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Fate come le Comodine (per chi ancora non sapesse chi sono QUI il link al post di presentazione): a Natale non solo regalate libri, ma organizzate una riffa per passare un momento di condivisione e di allegria.

Per il secondo anno di seguito, è così che con le amiche di libri abbiamo deciso di scambiarci gli auguri di Buone Feste. Una tavola imbandita di dolcezze, dove non poteva mancare una bottiglia per rendere più frizzante la serata (anche se per la verità le bottiglie erano due: un bianco fresco e fermo e un prosecco con le bollicine per venire incontro alle due diverse scuole di gusto in fatto di brindisi), una scatola e tanti pacchetti incartati in carta pane per essere resi tutti uguali e non svelare il mistero del titolo scelto da ciascuna Comodina.

Se è bello scartare un regalo sapendo che contiene qualcosa di amato, ancora più entusiasmante è farlo in compagnia, sapendo che dietro ogni scelta si nasconde un pensiero di amicizia e un’accortezza d’amore. Perché non c’è amore più duraturo di quello che viene definito dai libri.

Ogni Comodina ha seguito un proprio sentiero di senso e di emozioni, e questo post vi offre i sassolini per poterli attraversare.

 

C’è chi ha regalato l’autore più amato, per la gioia di condividere qualcosa di importante.

FEDERICA: Ho scelto di regalare un libro di Bernard Malamud perché  è un autore che amo moltissimo. Lo amo per la verità dei suoi personaggi, emblematici e contraddittori; per la rarefazione del racconto; l’attenzione agli ultimi (quasi sempre emigrati, emarginati, con pochissime possibilità di riscatto); la mescolanza di amarezza ed  ironia che la vita, sempre, ci riserva. Un autore che amo per delle amiche che (come i libri) rendono più bella la mia vita e che sapranno certamente apprezzarlo.

 

MARGI: Ho scelto di regalare alle mie amiche comodine un libro uscito  circa 5 anni fa, scritto da uno dei miei autori preferiti (credo lo abbiate ormai capito ): quel genio di Eric Emmanuel Schmitt. “Elisir d’amore” non è solo la raccolta di un vivace, coinvolgente struggente e sorprendente carteggio post amoroso di Louise e Adam. “Elisir d’amore”, che evoca l’opera di Donizetti alla cui messa in scena a Parigi i due protagonisti si erano conosciuti, rincorre il significato profondo del sentimento più declinato e declinabile che siamo capaci di provare: l’amore. Interrotto bruscamente (lui lascia lei) al punto che Louise per provare a non morire di dolore si trasferisce in Canada. Come per raffreddare il suo cuore pulsante nel gelo polare dei rigidi e lunghi inverni. Ma la storia di questo amore rivelerà, fra le pieghe delle tante lettere, retroscena e finali a sorpresa. Come Schmitt solo sa ricamare. Ho scelto questo libro perché noi donne riusciamo a tenere vivo il fuoco dell’amore anche quando il suo calore sembra fermarsi. Come zelanti e appassionate vestali tentiamo con ogni nervo e fibra del nostro cuore di non far spegnere la fiamma di un sentimento che siamo disposte a credere possa solo e al massimo cambiare forma. Ma non finire mai. Come direbbe lo sciagurato e fedifrago Adam, in fondo “Credo che l’amore sia stato inventato per rendere poetica la vita”.

 

DINA: Per questo Natale ho voluto invitare alla nostra festa una donna che sarebbe stata una strepitosa Comodina, Toni Morrison, attraverso un suo romanzo che parla di amicizia e della vita, che a volte è così complessa e incredibile da sembrare un romanzo.

 

O la scelta è caduta sul libro che più le è piaciuto tra gli ultimi letti.

ROSAURA: “Che abbiamo oggi Pasquale ?” Inizia così “La misura del tempo” nello studio dell’avvocato Guerrieri. Il romanzo scorre su due binari: il tempo delle testimonianze e delle indagini giudiziarie che non ammette imprecisioni; poi il tempo della vita. “Quando incontri dopo tanto tempo una persona con la quale hai condiviso un pezzo di vita, della quale hai addirittura creduto di essere innamorato, è inevitabile che ti sembri diversa. È cambiata, come cambiamo tutti, e questo ti appare normale. Poi, a volte, se osservi con attenzione, se non distogli lo sguardo, ti rendi conto con sgomento che quella persona non è diversa.”

 

C’è chi invece ha sentito il richiamo di un titolo, o della copertina, o di altro elemento, e si è lasciata guidare dall’istinto che coglie ogni lettore in libreria e gli regala il libro giusto da leggere senza saperlo.

ANNA: Ho “incontrato” per caso il libro “Scintille” di Federico Pace e ho pensato che fosse il libro giusto da portare in dono alle mie care amiche di lettura. Un libro che attraverso sedici racconti narra di relazioni e legami che possiamo avere con chi ci sta accanto da sempre o che si incontra casualmente, legami nei quali si condivide una piccola parte di sé e che aprono spiragli nella propria anima.

Perché è sempre dall’incontro con l’altro che vengono decisi i nostri destini. Pensare che il destino mi abbia consentito di incontrarvi è meraviglioso. Siete l’incontro più bello degli ultimi anni.

 

MARIA N.: Un libro è una porta aperta verso un altro mondo, parallelo, immaginario, reale, inesistente, contemporaneo in cui trovare rifugio dopo una giornata lavorativa o semplicemente durante i momenti oziosi. Ma quale libro scegliere per un gruppo di lettrici come voi che hanno letto di tutto di più? Mi sono fatta guidare dall’ istinto e la mia scelta è ricaduta su un libro dal titolo “Sono una mente nomade”. È la storia di un sacrificio e di una rinascita, di una partenza ma non di una fuga, un percorso alla scoperta di sé stessi e delle meraviglie che si aprono davanti ai nostri occhi quando si ha il coraggio di andare.

 

ADRIANA: Cosa è un regalo se non un incontro (mi piace tanto usare questo termine) tra una parte di te  e una parte della persona che lo riceverà? Pensando alle mie Comodine, in questo Natale, ho scelto un saggio sulle lingue: “Babele. Le 20 lingue che spiegano il mondo” di Gaston Dorren.

Quanti significati nella lingua! La lingua è relazione, è radici, è evoluzione, è gioco, è cuore, è la tua storia nella storia. La lingua è pensare a una Comodina (tra noi c’è una brava traduttrice), è l’affiorare di un ricordo (Margi e Dina che discutono di inglese e di italiano), è apprezzare la bellezza di una recensione o l’eleganza di un servizio televisivo, è caratterizzare e amare ciascuna di questo meraviglioso gruppo.

 

C’è chi regala il libro della vita, pegno d’amicizia che non ha eguali.

CINZIA: “Furore” di Steinbeck è davvero il romanzo che mi ha cambiato la vita. È la storia di una migrazione verso una terra promessa, verso nuove opportunità e nuovi orizzonti. Con le radici ben salde nel bagaglio, benché misero. Ma è anche il racconto di un’America madre e matrigna, che soffoca e nutre. Personaggi paradigmatici di un’umanità al limite e tuttavia ancora in grado di provare sentimenti pieni e profondi. E poi,  il più bel finale mai immaginato… tragico e poetico insieme!

Per le mie amiche Comodine, davvero il dono di una parte di me.

 

E chi regala il libro che vorrebbe le fosse regalato!

MARIA S.: Ho comprato “La vita bugiarda degli adulti” di Elena Ferrante perché lo avrei voluto leggere. Dopo il successo dell’Amica geniale ero curiosa di provare l’autrice su di una nuova storia sperando di ritrovare l’immediatezza e l’ambientazione partenopea. Ed infine  considerando le discussioni animate dai precedenti libri mi piace l’idea di rianimarle.

DONATELLA: È il libro che avrei voluto trovare sotto l’albero, di un scrittore che affronta temi importanti e potenti: la segregazione razziale, i diritti civili, i pregiudizi. Ecco perché l’ho scelto. Dopo il grande successo de “La ferrovia sotterranea”, il racconto doloroso dell’odissea verso la salvezza della schiava Cora, grande interesse per il ritorno di Colson Whitehead, che, con “I ragazzi della Nickel”, racconta ancora una volta una brutta pagina di storia americana, che si preannuncia altrettanto dolorosa e viscerale, “un vero e proprio viaggio all’inferno”.

“Tanti ragazzi avevano già raccontato del cimitero segreto, ma, come era sempre successo con la Nickel, nessuno ci aveva creduto finché non ne aveva parlato qualcun altro.

La stampa nazionale riprese la notizia, e la gente poté vedere per la prima volta com’era fatto il riformatorio. La Nickel era chiusa da tre anni, e questo spiegava il degrado delle strutture e il solito vandalismo da adolescenti. Anche la scena più innocente – un refettorio o il campo di football – risultava sinistra, senza bisogno di trucchi fotografici. I filmati erano inquietanti. Le ombre strisciavano tremolando negli angoli e qualunque macchia o segno sembrava sangue secco. Come se ogni immagine catturata dalla telecamera affiorasse con la sua cupa natura messa a nudo, entrando nell’obiettivo come la Nickel visibile e uscendone come la Nickel invisibile.”

 

WhatsApp Image 2019-12-23 at 18.35.08E io? Cosa ho scelto per le mie Comodine? (quello che ho ricevuto in sorte lo scoprite nella foto) “Il cuore non si vede”, IL romanzo di Chiara Valerio per Einaudi. Un libro che mi è caro come pochi, per tante e diverse ragioni: una scrittrice, una donna di libri tout court e un’intellettuale che ammiro spassionatamente (QUI la mia chiacchierata con Chiara Valerio sul libro); la mitologia classica che tesse una rete di riflessioni profonde e approfondite; e il tema del cuore che mi appartiene profondamente perché se Dileva si è svegliato a quarant’anni senza avere più il cuore, mia figlia è nata con un “cuore capriccioso” che non rispettava le leggi di natura e le bagnava il polmone di sangue ossigenato.

Più di me non potevo regalare. E la dedica parla chiaro: “Alla comodina del mio cuor, per tante ragioni del cuore, ma soprattutto perché sappia sempre conservare nel cuore la capacità di sentire. Perché se il cuore non si vede non fa nulla, l’importante è che il cuore si senta. Il mio batte forte per te e per tutte le meravigliose comodine. Buon Natale insieme”.

La riffa libresca delle Comodine