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Quanto è dura essere genitori? Certo anche essere figli non è tanto semplice, soprattutto se adolescenti.

La comunicazione, il parlarsi a cuore aperto, l’ascolto attento non sono scontati tra una madre e una figlia adolescente, anche nei rapporti più idilliaci e tranquilli. Come madre non mi piace forzare certi argomenti, per non sembrare prescrittiva; dall’altra osservo con attenzione, e un pizzico di preoccupazione, le tante sollecitazioni a cui mia figlia è sottoposta dal mondo che la circonda.

Come si fa?

Ecco io ho un’arma, e una serie di alleati fedeli. I libri sono la mia arma invincibile. Gli alleati gli scrittori per ragazzi che stanno aiutando non solo mia figlia, quasi dodicenne, a crescere, ma anche me, provetta madre di adolescente, a mettermi alla prova, a guardarmi allo specchio attraverso le figure degli adulti presenti nella letteratura per ragazzi. Nei libri rivolti agli adolescenti ritrovo uno sguardo obliquo con cui osservare il mio interagire “da adulta” con il mondo di chi vive la stagione intermedia, né carne né pesce, né piccolo né grande. Il mistero dell’adolescenza non può essere svelato definitivamente, come tutti misteri fondamentali della vita, ma può essere indagato e analizzato, o almeno descritto.

Per me questa è la felicità degli scrittori per ragazzi: essere capaci di mettersi nei panni degli adolescenti, e di spiegare a loro e a noi adulti ciò che vedono e sentono.

Clicca sulla foto per accedere al blog di Nadia Terranova
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Nadia Terranova ha una felicità speciale: quella di accarezzare il mondo adolescenziale con una levità che si posa anche su temi dolorosi, come la perdita, la malattia e la morte.  Perché la vita, nella gioia e nel dolore, ha la consistenza delle nuvole: questo mi sembra il senso del bellissimo titolo “Le nuvole per terra” (Einaudi Ragazzi), in cui quattro adolescenti si trovano a vivere la prova più ardua della loro età: la ricerca di sé. Difficile che siano gli adulti a svelare loro il mistero della loro essenza, soprattutto quando i genitori stessi mostrano di aver perso la bussola, di non sapersi più orientare nel groviglio dei sentimenti e delle reazioni. Forse più dei genitori, possono le zie, fa lo stesso se adottive, ma anche loro alla fine sbagliano le coordinate e si ritrovano in alto mare. Per fortuna ci sono i nonni, che il destino talvolta regala in maniera inattesa: marinai navigati della vita e delle sue tempeste.

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Nuccia a 12 anni è ormai una lettrice solitaria, però il libro di Nadia Terranova abbiamo scelto di leggercelo ed è stato il modo di parlare tra noi di tanti temi scottanti per la sua età: il primo bacio, le idiosincrasie del suo giovane cuore, le bugie e le fughe, le compagnie e lo stare insieme, il mondo degli adulti con le tante contraddizioni, soprattutto commentando il comportamento dei personaggi del libro: Rebecca che tratta male Loris (ma perché?); la malattia di Lulli (ma è possibile?); l’antipatia di Maura (un po’ la capisco…); per passare ai personaggi adulti, tra i quali Nuccia, giudice severo come sanno essere i dodicenni, non salva nessuno (forse solo un po’ Paolo).

Non solo l’aspetto comunicativo tra una madre e una figlia, che “Le nuvole per terra” ha reso più spigliato ed esplicito, ha fatto sì che la lettura ad alta voce, alternata a due, fosse  un momento di profonda intimità tra noi, ma anche, magia dei libri, il condividere emozioni e stati d’animo suscitati dai personaggi e dai loro atteggiamenti. La sorpresa, la contrarietà, la partecipazione alle vicende ci hanno viste ora vicine nel sentire, ora distanti nella reazione e ci hanno regalato la consapevolezza di essere simili, ma non la stessa persona; di essere uguali e differenti nello stesso tempo, ma non per questo rivali. Che gli adulti sbagliano, perché la vita mette tutti alla prova. L’importante è ritrovarsi e ascoltarsi, anche semplicemente nel battere ritmico del cuore.

Sono strani gli adolescenti, pensa Paolo. Non dicono mai le cose esplicitamente e non si sa come dirle a loro. Prendiamo Rebecca, per esempio. Finché era piccola, ci dicevamo tutto. O meglio: lei diceva tutto a me, veniva a cercarmi, mi saltava sulle ginocchia, piangeva, rideva, mi raccontava i fatti delle sue amiche e si lamentava della mamma. Si fidava di me a livelli imbarazzanti e io non ero all’altezza delle sue confessioni. Avevo una gran paura di sbagliare, come ha sbagliato mio padre con me, come aveva sbagliato mio nonno con lui, come sbagliano sempre tutti i padri. Quando ha smesso di parlarmi, però, la mia Rebbi mi è mancata. Tornava da scuola e si chiudeva in camera. Ha cominciato a giocare con lo smartphone. Mi ricordo il giorno in cui ha tolto dal comodino la foto di me e Betta che la tenevamo in braccio appena nata e ha appeso un poster di quella, come si chiama, Rilke, truccata e vestita, o meglio svestita, come mai vorrei che lei si svestisse e truccasse. Ieri Rebbi giocava con le bambole e oggi si è innamorata.

Leggendo insieme a Nuccia “Le nuvole per terra”