Titolo: Il libro di Emma
Autrice: Emma Reyes
Casa editrice: Sur
Prefazione di Teresa Ciabatti
Traduzione di Violetta Colonnelli
“mio caro sono triste perché questa lettera non è venuta come avrei voluto, ma non ho il coraggio di riscriverla”
Sur ripropone, con un nuovo titolo, il libro “Non sapevamo giocare a niente” di Emma Reyes, celebre artista colombiana. Nata a Bogotà, Emma ha vissuto a lungo in Europa e in particolare nella Parigi degli anni Cinquanta, dove si è avvicinata all’élite culturale dell’epoca e gode tutt’oggi di una vasta popolarità.
Il libro è in realtà un lungo epistolario di 23 lettere che l’artista colombiana ha scritto a partire dal 1969 e nel corso di molti anni all’amico giornalista German Arciniegas.
Emma Reyes racconta la propria infanzia attraversando i sentimenti e i luoghi di una vita che al lettore appare subito crudele e difficile da accettare. L’estrema povertà a Bogotà, i viaggi scomodi e difficili attraverso il Paese, a dorso di mulo, nel fango, una famiglia creata soltanto da lei e da sua sorella e da un fratellino che preso verrà abbandonato. Spiccano nel libro la crudeltà degli adulti e la rigidità dell’educazione in convento, scandita da rituali terribili e mortificato.
Emma Reyes racconta il suo vissuto di bambina e ragazzina e lo fa costringendo il lettore a scenari e sentimenti sui quali si preferirebbe chiudere gli occhi. Lettera per lettera si segue una piccola bambina dagli occhi storti, nel suo vivere fatto di nulla attraverso un racconto che è narrato con voce infantile e con sguardo soggettivo. Emma Reyes insegna a far pace con ciò che è capitato, i toni di rabbia sono esclusi anche dagli eventi più duri. il libro è reso unico dalla voce di una bambina cresciuta che sa guardare con stupore e ricordare con minuziosi particolari il corso della propria vita.
“Emma racconta, con voce tenera, nostalgica e autoironica insieme, di quando era bambina. Di quando, con la sorella Helena, poco più grande e come lei figlia di una relazione illecita, viveva senza padre né madre in una stanzetta nella periferia di Bogotà e costruiva un idolo di fango in una discarica, con i bambini del quartiere.
Con la maturità e la grazia di chi si è lasciato la sofferenza alle spalle e senza mai perdere lo sguardo meravigliato dei bambini, Emma Reyes traccia un delicato ritratto in cui la malinconia fa sorridere e la Colombia del passato emerge come un acquerello”.
Mentre leggevo questo libro mi tornavano in mente le atmosfere di “Abigail” della Szabò, la vita in collegio, la mancanza dei genitori, le i sicurezze di una bambina troppo sensibile, le angherie delle compagne e pensavo come alcune anime, più vengono deprivate e più trovano la forza di sbocciare e di riversare le propria luce sul mondo.
Il romanzo di Emma Reyes è un grande classico, imprescindibile e lirico.
Una storia vera che annichilisce e piega il lettore ma non è mai un libro triste. Non scade nel pietismo, anzi è pervaso da un’ironia infantile disincantata e commovente.
Per chi ama le storie vere, le scritture asciutte, la forza innocente dei bambini e il cioccolato.