Gli autunnali

Questa volta è facile, in una villa romana verso la fine d’ottobre, su una di quelle panchine malmesse e coperte di foglie che piacciono tanto al protagonista de “Gli autunnali”.

Nella passata per “I difetti fondamentali” Luca Ricci aveva giocato sulla dicotomia reale/virtuale (QUI la nostra chiacchierata sul blog), mentre per questa seconda chiacchierata mi trascina fascinosamente nel mondo del protagonista del suo primo romanzo, “Gli autunnali”, edito da La nave di Teseo. Uno scrittore, che al rientro dalle lunghe vacanze al mare con la moglie Sandra, sente tutta la stanchezza di un matrimonio, borghese e ormai consunto. Terreno fertile per coltivare un’ossessione erotica: innamorarsi della foto di un libro d’arte che ritrae la musa e compagna di Amedeo Modigliani, Jeanne Hébuterne, fino a ritenere che si sia incarnata in una lontana cugina della moglie, Gemma, con cui intreccerà una relazione ambigua durante l’autunno romano, splendido e decadente.

Ci stringiamo e vi facciamo posto sulla panchina, per fare insieme una passeggiata tra le pagine de “Gli autunnali”.

Clicca sulla copertina per accedere al sito della casa editrice.
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Questa sì che è una notizia: Luca Ricci, lo scrittore di racconti per antonomasia in Italia, esordisce nel romanzo. Ma è vero? 

Perché dopo aver letto “Gli autunnali” la sensazione netta è che tu abbia forzato la definizione di romanzo a vantaggio del racconto. Certo del romanzo ci sono le vite dei personaggi che si dipanano fino alla fine; c’è lo scorrere lineare del tempo, quantificato in mesi e in un’intera stagione, l’autunno. Ma del racconto c’è la misura e il ritmo, la scrittura fulminante e la pregnanza dei dialoghi; del racconto il non detto e l’appena accennato ad aprire mondi e chiarire reazioni; del racconto la predilezione per la narrazione dei sentimenti più che per quella delle storie. Infine mi sembrano tipici dei racconti di Ricci l’attenzione per la filigrana letteraria del testo che è sottesa alla trama del romanzo e la presenza dello scrittore come narratore inattendibile della vicenda.

Che tu non creda più alla distinzione tra romanzo e racconto, e l’abbia voluto dimostrare con “Gli autunnali”?

Luca ricciCredo ancora fermamente alla distinzione tra romanzo e racconto, ma credo che il romanzo – che ha o dovrebbe avere un aspetto polimorfo – possa essere piegato più facilmente a una sorta di sperimentazione costante. Nel mio caso, ho voluto scrivere un romanzo come se fosse un racconto, nel senso che ho cercato una velocità e una verticalità che in genere le pagine delle narrazioni lunghe non hanno. Poi certo da scrittore di racconti sono successe cose divertenti, soprattutto quando stavo già lavorando sulle bozze insieme alla bravissima Ileana Zagaglia. Magari m’imbattevo in due definizioni d’autunno che contenevano la parola primavera, tipo «l’autunno è la vera primavera dei temperamenti inquieti» e poi dopo venti o trenta pagine «l’autunno è una primavera tetra» e volevo togliere una delle due. Ma poi mi dicevo che “Gli autunnali” non era un racconto, a cui una sola definizione sarebbe bastata, stavolta la narrazione copriva un arco temporale maggiore, e anche la variazione narrativa era più complessa, perciò andava benissimo lasciare tutt’e e due quelle definizioni d’autunno.

quadro-modigliani

L’autunno non è una semplice scansione temporale in cui inserire il percorso esistenziale del protagonista; non è una semplice stagione per colorare lo scenario in cui si muovono; e non è semplicemente un trampolino da cui prendere lo slancio per meditazioni e riflessioni esistenziali; non è neppure uno specchio in cui i due scrittori, il protagonista e Alberto Gittani, si riflettono. L’autunno è un personaggio vero e proprio, che informa e smuove i personaggi, intorbida le vicende, trascolora i sentimenti. Il rapporto con i due scrittori finisce per essere di immedesimazione: “Gli autunnali” vuol fare riferimento a questo? Solo gli scrittori sono autunnali, infatti nel romanzo sembra che gli altri personaggi siano immuni dalla forza estenuante della stagione, o è invece più in generale una condizione esistenziale? C’è un rapporto tra l’autunno e il modo ossessivo e fantomatico con cui i due scrittori amano?

Luca ricciL’autunno è stato il mio ghost writer, nel senso che ho cercato di farmi suggerire l’andamento drammatico della vicenda proprio dal susseguirsi dei mesi. Dalla fine di settembre alla fine di dicembre si costituisce un climax perfetto, una sottrazione implacabile di luce e calore (e da scrittore di racconti amo la tecnica della sottrazione). Alla domanda plausibile del perché non abbia optato per un happy end, potrei rispondere che una storia non può finire in modo felice se termina durante il solstizio d’inverno, cioè nel giorno con meno luce e calore dell’anno. Poi certo l’autunno è anche un elemento utilizzato nel romanzo, è set e tema e aggettivo qualificativo. Più che i personaggi, credo che a essere autunnale sia proprio la vicenda narrata: lo struggimento d’amore a cavallo tra mondo dei vivi e mondo dei morti. Poi certo, molto in secondo piano c’è anche lo spaccato sociale – moraviano – d’una borghesia che si muove in una Roma da cartolina (il protagonista e la sua spalla Gittani passeggiano ogni volta in un diverso punto di Roma, tutti però accomunati dalla loro notorietà come mete turistiche, luoghi pubblici che proseguono, ingigantendola, la finzione dei luoghi privati).

 

Questi fantasmi, che siano anche semplicemente la coda di un gatto…

Sandra, Gemma, Nadia, Kainene la prostituita e sopra di loro, Jeanne Hebuterne, musa e amante di Modigliani.

Cosa rappresentano all’interno della relazione amorosa che il protagonista vive con ognuna di loro: sono tutti aspetti di un unico sentimento, o invece sono gradazioni e declinazioni differenti dell’amare? E Gittani con il suo amore per l’infermiera della moglie malata, non contraddice questo amare dell’amico diverse donne, affermando che si ama una donna sola fino alla morte?

Gli autunnali sono un libro sulla forza prepotente dell’amore che supera la morte, o sull’impossibilità dell’amore?

Luca ricci“Gli autunnali” è un’illusione ottica, come quelle immagini a doppia lettura che a seconda di come le guardi cambiano forma: si parla di un amore attraverso un disamore. Se si vuole è la storia di un adulterio, perciò il rapporto coniugale del protagonista è sviscerato impietosamente, la noia, la mancanza di desiderio. È iniziato come un omaggio a Maupassant e all’ossessione amorosa. In realtà mano a mano che scrivevo mi sono reso conto che stavo scrivendo una storia molto contemporanea. Il protagonista s’innamora di una donna di cui ha solo una foto, una situazione non troppa diversa da una relazione che nasce su Instagram. La letteratura non può non parlare dell’epoca nella quale viene scritta, ecco perché gli scrittori dovrebbero fregarsene di essere attuali a tutti i costi. Tornando all’amore, le relazioni che tessono i personaggi sono altrettanti punti di vista, l’autore non ne sa più di loro, vive e ama alla giornata. C’è però la voglia d’interrogarsi ancora sull’amore, su questo sentimento sottovalutato o sopravvalutato a seconda dei casi – ecco forse così: l’amore è un sentimento di cui è impossibile fare la giusta valutazione-, una specie di malattia. Dicono sempre che dopo passa. È vero, ma poi torna.

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Un’illusione ottica sembrano anche i personaggi maschili di “Gli autunnali”: il protagonista, l’amico, scrittore come lui, Gittani, e il pittore Clemente. A tratti sembra quasi che siano percezioni e proiezioni dell’io narrante, fantasmi anch’essi. Non a caso, nell’epilogo, che sovverte tutta la narrazione, si passa alla terza persona, nel completo anonimato del protagonista. 

Che rapporto c’è tra i tre uomini e quale il loro rapporto con l’Arte, intesa con la maiuscola e in senso lato e generale? perché come già in “I difetti fondamentali” mi sembra che sia sempre chiara da parte tua l’intenzione di riflettere sullo stato della letteratura, e in questo nuovo anche della poesia e della pittura.

Luca ricciAncora una volta ho scritto di artisti, e in particolar modo di scrittori. Mi sono affezionato alla categoria, evidentemente. Gli scrittori sono tipi stravaganti e possono essere grandi personaggi letterari, al pari dei moschettieri o dei pirati. In un senso più profondo, credo che la crisi artistica sia una delle varie declinazioni della morte presenti nel romanzo – la morte dell’amore coniugale, la morte della ragionevolezza e del buon senso in favore della poesia (qui intesa come forza primordiale, atavica), perfino la decadenza di Roma (Roma è onnipresente, questo è anche un romanzo di passeggiate)- e  incarnate alla perfezione dall’autunno. Anche in questo caso il rimando a Moravia è evidente: nella prima pagina de “La noia” (storia che parla proprio di una relazione torbida, di artisti maledetti e di Roma) il protagonista distrugge la tela posizionata sul cavalletto ripromettendosi di non dipingere mai più: è da lì che parte la sua incessante autoanalisi.

 

Quello che ammiro di più della tua scrittura, sempre così incisiva e fulminante, sono i dialoghi. Brillanti, pungenti, sempre ficcanti. Se è vero che “Gli autunnali” è un romanzo di passeggiate, è anche vero che quelle passeggiate sono rese indimenticabili dagli scambi verbali e dialettici dei due scrittori.

Ma anche l’invenzione di amici immaginari da parte della nipotina del protagonista ha un senso straordinario di svelamento che esplode attraverso i dialoghi. 

Provi un piacere mefistofelico a scrivere le battute dei tuoi personaggi?

Tra le tante, salaci e sagaci definizioni, che i due amici si palleggiano durante i loro incontri, una mi sembra nasconda una professione di poetica:

L’amore è come leggere un romanzo, ci vuole la sospensione dell’incredulità.

La confermi come scrittore o la lasci ai due “autunnali”?

Luca ricciL’aforisma mi pare particolarmente calzante rispetto ai miei testi, che spesso partono da un evento improbabile ma non impossibile, sul limitare cioè della realtà (e perciò del realismo), per poi dispiegarsi con una logica implacabile, soprattutto nelle conseguenze emotive e mentali dei personaggi. Funzionano così diverse mie short story, ma anche “La persecuzione del rigorista” o “Mabel dice sì”, per non parlare dei tanti esempi che potrei trarre da “I difetti fondamentali”. Anche ne “Gli autunnali” l’ossessione amorosa per una fotografia che ritrae una donna morta un secolo fa potrebbe sembrare inverosimile, ma in fondo serve soltanto come spinta iniziale per scatenare un effetto domino, una serie di reazioni concatenate, che sono il vero oggetto del libro e del mio lavoro. Non mi stancherò mai di ripeterlo, non sono uno scrittore realista, ma questo non mi mette per forza di cose tra gli scrittori visionari. I miei libri sono studi sull’umano, ecco. D’altronde anche Guy de Maupassant- a cui il romanzo è dedicato – si stancò presto del naturalismo, di fare bozzetti di Parigi o della Normandia, e si dedicò interamente agli uomini e alle loro deviazioni. Anche i suoi lettori dovevano faticosamente sospendere l’incredulità, di fronte a un uomo colonizzato da creature invisibili (“L’Horla”), oppure di fronte a un flâneur che in una notte da incubo diventa l’unico abitante di Parigi (“La nuit”)… Non bisogna credere quasi mai alla realtà, bisogna credere quasi sempre alla letteratura.

Chiacchierando (di nuovo) con… Luca Ricci