di Federica Pergola

Federica

 

 

 

La mia estate fortunata

Foto di Federica Pergola
Foto di Federica Pergola

Ci sono testi che all’improvviso illuminano con la loro freschezza anche storie tristi e difficili. Racconti che riescono a rendere leggera e divertente la vita, pur non negando le difficoltà del vivere.

Questo è il caso del primo romanzo di Miriam Toews (poi affermatasi con I miei piccoli dispiaceri, Donne che parlano – entrambi pubblicati in Italia da Marcos y Marcos).

Winnipeg, Manitoba, Canada, residenza di case popolari Have a Life (ovverosia: prendi una vita, vivi!)

Qui  abitano donne con tante storie diverse: ragazze madri con il sussidio di povertà; e donne dal passato doloroso: come Sarah , che ha deciso di smettere di parlare dopo gli eventi traumatici della sua gravidanza:

 O suo fratello o suo padre l’avevano violentata e poi avevano negato tutto. Secondo Lish, Sarah aveva tentato di parlare con la gente, di convincerla a credere alla sua versione, ma a nessuno interessava ascoltare i dettagli spiacevoli e le davano della pazza. Sarah allora ha detto Andate a farvi fottere, d’ora in poi non dirò più una parola

O Naomi, che, scioccata dalla morte del primo marito,

aveva sposato il primo uomo che le era capitato a tiro, un pompiere dalla voce carezzevole, una grande capacità di ascolto e un autentico interesse per Tina. Era già troppo tardi quando Naomi si era resa conto che l’interesse per Tina era sessuale e il suo odio nei confronti di Naomi sconfinato

E l’euforica,  brillante, spiritosa Lish

Aveva quattro figlie, due avute con lo stesso uomo e le altre due, gemelle, con un artista di strada spensierato che si era innamorato delle sue mani. (…) Aveva fatto sparire un fazzoletto rosso nel naso di Lish. E poi, naturalmente, riapparire. Cosa che lui invece aveva mancato di fare dopo aver messo Lish incinta quella notte nella sua camera d’albergo (…) Lish lo trovava irresistibile (…) Era romantica, avventurosa. E se le gemelle chiedevano del loro padre, poteva modellarlo a loro uso e consumo, farne un eroe, una canaglia, un poeta, un buffone (…) 

Lish, che tra tutte è quella che ha il “coraggio di abbandonarsi alla possibilità dell’amore” e ancora spera che il padre delle gemelle prima o poi possa fare ritorno…

E poi c’è Lucy, che narra la storia

Dicevano che non avevo elaborato il lutto per la morte di mia madre. Per questo andavo a letto con tutti, dicevano. Dicevano che sgusciavo fuori dalla finestra perché avevo bisogno di dimenticare. Avevo bisogno di dimenticare, dicevano, perché non riuscivo a reggere la tristezza di ricordare.

Con un’ironia pungente ed effervescente, con tenerezza e comicità la Toews riesce a raccontarci tanto sugli uomini e le donne

per l’assistenza sociale uomini voleva dire sostegno economico. Noi lo trovavamo esilarante

L’indipendenza che sbandieravamo durante il giorno era il nostro segno distintivo agli occhi degli altri. (…) ci comportavamo come bandite, guerriere, stavamo benissimo, non avevamo bisogno di nessuno, avevamo un compito da svolgere e l’avremmo svolto. Eravamo Ragazze Madri (…) Tutto quel languore e desiderio femminile e lussuria repressa e voglia di avere un uomo non solo come amante ma anche come compagno e padre dei nostri figli. Bè, non era quello che mostravamo

Ma, soprattutto, tanto ci dice sulla necessità di prendere la vita (have a life) come mostrano di fare le sue protagoniste (che hanno subito ribattezzato la residenza: Half a live, cioè= mezza vita) con leggerezza, brio, ma nello stesso tempo con la forza e la serietà che ci vogliono per crescere dei figli. Per lottare con e per loro. Per resistere. Per esserci.

Lucy?

Si?

La vita non è uno scherzo

(…) E’ vero che la vita non è uno scherzo. Ma so che la mia vita è divertente. E Dillinger Geoffrey van Alstyne è un bambino fortunato

 

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La mia estate fortunata, di Miriam Toews, traduzione di Claudia Tarolo, Marcos Y Marcos, pp.302, €18,00

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