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Amici: il Salone, e le fiere e i festival in generale, restano l’occasione privilegiata per rivedere, conoscere, abbracciare vecchi e nuovi amici. Rendere tangibile e fisiognomico chi fino a quel momento, o per la maggior parte del tempo, è relegato a un’esistenza virtuale. È questo elemento che ha reso per me il Salone una festa, in un luogo d’elezione che è quello, seppur caotico e labirintico, di una smisurata concentrazione di libri.

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Baci e abbracci: non li posso contare e non li posso enumerare. Sono il sale del Salone, la ciliegina sulla torta, l’ingrediente che non può mancare.

Fabrizio Piazza

Carlotto e Colomba: Massimo Carlotto, uno dei più importanti scrittori del noir italiano, ma anche fine conoscitore e talent scout per la casa editrice E/O insieme a Colomba Rossi. Salutarli nello stand della casa editrice, con una certa familiarità dovuta alla splendida serata trascorsa insieme nell’edizione del 2017 di “Un’altra Galassia” a Napoli, è stata una gioia e una presa di posizione, accanto a loro e con loro, dopo le accuse livorose e infami, come certo bieco giornalismo italiano è sempre più abituato a fare. Ho ascoltato, proprio a Napoli per “Un’altra Galassia”, Carlotto su Izzo, e ancora ricordo l’accurata e partecipe disamina sullo scrittore marsigliese, con lo sguardo acuto di incistarlo nel nostro presente. La sua presenza in una televisione che spesso fa dello squallore un vessillo non può che essere un bene e motivo di plauso e approvazione.

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Domande: cinque domande a sostanziare un tema non semplice, “ Un giorno, tutto questo”: 1) Chi voglio essere?; 2) Perché mi serve un nemico?; 3) A chi appartiene il mondo?; 4) Dove mi portano spiritualità e scienza?; 5) Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione? Continuiamo a porle queste domande a noi stessi e a chi ci circonda. Sono una chiave per interpretare la contemporaneità che mi sembra molto importante. Averle poste è uno di quei tanti elementi con cui Nicola Lagioia e il suo staff hanno alzato l’asticella della Fiera. Perché i libri e la letteratura servono soprattutto a questo: a porre domande. Domande essenziali da cui può scaturire un’inedita visione del mondo.

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E fuori dal Salone? Salone Off, che non è solo nei giorni della Fiera, ma si dispiega per un periodo più lungo. La mia esperienza è più che positiva. Lasciato il Lingotto, sabato sera, dopo una breve pausa in albergo, passeggiando per il meraviglioso centro della città sono andata al Museo del Risorgimento per ascoltare un frizzante Marcello Fois, che mescolando i registri più disparati, dal libretto d’istruzioni dell’Ikea a Verdi, da Pinocchio a Cuore e alla pubblicità dell’olio cuore interpretata dallo stesso attore che aveva recitato nella parte di Renzo Tramaglino nel noto sceneggiato tv, ha convinto tutti che i “Promessi Sposi” sono imprescindibili e vanno studiati nelle scuole, come ha dimostrato in “Renzo, Lucia e io” pubblicato nella bellissima collana Incendi di Add editore.

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File: parola chiave di questa trentunesima edizione, vero banco di prova per la direzione di Nicola Lagioia e del suo gruppo di lavoro. Tante, osannate come simbolo del successo, ma forse troppe. Non nego che vedere la fila per i libri o gli scrittori genera sempre un orgoglio di appartenenza e la gioia di condividere con tanti la stessa passione. Però… si può (e forse si deve) migliorare. Non parlo tanto delle file all’ingresso, che sono congenite e strutturali, ma invece quelle per gli eventi del Salone. Ci sarà un modo perché la gente possa non rimanere delusa per essersi messa vanamente in fila, se mai anche avendo rinunciato ad altri eventi, o a una chiacchiera o a una passeggiata tra gli stand? Ho sentito commenti entusiastici sull’app del Salone, che possa essere quella una possibile soluzione? Prenotare l’evento, ricevere un numero di prenotazione per evitare la fila, gestire la capienza massima in modo che sia subito chiaro se si riuscirà a entrare in sala oppure no? Secondo me si può fare!

Paolo Giordano

Giordano: Paolo Giordano torna in libreria con un grande romanzo, “Divorare il cielo” (Einaudi). Credo che quella del Salone sia stata la prima presentazione dall’uscita, l’8 maggio. In un confronto amichevole con Manuel Agnelli, Giordano ha sfoderato la grande consapevolezza di scrittore che deve necessariamente sottostare a un romanzo così ricco di letture e di interpretazioni del reale e del contemporaneo, dell’adolescenza e della maturità, delle relazioni e delle scelte che si intrecciano in “Divorare il cielo”, senza soluzione di continuità e mantenendo costante la tensione narrativa. Un romanzo che riveste il lettore come una muta subacquea con cui indagare i grovigli del reale e gli abissi emotivi che divorano l’esistenza.

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Hacca: per me una delle case editrici più accurate ed eleganti, con un progetto e una visione letteraria riconoscibili. Bellissime le copertine, affidate a Maurizio Ceccato con attenzione all’unicità e alla riconoscibilità. Due i titoli forti che hanno avuto spazio al Salone: “Maestoso è l’abbandono” di Sara Gamberini (che Fabrizio Piazza, leggendario libraio della palermitana Modusvivendi, mi ha caldeggiato entusiasticamente), e “De l’infinito, universo e mondi. Manuale di esobiologia” di Sebastiano Vassalli, nella collana Novecento diretta da Giuseppe Lupo, che sta tirando fuori e (ri)mettendo in circolazione delle vere perle del secolo appena trascorso, di cui è studioso attento.

Itinerari

Itinerari letterari: un’idea che mi è piaciuta tantissimo, uscita da quelle menti originali e frizzanti che stanno dietro l’etichetta Goodbook.it. Dare una direzione al girovagare tra gli stand con una guida d’eccezione. Tre itinerari tematici: graphic novel con l’autore Marco Nucci; la letteratura americana con l’editor, traduttore e giornalista Luca Briasco; e la narrativa femminile con la scrittrice e giornalista Annarita Briganti. E per chi non fosse al Salone? Hanno pensato anche a loro, reclutando tre blogger, bravissime, Federica Guglietta di Il lunedì dei libri, Diana D’Ambrosio di Non riesco a saziarmi di libri e Viviana Calabria di Emozioni in font, che hanno raccontato sui social i tour. Bello, vero?

Javier Cercas

Javier Cercas: ha aperto la 31° edizione del Lingotto con una Lectio Magistralis (beati quelli che c’erano!) sull’Europa. E pluribus unum: l’Europa e l’eroismo della ragione. Da fiera mazziniana ed europeista convinta avrei trovato tanti, tanti spunti interessanti. Chissà se il Salone ha registrato e sarà possibile risentire le parole di Javier Cercas?

Foto Rebecca Vitale
Foto Rebecca Vitale

Kerangal: Maylis de Kerangal, autrice francese dalla scrittura piena e corposa, edita in Italia da Feltrinelli. “Riparare i viventi” è uno di quei libri che non si dimenticano, un’esperienza nella lettura. Il mio cruccio più grande aver perso gli incontri al Salone di cui era protagonista.

Salone 2018

Lagioia: direttore editoriale alla seconda prova, superata a pieni voti. Mi piace molto il modo in cui Nicola Lagioia racconta il Salone e la sua esperienza sui social. Il modo in cui riesce a raccontare il lavoro di squadra, che necessariamente deve esserci dietro un progetto di così vaste dimensioni; il riconoscere le difficoltà e la fatica, ma renderle uno sprone e non motivo di lamentele sterili. Quello che mi convince di Lagioia è la carica propositiva e costruttiva con cui cementa la sua posizione intellettuale, in ogni campo, non solo nella progettazione del Salone, ma in ogni suo intervento pubblico.

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Musica: uno degli incontri che ho perso con più amarezza (in un’altra vita sarò al Salone per tutta la sua durata!) è stato quello dedicato a De André e al libro scritto da Dori Ghezzi con Francesca Serafini e Giordano Meacci, “Lui, Io, Noi” (Einaudi). Con loro Roberto Vecchioni, la colonna sonora della mia vita. E ancora Gabriele Salvatores, Valentina Bellè e Francesco Pacifico. Uno spettacolo!

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Nomi: tanti i nomi internazionali in un percorso ideale che ha preso il titolo di “Scrittori dal mondo”. Petros Markaris, Santiago Gamboa, David Trueba; Roddy Doyle, Alicia Gimenez –Bartlett; Alice Sebold, Eduard Limonov, Paco Ignacio Taibo II, Guadalupe Nettel, Ben Marcus, Javier Marìas, Almuneda Grandes, Joshua Cohen; Fernando Aramburu, Lisa McInerney, Herta Müller, per citare solo quelli che sarebbe piaciuto ascoltare a me. Un respiro internazionale con uno sguardo ampio e articolato sul mondo letterario.

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Ortese: uno degli incontri più alti che ho seguito, tra le tantissime proposte di spessore. A venti anni dalla morte di una delle più importanti scrittrici del Novecento, Valeria Parrella ricorda che non dovrebbero servire gli anniversari per ricordare Ortese, perché per scrittrici come lei si fa militanza, si portano addosso. A dimostrazione dell’autenticità delle parole pronunciate, e a mio avviso segno tangibile che Valeria Parrella è, a sua volta, una grande scrittrice per cui fare militanza, la commozione fino alle lacrime mentre Monica Farnetti leggeva alcuni brani della scrittrice, per spiegare la poetica umanissima di cui sono irrorate. La grande anticipazione dell’incontro è la prossima uscita del carteggio inedito, di profonda fattura letteraria, tra la scrittrice napoletana e Roberto Calasso, che una volta divenuto suo editore, dopo i tanti tradimenti e delusioni dei precedenti, è il suo lettore principe, a cui Annamaria Ortese apre le porte della propria officina letteraria.

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Premio Strega Europeo – Salone Internazionale del Libro

Premi: vari premi hanno sancito il loro vincitore all’interno del Salone. Tra tutti il più prestigioso è lo Strega Europeo, assegnato quest’anno all’autore di “Patria” (Guanda), Fernando Aramburu, che è stato intervistato da Paolo Di Paolo, e poi ancora presente insieme a tutti gli altri finalisti: Olivier Guez, Lisa McInerney, Auður Ava Ólafsdóttir, Lize Spit, alla premiazione, che per la prima volta si è tenuta al Salone del libro.

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Quanti eventi! Strabiliata dal numero di eventi in contemporanea, dai tanti spunti disseminati nel programma, dallo spessore e dalla varietà. Dal mio punto di vista un Salone davvero riuscito.

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Resistere, resistere, resistere: Nicola Lagioia ha spiegato con chiarezza le difficoltà che ha incontrato nell’organizzare questa seconda edizione. Facciamo il tifo che la sua esigenza di lavorare con altri tempi e con altre certezze gli venga riconosciuta. Abbiamo un patrimonio inestimabile che vortica intorno al Salone del libro, non disperdiamolo e non affossiamolo.

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Streghe: Michela Murgia e Ritanna Armeni, come “Le streghe della notte”, il temibile manipolo di donne sovietiche che con i loro fragili biplani furono un tormento per l’aviazione nazista di cui Armeni ripercorre la storia in “Una donna può tutto” (Ponte alle Grazie). Uno degli incontri più riusciti, tra quelli a cui ho assistito. Più della metà della lunga coda non è potuta entrare nella sala. Affabulante e piacevole Ritanna Armeni, ficcante e lucida Michela Murgia, per la quale lo confesso e lo ripeto instancabilmente ho un’ammirazione sconfinata. Uno dei ricordi più belli del mio SalTo18.

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Tutte: tutte le case editrici hanno partecipato al Salone di quest’anno, sanando una lacerazione insensata. Certo le grandi case editrici avevano dimensioni e articolazioni di stand che sancivano la loro “grandezza” rispetto alle case editrici indipendenti. Ma l’originalità e la creatività si fanno riconoscere: Spartaco edizioni con lo stand coloratissimo per le copertine dai colori sgargianti che la contraddistinguono; il divano con il bellissimo pannello, a fare da carta da parati, tratto dalla copertina di “Città senza stelle” di Tim Baker nello stand di SEM che ti faceva sentire a casa; gli arredi di NN Editore, con le copertine segnate dalla famosa N, un marchio di successo con una storia tutta da raccontare, come di fatto è avvenuto in uno degli incontri in programma; il fulminante stand di Minimum fax con il logo così ben riuscito; il puzzle colorato delle copertine di Sur;  il multiforme catalogo di Tunuè che spazia dai fumetti alla narrativa; i sorrisi giovani di Giovanni Turi di TerraRossa edizioni e di Giorgia Antonelli di LiberAria; le fumettistiche copertine lucide di Giuntina, l’ariosità dello spazio di Fazi, con le copertine che sembrano una narrazione in immagini; l’unione che fa la forza e che diventa molteplicità di sguardi nello stand che vedeva uniti 66thand2nd, La Nuova Frontiera, Keller e Nutrimenti, o ancora Voland ed Emons (dove ho gioito con Carla Fiorentino per il prossimo esordio con Fandango) insieme ad altre realtà editoriali; la varietà di Edt per i sogni di piccoli, con la narrativa per bambini di Giralangolo, e degli adulti, con le guide di Lonely Planet; la raffinatezza di L’orma. La diversità è una ricchezza, non è questo uno degli insegnamenti più importanti che viene fuori dalla letteratura?

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Unica: la voce di Loredana Lipperini che con Marino Sinibaldi e la squadra di Fahrenheit ha raccontato come sempre il Salone a chi è rimasto a casa e dato l’occasione a chi come me ama la trasmissione di assistere in diretta alla puntata. Ma Loredana Lipperini ha un rapporto stretto con il Salone, è una consulente del programma. Quest’anno si è occupata di “Solo noi stesse” con Valeria Parrella, per riflettere su cosa avviene nei femminismi, e “Mondi immaginari”, per sdoganare la narrativa fantastica e inserirla nella discussione letteraria, e ancora l’incontro su “Parole Ostili”, un’antologia in cui dieci scrittori interpretano i principi della comunicazione non ostile, espressi in un Manifesto.

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Villalta: una delle ragioni più vere della mia partecipazione al Salone è stata la presentazione di “Bestia da latte” (SEM). Confrontarmi di nuovo, dopo l’appassionata e arricchente chiacchierata online che avete potuto leggere sul blog con Gian Mario Villalta è stato motivo di grande felicità, di cui devo ringraziare la casa editrice SEM e in particolare la vulcanica Teresa Martini. Poi dovevo pagare un pegno, e l’incontro al Salone mi ha dato modo di farlo pubblicamente. Se non vi ricordate, o non sapete quale fosse, (ri)leggete la nostra chiacchierata.

Teresa Marini

Women’s Fiction Festival: l’altra ragione vera del mio lungo viaggio fino a Torino è stata la presentazione nello Spazio Superfestival della nuova edizione che ha “qualcosa di rivoluzionario” del WFF, che si terrà a Matera dal 27 al 30 settembre. Congresso, Wff tra banchi ed eventi pubblici spiegati con tutta la squadra (quasi) al completo: Mariateresa Cascino, Maria Paola Romeo, Becky Riches, Tiziana D’Oppido e idealmente con noi Elizabeth Jennings e Silvia Palumbo. Madrina d’eccezione una delle scoperte tra i Sassi: Gabriella Genisi. “Qualcosa di rivoluzionario” vi aspetta!

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X come la croce che si mette sulle cose che non si sono riuscite a fare. O su chi non c’è più. Eppure il Salone e il gruppo di lavoro che lo sostiene non ha voluto mettere una X sul nome di Alessandro Leogrande, a cui sono stati dedicati spazi e incontri per ricordarne lo spessore umano e intellettuale, di cui siamo stati troppo precocemente privati. E mi sono commossa quando nelle pagine finali del programma cartaceo, dove si dà conto della struttura organizzativa, leggo tra i consulenti del programma: idealmente con loro Alessandro Leogrande, che non è solo un segno di amicizia ma soprattutto la responsabilità di un’eredità, e quella di Leogrande è grande anche per chi come me non l’ha conosciuto di persona.

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YcnegA: sì, va bene, sto un po’ barando… però la Y è veramente difficile (sfido tutti voi che avete avuto la pazienza di arrivare alla penultima lettera dell’alfabeto di trovarmi il vostro ricordo del Salone che cominci con Y), e ne approfitto allora per complimentarmi con l’ufficio stampa del Salone, Babel Agency: Maddalena Cazzaniga, Francesca Tablino, Greta MessoriFederica Biasio, Martina Po e Anna Errico.

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Zigzagando tra gli stand siamo arrivati alla fine. La passeggiata più bella è stata quando ormai il grosso del pubblico era sfollato e gli stand sembravano lì solo per noi reduci, stanchi ma non ancora sazi. Ero con Salvatore D’Alessio della Ubik Foggia e la professoressa ideatrice del progetto Leggo Quindi Sono, che appena alla terza edizione è riuscita a mettere nelle mani di più di 500 ragazzi delle scuole foggiane cinque libri di cinque diverse case editrici indipendenti, e organizzato incontri con ciascuno dei cinque scrittori in concorso: “Appunti per un naufragio” di Davide Enia, edito da Sellerio; “Un’imprecisa cosa felice” di Silvia Greco, edito da Hacca Edizioni; “Il ritrovo degli inutili” di Paola Camoriano, edito da Tunué; “Santamamma” di Giulio Cavalli, edito da Fandango; “Non contate su di me” di Antonio Schiena, edito da Watson.

Giunti sin qui, come già detto dal Direttore editoriale, ci si rivede alla 32° edizione dal 9 al 13 maggio. Io non mancherò, e voi?

SalTo18 dalla A alla Z