Carloforte

Se proprio posso spararla grossa direi ovviamente a Carloforte, una domenica mattina ci siamo prese un caffè al bar dei Baruffi dopo aver fatto una passeggiata tra le bancarelle del mercatino domenicale.

I tonni non nuotano in scatolaSpariamola grossa, allora, – non potrei che dire a Carla Fiorentino, che torna in libreria con arguta ironia, evidente già dal titolo, “I tonni non nuotano in scatola” per Fandango che ha pubblicato anche l’esordio, “Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore”.

Vi avverto che dopo aver letto il nuovo romanzo di Carla Fiorentino, anche tutti voi vorrete andare a Carloforte, e non solo per un caffè. Per il momento accompagnatevi a noi con la forza dell’immaginazione.

“I tonni non nuotano in scatola”, ma con un occhio solo affiorano in superficie per lanciare avvertimenti e segnali a una giornalista che torna nel luogo della sua infanzia, l’isola di Carloforte, per un motivo reale e personale, che non svelerei sebbene tracci con ironia il profilo del personaggio e l’antiromanticismo di una storia dai tratti romantici, per lasciarla al gusto dei lettori, e uno apparente che prende via via una consistenza sempre più reale e introspettiva: raccontare l’isola con le sue strambe figure e la tonnara.
Vetta, da Violetta per il padre melomane, è un diminutivo che spiega proprio il carattere antiromantico della protagonista del romanzo. Una Bridget Jones all’italiana e alla rovescia, perché le aspirazioni delle due sono opposte, ma simili per la simpatica imbranataggine con cui si cimentano nel mondo e si mettono alla prova, senza mai tirarsi indietro.
Chi è Vetta? E cosa cerca a Carloforte e cosa finisce per trovare?

Carla FiorentinoRisposta: Vetta è una donna di 35 anni alla costante ricerca di un altrove che le permetta di sfuggire al suo quotidiano per prendere una boccata d’aria, per rinnovare la consapevolezza che un’altra vita è sempre e comunque possibile. Perfetta figlia della sua generazione Vetta teme mortalmente la stasi, è terrorizzata dall’idea di perdersi “qualcosa” perché troppo distratta dallo scorrere della vita reale, quotidiana, in una città come Roma che tende a fagocitare i suoi abitanti. 
Anche il suo odio verso il Matrimonio che definisce un “orrendo mercimonio” che narrativamente mi è servito come innesco della sua fuga a Carloforte, altro non è che una manifestazione del suo terrore delle cose definite una volta per tutte. La paura che la sua stabilità sentimentale che di fatto è autenticata da dieci anni di relazione, venga resa granitica da un contratto, la spinge a scappare, a mettere le distanze. Quello che cerca a Carloforte non è altro che una nuova emozione che la distragga dal fare i conti con le sue responsabilità sentimentali o se vogliamo, esistenziali. O perlomeno con quelle che lei crede la aspettino. E quello che trova è effettivamente una grande avventura che, se non del tutto riesce a distrarla dal pensiero di quello che la attende nella sua vita vera, comunque le offre quell’immersione nell’altrove, quella vista panoramica nelle vite altrui, di cui tanto sentiva il bisogno per riprendere ad amare la sua.

 

E lì a Carloforte, oltre a ritrovare il sapore dell’infanzia nei luoghi e nelle storie che li abitano, incontra e conosce personaggi follemente strambi e misteriosi: dall’uomo con cui l’oste la “costringe” a mangiare allo stesso tavolo durante il primo pranzo a Carloforte; alla vecchietta arzilla nella cui casa prende alloggio; al santone vestito di bianco che la guarisce da una brutta distorsione.
Ma su tutte, le figure più affascinanti sono quelle assenti, che tanta parte hanno nella decisione di Vetta di fermarsi sull’isola ancora e poi ancora: Maria e La Contessa, scomparse nel mare.
Carloforte è un isola magica, o a essere magici sono i suoi abitanti?

RISPOSTA: Sicuramente Carloforte è un posto magico che rende magico tutto quello che la riguarda e probabilmente attira a sé personaggi singolari come quelli che ho narrato. Ma il vero grande Mago nel libro, così come nell’Isola di San Pietro e probabilmente in ogni Isola, è il mare. Il mare che fa e disfa e soprattutto rende vero ciò che gli pare, quando gli pare e soprattutto finché gli pare. Maria e La Contessa in fondo non sono altro che due donne rese evanescenti dal potere del mare ed è a lui che devono il loro fascino e il loro ruolo nella mia storia.

 

C’è qualcosa, però, che gli abitanti di Carloforte vogliono tenere per sé, un mistero che non vogliono svelare, e anzi le insistenze e le ricerche di Vetta fanno nascere subbuglio e agitazione.
Forse proprio il rapporto che gli isolani hanno con il mare? O forse c’entrano i tonni? Perché l’isola una cosa di sicuro svela a Vetta: i tonni non nuotano in scatola. A quale prezzo?

RISPOSTA: I carlofortini o meglio dire i tabarkini come molti isolani portano un’atavica corazza per difendersi dagli invasori. Basti pensare che per loro tutti i non tabarchini sono definiti “forestieri”. È proprio questo loro naturale meccanismo difensivo a renderli burberi e apparentemente respingenti. Come dimostra Caterinetta, la padrona di casa della nostra protagonista che con le sue risposte caustiche risulta però uno dei personaggi più amati dai lettori. Probabilmente è questo che alimenta il senso di mistero intorno ai segreti o presunti tali dell’isola e porta Vetta a credere che il Paese abbia qualcosa da nascondere. In realtà attraverso questo senso di persecuzione che la mia protagonista vive ho voluto giocare col concetto di verità. Su come in fondo tutto cambi a seconda di come lo guardiamo. I tonni non nuotano in scatola è un titolo nato per gioco ma che alla fine fa un buon servizio. Mi piaceva ricordare a chi apre una scatoletta di tonno che dietro si nasconde un mondo di vita animale ma anche di tradizioni umane secolari. 

 

Sulla storia, c’è un occhio vigile che tutto controlla, dalla superficie degli eventi alla profondità dell’introspezione, conservando sempre un’acuta intelligenza con cui presentarli al lettore.
L’ironia, che muta colore come le pinne dei pesci, da personaggio a personaggio. Non manca a Vetta, come non manca a Caterinetta, a Federico, e persino al cane, personaggio straordinario del romanzo. Gli manca la parola, ma di certo non gli manca il linguaggio.
Cos’è l’ironia per Carla Fiorentino e che ruolo ha in “I tonni non nuotano in scatola”?

RISPOSTA: Se io fossi l’eroe di un adventure game sicuramente il mio potere speciale sarebbe l’ironia. L’ironia è la mia ancora di salvezza in ogni situazione dolorosa o complicata della via così come nella quotidianità. Senza sarei perduta. E lo stesso vale per la scrittura. I miei romanzi senza l’ironia sarebbero storie piacevoli senza carattere. L’ironia è quello che dà carattere alle mie storie. Che le rende mie. Quando un lettore mi dice che un mio scritto lo ha fatto sorridere io sono felice e appagata. Vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro. 

 

Ti posso dire da lettrice che tra le pagine di “I tonni non nuotano in scatola” mi sono molto divertita, e volentieri avrei trascorso con Vetta una vacanza sull’isola.
Siamo giunte all’ultima domanda.
L’aroma più consistente del romanzo (fatta eccezione per la focaccia di Carloforte che non mi ha fatto dormire di notte) è quello che emana la storia di amicizia tra Pietro e Vetta, che conserva sempre la sua nota di leggerezza anche quando affronta il tema della perdita.
Si può dire che “I tonni non nuotano in scatola” sia anche un romanzo sulla profondità delle relazioni umane, viste nelle loro iridescenti sfumature?

RISPOSTA: Quello dell’amicizia è un tema ricorrente nei miei scritti. Perché penso sia il legame realmente fondativo del nostro stare al mondo. E per amicizia intendo anche quella tra due innamorati o tra due fratelli. Perché si può essere amanti o parenti stretti anche senza amici. Anzi se ci guardiamo intorno bisogna riconoscere che è più diffusa questa seconda variante. Il caso di Pietro e Vetta poi mi rende particolarmente orgogliosa perché tutti, io compresa, abbiamo subito pensato che andasse verso un’altra direzione e invece la loro storia si è alimentata proprio di quei discorsi esistenziali e se vogliamo, essenziali, consumati alla svelta quasi fossero scabrosi, per mettere le basi di un’amicizia rara e sorprendente. 

Chiacchierando con… Carla Fiorentino
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