di Andrea Cabassi

Andrea Cabassi

 

 

 

 

 

DI ARTE, LETTERATURA E STORIA: UNA BARCELONA DESNUDA

Recensione al libro di AMARANTA SBARDELLA,  “Barcelona desnuda”

 

“… e amo

con dolore disperato

questa mia povera, sporca, triste e sventurata patria”.

Sono questi versi di Salvador Espriu che Amaranta Sbardella ha posto in esergo al suo bel libro “Barcelona Desnuda. Fuga nella città: letteratura, luoghi comuni, insoliti cammini” (Exòrma. 2018).

Salvador Espriu è stato un grande narratore e drammaturgo catalano, simbolo della lotta contro il franchismo. Di Amaranta Sbardella è la curatela dal catalano di “Sotto l’attonita freddezza di questi occhi” (Passigli. 2013) che ha vinto il premio del Departament de Cultura de la Generalitat de Catalunya.

Sofferte parole dedicate alla Catalogna e a Barcellona quelle di Salvador Espriu. Una Barcellona che, nella sua storia, ha attraversato momenti tragici come l’attentato al Teatro Liceu del 1893,come la Semana Tragica del 1909, come la guerra civile, come i ripetuti bombardamenti fascisti; e i momenti drammatici dei grandi cambiamenti come le radicali e periodiche ristrutturazioni urbanistiche che hanno ridisegnato la geografia della città, come le recenti battaglie indipendentiste. Una patria, una città che non si può non amare se è capitato di sostarvi, viverci un po’ d tempo o più a lungo, lavorarci.

Amaranta SbardellaAmaranta Sbardella svolge attività di ricerca letteraria, di editing e di traduzione dal castigliano e dal catalano per importanti case editrici e a Barcellona vi ha vissuto a lungo vincendo nel 2016, tra le altre cose,  una borsa di studio dalla prestigiosa Fundaciò Mercè Rodoreda.

Apri il suo libro, ne leggi le pagine, ti soffermi sulle foto e le cartoline d’epoca e pensi a quando attraversavi quei luoghi, ti trasformavi in flaneur alla ricerca di un passato che era stato cancellato, ma che tornava -come ritorna il rimosso- quando, da un angolo di strada, scorgevi un’osteria, una casa fatiscente, sopravvissute alle radicali ristrutturazioni urbanistiche subite dal Raval e da altri quartieri. Ed allora ti sentivi preso dalla nostalgia, la diresti Saudade se tu camminassi tra le strade di Lisbona.

E’ la stessa nostalgia che ti prende, ci prende, quando leggi, quando leggiamo le belle pagine che Amaranta Sbardella ci ha regalato, pagine dalla grande potenza evocativa. Non possiamo che ringraziarla e ringraziare la casa editrice Exòrma che ci ha abituati alla pubblicazione di piccoli, grandi gioielli.

Clicca sulla copertina per accedere alla scheda del libro sul sito della casa editrice Exòrma.
Clicca sulla copertina per accedere alla scheda del libro sul sito della casa editrice Exòrma.

Non è solo nostalgia ciò che si prova leggendo questo libro. E’ curiosità, è desiderio di rileggere i grandi autori catalani a cui Amaranta Sbardella fa riferimento, di rileggere la storia di Barcellona, è desiderio di riflettere sugli avvenimenti che l’hanno segnata. Perché “Barcelona Desnuda” non è una guida, ma més que un guia de viatges direbbero i catalani, più di una guida che ci prende per mano e ci invita a tornare alla grande letteratura che ha come protagonista Barcellona, ci invita a ripercorre le sue strade, quelle del passato e quelle del presente, ci fa entrare nella sua atmosfera grazie alle cartoline d’epoca e alle bellissime foto di Emiliano Maisto che si integrano perfettamente con il testo.

Nel sottotitolo si parla di fuga. Chi fugge e da cosa? Nell’incipit del libro fuggono alcuni noti personaggi dai loro autori e dai testi che li vede protagonisti. Fuggono dalle pagine scritte per vagabondare, ancora una volta, per Barcellona. Fuggono anche i gatti che si aggirano tra i tetti della città e che, forse, provano nostalgia, fuggono e si accoccolano silenziosi, ma saputi, ai piedi dei personaggi poiché c’è un continuo entrare e uscire dalle pagine. E, mentre assistiamo a questo uscire ed entrare, ci scorrono davanti luoghi, monumenti, architetture moderniste, eventi che hanno caratterizzato la storia di Barcellona. Ci scorre davanti la figura di Aniceto Peinado, poeta e assassino, a cui ha dedicato un bell’articolo Xavier Theros sul giornale El Pais (“Escenarios del crimen. Patio de Cordes” El Pais. 4 Agosto.2012). Quell’Aniceto Peinado che fu garrotato il 12 luglio in quella che oggi è Plaça de Folch i Torres.

Ma la garrota ci fa pensare ad altri e più recenti momenti della storia di Spagna e di Catalogna. Il pensiero corre immediatamente al franchismo e alle vittime di Franco. Attraverso il filtro di Clara Barcelò, una delle protagoniste del romanzo di Carlos Ruiz Zafòn “L’ombra del vento”, Amaranta Sbardella ci riporta al 2 marzo 1974. Avevo diciannove anni e quella vicenda la ricordo bene. Nel settembre 1973, durante una sparatoria, venne ucciso l’ispettore di polizia Francisco Anguas Barrangàn. Dell’omicidio fu accusato l’anarchico Salvador Puigh Antich che si proclamò innocente. Erano tempi roventi perché nello stesso periodo, in un attentato dell’ETA, era morto il primo ministro di Franco, Carrero Blanco. Salvador Puigh Antich venne garrotato nel carcere Modelo di Barcellona il 2 marzo 1974. Fu l’ultimo garrotato in Spagna. Ricordo i giorni convulsi prima dell’esecuzione, le pressioni internazionali, l’intervento diretto dell’allora Papa Paolo VI. Fu tutto inutile. La vil garrota colpì anche se per l’ultima volta.

Attraverso gli occhi che non vedono, ma che, proprio per questo, vedono di più e oltre, di Clara Barcelò, ci ritroviamo in Plaça Reial, la piazza in cui si riunivano gli intellettuali antifranchisti, una piazza che ho percorso numerose volte con la speranza di poter respirare quell’aria di fronda che aveva come protagonisti scrittori, registi, poeti, editori, uomini di cinema e teatro.

Tutto questo ci riporta alla guerra civile spagnola, evento cruciale della storia del novecento. Amaranta Sbardella ci conduce nel cuore di quella guerra utilizzando, ancora una volta, un grande scrittore catalano, Joan Sales, che partecipò alla guerra civile nel fronte antifranchista e fu uno dei fondatori del Club dels novellistes, (da cui nascerà la casa editrice Club Editor) e membro della Associaciò d’ Escriptors en LLengua Catalana, Associazione degli Scrittori in Lingua Catalana. Il suo romanzo “Incerta Gloria” è considerato uno dei più grandi romanzi della letteratura catalana del XX secolo e sarà pubblicato dalla casa editrice “Nottetempo” nel corso di quest’anno, proprio con la traduzione di Amaranta Sbardella.

Joan Sales, Clara Barcelò, i ripetuti  bombardamenti fascisti su Barcellona.  Non possiamo non essere coinvolti. A quei bombardamenti, giustamente, Sbardella dedica molto spazio. Indica il numero dei morti e dei feriti di ogni bombardamento e scrive:

“Ancora oggi, sulle pareti della chiesa di Sant Felip Neri, rimangono le cicatrici dei bombardamenti, mentre la dittatura franchista ha eliminato gli altri edifici sventrati dalle bombe. La storia è stata riscritta, e molti adesso raccontano che quelle cicatrici provengono dalle fucilazioni perpetrare dai repubblicani” (pag.61).

Quel bombardamento del 30 gennaio su Barcellona fece 125 feriti e 210 morti. Provocò il crollo della chiesa dove si erano rifugiate molte persone tra cui tanti bambini. Le vittime del bombardamento della chiesa furono 42 civili e 20 bambini. Nelle mie peregrinazioni per Barcellona mi sono appoggiato spesso al bordo della fontana che c’è nella piazza, ho  accarezzato le cicatrici sul muro, ho riflettuto a quanto accadde allora. Per fortuna nel 2007, in quella piazza è stata apposta una targhetta commemorativa che dice:

“En memoria  de les vicimes del bombardeigh de Sant. Flip Neri. Aquì varen morir 42 personas –la majoria infants- par l’acciò de l’aviaciò franchista al 30 gener 1938. 31 gener de 2007. Ajuntment de Barcelona”.

Sotto la targhetta nel gennaio 2013 venne posato un cartellone plastificato che ricordava le responsabilità italiane di quel bombardamento:

“El 30 gener de 1938 l’Aviazione Legionaria Italiana va atacar la ciutat de barcelona provocant 216 morts i 125 ferits. Al sotterani d’aquesta placa van morir 42 persones 30 de les quls eran nens refugiats de guerra accolits als espais del convent de Sant Felip Neri. No ens oblidem de les vicimes i condemnem aquelles bombardeigs de saturaciò com acrims de lesa humanitat,

30 de genere 2013 75° anniversari del bombardeigh de la placa”.

Targhette che si ergono a monito contro ogni revisionismo, che tentano di opporsi ad ogni manipolazione della Storia (chi volesse approfondire la storia dei bombardamenti a Barcellona e le vicende legate alle targhette commemorative può consultare il sito www.altramemoria.org).

merce-rodoredaNon sono solo i personaggi dei romanzi o i gatti a fuggire dalle pagine dei libri per girovagare tra le strade di Barcellona, ma anche i colombi di Natalìa, la protagonista di un altro capolavoro della letteratura catalana e non solo catalana “La piazza del Diamante” di Mercè Rodoreda. Un romanzo che è anche un romanzo sulla guerra civile spagnola senza che essa venga mai messa in scena. Seguiamo il volo del colombo e avremo una visione di Barcellona a volo di uccello, dove l’espressione non è solo metaforica, ma anche letterale. Possiamo vedere dall’alto, in uno scarto spaziotemporale, la capitale catalana:

“Vola via il colombo, fugge da quella forsennata, scatta nel vuoto come un grido, Le penne si distendono verso i pinnacoli di Palau Guell e poi le lontane baracche di Sommorostro, virano ancora verso le punte in ferro battuto della Casa de les Punxes, i boschi di Collserola, la ruota panoramica del Tibidabo, la torretta di un quartiere signorile e verde, dove, dove vent’anni prima, era nata in un bel palazzetto fiorito Mercè Rodoreda i Gurgui”  (Pag.67).

Colombo che fugge dalla sua autrice per volare su Barcellona e per ritornare, dopo un periplo sulla città, alla casa natale di Mercè Rodoreda. Vola attraverso le opere  liberty che costellano la città, vola su Plaça de Lesseps, vola per, poi, tornare a Plaça del Diamant. E voliamo anche noi e ricordiamo anche noi tutte quelle piazze, tutti quei luoghi in cui abbiamo sostato lasciandoci prendere, come  è giusto che sia, dal fascino di Barcellona, di Barcelona la Guapa.

Altri personaggi in fuga d’autore: il Pepe Carvalho e il Biscuter di Manuel Vàzquez Montalbàn. Pepe Carvalho si aggira per le strade di Barcellona, ma dopo le radicali ristrutturazioni edilizie in vista delle Olimpiadi del 1992, non ci si ritrova più. E’ preso da nostalgia per i quartieri popolari abbattuti, per le viuzze de/costruite dall’opera apparentemente risanatrice che ha portato ad ogni tipo di speculazione, che ha portato le multinazionali ad invadere la città. Si potrebbe nutrire qualche sospetto per questa nostalgia e interpretarla come un “si stava meglio quando si stava peggio”. Eppure non è così: qui si tratta di denunciare i giochi speculativi, qui si tratta di denunciare quanto la penetrazione delle multinazionali abbia modificato gli aspetti e gli assetti della città. Uno sradicamento tale che perfino la salamandra di Gaudì, che abita al Parc Guell, vuole fuggire dalla sua casa. Anche la salamandra deve aver percepito questi cambiamenti radicali. E non è la prima volta che i cambiamenti stravolgono la città. Successe anche nel 1888 con l’Esposizione Universale, quell’esposizione universale a cui ha dedicato un grande romanzo un altro importante scrittore di Barcellona, Eduardo Mendoza: l’indimenticabile “La città dei prodigi” .

Bellissime e poetiche le pagine che Amaranta Sbardella dedica alla fuga della salamandra, stanca dell’invasione di turisti incivili che non hanno nessun rispetto per lei, ma forse che non ne hanno dell’intero parco. Una favola triste dove noi, che pur siamo stati turisti, ci identifichiamo con la salamandra e vorremmo che riuscisse nella sua disperata impresa. La salamandra che grugnisce, guaisce, mugugna, bofonchia. “Ma è al tramonto che la bestia geme oltremodo, ancor più triste del giorno: com’erano belli i tempi passati! Che nostalgia degli anni ormai andati.

Allora quasi nessuno saliva da lei, in quel parco bizzarro. Colonne, smalti e arabeschi? Nessuno, davvero, sapeva chi fosse la salamandra. Dove fosse. Perché fosse lì.

Chi era quel tipo, chi era Gaudì, morto persino come un cencioso, sotto i binari di un tram? E quel Guell, non era soltanto un ricco e bislacco borghese?” (pag.158)

E più oltre:

“Da mesi, da anni, la salamandra progetta una fuga. Nel luglio di inizio decennio aveva già provato a scappare, la reproba: la notte era fonda, mancava la luna, e così pure le stelle, e lei era sgusciata via su per le scale verso la sala ipostila. Silenzio, non fate rumore, per la miseria! Guardandosi indietro, con mosse sinuose, aveva svoltato il primo dorico stelo, un secondo, un terzo, poi un altro. E così, lemme lemme, aveva grattato le rigide zampe ruotando attorno a ciascuna colonna del bosco di pietra, quello che regge, in barba a Vitruvio, la piazza della Natura progettata al piano di sopra. Arrivata alla nona colonna del perimetro esterno mentre trascinava a fatica la carcassa di cocci e di malta…” (pag. 160-61).   

barcellona-guell

Reproba salamandra, più volte in una fuga per la libertà; reproba salamandra che ci fa affrontare un altro capitolo cruciale della storia di Barcellona: la gentrification. Scrive Amaranta Sbardella parlando del Raval, ma il discorso potrebbe essere ampliato a tanti altri quartieri:

“E, nonostante gli sforzi della sindaca Ada Colau, il turismo detta legge, il Raval lo sa fin troppo bene: il turismo vien prima del bohémien che vien prima del lavoratore che vien prima del drogato che vien prima della puttana che vien prima del cittadino” (pag.110).

E’ vero. Ada Colau si è battuta e si sta battendo contro Airbnb come del resto, sta facendo l’assessora alla Casa Paula Marques a Lisbona. Gentrification. Come scrive Daniele Coltrinari sulla rivista Left:

“Che Lisbona sia cambiata lo si capisce poi anche da alcuni numeri: se prendiamo ad esempio il 2016, scopriremo che erano presenti 15 mila Airbnb: la questione degli alloggi si lega necessariamente a quel fenomeno definito gentrificazione, ovvero la trasformazione di uno o più quartieri popolari in zone  abitative di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni… Sfrattati gli affittuari, perché il contratto non viene rinnovato o perché viene proposto un aumento impossibile da sostenere e così via, case e palazzi finiscono a stranieri che decidono di viverci o acquistarli (nel giro di pochi anni in molte zone si è passati dal valore di mille euro a metro quadro a punte di 10, 12 mila euro) per poi affittarle a prezzi paragonabili a Roma o ad altre citta europee.

(Left n.20. 2018 “Una nuova Lisbon story contro la gentrification”. Pag.17).

Succede a Lisbona, succede ancora di più a Barcellona, succede in tante altre città europee. Con il pericolo di contrapporre cittadini e turisti. E allora capiamo il desiderio di fuga della reproba salamandra di Gaudì. Non una fuga dal suo creatore, ma una fuga da una città che, come accade a Pepe Carvalho, la salamandra non riconosce più.

“Barcelona desnuda” è un libro poetico, documentato, colto e pieno di amore per la città di Barcellona e dalle cui pagine balugina una Saudade portoghese. Dove i personaggi, quasi pirandellianamente, fuggono dai loro autori per approdare alle pagine di un’altra autrice. Una migrazione  da un testo all’altro che è stata ed è , tra le altre cose, cifra stilistica del romanzo post-moderno.

Lo Scaffale di Andrea: Barcelona Desnuda