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La scrittrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen ha la straordinaria capacità di mettere il lettore con le spalle al muro. L’ha già fatto con “Svegliare i leoni”, uno dei libri più incisivi di sempre nella mia biblioteca personale (di cui ho parlato QUI), e torna a farlo con “Bugiarda” il nuovo romanzo tradotto da Raffaella Scardi per Giuntina.

Se con “Una notte soltanto, Markovitch”, con cui i lettori italiani l’hanno conosciuta sempre grazie a Giuntina, ha incantato per la sapienza narrativa con cui ha tessuto la Storia alle esistenze, particolari e fragili, eccezionali e miracolose, di numerosi personaggi, che si muovevano tra le pagine in un girotondo continuo tra l’Europa e Israele, in tempi e situazioni storiche e politiche diverse, (di cui ho parlato QUI) con i due ultimi romanzi, “Svegliare i leoni” e “Bugiarda”, risalta la fine analisi psicologica, incistata nell’attualità e di grande approfondimento, intrecciata con una trama ricca di accadimenti e rivelazioni, che si generano nelle pagine, obbligando il lettore a porsi in una dimensione di completa dialettica con se stesso, a continue domande, a ripensamenti e cambi di prospettive.

bugiarda-copertaIn “Bugiarda” Nufar, la giovane protagonista, si ritrova a esserlo senza neanche accorgersene, ma soprattutto senza volerlo davvero. Una risposta dell’inconscio a un torto di cui si sente vittima: nell’immediato all’aggressione verbale, che per un fraintendimento diventa aggressione sessuale, di un uomo arrogante, Avishai Milner, a sua volta alle prese con una crisi esistenziale, di cui l’accusa di molestie sessuali a un’adolescente rappresenterà il colpo di grazia finale; in realtà la risposta e il fraintendimento nascono da un senso più profondo di disagio e di malessere, dettato dal senso di marginalità e dalla mancanza di visibilità e di attenzioni che pesano su Nufar sia nei rapporti famigliari, dove tutto è focalizzato intorno alla sorella Maya, una di quelle persone che brillano con naturalezza offuscando tutto il resto, sia nei rapporti di amicizia, persino la sua migliore amica di sempre Shir, dopo essere stata sua compagna di banco dalle scuole elementari, da un momento all’altro ha cambiato posto in classe, abbandonandola.

Così stanno le cose: ci sono persone a cui dona la verità, e altre che vengono valorizzate dalla menzogna.

Nufar appartiene alla seconda categoria, e nella menzogna trova la vera essenza della sua visibilità. Chi la potrebbe tradire diventa suo complice, Lavì Manon, un ragazzo che era affacciato al balcone che dà sul cortile in cui l’aggressione si è consumata, e che potrebbe testimoniare che è stata solo verbale e null’altro. E invece per rendere reale inizialmente la sua menzogna nei confronti del padre, in seguito la sua relazione con Nufar protegge e custodisce il segreto, come il dono più prezioso della giovinezza, capace di modificarne il corso.

Ma una volta innescata, la menzogna subentra non solo alla verità, ma alla realtà e prende il sopravvento in un turbinio di situazioni, incontri, reazioni e comportamenti.

La terribile storia del famoso cantante e della gelataia minorenne venne al mondo alle diciotto e quarantanove di un bel giorno del mese ebraico di Elul. Per un attimo la storia neonata aleggiò sul posto e respirò l’aria profumata della sera, ma non volle fermarsi un minuto di più in quel misero cortile. Eccola volare fuori, lontano, e il cortile, che prima si era riempito a gran velocità, ora si svuota altrettanto in fretta. Ciascuno va per la sua strada, i vigili urbani, i pompieri, la soldatessa dai capelli d’oro con il suo innamorato ufficiale, il noto cantante e la minorenne della gelateria; impossibile sapere se sono ancora loro a condurre la storia o se è già la storia a condurre loro. Comunque sia, il cortile è ormai troppo angusto per la storia che è cresciuta e ha bisogno di uno spazio vitale più grande, ad esempio il commissariato di polizia della via del centro.

Nel vortice di storie e personaggi che Ayelet Gundar-Goshen sa con somma maestria tessere e sostenere, le menzogne si sommano e proliferano, anche indipendentemente l’una dall’altra. Ma non falsificano la realtà, anzi ne svelano i nervi più ricettivi e i nodi più intricati. Né falsificano la Storia, come nel caso di Raymonde che assume su di sé falsamente l’identità e la memoria di Rivka, l’amica sopravvissuta ai campi di sterminio nazista, conosciuta nella casa di riposo, durante un viaggio in Polonia con gli studenti del liceo frequentato da Nufar. Invito che era stato rivolto e accettato da Rivka, prima della morte, e che Raymonde si troverà ad assolvere, sommando i suoi ricordi a quelli dell’amica in una verità che diventa ancora più assoluta.

Raccontò questo, cambiando i dettagli, raccontò anche della fame, come ti mangia la pancia da dentro e tu cerchi di non pensarci ma non riesci a pensare a nient’altro. A un certo punto sentì che non era bello, non lasciava abbastanza spazio a Rivka, ma non riusciva a smettere, d’un tratto erano arrivati tutti quei ricordi del campo di transito e si erano messi in fila, come allora, quando si mettevano in coda per mangiare e tutti urlavano e spingevano, e poi chiedevano scusa, si vergognavano di comportarsi improvvisamente come animali, ma poi il giorno dopo spingevano di nuovo, così è la fame, ti tira fuori la saliva dalla bocca e la malvagità dall’anima. Raymonde sapeva che Rivka avrebbe voluto sentir raccontare la sua storia. Come l’ulivo desidera veder raccolti tutti i frutti caduti per farne olio. Perciò prese le olive di Rivka e prese le sue, di olive, le spremette insieme ben bene e ne uscì qualcosa di amaro, ma tanto puro e benifico che non poteva non somministrarlo ai ragazzi.

Con “Bugiarda” il tema dirompente del #Metoo viene analizzato in una chiave che disorienta il lettore, imponendogli di farsi delle domande piuttosto che cercare delle risposte, e di abbandonare non solo pregiudizi ma anche convinzioni radicate.

3543Colpisce e affonda Gundar-Goshen, ma non dimentica mai di lanciare un salvagente di riflessioni e meditazioni di acuta analisi dagli esiti imprevisti quanto imprevedibili. Un salvagente perché il lettore possa affrontare le onde di un mare sconvolto nelle certezze, ma mai l’approdo sicuro, anche se stremati, sulla terraferma di convincimenti. In questo risiede la forza sconvolgente dei romanzi di Gundar-Goshen che me la rende necessaria come poche.

 

Di “Una notte soltanto, Markovitch” ha scritto sul blog anche Federica Pergola:

Clicca sulla foto per accedere al post di Federica sul blog.
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Di “Bugiarda” inserito nella produzione narrativa della scrittrice israeliana ho anche fatto un video per Cronache lucane:

TRA I LEONI E L’ANGOSCIA DI AYELET

 

Bugiarda