di Federica Pergola

Federica

 

 

 

Le città di carta

Foto di Federica Pergola
Foto di Federica Pergola

Emily Dickinson è uno schermo bianco, una pagina vergine”. Di lei, infatti, non sappiamo quasi nulla. Trascorse la maggior parte della sua vita nella casa dove era nata. A parte qualche visita ai parenti (a Boston, a Cambridge e nel Connecticut) non fece viaggi. Non si sposò. Non ebbe figli. Finché visse, solo sette poesie furono pubblicate, e solo dopo una serie di pesanti rimaneggiamenti da parte degli editori.

Di una delle più grandi poetesse della letteratura di tutti i tempi abbiamo solo una fotografia (di quando aveva sedici anni) e pochissime notizie. La sua vita sembra priva di eventi.

Quindi: da dove partire per raccontarla? Dominique Fortier – scrittrice, editor e traduttrice; vincitrice di numerosi premi letterari (il Premio Gens de Mer; il Prix littéraire du Gouverneur général)- sceglie di abitare i luoghi in cui la poetessa ha vissuto, svincolandoli, però, dalla esattezza dell’esperienza:

“Da mesi rileggo le raccolte di poesie e di lettere di Emily Dickinson, consulto le opere erudite che le sono state consacrate, faccio incetta di siti in cui si vedono le foto di Homestead, della città di Amherst …Finora è una città di carta. Sarebbe preferibile che rimanesse tale oppure dovrei, per scrivere meglio, andare a visitare di persona le due case trasformate in museo? In altre parole: è meglio avere la conoscenza, l’esperienza necessaria per descriverle così come sono nella realtà, o piuttosto conservare la libertà di inventarle?”

Così, a piccoli tratti, con una serie di quadri di parole e immagini (di campanule e raggi di luce, di merli e stagni, querce, farfalle e funghi e farina e biscotti e vestiti bianchi) Dominique Fortier insegue Emily e il suo sguardo, cercando di restituire un riflesso di questa esistenza in ombra attraverso episodi della sua vita (come si trovano narrati  in The life of Emily Dickinson di Richard B. Sewall), piccoli eventi quotidiani ritrovati nella corrispondenza della poetessa e momenti solo immaginati…“Tanto meglio se non si riesce troppo a distinguerli”.

Gli ultimi anni la Dickinson li trascorse tra le mura della sua stanza.

“Si narra che inizialmente avesse limitato le visite in paese per poi rimanere segregata in giardino, prima di non allontanarsi da casa e poi dal secondo piano, e che infine avesse eletto domicilio nella sua stanza, da cui usciva solo in caso di stretta necessità. Ma in realtà, già da tempo viveva in uno spazio ancora più piccolo: un pezzo di carta grande come il palmo della mano. (…) Ha bisogno di così poche cose che potrebbe benissimo essere morta- o non essere mai esistita.”

Il suo ritiro fu progressivo e graduale. Non si hanno notizie di eventi traumatici, catastrofi o punti di svolta o di rottura.

“Forse, semplicemente, Emily cede sempre più alla sua natura, la solitudine, e al suo corollario, il silenzio. A dirla tutta, questa versione non mi sembra difficile da concepire- anzi, piuttosto faccio fatica a capire per quale motivo non siano di più gli scrittori che compiono la stessa scelta”.

Ma lì, nella sua stanza, dove il mondo era tutto in una finestra su un giardino (e un albero e un trifoglio e un’ape…) Emily Dickinson scrisse centinaia di poesie, su sacchetti di farina, foglietti, cartoncini che poi lei stessa rilegò in piccoli libricini, cucendoli a mano…

Per fare un prato bastano un trifoglio e un’ape –

Un trifoglio e un’ape.

E un sogno.

Il sogno da solo basterà

Se le api sono poche

Rifiutate dai suoi contemporanei per il loro carattere anticonvenzionale (le digressioni; le lineette telegrafiche; le voci multiple; lo strano uso delle maiuscole; le rime asimmetriche e le originali metafore) alla sua morte le sue poesie furono trovate dalla sorella Lavinia, che riuscì a farle pubblicare in un primo volume nel 1890. 

“Volano via insieme, Emily e la sua morte. E’ il mese di maggio. Sull’atto di decesso, accanto alla parola occupation, una mano dal tratto di una precisione assoluta ha scritto: At home”.

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Le città di carta di Dominique Fortier, Traduzione di Camilla Diez, Alter Ego, pp189, €16,00

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