Dieci Buoni Motivi

di Marita Bartolazzi

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per NON leggere “La donna che pensava di essere triste

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  1. Non ci sono storie sentimentali: nessun marito, moglie, amante, fidanzato/a (nemmeno uno piccolo così…).
  2. Non ci sono morti, assassini, detective (ne’ buoni ne’ cattivi).
  3. E non ci sono nemmeno fruste (né frustati/e), manette di pelouche rosa o inquietanti abiti in latex corredati da stivali con tacchi a spillo.
  4. È un libro breve: del tutto inadatto per affrontare un viaggio in Transiberiana.
  5. Non ci sono storie strappalacrime di figli abbandonati, di bambini persi e poi ritrovati, contesi, rapiti e – men che meno – picchiati o sottoposti a sevizie.
  6. Non ci sono cattivi (e nemmeno buoni, almeno non del tutto).
  7. Mancano gli adolescenti inquieti, i nonni pieni di vita, i tradimenti, le corna, gli abbandoni, i dissesti finanziari.
  8. Non si parla di famiglie. Di nessun tipo
  9. Non si parla di potere, di denaro, di scalate al successo, di sfrenate ambizioni.
  10. Non si può fare un film da questo libro, né una telenovela, né una serie televisiva.
Dieci Buoni Motivi per NON leggere “La donna che pensava di essere triste”