Mariasilvia Santi, blogger di mariasilviasanti.com
Mariasilvia Santi, blogger di mariasilviasanti.com

Il passaggio di testimone con Veronica e la proposta di Giuditta mi hanno fatto venire in mente una cosa.

Non aggiorno la mia personale nomenclatura di colori dalle elementari, quando l’astuccio straripava di pastelli Giotto. Le diciture stampigliate sul loro legno sono state un imprinting in grado di mettere in secondo piano qualsiasi mazzetta pantone o codice esadecimale con cui poi avrei lavorato. (Qualcuno ricorda l’arida “terra di Siena bruciata” o l’aristocratico “blu di Prussia”, vero?)

Per la triade di oggi ho rintracciato sfumature non contemplate nella mitica scatola da 24. Quindi mi sono affidata a Colorama di Cruciform (L’ippocampo, 2017).

Se non specificato le citazioni che troverai qui sotto arrivano proprio da questo libro.

CELADON

ms_woolf

«Una sfumatura verde-azzurra apprezzata in Asia perché richiama il colore della giada».

È il colore che più ricorre nelle pareti della Monk’s House, la casa di Virginia Woolf e Leonard Bloom nell’East Sussex. Scelto e steso dalla stessa scrittrice, ispira calma contemplativa e ricerca di ristoro ma crea anche un curioso fil rouge (vabbè, sarebbe più corretto dire fil vert) tra le sue opere. Questo verde è nelle tende che legittimano e danno spazio a un’altra parte del sé in Orlando, veste Mrs Dalloway la sera della festa e connota l’impermeabile di Miss Kilman.

Quando leggo i diari di Woolf l’atmosfera si fa di una tonalità rassicurante.

Celadon, appunto.

 

LICHENE

ms_calvino

«Il lichene è un organismo a metà strada tra il fungo e l’alga […], il primo mattone di un ecosistema estremamente fragile».

Italo Calvino per me è un quasi-verdino-lichene. Niente da fare.

Da anni continuo a pensare quanto il progetto editoriale curato da Giacomo Callo per Mondadori mi sembri azzeccato. Le sculture di Fausto Melotti e questa mezzavia cromatica tra azzurro freddo e grigio mi sembrano un connubio perfetto per rappresentare lo stile ingegneristico di Calvino, con quelle sue frasi «tese come fili d’acciaio» come aveva scritto il critico Silvio Perrella.

 

BIANCO SPORCO

ms_montale

Sporco perché è spesso caldo e avvolgente, non ottico.

Sporco anche perché spesso ci scrivo sopra a matita.

Il bianco è il colore che riconduco alle pagine di poesia contemporanea, con quella sua capacità di dar senso al vuoto grafico ed esistenziale. Da quando, verso la metà del secolo scorso, la poesia si libera degli schemi metrici imposti l’andare a capo non è una formalità o un automatismo. Diventa attiva ricerca di senso e di forma, con una sequenza di pieni e vuoti che scolpisce la pagina.

Quel bianco alle volte può diventare spaesante e creare distanze siderali, come in un componimento del Montale di Satura che forse non ho ancora capito fino in fondo ma che rileggo da anni trovandoci sempre qualche nuova suggestione:

Non hai pensato mai di lasciar traccia

di te scrivendo prosa o versi. E fu

il tuo incanto – e dopo la mia nausea di me.

Fu pure il mio terrore: di esser poi

ricacciato da te nel gracidante

limo dei neòteroi.

Clicca sulla foto per accedere sul blog di mariasilviasanti.com
Clicca sulla foto per accedere sul blog di mariasilviasanti.com

Mariasilvia Santi del blog www.mariasilviasanti.com cede il testimone ad Alpraz con il blog alpraz.com che il prossimo mese scriverà “i tre colori” delle sue letture.

I Tre Colori di Mariasilvia Santi
Tag: