DIECI BUONE RAGIONI
di Emanuela Canepa
per NON leggere “L’animale femmina”
- Parla di una ragazza limpida contro cui la vita si accanisce, e quante ne abbiamo sentite di storie così?
- Le figure femminili sono quasi tutte impotenti, o acide, o deluse, o arrabbiate. Non è da escludere che l’autrice ce l’abbia con le donne.
- Il meccanismo narrativo si avvia con il ritrovamento fortuito di un portafoglio pieno di bollettini postali. Chi è che paga più i bollettini alla Posta piuttosto che online?
- L’antagonista è un vecchio inasprito dalla vita per colpa di un abbandono, ma se tutti reagissimo così a un trauma la terra sarebbe un posto pieno di derelitti.
- La vicenda si svolge quasi interamente in un ufficio legale ma nemmeno un episodio è ambientato in tribunale, un set che almeno avrebbe garantito un po’ più di pepe alla vicenda.
- Rosita, la protagonista, certe volte ti fa prudere le mani: andiamo, reagisci! Perché ti fai trattare così?
- Il personaggio di Guido ha una perversione veramente ridicola. A chi viene in mente di fare cose simili?
- L’avvocato Lepore è insopportabile: chi si crede di essere?
- Alla fine non c’è alcuna morale. Il racconto è tendenzioso.
- Sostanzialmente non succede niente. Duecentosettanta pagine di dialoghi fra i due protagonisti.
Dieci Buoni Motivi per NON leggere “L’animale femmina”