Libreria

In libreria o in un bel bar di Milano… ma incontrarsi così, nello spazio frammentato dal giorno, mi è piaciuto moltissimo.

Aspetto alcuni giorni dalla lettura del libro di Lucrezia Lerro, “Più lontano di così” (La nave di Teseo), prima di proporle il Chiacchierando che leggerete di seguito per lasciare che impressioni ed emozioni legate alla lettura si sedimentino, e mi concedano la dovuta lucidità per il confronto con la scrittrice e con una scrittura fortemente introspettiva e ricca di suggestioni.

Accolgo, quindi, con particolare soddisfazione il piacere che Lucrezia Lerro ha provato nel nostro incontro virtuale.

Forte di questa approvazione alla modalità del Chiacchierando, che mi inorgoglisce, comincio ad articolare la prima domanda.

Lerro_Pió-lontano-di-cosçLe fascette come i bugiardini delle medicine non vanno mai lette o comunque bisogna imparare a diffidarne. Con le dovute eccezioni. Una è quella per la fascetta di “Più lontano di così”, il nuovo romanzo di Lucrezia Lerro per “La nave di Teseo”. 

“La scrittura di Lucrezia Lerro è una miscela esplosiva di candore quasi infantile e di altissima tensione erotica. Un equilibrio miracoloso.”

A firmarla Francesco Durante, un intellettuale gentile, istrionico e acuto, sempre con lo sguardo un punto oltre gli altri, agli orizzonti usuali e alle prospettive note.
Vorrei cominciare con questo omaggio a lui, prematuramente scomparso in una calda mattinata agostana di questo anno, perché proprio sulla violenza delle morti premature, e precoci nel caso di Luigi il protagonista in assenza del romanzo, ucciso giovanissimo da una donna in una giornata invernale del 1951, ruota la scrittura e l’analisi introspettiva di “Più lontano di così”.

Nel giudizio di Francesco Durante ti sei riconosciuta o ti sei sentita rivelata? Candore e tensione erotica sono un’intenzione della tua scrittura?

Lucrezia LerroLe parole della fascetta per “Più lontano di così” di Francesco Durante sono bellissime e oggi mi commuovono più che mai. Ti ringrazio per la domanda che mi permette di sentire la vicinanza di un critico letterario straordinario.

Non saprei, ma Francesco l’ha scritto e questo è sufficiente. Lo ringrazio ancora. 

 

Una donna alla ricerca di sé decide di scoprire la verità sulla morte dello zio, che ha segnato di infelicità la storia della famiglia: i nonni paterni la cui miseria economica si ingigantisce nella miseria sentimentale per la perdita di un figlio; il padre che avrà sempre un velo di tristezza a segnare l’incompiutezza e l’insoddisfazione per il proprio destino, ancorato a un Sud di ristrettezze e di mancate possibilità.
Nella vicenda dello zio Luigi, dai tratti della faida famigliare che affonda nella tragicità delle figure archetipe del mito: il giovane ucciso per vendetta amorosa, la nipote trova la traccia del proprio destino in un rispecchiamento che ha il sapore dell’altro e del sé.
Che cosa unisce i due giovani, Luigi e Leda, zio e nipote, nella distanza temporale delle loro biografie? È il legame tra i due il nodo gordiano del romanzo?

Leda e Luigi cercano nelle pagine che vivono un amore gigantesco che possa lenire la solitudine esistenziale, il mal di vivere. 

Le affinità tra i due personaggi sono tante, la più evidente è di poter vivere la vita desiderata. 

 

Il tempo in “Più lontano di così” non ha un andamento lineare, ma si avvita su se stesso come una spirale. Nel mezzo i protagonisti delle vicende tutti cristallizzati in un tempo che sembra bloccato come quello di Luigi interrotto inesorabilmente dai cinque colpi sparati da una mano femminile che doveva essergli cara e amorevole. Anche la vita di Leda è sospesa in un tempo che non sembra procedere ma che sembra cristallizzato dall’infelicità e dal disagio di sé e della realtà circostante. Solo una data sembra scritta nel calendario del romanzo: il dicembre del 1951 indagato sin nei minimi dettagli, i gesti e gli spostamenti più minuti. Anche in questa ricostruzione, però, hai preferito un andamento a spirale che meglio possa indicare l’ossessione con cui Leda segue i passi dello zio in quella fatidica giornata.
Il tempo è lo specchio dell’ossessione e del senso di frustrazione con cui Leda si approccia alla vita?

Leda cerca sempre una soluzione all’angoscia. Un rimedio. Tenta di riscattare se stessa e gli altri, i familiare, dalla sopraffazione dei prepotenti, di chi giudica senza capire. Comprendere e non giudicare, ciò è sempre fondamentale…

Il tempo diventa l’emblema di quel mal di vivere di cui Leda soffre e con lei nonni e padre, a differenza dello zio Luigi che sembra l’unico della famiglia a essere dotato di “slancio vitale” e non a caso è l’unico che ha deciso di andare via da quel Sud in cui il tempo è fermo?  

Leda è un personaggio positivo, analizza, il suo è uno sguardo micrometrico pervaso dalla speranza di poter vivere con calma. 
Leda cerca di seguire l’esempio dello zio con i suoi vagabondaggi tra Roma e Milano, ma è come se fosse vittima di un incantesimo che la costringe a rimanere legata a quel tempo che non passa, non scorre, non procede ma rimane immutabile obbligando anche chi lo vive a non superare mai la soglia della propria inadeguatezza.

Leda scrive, modifica le pagine nere della vita, è un personaggio di grande slancio…

Leda scrive, certo, e scrivendo si (ri)conosce e con lei la realtà, il presente e il passato.

Che rapporto c’è tra la scrittura e la vita?

La scrittura rivisita di continuo la quotidianità e il passato. 

E per Lucrezia Lerro?

Io percorro questa strada da sempre

 

Siamo giunte all’ultima domanda.
La morte di Luigi è avvolta nel mistero: quali sono le ragioni che hanno armato la mano della donna? C’era un mandante occulto a muovere i gesti della donna? A chi ha giovato l’uccisione di Luigi?

Leda cerca di venire a capo delle numerose domande che le si agitano dentro, nella certezza che dal dipanarsi del mistero su Luigi, si risolveranno tante incertezze e dubbi dolorosi sulle relazioni familiari, più intime e più allargate. Segreti e omissioni, reticenze e complotti.
In che modo l’oscuro che si cela nella fine di Luigi influisce sui comportamenti e le scelte di Leda?

Leda vuole far luce su una vicenda familiare, prova a sistemare attraverso le ricerche personali e d’archivio il groviglio di sofferenza che assilla lei e i suoi cari. 

Chiacchierando con… Lucrezia Lerro