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Perché è necessario che esista un luogo come il Women’s Fiction Festival di Matera?

Le ragioni sono tante, forse infinite, e confesso che molte di esse, ma non l’interezza, si radicano nel mio percorso personale e nella soggettività della mia percezione.

22046077_1725451337488858_5258733592986334780_nIn questa edizione sono stata catapultata dalla generosità di Mariateresa Cascino, Elizabeth Jennings e Maria Paola Romeo, fondatrici del Women’s Fiction Festival, nell’organizzazione dello stesso, insieme con Silvia Palumbo, Becky Riches e Tiziana D’Oppido. Ognuna con un compito preciso, che corrispondesse alle potenzialità e agli interessi di ciascuna di noi. Come sarebbe bello poter sempre impegnarsi in ciò che più ci appartiene, fare ciò per cui ci sentiamo portate, affaticarsi con la consapevolezza che il risultato è ciò che abbiamo sempre desiderato. Per me il Women’s Fiction Festival ha rappresentato tutto questo, e quindi non può che essere un posto necessario nell’equilibrio del mio mondo. Quello di cui sarò sempre grata a Mariateresa Cascino non è avermi inclusa lì dove bisognava, ma avermi affidato il compito che più mi calzava. Non esiste per me altro luogo in cui mi sono sentita più a mio agio e più nella mia pelle che il Women’s Fiction Festival. Lo affermo non solo per fierezza, ma soprattutto per testimoniare che al mondo i posti necessari in cui sentirsi se stessi esistono, bisogna solo alimentare la speranza ed essere pronti alla fortuna di trovarli.

21766459_1722424861124839_2145783514696296558_nNel 2017 è facile pensare a Matera, come luogo ideale di bellezza, in cui svolgere un evento letterario, nel 2004, anno della prima edizione del Wff, non così scontato, e inoltre non così semplice. Nel 2017 invitare a Matera riscuote un immediato successo e per molti affonda anche nel desiderio di visitare la città, alla ribalta dopo la candidatura e la nomina a Capitale Europea della Cultura per il 2019. Nel 2004 probabilmente la maggior parte degli ospiti che avrà accettato l’invito a partecipare al Festival, sarà rimasta sorpresa dalla bellezza folgorante e sfolgorante di questa città. Eppure la lungimiranza delle fondatrici del Wff è stata proprio quella di crederci quanto nessuno era pronto a scommetterci, né sulla formula innovativa del Congresso né sulla possibilità di farlo in una provincia isolata e marginale come Matera.

Facile nel 2017 dunque festeggiare un’edizione, la tredicesima, ricca e riuscita, piena di incontri e di ospiti, ma è stato soprattutto commovente constatare e percepire l’attaccamento al Festival sia delle aspiranti scrittrici iscritte al Congresso, molte non per la prima volta, che avevano temuto, per la pausa di un anno dall’edizione precedente, che non ci sarebbe stato un altro Wff, sia per i numerosi lettori che hanno affollato gli incontri pubblici, anche in orari difficili per la vita di provincia, come il mezzogiorno di un sabato mattina,22045906_1725002290867096_9179652671614674896_n ricompensati da una presentazione piena di brio e di leggerezza condotta dal Direttore di Donna Moderna, Annalisa Monfreda, con Lorenzo Marone e Federico Baccomo, che nella diversità di temi e di toni dei loro romanzi, “Magari domani resto (Feltrinelli) e “Anna sta mentendo” (Giunti) si sono dimostrati coppia piena di humour e di disarmante semplicità. Forse perché, e questo è un’altra medaglia che il Wff può appuntarsi al bavero, il Festival non è solo della città di Matera, ma si profila nell’orizzonte nazionale e internazionale, non più solo con gli ospiti e gli iscritti come è sempre stato sin dalle prime edizioni per la natura stessa della formula del Congresso, ma anche per i lettori e i partecipanti agli eventi esterni e pubblici.

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Pioniere certamente nel 2004 le ideatrici del primo Congresso in Italia dedicato, sul modello anglofono, alle aspiranti scrittrici per conoscere da vicino con conference mirate e “tecniche” il mondo editoriale, al quale anelavano di partecipare, e per intenderne fino in fondo i meccanismi, e 22089531_1723669201000405_2408125156738623857_ncon la formula della Borsa del Libro, in cui avere l’occasione di un incontro a tu per tu con agenti, editori, editor per presentare l’inedito tenuto fino a quel momento nel cassetto. Forse nel 2017 la formula non sorprende più tanto, fatta propria da altre manifestazioni e dalle scuole di scrittura, ma conserva da una parte un’esperienza più che decennale per il Wff che fa la differenza, e dall’altra rimane un’occasione importante per chi desidera esordire.

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Ogni singolo momento del Festival varrebbe la pena di essere raccontato, dai tanti spunti di riflessione e di indagine scaturiti nella parte congressuale, con relatori di eccezione come Porter Anderson e Mark Dawson, agli incontri pubblici, giocati sul filo sottile degli Equi-libri (che vi ho già raccontato QUI).

Ma all’interno del mio album di ricordi, in ordine sparso, scelgo dei momenti che valgono a sintetizzare le sensazioni, emozioni, le impressioni vivide e belle che hanno accompagnato l’edizione del WffMatera2017. Sono tutte colorate in soggettiva, come mia personale e autentica interpretazione di ciò che è accaduto a Matera dal 28 al 30 settembre 2017.

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Un momento peculiare del Festival è la cerimonia del Premio Letterario “La Baccante”: tanti i  nomi di donne che hanno ricevuto un gioiello prezioso a testimoniare l’importanza della loro figura nel campo letterario e non solo. Quest’anno la Baccante era diversa dal solito e molto coinvolgente. 22090060_1986028305043620_5946104262353356646_nL’anno scorso ci lasciava Francesca Del Rosso, per un tumore che non aveva spento il suo entusiasmo alla vita. Il marito, Alessandro Milan, giornalista di Radio24, e le amiche, tra cui Alessandra Tedesco, la voce dei libri della stessa radio, hanno fondato un’associazione culturale Wondy sono io che si fa portavoce del tema della resilienza con cui Francesca Del Rosso, pur soccombendo alla malattia, ha vinto la sua battaglia più vera, non rassegnandosi mai e continuando a provare un grande entusiasmo per la vita, vissuta soprattutto in viaggio, che era la sua dimensione ideale. 22090174_1986028205043630_8845365213866390264_nLa mostra “In viaggio con Wondy”, che ha accompagnato il premio, ospitata nella Galleria Opera Arte e Arti, racconta i suoi viaggi fino a quello in sua assenza, quando Alessandro Milan ha viaggiato da solo con i figli, all’indomani della morte di Francesca, per testimoniare nell’intimità della relazione con loro che la resilienza è un modello di vita, di cui farsi coraggiosamente interpreti, sempre, anche quando il mondo crolla addosso e sarebbe più facile lasciar perdere tutto. Perché essere resilienti vuol dire soprattutto un gesto semplice, fatto in un momento di pieno sconforto, come comprare tre biglietti aerei per scardinare il proposito della figlia, che ha appena perso una mamma eccezionale, di non viaggiare mai più, perché la mamma non c’è più.

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La serata conclusiva del Festival, come ha ricordato Alessandra Tedesco, è stata una festa per Francesca Del Rosso, come sarebbe piaciuta a lei, che avrebbe gridato: – Che figata! Per poi correre a decidere cosa mettersi per partecipare.

22090016_1725317534168905_5442720761069632834_nNell’organizzare e scegliere gli ospiti degli eventi pubblici, il tema degli Equi-libri ha indirizzato in maniera fondamentale le scelte, mai casuali e sempre vagliate e discusse con passione e cura. Soprattutto volevamo creare confronti e interazioni tra i libri e i loro autori, tracciare traiettorie di senso sia tra un incontro e l’altro, che all’interno dello stesso incontro. Riprova che la sfida insita nel far dialogare tra loro libri all’apparenza diversi, aveva un suo spessore letterario è stato l’incontro con Carmen Pellegrino e Alessandro Garigliano, che hanno scritto due intensi romanzi sulla paternità, “Se mi tornassi questa sera accanto” (Giunti) e “Mia figlia, don Chisciotte” (NN EDitore), differenti per scrittura e struttura, ma simili nella compostezza e nella raffinatezza del risultato. Nel dialogare con me e Annarita Briganti è emerso chiaramente che il connubio tra i due scrittori era foriero di ricchezza di spunti e riflessioni. 

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Quando, durante la presentazione con Antonella Lattanzi e Anna Giurickovic Dato, Isabella Fava, giornalista di Donna Moderna, collaborazione feconda e illustre che ha accompagnato il Festival, ha riconosciuto il 22008325_1724332010934124_7287043140544385525_nsenso del dialogo tra i due libri, “Una storia nera” e “La figlia femmina” chiamandomi persino a intervenire in merito, l’emozione che fosse stato colto l’intento e messo in evidenza si è intrecciata con il senso pieno di partecipazione che la giornalista ha saputo rendere così forte, sollecitando la mia presenza. D’altronde la collaborazione è proprio questo: sinergie e intrecci che confluiscono a dare significato all’insieme.

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Come le parole di ringraziamento, così sentite e vere, di Loredana Lipperini al Festival, non per l’invito a presentare “L’arrivo di Saturno”, il suo nuovo romanzo per Bompiani, che così bene si inseriva nel tema degli Equi-libri, tenendo insieme in un equilibrio complesso e sfaccettato diverse esigenze e strutture narrative, più storie e dimensioni, personaggi molteplici ed eterogenei, ma per il primo invito ricevuto nel 2007, quando non era ancora la personalità così convincente e autorevole che è oggi. Un riconoscimento meritato e pieno a chi come Mariateresa Cascino ha voluto strenuamente che il Festival tornasse ad alzare il sipario e fosse momento colto, frizzante di leggerezza e comunitario nella città.

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Per molte aspiranti scrittrici il Women’s Fiction Festival è un’occasione unica, capace di cambiare la vita, per me come lettrice attenta alle dinamiche editoriali il momento unico è stato ascoltare Beena Kamiani, una delle ospiti qualificate del Congresso, editor di Penguin-Virgin da venticinque anni e scrittrice. Sentirla parlare del suo rapporto con il premio Nobel Saul Bellow e della sua scrittura è stata una lezione profonda di letteratura. Un ritratto dall’interno di un rapporto privilegiato, quello che lega lo scrittore all’editor. Minuta, dolce, burrosa: Beena Kamiani è uno degli incontri indimenticabili del Wffmatera2017.

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Come in ogni circostanza felice, anche in questa c’è un rammarico: quello di non aver potuto partecipare, per impegni che si sovrapponevano per il WFF, allo scontro sul ring letterario di due squadre che invece di pugni hanno sferrato parole, formate da allievi di due istituti superiori della città. L’evento si è sviluppato all’interno della collaborazione che il Women’s Fiction Festival ha stretto con il Centro di formazione Supereroi, tenuto da Edoardo Brugnatelli, storico editor di Mondadori, e Francesco Gungui, che somma in sé la veste di scrittore di successo e di figura editoriale. Con il centro di formazione supereroi alcune scuole di Matera hanno vissuto l’esperienza di vedere raccolti in volume i racconti scritti durante un laboratorio di scrittura tenuto dagli stessi.

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La gara letteraria in piazza su un vero ring allestito per l’occasione ha visto una platea entusiasta, tifoseria sfegatata, vinti e vincitori soddisfatti e felici come rende solo la scrittura.

22046705_1724982947535697_8966409679768567056_nIl ring letterario è stato il culmine di un durevole e ricco programma di eventi nelle scuole, sotto la direzione di Silvia Palumbo, docente visionaria e dai larghi orizzonti, “voce dei ragazzi” come si è definita lei stessa, che ha portato il WFF tra i banchi nella formula coinvolgente dei laboratori con gli autori. Dalle materne alle superiori: molte le scuole di Matera che hanno vissuto nei propri istituti la carica eversiva e rivoluzionaria di questa nuova edizione del Women’s Fiction Festival. Formula di successo e molto applaudita, che segnerà di sicuro le prossime edizioni del Festival, perché è tra i banchi che si formano i lettori e anche i futuri scrittori.

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Infine si entra nel campo più propriamente sentimentale, le notti insonni con Mariateresa Cascino, in due stanze comunicanti, in cui l’una teneva compagnia all’altra nel silenzio, con il fruscio delle lenzuola che erano parole sussurrate di incoraggiamento ed esaltazione; i saluti e i sorrisi, i ringraziamenti e i complimenti; i passi, i tanti passi guardando la bellezza infinita e indicibile dei Sassi; i messaggi degli studenti in alternanza scuola-lavoro, felici di esserci e di darsi da fare, e i loro commenti soprattutto quelli legati alla scoperta di un modo diverso, un approccio più immediato e vero ai libri e alla lettura; 22045984_10213176165272775_8554423019027312022_nun’amicizia e un’attestazione di affetto legata a un esordio, un libro che affonda in un dolore anche se non lo racconta, ma che è ovattato da un sorriso contagioso e meritatamente appagato: “Il narratore di verità” di Tiziana D’Oppido per LiberAria, presentato in anteprima al Wff; il sorriso instancabile e mai sgualcito di Becky Riches, capace sempre di trovare una soluzione, di mettere una toppa, di colmare una dimenticanza; le battute di spirito e la simpatia di Silvia Palumbo;22089039_1725186870848638_5343709614473744158_n  la presenza di un amico, il libraio della UbikFoggia, Salvatore D’Alessio che per essere al Women’s Fiction Festival tutto il tempo che poteva ha viaggiato di notte e arrivato all’alba, si è goduto lo spettacolo dei Sassi lentamente illuminati dal sole nascente. E ancora Giovanna, Laura, Letizia con la loro spumeggiante giovinezza.

Ho perso l’equilibrio per quattro, lunghe, esaltanti giornate, e ora ho piena consapevolezza di quanto sia necessario a volte perderlo, per ritrovare un nuovo, inedito baricentro, capace di cambiarti e migliorarti, e farti sentire felice.

Lunga vita al Women’s Fiction Festival, con l’augurio che sia sempre di più e per ancora più persone un luogo necessario in cui vivere esperienze capaci di cambiare la vita, o quanto meno arricchirla di nuovi Equi-Libri.

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WFFMatera17 #3: Resoconto finale