di Francesca Maccani
 
Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Ha pubblicato un libro di poesie, Fili d’erba, nel 2007 e il saggio “La cattiva scuola” scritto con Stefania Auci nel 2017. Gestisce una pagina Facebook: Francesca leggo veloce.
Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Ha pubblicato un libro di poesie, Fili d’erba, nel 2007 e il saggio “La cattiva scuola” scritto con Stefania Auci nel 2017. Gestisce una pagina Facebook: Francesca leggo veloce.

 

 

Autore Giorgio Biferali

Titolo L’amore a vent’anni

Editore Tunuè

 
Il romanzo è finalista al Premio Strega.
 
L’amore a vent’anni (L’amour à vingt ans) è una film collettivo del 1962 in cinque episodi, diretti da altrettanti registi di cinque diverse nazionalità: il giapponese Shintarō Ishihara, il tedesco Marcel Ophüls, l’italiano Renzo Rossellini jr., il francese François Truffaut e il polacco Andrzej Wajda. 
L’intento è quello di raccontare l’amore post-adolescenziale con gli occhi di cinque diversi registi.
 
Girato a Parigi, l’episodio diretto da François Truffaut costituisce il secondo capitolo del ciclo dedicato ad Antoine Doinel, interpretato da Jean-Pierre Léaud, (sempre lui interpreta il capolavoro che personalmente amo moltissimo de I quattrocento colpi). 
Antoine è innamorato di Colette, una ragazza parigina di buona famiglia, che però non ricambia il suo amore.

 
BiferaliNe “L’amore a vent’anni”, Giorgio Biferali narra le vicende di un giovane romano di buona famiglia, Giulio, che vive nel mito romantico di Antoine Doinel di Truffaut e che si innamora di una sua coetanea, scoprendo poi che è pure sua vicina di casa.
La narrazione, che si svolge in prima persona, appare come un lungo soliloquio nel quale Giulio sembra raccontare la propria storia a se stesso in un lungo e incessante dialogo, più che consegnarla ai lettori.
La sua educazione sentimentale sfocia nell’incontro con Silvia, figlia unica che mal sopporta la madre. Per il loro primo appuntamento, i due ragazzi andranno a mangiare un gelato e lei arriverà in anticipo proprio per sfuggire alle grinfie materne. Del loro primo bacio il ragazzo ricorderà la punta della lingua ghiacciata e il sapore zuccherino di Silvia.
Figlia unica lei, si diceva, Giulio è invece il terzo filglio di una coppia borghese il cui matrimonio naviga nell’indolenza e vive di non detti. il protagonista appare in tutto e per tutto orfano di un padre ancora vivo. Un padre assente e misterioso che relega nell’incomunicabilità il rapportomio coi figlilibri.
La prosa è intensa, ricca e si snoda in un lungo flusso di coscienza, con poche pause. Quella di Biferali è una narrazione densa di ricordi personali legati all’infanzia, arricchita di particolari, nella quale compaiono spesso libri e canzoni. Tutto contribuisce a costruire il palcoscenico su cui va in scena la vita di Giulio. Silvia si rivelerà poi cruciale nello snodarsi delle vicende che riservano al lettore un finale inaspettato.
A fare da sfondo a tutto questo una Roma caotica e trafficata, umida, urlante e, forse, termometro emotivo di quanto accade ai personaggi. La Roma delle notti al museo, della metropolitana, delle università ma anche delle rovine antiche.
Un libro che si discosta dalle pubblicazioni Tunuè che ho letto fin ora. Forse il meno divergente.
Una lettura che apre uno spaccato sui giorni nostri, sulle famiglie apparentemente funzionali, sui sentimenti 2.0.
La recensora della domenica: L’amore a vent’anni