbagliata o di aver insistito troppo su un passaggio poco importante. Mi piace pensare che le voci italiane dei nostri libri sono persone che a quei libri dedicano un pezzetto in più – una libertà intellettuale e un’empatia che si riservano alle cose più amate.

 

Evviva NN editore!

Ultima domanda sul vostro magnifico lavoro.

Avete regalato ai lettori italiani 5 anni di storie meravigliose, un logo apposito sui libri di questo quinto anno, un rapporto di fiducia e di attenzione reciproca. 

Cosa ci regalerete per i prossimi cinque anni? Avete qualche sorpresa? o il cammino è ben tracciato all’insegna della continuità?

Eugenia Dubini: Il 2020 sarebbe stato un anno particolare per noi, per il nostro quinto anniversario avevamo in mente importanti novità e grandi ritorni, quelli degli autori che avevano scritto la nostra storia, il nostro catalogo. Per questo anche il logo nuovo con il cinque. Da Roberto Camurri e Alessio Forgione a Jenny Offill – che è uscita in pieno isolamento – all’ultimo libro di Kent Haruf, “La strada di casa”, che uscirà il 18 giugno dopo essere stato bloccato nei magazzini del distributore da marzo. Doveva uscire anche il tanto atteso nuovo libro di Antonio Franchini, che ora uscirà a settembre. E a settembre avremo il ritorno di David James Poissant, che dopo i racconti de “Il paradiso degli animali”, torna con il suo primo romanzo.

Il 2020 però è stato ed è ancora molto particolare per quello che tutti stiamo vivendo. L’isolamento e il virus credo che avranno degli effetti di lungo periodo sulle nostre vite, credo che un solco sia stato tracciato da questi tempi, per tanti motivi e non solo per la tragedia della malattia. Un portato interessante del fermarsi mi pare essere stato quello del sentirsi tutti parte di un sistema, anche il settore editoriale potrebbe averlo elaborato. È un settore maturo, debole, con margini molto bassi, che si riproduceva in una corsa affannata, senza sosta. Non so se questo cambierà, non si vedono ancora del tutto i cascami economici e sociali del blocco, ma l’obiettivo di concepirsi tutti parte di un unico organismo, mi piacerebbe potesse prendere forma, o tante forme diverse, anche tra gli attori del mercato del libro. Ci vorrà una nuova buona dose di coraggio e di fiducia per pensarsi e immaginarsi durante questi tempi a venire, e dopo.

Per adesso noi ci stiamo muovendo con cautela, quindi, rielaborando le prossime uscite del 2020 con un occhio attento alle evoluzioni dell’intero settore, che si sta rimettendo in moto. Ma anche con un occhio attento alle storie, credo sia importante per editor ed editori fare un ragionamento anche editoriale e non solo economico sul senso delle storie, su quali voci lingue storie personaggi possano mettere e rimettere in moto l’immaginazione dei lettori, e la loro empatia. Così anche il piano editoriale del 2021 prende avvio da queste riflessioni, sia per i titoli che erano già in lavorazione sia per quelli da acquisire ex novo. In ogni caso, per noi novità e continuità sono elementi inscindibili, le due facce della stessa medaglia: la continuità riguarda il rapporto di fiducia stabilito con i lettori e con i librai; la novità riguarda la ricerca incessante di autori sia inediti sia conosciuti che abbiano qualcosa di speciale da dire sul tempo presente e sulla natura umana, sulle relazioni tra gli individui e con il pianeta. D’altra parte, NN continua anche a credere fermamente nei suoi autori, fa parte del nostro progetto e quindi della nostra più intima essenza: così i lettori ritroveranno gli autori che amano in tutta la varietà dei loro titoli e così noi potremo contare sui lettori perché il patto di fiducia si rinnovi e si estenda anche a nuovi scrittori, in modo da tenere sempre vivo quel patto di interdipendenza di cui parlavamo all’inizio.

Chiacchierando con… Eugenia Dubini e Serena Daniele di NN editore