Fiume Maggia

In riva al fiume Maggia – Mi risponde Doris Femminis quando le spiego la tradizione del chiacchierando di tracciare una linea rossa che congiunga tutti gli incontri che ho fatto nella rubrica: un luogo dove mi avrebbe dato appuntamento per chiacchierare.

Quindi immaginateci là.

Fuori-per-sempre_web“Fuori per sempre” il romanzo di Doris Femminis pubblicato di recente da Marcos y Marcos è un romanzo complesso e stratificato, che ha la lucentezza strutturale di un lago ghiacciato, una scrittura corposa e densa come l’odore del muschio nei boschi, una straordinaria capacità introspettiva che si ramifica nelle tante voci e tante storie che si intrecciano nelle pagine intorno alla vita di Giulia Borioli.
Un romanzo pieno di vita che si occupa con precisione affilata del desiderio di morte e dell’inadeguatezza alla vita di cui drammaticamente si soffre. 
Nella quarta di copertina si legge una decisa scelta di vita che Doris Femminis ha deciso di intraprendere, nei confronti della quale il paesaggio di ghiaccio e di bosco che le è proprio mi sembra abbia giocato una valenza importante.
Non a caso è lo stesso paesaggio che ritroviamo così vivido e vitale nel romanzo.
Potremmo partire da qui, Doris:
quanto la scelta di vivere in un certo paesaggio abbia influenzato la tua scrittura e le tematiche di “Fuori per sempre”.

Doris FemminisA parte la parentesi urbana di Ginevra, che ha avuto il suo fascino per 12 anni, io per boschi, foreste e montagne sono cresciuta e la decisione di ritornarci nel 2014, anche se il paesaggio da cui vengo, quello ticinese lussureggiante e latino, si è mutato in vallate di conifere, è stato quasi un ritorno alle origini. Il giorno che ho visto per la prima volta la casa nella quale ora vivo, tra l’odore dello sterco di mucca e i prati ondulati dal pascolo, mi è sembrato di stare all’alpe, e abbiamo traslocato. 

Nel romanzo ho illustrato il bosco vivo della mia infanzia, con le sue meraviglie e sensazioni intense nel quale con i miei cugini abbiamo giocato alle bande e alla guerra, e la foresta di grandi spazi in cui perdersi, del freddo, della neve, e del suo lago ghiacciato che ho scoperto nei primi anni di vita qui sull’altipiano: di ambedue ho tentato di rendere la meraviglia. Direi che l’anima selvaggia che pervade un po’ le ragazze di “Fuori per sempre”, è il frutto di queste terre inabitate, montagnose o pianeggianti, in cui un essere umano può sentirsi in combutta con gli elementi, invaso dalla forza della solitudine e  animato da una sensazione di libertà quasi animale.

Il bosco in “Fuori per sempre” diventa un personaggio vero e proprio, di cui tu Doris sai rendere nella pagina gli scricchiolii, gli odori, gli umori e la vita più minima e sotterranea. Ma questa tua capacità rimane immutata anche per gli interni, in particolare quelli asettici e bianchi del Mottino, l’ospedale psichiatrico in cui è ambientata parte della storia, e tra le cui pareti si intrecciano scontrano avviluppano le esistenze della maggior parte dei personaggi che animano il romanzo. 
Come nelle serie americane di maggior successo, tra le tue pagine la clinica prende vita e diventa brulicante di sensazioni emozioni reazioni e comportamenti. Nello scontro tra il disagio e le malattie dei pazienti e il brulichio pieno di vita incessante che anima la clinica il romanzo trova la sua chiave d’accesso per raccontare il mondo nella sua vasta multiforme e contraddittoria grammatica reale ed esistenziale. 
Più che essere in opposizione alla foresta, la clinica psichiatrica ne diviene un alter ego, uno spazio complementare in cui si realizza la vita nel suo estremo e conflittuale movimento.
C’è opposizione o dualismo nel “dentro” della clinica e nel “fuori” della foresta svizzera? da quale esigenza o modelli letterari nasce l’idea di ambientare il romanzo in un ospedale psichiatrico?

Doris FemminisDentro la foresta, dentro la capanna di Annalisa in foresta e dentro l’ospedale sono il miraggio della protezione (dentro l’utero, la casa, le mura, ecc…), e in opposizione metterei il dentro che rinchiude (quello che impedisce a Cris di uscire dalla sua camera, quello che isola Annalisa quando si mette a vivere tutto dentro di sé, quello che può succedere dentro alle camere delle case, o alle camere d’isolamento degli ospedali).

Fuori dalla capanna può essere riallacciare i ponti con una realtà meno complessa di quella umana, quella degli alberi e degli animali, delle temperature, degli odori e dei suoni. Fuori dalla foresta può essere un tentativo di riagganciarsi al corso della vita e delle relazioni. Fuori dall’ospedale è per Giulia la decisione di farcela, di andare avanti, ma fuori è anche perdersi nella foresta o nel mondo, e fuori di testa è inteso come essere allo sbaraglio, senza più un contenitore in cui sentirsi al sicuro, essere fuori dal giro, escluso, o fuori dalla realtà, per malattia o per la droga.

Insomma, quando si può e si fa con intenzione, è bello spaziare tra le possibilità di stare in bilico, un po’ dentro, un po’ fuori, e sperimentare qual è il proprio limite. 

L’ambientazione in ospedale nasce invece dal desiderio di illustrare un mondo in cui tanti prima o poi passano qualche giorno, qualche mese, o solo in visita, ma che continua a essere permeato da un alone di terrore nell’immaginario.

Certo è il luogo in cui si è rinchiusi, ma non solo, è un luogo di sofferenza ma anche di emozioni intense e profonde e di momenti in cui l’unico scopo è capire dove ci si trova e cosa si vuol fare della propria vita. Ho lavorato più di vent’anni in ospedale e volevo renderlo  verosimile e vivo, un po’ meno temibile e terribile, un luogo di passaggio che può avere un senso. 

Mery-per-sempreAbbiamo fatto riferimento al “fuori” e all’importanza come nodo e snodo narrativo per il romanzo.
Il titolo “Fuori per sempre” è ricco di sottintesi per il lettore del romanzo, a partire dal riferimento a “Mery per sempre”, pieno di rimandi funzionali ai personaggi e alla loro introspezione.
Cosa possiamo svelare e raccontare?

Doris FemminisChe la ricerca e l’affondo in sé possono rivelare sorprese, a volte sconvolgenti. 

Che Mery è per sempre com’è, bellissima, e che l’identità si riconosce e si svela pian piano, a volte un po’ più in fretta quando ci si imbatte nella crisi e, se si ha fortuna, si incontrano persone che ci aiutano a capire. 

Che “per sempre” è un pensiero di gioventù, perché forse non si starà per sempre fuori dall’ospedale, ma neppure per sempre fuori di testa. 

Delle tre ragazze che si incontrano nel romanzo, soltanto Giulia è capace di vivere l’ambivalenza: tenta di evitare di calarsi dentro, ma allo stesso tempo ha fiducia e accetta di farlo. È grazie alla consapevolezza di avere delle parti di sé che sono in conflitto tra loro e al desiderio di capirsi che Giulia trova una via per uscire fuori, dalla confusione e dall’ospedale. 

Per Annalisa e Alex l’impulso di andare fuori e di fuggire è l’unico motore di ogni azione e, senza sosta, il rischio è di slacciare il contatto con la ragione, anche quella di restare ancorati al mondo. 

Hai introdotto le tre ragazze su cui ruota buona parte del romanzo, il cui perno è Giulia, attratta ora da Annalisa e ora da Alex, quasi come se il romanzo fosse bipartito. Ma le pagine di “Fuori per sempre” sono affollate di donne, ciascuna con una propria declinazione del femminile. A ciascuna, Carmela, la dottoressa Sortelli, Maria solo per nominare le prime che mi vengono in mente, tu regali una personalità molto spiccata, attenzione introspettiva e cura per la storia di ognuna.
Il femminile ha avuto un ruolo predominante nell’animare il mondo di Giusello e i corridoi del Mottino?
Con questo non voglio escludere il maschile che pure è ben rappresentato nel tuo universo narrativo, ma è come se non avesse quella predominanza che è data alle donne.

Doris FemminisIo credo nell’individuo, nella sua unicità e spero che ognuno possa al meglio riconoscere il giardino in cui piantare i suoi fiori… 

Sono convinta che le differenze tra uomini e donne siano delle costruzioni culturali: l’importanza che si è data alla forza fisica e alla gravidanza sono arbitrarie e il valore che ne ricevono completamente è sproporzionato. Una delle rappresentazioni in cui siamo un po’ imprigionati vuole che siano le donne ad occuparsi del corpo, dal bebé al morente, anche se infermieri e medici uomini dimostrano di saper benissimo incontrare l’altro nella sua più grande intimità.

Il mondo delle cure è quindi delle infermiere (aiuto curanti, assistenti, ausiliarie) come quello della meccanica ai meccanici (anche se dal mio c’è un apprendista ragazza). 

Ho voluto rispettare la realtà e rendere onore alle donne che da sempre si occupano della malattia e della sofferenza, che da sempre accolgono e curano e sono capaci di una generosità che si vorrebbe insita nei loro geni. Non lo è: occuparsi di qualcuno che soffre o è dipendente è difficile e faticoso, è doloroso, a volte straziante e ogni tanto mi dico perché Doris non hai fatto il falegname?

Siamo giunte spedite all’ultima domanda.
Non è solo l’ambientazione e la danza dei personaggi a rendere fascinoso “Fuori per sempre”, ma la voce dai diversi registri che usi all’interno del romanzo riesce a coinvolgere intimamente il lettore. Una lingua tersa e cristallina, che sa essere affilata e tagliente ma anche lirica ed intima. 
Un ritmo che ogni volta si addice e si adatta al momento del vissuto dei personaggi. 
Che cos’è la scrittura e l’uso delle parole per Doris Femminis?

Doris FemminisLa scrittura è per me un modo di ordinare la vita, di sintetizzare anni banali in qualche frase e intensificare qualche giorno in cento pagine. È dare risalto ai momenti chiave che magari non ho neanche riconosciuto e trovare una “terza via” tra la realtà e il sogno (o la follia).

La letteratura è quella via di traverso che prende distanza dagli eventi e attribuisce loro un’importanza, mi stacca dal suolo e, a volte, mi conforta: l’essere umano è capace di essere trascinato in un altrove che dà senso al qui e ora.

Per me scrivere è abitare in questo terzo luogo, il posto del pensare, del lasciar emergere, dello scavo, ma anche un luogo di comprensione, perché mentre scrivo mi si affacciano delle verità di cui ero inconsapevole e ne sono sorpresa, e un luogo di piacere, perché la musicalità di una frase può suonarmi dentro per ore e sono felice di averla trovata.

Sono molto affascinata da come poche parole messe insieme possano evocare un paesaggio, un momento o una personalità. È incredibile trasmettere e ricevere delle immagini mentali che suscitino emozioni o pensieri e che si inseriscono a puntino lì dove siamo, nel nostro mondo immaginario, proprio nel tempo di quella riflessione, e la nutrono. Nella lettura abbiamo la scelta di essere toccati dalla cosa giusta: al contrario dell’immagine (reale, cinematografica) che con la sua forza, a volte, è invadente, l’immaginario mescola quello che riceve con quello che ha già, e si crea una storia personale. Leggere è creare.

Chiacchierando con… Doris Femminis
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