La redazione della casa editrice Spartaco: da sinistra Giovanni Russo, Ugo Di Monaco, Tiziana Di Monaco
La redazione della casa editrice Spartaco: da sinistra Giovanni Russo, Ugo Di Monaco, Tiziana Di Monaco

25 anni fa nasceva la casa editrice Spartaco. Nome impegnativo, ma anche inevitabile per la sede a Santa Maria Capua Vetere. Gli editori due fratelli, Ugo e Tiziana Di Monaco.

Sembra ed è l’inizio di una favola.

Ci raccontate come iniziò?

Tiziana al pcEravamo giovani e con tanta voglia di fare, certi di poter cambiare le cose. La nostra prima pubblicazione è stata la guida di Santa Maria Capua Vetere, antica Capua, dove scoppiò la rivolta dei gladiatori guidata da Spartaco. Ma se il valoroso trace ha dato il nome alla casa editrice, è anche un altro personaggio la fonte di ispirazione: Errico Malatesta, padre dell’anarchismo in Italia, nato a Santa Maria Capua Vetere. La sua “Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932)”, a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, è stata uno dei primi libri pubblicati della collana Il Risveglio e nostro long seller.

Era il 1995 quando la casa editrice Spartaco venne fondata. Poi c’è stato un momento in cui avete capito che stavate facendo bene, che la casa editrice stava segnando il suo percorso e prendendo una direzione precisa? Può essere indicato con un titolo del vostro catalogo? O con un episodio della vita editoriale di edizioni Spartaco?

RISPOSTA: Napoli, Palazzo dello Spagnuolo, 5, 6 e 7 dicembre 2003: “Convegno a 150 anni dalla nascita di Errico Malatesta, anarchico”, organizzato dai gruppi napoletani della Federazione anarchica italiana e da individualità anarchiche.

Ci contattano, aderiamo all’iniziativa e partecipiamo con un banchetto dove esponiamo pile dei primi tre libri pubblicati nella collana Il Risveglio: Alla persona che siede nelle tenebre. Scritti sull’imperialismo di Mark Twain, a cura e con introduzione di Alessandro Portelli, traduzioni di Bruna Bottone, Claudia Castelli, Barbara Cruciani, Candida D’AprileIl soldato che disse di no alla guerra. Storia dell’anarchico Augusto Masetti (1888-1966) di Laura De Marco, con prefazione di Fiorenza Tarozzi; e Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) di Errico Malatesta, a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola.

Pensiamo: “Ok, sono appena tre, ma proviamoci”.

Certo, simpatizziamo per i libertari, però non siamo anarchici, non aderiamo ad alcun gruppo. Eppure veniamo accolti come se fossimo in famiglia, conosciamo persone gentili, disponibili, colte a prescindere dal titolo di studio e dall’impiego lavorativo; ragazze e ragazzi, adulte e adulti, anziane e anziani ci trattano con grande rispetto per l’avventura appena intrapresa, ci incoraggiano a continuare, ci tengono a sapere dei libri pubblicati e di quelli in cantiere. Comprano, non vogliono sconti perché intendono sostenerci.

Il momento più emozionante è quando l’attrice, sceneggiatrice, danzatrice, coreografa, acting coach (tra l’altro anche lei nata a Santa Maria Capua Vetere), Anna Redi, drammatizza il nostro testo di Malatesta, accompagnata da due giovani musicisti: è un successo, che entusiasma persino gli ospiti e i relatori stranieri. Quella stessa sera veniamo letteralmente travolti dall’esprit e dalla joie de vivre che fanno dei napoletani uno dei popoli più amati al mondo: ci “iniziano” allo scatenamento della “tammurriata” e alla goduria del “panuozzo”, uno scrigno di pane “cafone” che, tra insaccati, formaggi e verdure sott’olio, custodisce anche i cicoli come perle preziose per il palato.

Nel suo complesso, quella fu un’esperienza indimenticabile.

Sì, sono state tante le prime volte significative, importanti, coinvolgenti, decisive, addirittura topiche, in 25 anni di editoria, che ci hanno gratificato e spinto a perseverare sulla strada battuta: per esempio, quando ha avuto inizio la collaborazione, fondamentale, con gli studiosi Piero Brunello e Filippo Benfante; quando le società di promozione (Pea) e di distribuzione (allora Pde, oggi Messaggerie) decisero di scommettere sul nostro progetto; gli articoli su quotidiani e riviste nazionali scritti da penne autorevoli; i dati dei prenotati e delle vendite che man mano aumentavano; la partecipazione al Salone internazionale del libro di Torino e a Più libri più liberi di Roma; il timore e la soddisfazione di essere a Londra o a Francoforte; i complimenti di certi addetti ai lavori e di tanti lettori; l’acquisizione dei diritti di scrittori stranieri famosi e apprezzati quali l’inglese Maggie Gee (la prima pubblicata della collana di narrativa Dissensi) o l’argentino Fernando Bermúdez (vincitore del Premio Julio Cortázar e del Premio Juan Rulfo, in uscita a ottobre 2020); la vendita dei diritti di nostri libri all’estero e dei diritti cinematografici di un nostro romanzo…

Però quella volta a Napoli, quella volta, fu elettrizzante.

 

Mi avete così coinvolta con l’entusiastica descrizione che mi è sembrato di esserci.
Hai accennato ai tanti riconoscimenti che hanno costellato il cammino di Edizioni Spartaco. Ma quella volta proprio non vi aspettavate che…

RISPOSTA: La colonna sonora di questa vicenda è “L’accolita dei rancorosi” di Vinicio Capossela, canzone omaggio al romanzo “La confraternita dell’uva” di John Fante. Ed è legata a due persone straordinarie che purtroppo non ci sono più.

Era il 2009, era uscito fresco di stampa “Don Giovanni” di Dan Fante, una commedia che potrebbe essere letta «come un curioso ma a suo modo fedele contributo alla biografia di John Fante»: così si legge nella postfazione di Francesco Durante che ne ha curato anche la traduzione. Ad agosto Dan Fante era in Italia per partecipare al Festival “Il dio di mio padre”, dedicato al grande autore statunitense John, nella sua Torricella Peligna. La serata di presentazione del libro “Don Giovanni” fu splendida, perché Dan raccontò tutta una serie di aneddoti familiari, drammatici (la morte prematura del fratello e la decisione di smettere di bere), intimi (da una parte l’odio giovanile per il genitore assente, dall’altra l’autentica venerazione per lo scrittore), ma anche molto divertenti, che ci proiettarono nella sua quotidianità di figlio, per anni sopraffatto dal rapporto con un padre autoritario e che pure costituiva un punto di riferimento imprescindibile.

Quella sera stessa il cantante Vinicio Capossela chiama il direttore del festival, Giovanna Di Lello, per chiederle di incontrare Dan, essendo un profondo estimatore del padre: lui è a Gubbio per la presentazione-spettacolo del suo libro “In clandestinità”, scritto a quattro mani con Vincenzo Costantino “Cinaski”. Si organizza una macchina e il giorno dopo si parte alla volta dell’Umbria. In serata, dopo la performance del cantautore (la conoscenza tra Capossela a Dan avviene in camerino) tutti in osteria. C’è un pianoforte, l’artista inizia a intonare, tra le altre, la canzone “L’accolita dei rancorosi”, Dan Fante si commuove: dopo tanti anni di rabbia, di eccessi, dopo il ritrovamento della macchina per scrivere del padre e la decisione di cambiare rotta, anche grazie alla scrittura, dopo l’incontro con la bellissima donna che era diventata sua moglie e la nascita di un bambino, la “riconciliazione” con se stesso e con quel padre così fuori dagli schemi poteva dirsi compiuta.

Di lì, il tour italiano di Dan e del “Don Giovanni” fece tappa nello splendido scenario di Ravello, dove Francesco Durante si occupava della parte letteraria del Festival: la presentazione fu di altissimo livello. Durante è stato molto generoso con Edizioni Spartaco, ci ha sostenuto in maniera disinteressata e sincera, ci ha voluto bene. E spesso il nostro pensiero va a lui, con gratitudine e il rimpianto che il panorama intellettuale, letterario e giornalistico l’abbia perso all’improvviso, troppo presto.

Ultima tappa, Casertavecchia e il Festival Settembre al Borgo, all’epoca diretto da Ferdinando Ceriani e dalla bravissima Paola Servillo. Vinicio Capossela ricambia la sorpresa che Dan gli aveva fatto recandosi a Gubbio: manca la presentazione del libro, alla quale tuttavia partecipa “Cinaski”, ma riesce a raggiungere il gruppo per la cena. E lì altre storie, quelle dei Fante, per certi versi così diverse e così uguali nelle dinamiche agli episodi vissuti da tante famiglie, capaci comunque di riportare non alle, ma nelle, dentro le atmosfere di un libro come “Full of life”. Anche Dan oggi non c’è più. Ma c’è, continua a essere vivo nei nostri ricordi, nel ricordo di quell’incredibile tour. E nel libro “Don Giovanni”.

 

Ancora commozione… Perché Durante è persona colta e raffinata (il presente è voluto perché il suo ricordo è perDurante come il tema della prima edizione di Salerno Letteratura senza di lui), che ho avuto il piacere e l’onore di conoscere. 

E che in modo circolare si lega anche a voi, perché è proprio in una delle prime edizioni di Salerno Letteratura che vi ho adocchiati sia attraverso il programma dell’edizione che il colore sgargiante e mutevole delle vostre copertine. Segno di riconoscimento che non arretra di fronte al piacere di rinnovarsi titolo dopo titolo.

I colori vari della collana di narrativa e l’aristocratico bianco della collana di saggistica.

Dove e da chi nasce l’idea delle copertine Spartaco? Cosa dicono di voi e del vostro, accurato e consapevole, progetto editoriale?

Voglio, però, già ringraziarvi (siamo alla penultima domanda) di queste risposte meravigliose, che sono racconti di emozioni coinvolgenti.

RISPOSTA: Il progetto grafico delle collane Il Risveglio, I Saggi, Dissensi è di Riccardo Falcinelli, uno dei più apprezzati visual designer e teorico del design in Italia, che firma cover e collane di alcuni tra i maggiori editori nazionali. Un giorno Maurizio de Giovanni, che con Spartaco ha pubblicato nel 2012 Gli altri fantasmi. La canzone di Filomena. Storia di Papo e Bimbonio. La casa è il mio regno, ci chiamò apposta perché aveva notato che lo studio Falcinelli compariva come autore della nostra copertina e di quelle dei suoi libri editi per Einaudi Stile Libero. Il progetto grafico per una casa editrice è fondamentale, perché la rende riconoscibile, e contribuisce a formarne un’identità, distinguibile agli occhi dei lettori. Da circa sette anni, le illustrazioni delle copertine della collana di narrativa Dissensi sono state affidate all’architetto Giancarlo Covino, che è anche un eccellente vignettista, i cui disegni appaiono su testate nazionali e che ultimamente collabora in maniera continuativa con Il Manifesto. La bravura di questi professionisti sta nel cogliere e condensare l’essenza di un libro in una immagine che sia evocativa: non solo deve catturare l’attenzione, ma indurre alla lettura dei risvolti, spingere a sfogliare le pagine. Stessa cosa vale per i colori: a seconda che siano caldi o freddi, fluo o meno aggressivi, aggiungono un indizio in più alla comprensione del volume che il lettore ha tra le mani o che occhieggia dallo scaffale di una libreria. Da un paio di anni, inoltre, è stata avviata la collaborazione anche con Veronica Vitale, laureata in Design, specializzata in Organizzazione e marketing per la comunicazione d’impresa, esperta di Graphic Recording. Matilde SeraoLa chicca che stiamo per offrire ai nostri lettori, infine, esce a giorni, all’inizio di luglio: è il primo degli otto volumi di pregio in cui è stato suddiviso il libro “L’anima dei fiori” di Matilde Serao, edito nel 1903 e mai più ripubblicato. Su ciascuna copertina ci sarà un acquerello realizzato ad hoc dall’artista Angelo Maisto, con particolari dell’opera riportati nelle pagine interne in bianco e nero. È un progetto a cui abbiamo lavorato per molto tempo sia a livello grafico che tipografico, e che siamo certi non deluderà i lettori più raffinati. A guidarli nella lettura di un testo affascinante, la studiosa Donatella Trotta, che cura quest’edizione. Le pennellate di Maisto pensiamo si amalgamino perfettamente con lo scritto, a tratti lirico, della Serao. Il logotipo è stato “ritoccato” per l’occasione: edizionispartaco diventa edizionispArtaco per evidenziare il valore artistico, in senso lato, del progetto.

 

Non potevate fare e farci regalo più bello per i vostri primi 25 anni.
Avete un rapporto molto curato e attento con i lettori; i vostri stand nelle fiere oltre a essere i più colorati sono anche i più accoglienti, resi caldi dal sorriso di Ugo e Tiziana Di Monaco e dell’ufficio stampa Giovanni Russo, e dall’entusiasmo con cui promuovete libri e autori ai lettori che passano a salutarvi (dopo avervi conosciuto una volta, si torna inderogabilmente) e quelli che passano a conoscervi (e che inevitabilmente cadranno nelle maglie colorate della vostra offerta letteraria).
Spartaco e i suoi lettori: come li raccontate?
Sì, avevo detto che era l’ultima domanda, ma vi anticipo che me ne rimane un’altra ancora…

RISPOSTA: Siamo partigiani: nei libri che pubblichiamo crediamo fino in fondo, li proponiamo con trasporto perché sono i libri che avremmo comprato e scelto anche come lettori. Le fiere librarie sono esaltanti per il rapporto diretto con chi legge, persone con le quali condividere trame, tratteggiare personaggi, con la possibilità di indovinare qual è la storia giusta per ciascuno. In queste occasioni, con alcuni lettori c’è il rituale di incontrarsi per fare il punto sulle novità, ma anche per l’autentico piacere di riabbracciarsi. Tuttavia il rapporto è più spesso mediato da figure essenziali, imprescindibili: i bravi librai. Sono lettori appassionati, attenti, ai quali non piace tutto ciò che proponi ma che, se amano un libro, riescono a fare la differenza. Basti pensare, per fare un solo esempio (a te molto caro), ad Antonello Saiz dei “Diari di Bordo”: essere presente in quella libreria, sua e di Alice Pisu, è un punto d’onore per noi.

 

Che bella questa chiusa con Antonello e Alice, due amici straordinari che condividiamo.
Per chiudere questa chiacchierata, di cui vi ringrazio per le emozioni che avete condiviso con me e il mio spazio, vi affido i titoli di coda.

RISPOSTA: Grazie alle persone che hanno condiviso, per brevi o lunghi tratti, il nostro percorso; agli scrittori, risorsa della casa editrice, molti dei quali compagni di avventure (non solo letterarie), complici, fratelli; ai librai e agli addetti ai lavori che ci seguono e ci apprezzano, e a quelli che si ripromettono di scoprire i nostri titoli; ai lettori che danno un senso a ciò che facciamo; a Giovanni Russo che sembra il più composto di noi e invece ha il cuore ardimentoso di uno Spartaco. A te, Giuditta, che ci concedi il privilegio di un rapporto franco sui libri, grazie per il tempo, lo spazio, l’attenzione che ci dedichi.

A casa di… Spartaco edizioni