di Maria

Maria

 

 

 

 

 

Poche pagine per una storia lunga e complessa, misteriosa e triste.
Il senso di una fineJulian Barnes, con “Il senso di una fine” (traduzione di Susanna Basso, Einaudi), lascia il segno con il suo piccolo libro, di appena 150 pagine, in cui riesce ad esprimere concetti profondi descrivendo lo scorrere del tempo in maniera lieve e ironica, ma incisiva e originale.

Un breve romanzo dal peso specifico molto elevato per riflettere sulla vita e sul destino.

All’improvviso mi sembra che una delle differenze tra la gioventù e la vecchiaia potrebbe essere questa: da giovani, ci inventiamo un futuro diverso per noi stessi; da vecchi, un passato diverso per gli altri.”;

e ancora: “Si arriva alla fine della vita, no, non della vita in sé, ma di qualcos’altro: alla fine di ogni probabilità che qualcosa in quella vita cambi. Ci viene concesso un lungo momento di pausa, quanto basta a rivolgerci la domanda: che altro ho sbagliato?”.

Non è possibile, però, enucleare alcune frasi salienti, perché si dovrebbe sottolineare tutto il libro.

La vicenda  (non senza un piccolo finale a sorpresa) è narrata in prima persona dal protagonista, Tony Webster e rappresenta solo l’occasione, o meglio l’espediente letterario, per riflettere sul tempo e sul passato che, pur se rimosso, alla fine ritorna a dare un senso anche all’esistenza più monotona e grigia.

La storia si svolge su diversi piani intrecciando continui flash-back delle vite di un gruppo di amici, poi divisi dalle rispettive storie personali, ma uniti dal filo rosso delle filosofiche intuizioni sul tempo, un tempo inquieto, “molto inquieto”.

Ben riuscita la fedele trasposizione cinematografica del regista inglese Ritesh Batra, dal diverso titolo “L’Altra metà della storia” (2017), con la impareggiabile interpretazione di Charlotte Rampling nei panni di Veronica, la tenebrosa e provocante fidanzatina dei tempi della scuola ormai anziana ma sempre affascinante, emblema dell’inesorabile incombere dell’età che avanza e delle occasioni perdute.

Degna di nota anche la lettura in audiolibro con la suadente voce di Fabrizio Bentivoglio (Emons, 2016).

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