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Quando chiedo a Giulio Perrone dove potremmo incontrarci per conversare di “Consigli pratici per uccidere mia suocera”, il suo secondo romanzo pubblicato sempre da Rizzoli, la proposta è golosa:

potremmo sicuramente aver fatto la nostra conversazione di fronte ad una buona carbonara dal mitico Marcello a San Lorenzo.

vitadifficile01aL’invito è accattivante, e mi fa subire pensare al grande Alberto Sordi, che in omaggio a Totò, ha reso la scena davanti a un piatto di pasta un’icona della commedia all’italiana.

 

Ingannata dal titolo, “Consigli pratici per uccidere mia suocera”, mi aspettavo che alla seconda prova Giulio Perrone fosse tornato, o meglio fosse rimasto ancorato al genere giallo, come l’esordio “L’esatto contrario” (2015) sempre per Rizzoli (di cui ho chiacchierato con l’autore QUI). Invece: sorpresa! Piena  e riuscita, perché “Consigli pratici per uccidere mia suocera” si prende la libertà di non appartenere a nessun genere, e di raccontare di un protagonista “novecentesco” che con letteraria inettitudine vive la sua esistenza fatta di un lavoro precario e privo di soddisfazioni, un matrimonio fallito e due donne che lo mettono in subbuglio, una madre assente e un padre che fatta irruzione nella vita di Leo all’improvviso, ha bisogno di essere accudito più di un ragazzo scapestrato.

Chi leggerà il romanzo scoprirà, (io mi guardo bene dal rivelarlo) la centralità che il quesito del titolo assume nella vita di Leo, invece mi preme chiedere a Giulio Perrone, da dove nasce il titolo: se dalla volontà di evidenziare l’elemento più curioso e originale della narrazione, o invece nasconde un piccolo burlesco inganno al lettore, quello di suggerirgli che si tratta di un giallo, mentre invece è…?

Posso dirti che da una parte mi interessava rimandare subito alle particolari peripezie che il protagonista sarà costretto ad attraversare per “colpa” del titolo. Peripezie che hanno a che fare con il suo lavoro e con la totale follia di un datore di lavoro che nessuno mai dovrebbe avere nella vita. Dall’altro lato mi interessava il concetto metaforico di “suocera” che storicamente assume una connotazione negativa e che ci fa subito pensare all’intromissione, al martellamento, alla presenza assidua nella nostra vita di un elemento di disturbo. Naturalmente nella vita reale, per fortuna, non sempre è così ed esistono anche bei rapporti con la propria suocera, ma se pensiamo appunto al suo concetto astratto e leggiamo il libro ci rendiamo conto che nella sua testa di “suocere” Leo ne deve uccidere davvero tante, per crescere finalmente, diventare uomo e fare le sue scelte.

 

perroneAffrontiamolo subito il datore di lavoro del protagonista, perché è un’incursione narrativa e romanzesca davvero felice.

Giulio Perrone è un editore, come Enea Ranieri Malosi, il datore di lavoro di Leo Mameli, che è traduttore e lettore per la casa editrice. Due personaggi, a loro modo e in maniera originale, del tutto speculari, che sono il destro per raccontare dal di dentro e con sottile e sferzante ironia il mondo editoriale italiano.

Da quale esigenza nasce la volontà di scrivere un romanzo che avesse come sfondo prepotente lo stesso ambiente professionale da cui proviene l’autore? Di solito si chiede sempre all’autore quali elementi autobiografici ha prestato al protagonista, ( la fede calcistica senz’altro!), invece mi chiedo se in qualcosa Enea Ranieri Malosi somiglia a Giulio Perrone Editore, o se c’è un riferimento a qualcuno in particolare nel mondo editoriale nel tratteggiare in maniera così caustica il personaggio. E per tornare al protagonista, Leo Mameli, perché tra le tante figure editoriali hai scelto per lui quella del traduttore e più ancora del consulente editoriale.

La scelta di far lavorare il mio protagonista nel mondo editoriale è stata frutto di una lunga riflessione. Da una parte l’idea mi stimolava dall’altra volevo essere attento a fornire uno spaccato credibile ma anche piacevole del mondo del libro. Credo che alla fine sia venuto fuori qualcosa di equilibrato anche se molti dei personaggi descritti sono chiaramente più carichi di quelli esistenti nella realtà quotidiana. Iniziamo col dire che per fortuna non esiste nessun “Enea Ranieri Malosi” che è davvero un datore di lavoro odioso e intrattabile, oltre che presuntuoso e irrispettoso nei confronti dei propri collaboratori che in effetti considera come dei veri e propri sudditi. Penso, anzi spero, di non avere nulla che mi accomuni a lui mentre invece ho messo un po’ della mia visione dei libri nel protagonista che fa secondo me due lavori stupendi, il traduttore, ma soprattutto il lettore di manoscritti. Fare questo significa trovarsi sulla soglia e dover valutare e decidere. Un compito affascinante ma anche di estrema responsabilità perché se c’è una cosa fondamentale che la casa editrice fa, è appunto scegliere. Il nostro Leo quindi da una parte cerca di portare avanti la sua idea pura di letteratura, dall’altra fa i conti con i meccanismi dell’editoria, dall’altra ancora deve subire la pressione dei tanti aspiranti scrittori che vogliono pubblicare a tutti i costi.  

 

3899202-9788817093569Dopo aver parlato della vita professionale di Leo, inoltriamoci nei meandri della sua complicata e complessa vita sentimentale. Più che sui “Consigli pratici per uccidere mia suocera”, il plot narrativo del romanzo mi sembra che ruoti su una questione in particolare:

La domanda più sciocca che si possa fare è se sia mai possibile amare due donne contemporaneamente.

Leo risponde con una certa fermezza ai lettori:

La risposta è no.

è una delle poche cose che ho definitivamente capito in questi mesi di terapia.

Il romanzo vuole suggerire al lettore la stessa risposta di Leo, proponendo un triangolo capovolto e a suo modo paradossale, in cui moglie e amante si scambiano i ruoli? e l’autore Giulio Perrone come risponderebbe: si possono amare due donne contemporaneamente o si tratta di una bolla in cui il protagonista si crede forte ai suoi stessi occhi all’idea di essere amato da due donne?

Sicuramente questo è un romanzo sulla scelta e prima di tutto sulla scelta tra due donne con cui Leo ha effettivamente costruito uno stranissimo triangolo al contrario in cui la ex moglie diventa amante e la ragazza per cui l’ha lasciata, donna inconsapevolmente tradita. Questa sua incapacità di scegliere è al centro di tutte le sue difficoltà e la cosa, a mio parere, l’accomuna a tantissimi quarantenni di oggi diventati professionisti nel rimandare l’accesso all’età adulta e alle responsabilità. Quasi che programmare un domani sia una cosa davvero troppo grande da portare sulle spalle. E queste due donne, invece, donne di età, carattere e cultura diverse hanno invece un’idea molto chiara del loro futuro e di quello che vorrebbero da Leo. Prima di tutto, il suo amore. Ed ecco che arrivo alla tua domanda dicendo che no, non si possono amare due donne. Si possono magari provare sentimenti diversi e paralleli per due o anche più donne ma non amore. L’amore è univoco se viene realmente provato. Ed ha a che fare con quello che di più profondo sentiamo dentro a prescindere dalla persona per cui lo proviamo. In fondo la terapia che Leo fa serve anche e soprattutto a capire quello che prova veramente e a decidere cosa fare della sua vita. 

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Scelta che noi ci guardiamo bene dal rivelare, lasciando la sorpresa al lettore.
Le donne del tuo nuovo romanzo sono un giusto miscuglio tra femminilità e forza d’animo, intesa come consapevolezza di ciò che sono, quello che vogliono realizzare e chiari obiettivi da raggiungere.
Hanno il coraggio di scegliere, con autonomia e indipendenza, dimostrando che l’amore e un rapporto solido non possono essere l’unico orizzonte per la loro esistenza, e che non può limitare o porre un argine a ciò che vogliono essere.
Donne moderne, spigliate, che sanno di essere belle ma non si irrigidiscono nella loro bellezza, e guardano oltre e dentro di sé.
Come presenterebbe Giulio Perrone ai lettori Marta e Annalisa? Quale tipo di donna vuoi rappresentare attraverso di loro? O invece la rappresentazione del femminile non ti interessa e le due donne sono unicamente personaggi legati alla storia narrata?

Credo che oggi come oggi le donne abbiamo una solidità emotiva e anche una capacità di guardare con intelligenza e sicurezza al futuro che a molti uomini manca. Penso che sia Annalisa che Marta dimostrino questo e ad un certo momento della storia Leo avrà la piena certezza di essere l’unico che ancora non riesce a fare delle scelte. E non parliamo, come tu giustamente notavi, soltanto di scelte sentimentali perché queste due donne sanno bene chi sono e quello che desiderano dalla vita. La stessa Annalisa lo farà presente in modo molto chiaro a Leo invitandolo con le scelte che farà a seguirla oppure a mettere in crisi il loro rapporto. D’altro canto oggi se si vuole portare avanti veramente una relazione è necessario accettare che la nostra compagna abbia tutta una serie di obiettivi e di punti di arrivo che non sempre ci coinvolgono direttamente. Bisogna sapersi stare vicino e crescere insieme nel rispetto dell’altro. Una consapevolezza nuova che mette in crisi tanti, soprattutto gli uomini abituati, forse per una strana e nefasta tradizione, a passare dalla mamma alla moglie. 

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Da lettrice sono attenta e contenta quando un diverso modello femminile, capace di mettere in crisi stereotipi e preconcetti, soprattutto legati a un anacronistico maschilismo, venga messo in luce da scrittori e non solo da scrittrici. Quindi il mio plauso per le donne presenti in “Consigli pratici per uccidere mia suocera”, inclusa la suocera, perché alla fine mi sembra che, con il sorriso sulle labbra, il romanzo sdogani anche questo inveterato cliché.
Ma veniamo al personaggio più sornione, cinematografico ed esilarante: Dustin.
Ebbene sì, anche io sono caduta vittima del suo inspiegabile fascino ed è proprio lui il personaggio il cui ricordo mi è rimasto stampato con maggiore simpatia.
Lo stesso Leo non si capacita: come fa Dustin a suscitare tanta benevolenza, nonostante tutte le malefatte e l’essere una vera canaglia? Qual è il segreto di un personaggio come lui?

Dustin è stato uno degli ultimi personaggi ad entrare nella storia. Mi è venuto in mente quasi per caso che un personaggio come Leo non potesse non avere un padre un po’ particolare e sui generis. Qualcuno che sostiene di aver fatto la controfigura a Dustin Hoffman nel Laureato, che gira con questo duetto rosso e che non sembra dare mai peso a nulla. Amante del gioco d’azzardo e guascone, un personaggio bello da raccontare ma difficile da vivere per chi gli sta accanto. E, a quel punto, mi sono chiesto se fosse possibile creare un rapporto stretto, di forte empatia anche con qualcuno che non ti ha cresciuto ed è stato lontano da te per tanti anni. Sicuramente Dustin non è un padre modello, anzi direi che non è un padre al punto che è quasi sempre Leo a doversi occupare di lui e a tirarlo fuori dai guai. Però in fondo se alla fine Leo avrà la forza di fare delle scelte lo dovrà anche al confronto aperto che finalmente riuscirà ad avere con lui. 

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E per concludere, Giulio: ormai al secondo libro, possiamo affermare con sicurezza che Giulio Perrone è un editore e uno scrittore?

Penso di sì… ormai sono due cose che camminano in parallelo. La scrittura mi sta dando tantissimo, quindi non vedo l’ora di tuffarmi in una nuova storia. 

 

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Chiacchierando (per la seconda volta) con… Giulio Perrone
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