di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

Quelle case editrici che ci piacciono tanto…

000
Chi lo ha detto che un bravo libraio debba essere necessariamente imparziale? I librai e le case editrici sono fatti da persone e, quando si collabora a stretto contatto, diventa essenziale che a prevalere siano sempre i rapporti umani sugli aspetti commerciali. Noi siamo la famosa libreria poverella, quella dei librai fashion e non lamentosi ma poveri in canna, quelli che fanno i fighi e sono allegri, e giocano pure con questi elementi per fare buona divulgazione, senza per questo perdere nulla in competenza e preparazione. Alcune case editrici, dinamiche e tenaci, tutto questo nostro modo di essere lo hanno capito da subito, creando con noi un rapporto speciale e diligente, dove mai, in questi anni, l’aspetto economico è prevalso. Mai è stato detto “fattura scaduta”, “pagate entro fine mese”, “vi siete dimenticati questa e pure quella”. La precisione nei pagamenti e la serietà è sempre stata la cifra con cui ci siamo contraddistinti in questi anni e quando è capitato un qualche periodo di difficoltà, noi abbaimo apprezzato quelli che ci hanno dato solidarietà e un motivo di incoraggiamento.Ecco perchè nel nostro giugno della Cultura e per le nostre serate estive abbiamo dato precedenza agli amici editori verso i quali non riusciamo ad essere imparziali.

Una di queste case editrici è sicuramente Miraggi di Torino. Fabio, Alessandro, Davide sono per noi amici di famiglia e mercoledì 19 giugno abbiamo voluto ospitare per l’ultima presentazione prima dell’inizio della Rassegna estiva ben due Libri editi da Miraggi edizioni:”Pontescuro” di Luca Ragagnin, illustrato da Enrico Remmert, e “Roma” di Nicola Manuppelli.
A parte la magnifica e riuscita serata in una libreria stracolma di gente attenta e interessata è stato ancor più bello trovarsi a tavola a mangiare e bere all’aperto dietro la chiesa Steccata in un posticino che è diventato il nostro punto di riferimento letterario con tanto di comitato di accoglienza e polpettine di cavallo e svestito, il Mama Bottega & Piaceri, dove con Ragagnin e Manuppelli e l’editore Fabio Mendolicchio si è tanto parlato di libri e scrittura e scrittori veri.

Luca Ragagnin è uno scrittore e paroliere italiano. Incomincia a scrivere racconti e poesie nei primi anni ’80 e a pubblicare su rivista all’inizio dei ’90. È autore di romanzi (Marmo rosso, Arcano 21), racconti (tra gli altri, Pulci e Un amore supremo), testi teatrali (Misfatti unici, Cinque sigilli) e poesie (tra le altre, le raccolte Biopsie e La balbuzie degli oracoli) e testi di canzoni (tra gli altri, per Subsonica, Delta V, Serena Abrami e Antonello Venditti).

Pontescuro si svolge nel 1922, nella bassa padana, e segue una linea narrativa semplice: l’uccisione della bellissima e scandalosa figlia del signorotto locale. Colpevole è il fattore, mosso da invidia sessuale e sociale (quindi, si tratta a tutti gli effetti di un femminicidio ante litteram), ma dell’assassinio viene incolpato lo “scemo del villaggio”. Ragagnin dà voce alla nebbia, al fiume, al ponte, al cadavere della ragazza, a una ghiandaia, a una blatta; oltre al narratore, sono quindi i testimoni innocenti o le vittime a prendere la parola, a rispecchiare il male che alligna intorno a loro e contro di loro.

Nicola Manuppelli scrive, traduce, cura, scopre e “importa” autori americani e irlandesi (fra i quali Andre Dubus, Charles Baxter, Jane Urquhart, Roger Rosenblatt, A.B. Guthrie, Sara Taylor, Gina Berriault, Don Robertson). Collabora, fra gli altri, con Mattioli, Minimum Fax, Nutrimenti, Aliberti.Suoi articoli sono apparsi su Chicago Quarterly, Numéro, D di Repubblica, Satisfiction, Il Primo Amore, IBS Café.Diversi suoi racconti sono inseriti in antologie italiane e americane. Ha pubblicato i romanzi Bowling (2014, Barney Edizioni) e Merenda da Hadelman (2016, Aliberti), la biografia della scrittrice Alice Munro, La fessura (2014, Barbera) e la raccolta di poesie Quello che dice una cameriera (2017, Miraggi).

Nel suo romanzo dal titolo ‘ROMA ‘ il mondo di Cinecittà, la Roma dei primi anni Settanta, il cinema, Fellini, gli attori americani, le spiagge di Ostia e il quartiere del Pigneto, la tenerezza e l’oscurità dell’estate, e l’educazione sentimentale di un ragazzo. Il giovane Tommaso, apprendista giornalista, si trasferisce a Roma nell’estate del 1970 e finisce per occuparsi di gossip nel mondo di Cinecittà, brulicante di personaggi famosi e altri misteriosi, e delle loro leggende. Frequenta una ragazza inglese di nome Judy, si ritrova sul set del film Roma di Fellini, e conosce la propria storia attraverso le storie degli altri.Fra cammei e apparizioni, storie vere e storie false, attori, seminaristi, trapezisti, musicisti, giardinieri, un moderno “giorno della locusta” ambientato a Roma.

Con Miraggi Luca Ragagnin ha pubblicato il volume di racconti “Musica per Orsi e Teiere” pubblicato nella Collana Golem.

Si tratta di Tre partiture in prosa sulla musica e sul tempo, sulle pause che fioriscono tra le note della vita.
La storia di un locale dove si suona solo jazz e si mangia solo pollo, in mille fantasiose variazioni, raccontata dal suo “spirito accompagnatore”, che si diverte a giocare con il tempo e con i tempi confondendo il proprietario in dialoghi transdimensionali. L’ascesa di una band torinese all’inizio degli anni Ottanta, i The Boys, quattro ragazzi che si confrontano con il suicidio del loro modello Ian Curtis, con il sesso e talvolta, casualmente, con l’amore, tra prove negli scantinati dell’oratorio e concerti in garage.Una pendola. Un bollitore. Un gatto. La polifonia domestica che scandisce la giornata di un’anziana coppia, dal risveglio al momento del riposo, mentre il passato e gli amici tornano in punta di piedi per farsi riconoscere.

Sempre per Miraggi c’è anche “Capitomboli” pubblicato nella Collana Contrappunti.

Un raffinato saggio narrativo dedicato a chi ama i libri. 9 capito(mbo)li d’autore, in cui si divaga a vista tra i capolavori letterari del Novecento. La memoria dell’autore e una scrittura appassionata annodano, di capitombolo in capitombolo, innumerevoli rimandi in una rete fittissima ed entusiasmante.Un saggio narrativo che gli amanti dei libri non possono lasciarsi sfuggire.

Edito da Miraggi nella Collana Scafiblù era uscito nel 2017 “Agenzia Pertica ”

Domizio Pertica, è uno scrittore fallito. Ci ha provato in tutti i modi, cambiando generi, stile, forme letterarie, ma non ce l’ha mai fatta. Ha saltabeccato da un editore all’altro, ha provato ad auto pubblicarsi, ha persino dato alle stampe un libro di pagine bianche, nella speranza di fare il botto con un’opera che non stancasse il lettore… I pochi lettori, disorientati, l’hanno abbandonato; gli editori si sono stancati di vederselo piombare in redazione con una bottiglia di vodka nella tasca della giacca e l’improperio in bocca; i critici hanno fatto a gara a chi riusciva a deriderlo meglio. Così, un giorno, di punto in bianco, Pertica decide di mollare tutto: secondo lui, l’Italia culturale non merita la sua arte.Un giorno, in un bar di dubbia fama, conosce Venus Diomede, una bionda mozzafiato praghese, approdata a Torino con Zappa, la sua merla indiana parlante, amante del vino boemo, se ne innamora e decide con lei di aprire un’agenzia investigativa…E i clienti? Ma i delinquenti in cerca di alibi, naturalmente.

Tra le ultime traduzioni di Nicola Manuppelli ricordiamo

“Lontano da Crum” di Lee Maynard edito da Mattioli 1885 Books con prefazione di Gian Paolo Serino che vi riporto :
“In tempi di novità editoriali, spesso ingannatrici, ecco un libro che può salvarvi: perché si ride dall’inizio alla fine, malgrado non sia stato ideato come volutamente comico, anzi. È un romanzo che negli Stati Uniti ha causato tantissimi guai all’autore ed è stato vietato per anni nella maggior parte delle biblioteche e persino ritirato dalle librerie. È Lontano da Crum di Lee Maynard, finalmente pubblicato in Italia nella collana Frontiere di Mattioli 1885. Il romanzo è del 1985, ma tutt’altro che datato. È uno di quei rari libri destinati, come Stoner di John Williams a diventare un longseller di culto. Non è un capolavoro, è vita. Il romanzo è ambientato a Crum, piccolo paesino tra West Virginia e Kentucky dove Maynard è nato e cresciuto, ed è una sorta di ‘Spoon River’ dei vivi. Tutti i protagonisti (realmente esistiti) si alternano nella crescita del protagonista, l’adolescente Jesse Stone, un ribelle non solo negli atteggiamenti, ma soprattutto per la sua visione realistica di dove abita: un luogo come Crum, ma che potrebbe essere qualsiasi paesino o quartiere del mondo. Un romanzo che inizia così: “Negli anni della mia giovinezza la popolazione di Crum, West Virginia, vantava duecentodiciannove esseri umani, due subumani, un paio di pattuglie di cani di vario tipo, almeno un gatto – per quanto mi risulti – un mulo ritardato e il mito sempre vivo di Crash Corrigan. All’inizio non esistevano puttane, ma in seguito ebbi modo di conoscere una ragazza che lo divenne.” E poi: “Durante gli inverni a Crum le giornate erano lunghe, noiose e fredde. Durante le estati le giornate erano lunghe, noiose e calde. A Crum, solo la temperatura cambiava.” Sempre Maynard continua: “La vita a Crum era gaia, un folle vortice d’ignoranza abietta, emozioni che tracimavano emozioni, sesso che tracimava amore, e talvolta un po’ di sangue a ricoprire il tutto”. Maynard in tutto il libro descrive questo “piccolo e triste paese” che “ai turisti doveva apparire come un errore” e passa in rassegna gli uomini che lo abitano e che lo “animano”: dal lavoratore che si ubriaca il fine settimana facendo uno show (e dando da parlare per giorni) fino alla ragazza più “viva”, subito tacciata di essere una di facili costumi e al ragazzino che vuole emanciparsi dalla mentalità provinciale e si trova ghettizzato. “Ho cercato di capire per anni” – scrive Maynard – “come funzionassero le cose tra noi ragazzi e il più azzeccato mi è sembrato quello con un cattivo stufato. I ragazzi erano pezzetti di malvagio sapore che giravano nel piatto, per lo più non identificabili, e se provavi ad assaggiarli avevano il sapore di suola da scarpe, e le ragazze erano come le spezie e il calore del vapore che saliva”. Il romanzo è al contempo lo sguardo disincantato e tragicomico del giovane protagonista e la fotografia di vizi e virtù che anche nella nostra Italia viviamo quotidianamente, ovunque noi abitiamo. Abbiamo sempre qualcuno di cui sparlare. Maynard ha preso spunto dalla cittadina di Crum per raccontarci una storia universale, che vale per tutti. Negli Stati Uniti, riscoperto, la sua scrittura è stata paragonata dai maggiori critici e dai lettori, all’ironia dissacrante di “un Mark Twain privo di freni”, sul New York Times è stato definito “un Giovane Holden acido” proprio perché si racconta il mondo attraverso gli occhi di un adolescente: un ragazzo che cerca di trovare la propria strada prima che la strada faccia lui. Ci riesce, dopo anni di disincantato vivere in cui tenta di cambiare il quotidiano, senza successo, anzi: se per lui “quel posto era uno zero. Un vuoto. Niente”, dall’altra viene sempre più isolato sino a rifugiarsi in una “disperata solitudine, che in realtà cercavo” e che lo porterà, un giorno, ad abbandonare la propria città per cercare la propria fortuna altrove. Ci riuscirà, pur portando con sé la malinconia dei luoghi dove è nato e cresciuto.
Lee Maynard è riuscito nel suo intento di diventare uno scrittore affermato, ma i suoi concittadini a tutt’oggi non l’hanno perdonato.
Lui li ha mandati a quel paese, il loro, e gli abitanti hanno fatto in modo che Maynard non potesse mai più metterci piede, promulgando addirittura una legge comunale che ne vietava l’ingresso e il soggiorno.
Maynard è morto nel 2017, senza tornare più nella sua cittadina, ma non crediamo gli sia mancata.
Da non mancare è questo romanzo ironico e dissacrante di un ‘cattivo ragazzo’, che si trova oggi in tutte le biblioteche americane ed è adottato come libro di testo in moltissimi corsi di scrittura creativa nelle più importanti università americane. E se volete mandare a quel paese qualcuno, sapete dove mandarlo: fategli leggere Lontano da Crum.”

Altra casa editrice a noi molto molto cara è NN Editore e con loro abbiamo deciso di inaugurare l’Anteprima di #Parma2020 nella nostra Notte Bianca della Cultura.
Sabato 22 giugno ai Diari direttamente dal deserto dello Utah sono arrivate le avventure di Ben Jones, raccontate dalla viva voce del loro autore, James Anderson. Lo scrittore americano è stato con noi nel borghetto assieme allo scrittore Roberto Camurri per incontrare i lettori e presentare “Il Diner Nel Deserto” e “Lullaby Road”, i primi due romanzi della saga del deserto. L’Anteprima di #Parma2020, con “Il nuovo ritmo della città”, è stata una grande festa che per quattro giorni, da giovedì a domenica 23 giugno, ha invaso la città nel segno della cultura e della musica. E’ stata la prima di una serie di iniziative con cui si intende avvicinare cittadini e turisti al 2020, anno in cui la città ducale sarà Capitale Italiana della Cultura, offrendo un assaggio dell’atmosfera in cui Parma sarà avvolta. Tanti eventi, aperture straordinarie, visite e concerti, costituiscono una festa che si snoda nei quartieri e in città. Una festa che è culminata con una grande notte bianca, quella di Sabato 22 Giugno e all’interno di questa si è inserita come una punta di diamante la presentazione dei due romanzi della Serie del deserto di James Anderson “Il Diner nel deserto” e “Lullaby Road”, editi da NN Editore e tradotti da Chiara Baffa.
James Anderson è uno scrittore e poeta americano nato a Seattle, ed è stato l’editore della rinomata casa editrice Breitenbush Books. Con NNE ha pubblicato Il diner nel deserto e Lullaby Road, i primi due capitoli della Serie del Deserto.

A dialogare con lo scrittore americano, dicevamo è stato un altro scrittore di casa NN Editore, quel Roberto Camurri di Fabbrico, frequentatore della nostra libreria, e autore di un romanzo di grande successo nel 2018, “A misura d’uomo”.

Nel primo libro conosciamo Ben Jones , un camionista sull’orlo della bancarotta che effettua consegne lungo la statale 117 del deserto dello Utah, una terra ospitale solo per chi ha scelto di isolarsi dal mondo. Un giorno Ben incontra Claire, che si nasconde dal marito in una casa abbandonata e suona le corde di un violoncello invisibile. L’amore per Claire porta Ben a stringere amicizia con Ginny, un’adolescente incinta in rotta con la madre, e a fare i conti con il burbero affetto di Walt, il proprietario di un diner nel deserto chiuso da anni in seguito a un terribile fatto di sangue. Tra rivelazioni inaspettate, scomparse improvvise e il furto di un prezioso strumento musicale, tutti incontrano il proprio destino, cieco come le alluvioni che allagano i canyon rocciosi.Con dolce e disincantata ironia, James Anderson ci consegna un avvincente noir on-the-road, in cui il male e il desiderio di vendetta svaniscono di fronte alla lealtà che unisce i personaggi: impalpabile come l’ombra di un miraggio, intensa come la luce che abita il deserto.

 

Nel secondo libro “Una storia di frontiera” Ben Jones si troverà ancora una volta a dover difendere chi ama in un mondo in balìa della violenza, mentre fuori soffia il vento freddo dell’inverno nel deserto. Anche nel deserto dello Utah è arrivato l’inverno. Ben Jones, alla guida del suo camion, guarda la statale 117 ricoprirsi di ghiaccio mentre cerca di rimettere in ordine la sua vita: l’amata Claire non c’è più e Walt pare sempre più chiuso in se stesso e nel suo diner solitario. Ma la solitudine dura poco: una mattina all’alba, alla stazione di servizio dello scontroso Cecil, Ben trova un bambino e un cane. Su un biglietto indirizzato a lui, il gommista Pedro gli chiede di badare a suo figlio Juan; e come se non bastasse, subito dopo anche Ginny, da poco diventata mamma, gli affida la piccolissima Annabelle. Con questi insoliti compagni Ben si mette in viaggio, ignaro del mistero che si nasconde nei grandi occhi neri di Juan. Con una scrittura ironica e suggestiva, nel secondo capitolo della Serie del Deserto James Anderson racconta una storia di frontiera dalle atmosfere noir, in cui Ben Jones è costretto a difendere chi ama in un mondo in balìa della violenza, dove l’unica arma davvero efficace è la gentilezza.
Questo libro è per chi si è imbarcato in un lungo viaggio senza controllare il meteo, per chi aspetta Godot e non ha idea di chi sia, per chi riesce a volare di notte ma di giorno non ancora, e per chi ha deciso di prendersi cura di qualcuno e ha trovato tra le sue piccole braccia un’imprevista oasi di salvezza.

Chiudiamo lo Zaino con un’altra casa editrice che ci piace assai assai assai : SEM, Società Editrice Milanese.
Teresa Martini di Sem assieme al mio amico libraio Arturo mi propongono di andare a Bologna a presentare Giovedì 20 giugno, nel giardino di Joydis di via Audinot, il libro di Fabio Canino, “Le parole che mancano al cuore” ed io, che non sopporto ogni ogni forma di pregiudizio culturale, ho accetto di buon grado.
Solo apparentemente poteva sembrare un libro distante da me e lontano dalle cose che abitualmente propongo. Questo libro, invece, mi ha toccato nel mio profondo più profondo già nell’esergo con la citazione di Karen Blixen “Per essere felici ci vuole coraggio”. Il coraggio. Lo conosce bene Fabio Canino, attore, scrittore, conduttore radiofonico e televisivo, che nella vita ha avuto tanto coraggio e tanta ironia e autoironia. Coraggio che accomuna me e Arturo che nella vita, in tempi diversi, siamo stati messi a dura prova. Eppure il coraggio di essere felici è una consapevolezza difficile da acquisire, molto più che quando sei in pericolo o nella sofferenza. Un libro sul Diritto alla Felicità e al Coraggio, ma pure un libro sulla mancana di coraggio e il nascondersi. Coraggio che troppo spsso manca ai due protagonisti di questa intensa stoia d’amore. Coraggio che manca nel non voler gridare al mondo chi si ama e chi si è. Mancanza di coraggio che finisce per destinarci a essere infelici. Una storia d’amore ancora più complicata perchè nata sui campi di calcio dove “i gay non esistono”. Durante la gradevolissima serata riuscire a far ridere di gusto una persona che dell’ironia ha fatto la sua forza,l’autore, ma pure far ridere e commuovere un pubblico attento, parlando di libri, per me è stato motivo di grande orgoglio. Abbiamo fatto un percorso nel libro attravero quattro punti chiave, Pregiudizio culturale,Felicità, Coraggio e Nascondersi. Abbiamo parlato di Felicità e Coraggio di essere felici e poi del Coraggio di essere sé stessi e del Nascondersi, citando altri libri e altri scrittori tra cui Gilberto Severini,Amy Hempel,Stefano Antonini,Francesca Maccani,Karen Blixen de Il pranzo di Babette,e Antonio Moresco ma pure Raffaella Carrà e Anna Oxa e Cannelle.

Per Matteo l’amore è fatto solo di incontri segreti, ragazzi che poi spariscono nel buio da cui sono arrivati. D’altronde, Matteo è un calciatore di serie A, e ”i calciatori di serie A gay non esistono”: lo dicono gli stadi, lo dice la stampa, lo dicono a volte persino certi allenatori. Poi, però, con l’inizio del nuovo anno, ecco arrivare Thiago. Il “fenomeno” Thiago, scoperto da uno scout nelle favelas brasiliane quand’era ancora un bambino e, poi, passato di squadra in squadra fino a giungere al Real Madrid, per approdare infine proprio in Italia, nella stessa società di Matteo. Tra i due c’è subito intesa, qualche sguardo improvviso, un abbraccio prolungato più del solito, e quella passione comune per i videogiochi che li avvicina ulteriormente, permettendogli di vivere avventure che nell’esistenza di tutti i giorni gli sono negate, sia per l’ambiente che li circonda sia per le loro resistenze interiori. Fabio Canino scrive un romanzo che è sì un viaggio attraverso le ipocrisie del mondo del calcio, ma è soprattutto una struggente storia d’amore: com’è possibile che questo sentimento – che per molti è la cosa più semplice del mondo – per due persone come i protagonisti di questa storia possa rivelarsi tanto complicato? E alla fine riuscirà comunque a trovare la sua strada?

Nello Zaino di Antonello: Quelle case editrici che ci piacciono tanto