di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

I viaggi e l’avventura raccontati attraverso le storie

28176011_10216224621396877_1233941559_n
Dal 15 al 18 febbraio 2018 si è tenuta a Parma La Fiera Turismo&Outdoor, manifestazione unica nel panorama italiano, organizzata da Fiere di Parma e dedicata al turismo esperienziale, agli sport outdoor, ai veicoli ricreazionali e a tutti gli accessori utili a rendere l’esperienza en plein air indimenticabile. In tale occasione Fiere di Parma ha voluto dare spazio anche alla Cultura e ai libri di viaggio con l’area Travel Arena, dove sono stati raccontati il territorio e le esperienze di chi ha fatto del turismo all’aria aperta un aspetto imprescindibile della propria vita.
Non solo viaggi reali, da scegliere e prenotare grazie alle proposte dei tanti espositori, ma nel programma di T&O – Turismo e Outdoor hanno trovato spazio anche i viaggi raccontati con l’iniziativa “Incontri & Racconti” curata da noi della Libreria Diari di bordo. I visitatori hanno potuto, così, partecipare a diversi eventi con scrittori, attori teatrali, musicisti, fotografi e lettori per bambini. Ci sono state presentazioni di libri, spettacoli e piccole mostre fotografiche.
NonnitudineCon un viaggio attraverso i libri dello scrittore Fulvio Ervas abbiamo inaugurato il nostro ciclo di “Incontri & Racconti” nel pomeriggio di giovedì 15 febbraio. Lo scrittore si è raccontato attraverso alcuni dei suoi libri più amati insieme allo scrittore e psicoterapeuta Andrea Cabassi, a partire dall’ultimo pubblicato dalla casa editrice Marcos y marcos nella collana Gli alianti: “Nonnitudine”.
“Nonnitudine” racconta l’esperienza di diventare nonni e sentirsi improvvisamente dotati di super poteri, dopo il successo di “Se ti abbraccio non avere paura”,  e la serie di gialli con l’ispettore Stucky, ora anche di un film, interpretato da Giuseppe Battiston.
In “Nonnitudine” un bambino è così piccolo, eppure cambia tutto: la sua risata è un’onda anomala di felicità. Il nipotino è appena nato, e lui, giovane vecchio, cultore della Tavola periodica degli elementi, si sente improvvisamente dotato di superpoteri. L’attimo si dilata, suoni remoti diventano percepibili, l’orizzonte è molto più lontano. Viaggia in uno spazio fatto di tempo.
Preso nel vortice della nonnitudine, sprofonda fino alle origini, tra la Giudecca e il Piave. Riemerge nel presente avventuroso di mille conquiste epocali: il piccolo che sconfigge la gravità, dà un nome a se stesso e alle cose, coglie la magia benefica dei bidoni della raccolta differenziata. E il futuro si srotola davanti come un luogo abitato, da rendere fertile e rigoglioso. Lui non è l’unica vittima di questa strana malattia, che cambia il modo di stare al mondo: un gruppo nutrito di neononni finisce per darsi appuntamento al bar. Accanto a birra fresca e ordinarie vanterie, cresce la voglia di discutere, esplorare, tornare a correre insieme, vivere per durare. A casa, quando sale la nostalgia per il nipotino lontano, c’è una lunga favola da scrivere: in una comunità sotterranea, sono i bambini che leggono a generare energia vitale, l’energia che potrebbe servire un giorno per ricominciare…
Fulvio Ervas ci ha raccontato anche di “Finché c’è prosecco c’è speranza”,diventato anche un film per il Cinema con la regia di Antonio Padovan. L’ispettore Stucky – protagonista anche di “Commesse di Treviso”, “Pinguini arrosto”, “Buffalo Bill a Venezia”, “L’amore è idrosolubile”, “Si fa presto a dire Adriatico” e “Pericolo giallo” – ha avuto una nuova vita nella interpretazione di Giuseppe Battiston. In questo libro siamo nella campagna veneta, colline del Prosecco. Ferragosto di fuoco per l’ispettore Stucky: in gita tra le colline del prosecco con le belle vicine di casa, si sveglia in un letto non suo, in posizione non consona. Unica certezza, le stelle.
Di ritorno a Treviso, cercando conforto tra i calici, trova il suo oste di fiducia malinconico: non si capacita del suicidio plateale del conte Ancillotto, fornitore di vini d’eccellenza.
Perché dovrebbe suicidarsi un uomo che ama le donne, camminare, guardare il fuoco e, naturalmente, il vino?
Mentre Stucky indaga a modo suo, conversando con la governante, l’amante a cottimo e il prete, piomba in paese Celinda Salvatierra, tellurica come le terre andine da cui proviene. È l’unica erede del conte Ancillotto, e semina il panico tra i viticoltori minacciando di sradicare le vigne per impiantare filari di banani a perdita d’occhio.
In una notte di temporale, tre colpi di pistola si confondono con i tuoni. L’ingegner Speggiorin, direttore del cementificio, cade nel fango per sempre.Stucky intravede i soliti intrighi mondani dietro queste morti innaturali – corna, rivalità, vendetta – ma sa che la vera risposta è nei gas, nel vento. Nelle bollicine del prosecco, nella polvere che si innalza dai camini del cementificio e si posa su insalate, acque, grappoli dorati. Nella ruggine che il matto del paese gratta sulle tombe dei concittadini, impartendo benedizioni, ma anche “fragnoccole a destra e a sinistra con palo di robinia…” Una serie di omicidi, insomma, e, unico indiziato, un morto: il conte Desiderio Ancillotto, grande vignaiolo che pare essersi tolto la vita inscenando un improvviso e teatrale suicidio. Un caso apparentemente impossibile per il neo-ispettore Stucky, metà persiano e metà veneziano: appena promosso, impacciato ma pieno di talento, per risolvere il caso deve fare i conti con le proprie paure e un passato ingombrante. Sullo sfondo, tra i filari, una battaglia per la difesa del territorio e delle bollicine che anima bottai, osti, confraternite di saggi bevitori: Stucky intuisce presto che la soluzione dei delitti passa attraverso il modo di vedere la vita, e la vite, del conte Ancillotto. E che nella sua cantina, tra vetro e sughero, alcol e lieviti addormentati, si agita un mondo che non vuole scomparire ma, al contrario, rivendica un futuro.
Si è parlato anche del grande successo tradotto in tutto il mondo romanzo di “Se ti abbraccio non aver paura”. Un libro, un viaggio, un rapporto padre-figlio tutto reale. “Se ti abbraccio non aver paura” è basato sull’avventura reale di Franco Antonello, imprenditore veneto e di suo figlio Andrea, autistico. Padre e figlio, l’autismo, l’incomunicabilità, la potenza del viaggio e dei sentimenti: una storia vera con il respiro della più intensa letteratura. Questa è la storia di una storia, anzi la storia di come si può incrociare e raccontare una grande storia. Una storia che diventa grande e universale quando c’è un grande scrittore che sappia raccontarla. Nel romanzo “Se ti abbraccio non aver paura” c’è tanto di quel coraggio e tanto di quell’amore che di solito ci sono solo nei libri, quelli partoriti dalla pura fantasia di uno scrittore. Anche bravo, ma pur sempre uno che quando mette mano a una storia sarà lui a decidere il finale. Se chi legge non lo sapesse, non riuscirebbe a immaginare mai che quel che viene raccontato è accaduto davvero, a persone con un nome e un cognome. E invece i protagonisti del romanzo di Fulvio Ervas sono un padre e un figlio che si chiamano Franco e Andrea Antonello, che percorrono, in 320 pagine, 38 mila chilometri per quattro mesi a cavallo di due Americhe: per combattere l’apparente incomunicabilità cui li costringe una malattia chiamata autismo. Malattia di Andrea che all’inizio ha la potenza di un uragano, di sette tifoni. L’autismo l’ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che combatte per suo figlio. Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare.Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali, spirituali.Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme, padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Tagliano l’America in moto, si perdono nelle foreste del Guatemala. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi è Andrea a insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita. Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani.E semina pezzetti di carta lungo il tragitto, tenero Pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre.
“Se ti abbraccio non aver paura” è un’avventura grandiosa, difficile, imprevedibile.

28275556_10216224625516980_671967002_o
Venerdì 16 febbraio abbiamo fatto un Viaggio tra le creature magiche dell’Appennino con Andrea Gatti, Giacomo Agnetti, e Mario Ferraguti a partire dai libri di quest’ultimo. Ci sono esseri che sono stati creati dai racconti e hanno continuato, per millenni, a popolare l’immaginario delle comunità dell’Appennino; creature magiche dalla natura animale, ibrida o antropomorfa che si potevano incontrare in luoghi precisi e per cui gli uomini hanno sviluppato attenzioni, paure ed espedienti per proteggersi. Proprio con un racconto fatto di parole e musica si entrerà in questo mondo per incontrare i morti che ballano nella piana del bosco, l’antichissima strega Lucabagia, il folletto incubo, il Régle – basilisco d’Appennino e il lupo, in un percorso dove l’uomo, il viandante, si sentirà come un Ulisse appenninico intento a compiere un viaggio in cui reale e meraviglioso si alternano e si confondono. Tutte le storie provengono dall’antichissima tradizione orale diffusa sull’arco dell’Appennino tosco-ligure-emiliano, accuratamente raccolte, con un lavoro di anni, casa per casa, paese per paese da Mario Ferraguti.
Proprio con Giacomo Agnetti, Mario Ferraguti è autore per Ediciclo del libro illustrato “I mostri d’aria -Chi comanda la natura?”.
Chi alza la nebbia? Chi scaglia i fulmini? – Chi sposta le nuvole? – La risposta, onirica e naïf, nei disegni e nelle parole di una storia visionaria. Chi fa alzare gli stormi di uccelli in un unico volo improvviso? Chi sostiene nel cielo gli aerei, chi lancia saette, fa cadere la neve, pianta gli alberi e curva l’arcobaleno? Sono mostri pazienti e giganti, fatti d’aria, instancabili e antichi; fanno muovere tutte le cose. Fanno si che accada tutto quello che accade. Non si possono vedere a occhio nudo: servono degli occhiali speciali, che non si possono comprare, con lenti magiche che leggono l’invisibile. Il nostro narratore li ha trovati per caso in un campo, e così ha cominciato il racconto.

Mario Ferraguti è autore anche de “La voce delle case abbandonate, piccolo alfabeto del silenzio”, un libricino edito all’interno della collana “Piccola filosofia di viaggio” da Ediciclo. L’autore ha alle spalle numerose pubblicazioni, un film e diversi spettacoli teatrali. Mario Ferraguti abita sulle colline del parmense e da tempo osserva e descrive con gli occhi del vero antropologo il mondo affascinante e a volte misterioso degli Appennini. Prima con il libro “Dove il vento si ferma a mangiare le pere. Viaggio sull’Appennino alla ricerca del folletto” e poi con “Ti segno e ti incanto” e successivamente con “Sulle tracce del lupo che mi gira in testa”(entrambi pubblicati da Fedelo’s editore) aveva dato già prova della sua preparazione antropologica e soprattutto di saperci parecchio fare con la penna nell’indagare le cose degli uomini. Nel libro, uscito il 17 marzo del 2016, con il fascino dell’esploratore malinconico, ci porta dentro al mondo delle case abbandonate e, con una grazia particolare, ci fa entrare tra le pietre che parlano, ci riporta in un tempo passato dando voce a oggetti e cose, agli alberi giganti che, nei boschi e con le loro radici, si sono impossessati di quei luoghi; un alfabeto del silenzio che si comprende solo dopo l’attesa. In un libricino piccolo piccolo, Mario Ferraguti ci fa entrare in confidenza con le pietre e i mattoni delle case abbandonate e intraprendere un vero e proprio viaggio. Si scoprono così le case abbandonate di montagna e quelle del mare, quelle di pianura e le differenze che esistono tra loro. Un viaggio suggestivo e poetico dentro luoghi abbandonati dalla presenza umana. Luoghi che continuano, però, ad avere una vita autonoma, anche dopo il loro abbandono, e continuano a racchiudere voci e ricordi e presenze delle persone e degli animali che quei posti li hanno abitati.

“Dove il vento si ferma a mangiare le pere. Viaggio sull’Appennino alla ricerca del folletto” è un altro libro di Mario Ferraguti edito nel 2010 e di recente ristampato da Diabasis. Il romanzo, ambientato sull’Appennino emiliano, narra la storia di un uomo che torna nel paese natale del padre per scoprire ciò che rimane delle tradizioni e delle leggende locali sugli esseri magici (folletti, streghe, guaritori), che hanno definito l’immaginario collettivo popolare e le credenze delle comunità appenniniche del centro-nord lungo i secoli.

28217570_10216224629677084_748505177_oSempre venerdì 16 è stato il grande fotografo Alberto Bregani a raccontarci “La montagna in chiaroscuro. Piccolo saggio sul fotografare tra cime e sentieri”, Ediciclo.

Un momento speciale per ascoltare il grande fotografo, tra parole e suggestioni, seguendolo sui sentieri del suo nuovo libro. Andar per montagne a fotografare è un pò un’intima, silenziosa conversazione con pareti, cascate, alberi; con tutti gli elementi che ne compongono il paesaggio, in un perenne stato di mutazione fotografica, tra luci e ombre che vanno, vengono, cancellano o esaltano ogni dettaglio. Un incontro seguendo il tema delle emozioni suscitate dai paesaggi montuosi tra luoghi senza tempo e senza meta lungo i sentieri e i pensieri che l’autore ha attraversato negli ultimi anni, con l’intento di raccontare la sua personale visione di montagna anche attraverso ciò che l’occhio del fotografo è in grado di fermare. Pagine che richiamano non solo suggestioni di luoghi nascosti, ma restituiscono un’idea del tutto personale del modo di fare esperienza del paesaggio e di viverne le emozioni attraverso i suoi colori, il bianco e il nero, a seconda dei diversi periodi dell’anno richiamando metaforicamente la ciclicità delle fasi dell’esistenza.

“Montagna e fotografia. È girovagare dentro e fuori il bosco, sopra e intorno alle montagne, tra cime e sentieri, senza meta, senza tempo, seguendo il sole che gira, le nuvole che vanno e vengono, in un gioco di chiaroscuri ogni momento diverso, sopra la neve, dentro la roccia. In ogni scatto tanto silenzio e molta anima. È come se ogni volta io fossi dentro le montagne e dentro la fotografia allo stesso tempo.”

Questa la filosofia di Alberto Bregani, apprezzato e conosciuto fotografo di montagna in bianco e nero, che con questo libro invita il lettore a seguirlo sui suoi sentieri tra terra e cielo, condividendo pensieri e riflessioni, ricordi e aneddoti, alla ricerca di quella particolare luce che ogni montagna porta con se, dei suoi suggestivi chiaroscuri, regalandoci ogni volta cosi tanta bellezza da riempirci gli occhi di stupore.
Alberto Bregani, considerato tra i più puri e validi interpreti della fotografia di montagna in bianco e nero, è cresciuto a Cortina d’Ampezzo, nel cuore delle Dolomiti. È Accademico del “GISM” Gruppo Italiano Scrittori di Montagna, accademia di arte e cultura alpina.
28308365_10216224629637083_768892338_nSabato 17 febbraio è stata la volta del narratore Gianluca Caporaso con le sue Narrazioni e letture ad incantare in un incontro dedicato ai bambini.
Gianluca Caporaso si occupa di solidarietà, volontariato e progettazione culturale. Fa parte del collettivo artistico La luna al guinzaglio. Con Lavieri ha pubblicato “I racconti di Punteville”, illustrato da Rita Petruccioli, “Appunti di Geofantastica”  e “Catalogo ragionato delle patamacchine”, illustrati da Sergio Olivotti.

Nel quaderno di Geofantastica di Gianluca Caporaso sono raccolti gli appunti lasciati da un viaggiatore straordinario. Un viaggiatore capace di carpire le storie più intime e segrete delle città che attraversava e di ricostruire, con esse, una geografia fantastica quanto illuminante. Sono racconti appuntati nei suoi diari, nei suoi quaderni e perfino a margine di qualche libro che portava con sé. Arricchiti da disegni, piccoli collage o con foglie e fiori rubati agli alberi più esotici incontrati per strada. Ischia, Casalbordino, Terralba, Corleone, Corsano… Storie di città vere (in quanto immaginate) ma, come avverte un frammento stesso degli appunti, in esse non tutto sembrerà vero e non tutto sembrerà falso.

“Il Catalogo Ragionato delle Patamacchine” è pubblicato nella Collana Altre Piccole Pesti.
Vecchia ferraglia, resti di oggetti abbandonati che riassemblati tornano a vivere e a interagire con le persone per guarire le tristezze del mondo a suon di sorrisi. Le Patamacchine, realizzate e portate in mostra dall’associazione La luna al guinzaglio, sono un inno rumoroso al gioco, ai sogni, allo stare insieme, all’imparare divertendosi; sono un messaggio di protesta contro la fretta quotidiana e l’ansia di accumulare, possedere.Un invito a capire che la poesia del mondo è sempre il frutto della magia delle relazioni.

Sono invece le città della punteggiatura, puramente fiabesche, le protagoniste de “I racconti di Punteville. Ovvero le mirabolanti cronache degli uomini che viaggiarono nelle città della punteggiatura”. Città che si chiamano Puntini Puntini; Punto e Virgola; Virgola; Due Punti; Esclamativo; Interrogativo; Punto. Di ognuna sono descritte in brevi capitoli le case, le donne e gli uomini, le parole, gli amori, i giochi, i mestieri, l’evoluzione e la storia. E le descrizioni hanno appunto il sapore della fiaba. Nella città di Puntini Puntini, ad esempio, le case sono costruite solo con porte e finestre: niente muri.Ci sono stati esploratori immaginifici in grado di visitare, conoscere, raccontare le Città della punteggiatura e in questo libro sono riportate le loro assurde, poetiche, umanissime cronache. Come si innamorano, come giocano, in quali case vivono gli abitanti di una Città che si chiama Interrogativo? E quelli di Esclamativo, Virgola, Puntini Puntini, Punto e virgola e Punto? Anche se diverse le une dalle altre, tutte le città finiscono per assomigliarsi, laddove crescono e si trasformano al solo scopo di consentire alle persone di stare insieme, innamorarsi, sognare, lavorare, raccontare.
28275512_10216224627477029_175962837_oSabato 17 grande successo per la presentazione di “Vademecum per perdersi in montagna” e gli altri libri di Paolo Morelli.
In questo manuale di filosofia di montagna,pubbblicato per la prima volta nel 2003 e di recente ristampato in una nuova edizione, Morelli considera una fortuna che la terra sia corrugata e continui in futuro a corrugarsi e a generare rilievi, nonostante le acque lavorino per rendere i continenti lisci, adatti alle strade asfaltate e alla civiltà della ruota. Da pochi lustri si è appreso che le principali catene montuose, contorcendosi come vertebrati, salgono ogni anno di qualche decimillimetro. Questo libro, come scrive Ermanno Cavazzoni, è per chi gode di tale notizia, e spera invece che il mare si allontani, assieme alle spiagge, alle cabine e ai bagnanti, che sono concettualmente agli antipodi. Un “antimanuale”, molto divertente, per vagabondi della montagna su strade non battute, pronti a ogni incontro, dalla nuvola al falco, dal camoscio al grifone. Un’enumerazione di strumenti e incontri, che sono altrettanti racconti, epifanie, inattese risate.

Paolo Morelli è nato a Roma, dove vive. Tra i suoi ultimi libri, “Caccia al Cristo” (DeriveApprodi, 2010), “Racconto del fiume Sangro” (Quodlibet, 2013), “L’arte del fallimento” (Sossella, 2014), “Né in cielo né in terra” (Exòrma, 2016).
Per Nottetempo ha pubblicato “Er Ciuanghezzú, ner paese der Gnente” (2004) e “Il trasloco” (2010). Da anni studia la lingua e la cultura cinese. Ha tradotto Pseudo-Omero, Zhuang Zi, Lao Zi, Poe, Rabelais (Predizioni pantagrueline per l’anno perpetuo, Ed. di passaggio, 2012).
Ultimo libro di Paolo Morelli pubblicato da nottetempo è “Da che mondo è mondo”, nel settembre 2017. L’unico impiegato di un ente inutile ha un incontro che gli cambierà fatalmente la vita. Nella sua città entra in contatto con una famiglia di zingari che vengono dagli Urali ma sembrano custodire segreti lontani nel tempo, e che lo iniziano ai misteri e all’amicizia. L’incontro smuoverà una curiosità morbosa da parte dei media che finirà per metterli in pericolo assieme a un gruppo di amici, degli inconciliabili anch’essi. Non si sa come sarà il loro futuro, quello che è certo è che lo affronteranno tutti insieme.
Una “favola per adulti” comica e malinconica, che si cala nel nostro presente in cui il vero non ha piú alcun privilegio sul falso, senza un reale controllo da parte di alcuno, e soprattutto nella sua ansia del futuro, alla quale i protagonisti rispondono come possono, scoprendo che la vera magia, e da che mondo è mondo, sta nel saper trasformare le difficoltà in forza per reagire.
“Perché non riusciamo piú a immaginare il futuro?, s’era chiesto e aveva chiesto. È perché del futuro non riusciamo piú a ridere, neanche volendo? Questa è l’unica epoca io credo, ha rincarato, in cui per immaginare il futuro non si può usare la fantasia… Forse era vero, i confini del territorio fantastico parevano di botto ristretti, invalicabili.”

Per la casa editrice Exòrma nella Collana quisiscrivemale nel 2016 è stato pubblicato “Né in cielo né in terra”.
Questo libro, quello che hanno scritto i protagonisti di Né in cielo né in terra, si spaccia per un remake di Fantasmi a Roma, il film del 1961 di Antonio Pietrangeli con Gassman, Mastroianni e De Filippo. Un ghostwriter sogna di incontrare i suoi amici di gioventù passati a miglior vita i quali, come nel film, cercano di resistere alla speculazione edilizia che vuole cacciarli dal palazzo diroccato di Trastevere dove si sono rifugiati. Per resistere decidono di scrivere un libro con le loro storie, destinato ad avere grande successo secondo loro, e lui nel sogno si ritrova a dare una mano nella stesura. I loro racconti, le loro avventure comiche sono tutti centrati sul fatto che da vivi erano stati cacciati dalle case del rione nelle quali le loro famiglie abitavano da generazioni e sulle conseguenze di quello sradicamento, di quella diaspora. Le loro vicende esilaranti sono un viaggio nell’anima della città, in ciò che la fa sembrare immobile, indistruttibile e la definisce come eterna.
Per Quodlibet, Paolo Morelli ha pubblicato “Racconto del fiume Sangro” nella collana Compagnia Extra. Il libro è la discesa a piedi di un fiume abruzzese, il Sangro; contemplazione e descrizione dell’acqua passo passo dalle sorgenti fino al mare Adriatico.
Il modo di scrivere impara dall’acqua a seguire le vie di minor resistenza, piccoli incontri imprevisti, osservazioni rasoterra, avventure lungo i bordi del fiume, intoppi, aperture sull’acqua ferma… è la millenaria condizione dell’andare a piedi che oggi si è persa e che prima o poi tornerà buona per l’umanità.
Potrebbe essere un monaco orientale a fare questa strada; e il racconto di nove giorni scendendo il fiume fa venir voglia di partire nello stesso modo da soli, trovare un fiume a portata di mano, per dare così un po’ di respiro allo spirito. È l’unica cosa a cui si può ragionevolmente pensare da vivi, andare avanti senza saper bene perché.

Domenica 18 Febbraio la conclusione della rassegna con lo Spettacolo teatrale “La vita lì dentro – Storie di semi” di e con Marta Mingucci di Natura Teatro
Uno spettacolo di narrazione delicato e poetico per famiglie e bambini dai 5 ai 99 anni.
Il seme, la forza della vita, l’attesa, la cura, la nascita e la crescita. Il ritrovamento di vecchi semi tenuti in un cassetto, come un tesoro antico e poi scordati, scaturiscono fantasia, voglia di scoprire che cosa nascerà. Le storie ingannano l’attesa. Basterà un po’ di terra, calda e umida, un pizzico di amore e attenzione per meravigliarsi ancora una volta della forza della vita.

Nello Zaino di Antonello: I viaggi e l’avventura raccontati attraverso le storie