Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

Come si sopravvive in Libreria nel tempo di Amazon e cosa ci si inventa!

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In occasione delle iniziative previste nel programma di Pistoia Capitale della Cultura 2017 il libraio di borgo Santa Brigida, Antonello, è stato invitato dalla Biblioteca San Giorgio di Pistoia ad una tre giorni veramente ricca e interessante. Nella prima giornata di Venerdì si è svolto l’appuntamento annuale con il Forum del libro Passaparola, dedicato questo anno ad una riflessione e a un dibattito sul tema della bibliodiversità, la diversità culturale applicata al mondo del libro. Ho potuto partecipare, assieme ad altri colleghi, ad uno dei tre laboratori intitolato la “Bibliodiversità in libreria. Nuove forme di alleanza tra librai ed editori”. Sotto il coordinamento di Aldo Addis si è parlato della possibilità di combattere la tendenza all’omologazione e all’abbassamento del livello culturale delle proposte editoriali, sperimentando nuove forme di relazione professionale e di rapporti all’interno della filiera, di promozione della lettura e attività di coinvolgimento dei lettori nelle attività delle librerie. Ho così potuto portare, in questa sede, la mia esperienza di libraio anarchico e integralista e raccontare di questo laboratorio di sperimentazione e di presidio culturale che sono diventati i Diari. Il sabato e la Domenica successivi, sempre nelle magnifiche sale della Biblioteca San Giorgio, il meglio dell’editoria italiana si è dato, poi, appuntamento per presentare i cataloghi di narrativa del 2018 e le ultime novità. Erano Presenti i maggiori editori e tanti autori in rampa di lancio. Due giornate intense per “L’anno che verrà”. Un grazie gigante come una casa va fatto a Martino Baldi che ha messo su questo evento straordinario, e a tutti gli editori, editor e autori che si sono confrontati e raccontati sul palco e fuori. Sono occasioni che mettono in moto le sinapsi e aprono fronti di ragionamenti fondamentali per il nostro mestiere in mezzo ai libri. Dopo questa tre giorni di ascolto e di confronto, mi sono reso conto che nel mondo editoriale c’è chi sa fare bene il suo mestiere con passione e chi no, e che non ci sono i grandi e i piccoli, i cattivi e i buoni, gli indipendenti e quelli no, quelli con la spocchia e quelli che si autocensurano.
Esiste solo chi porta avanti un discorso con coerenza e competenza. Martino Baldi è una di queste persone e, fin dal giugno scorso, è stato lui che ha fortemente voluto la nostra Libreria come supporto alla Rassegnsa e poi ha voluto me per moderare uno dei tanti incontri della giornata di Domenica. Ho avuto l’onore e il piacere di presentare tutte le Novità della casa editrice Marcos y Marcos e della NN Editore e pure i due libri, appena pubblicati, di Enzo Fileno Carabba nella collana Gli Scarabocchi, “Fuga da Magopoli” e “Battaglia a Magopoli”. Accanto a moderatori blasonati e preparati c’è stato, così, pure un libraio che ha potuto parlare di Boris Vian, John Fante, il Minotauro di Dürrenmatt,di Jumpha Lahiri e Miriam Toews, di Michael Zadoorian e Davide Longo, di Alessandro Zaccuri e David Jamies Poissant, di Jenny Diski e Kent Haruf, di Roberto Camurri e Megan Mayhew Bergman, di Laura Pariani e tanti altri scrittori che hanno pubblicato o pubblicheranno per queste due case editrici e che mi hanno fatto compagnia in questi anni. Questo è stato il mio anno che verrà e i libri e gli autori che ho citato! Il filo conduttore del mio intervento e della mia presentazione é stato “La Cura” e “La Riscoperta editoriale”. Non volevo fare un freddo elenco dei cataloghi di due case editrici brillanti e vivaci come Marcos y Marcos e NNE e sapevo pure di non avere dalla mia la bravura e la competenza di un Gianni Montieri e neanche la grazia nel porgere quesiti di una Benedetta Centovalli. Dovevo essere me stesso. Lo scalcagnato e l’anarchico di sempre, la macchietta che per anni ha fatto ridere il suo compagno di viaggio preferito. E così ho fatto. Sono partito da “La Schiuma dei Giorni” di Boris Vian e da una canzone, il Disertore contenuta in “Lindbergh – Lettere da sopra la pioggia”, un disco di Ivano Fossati del 1992. Stesso anno della prima pubblicazione di questo libro straordinario. 22901588_10212563562341866_651312475_nLo comprammo, io e Igino, solo perché sopra c’era scritto Prefazione di Ivano Fossati. Poi da là Boris Vian ci scoppiò in testa a tutti e due e arrivarono “Le Formiche” “Lo Strappacuore” e “Sputerò sulle vostre tombe”. Ho raccontato un pezzo di vita attraverso i libri e queste due case editrici, e ho concluso il mio intervento descrivendo la presentazione di “Maestro Utrecht” di Davide Longo e una fotografia fissa sul megaschermo dietro: c’era Igino in quella fotografia con i mano i suoi preziosi libri acquistati in quella presentazione del 2 Aprile 2016. Aveva in mano il libro di Longo con tanto di dedica e riconoscibilissimo nella sua copertina verde bottiglia anche “Il Paradiso degli Animali” di David Jamies Poissant. Un mese dopo quella presentazione si sarebbe ammalato. Ma in quella foto rideva ed era felice. Come era felice il giorno che in Ospedale arrivò da Palermo la dedica di Jamie Poissant, grazie all’interessamento di Francesca Maccani. Perché chi si è circondato per tutta una vita di amici belli e libri e musica e Cultura, tanta Cultura, sarà sempre la persona felice che dispensa sorrisi, anche in situazioni estreme di dolore. Quel libro di Longo con autografo l’ho prestato al mio amico Luca che vive in Olanda e quello di Poissant a mia nipote Lorenza, perché la Cultura deve circolare, viaggiare, arricchire, non restare statica a prendere polvere. Cosa mi porto con me addosso da questa tre giorni a Pistoia: i complimenti più importanti, quelli di Claudia TaroloAlberto Ibba e Enzo Fileno Carabba, che sono stati bene con me e mi hanno pure adottato per quella oretta di chiacchiere. L’abbraccio caldo di Rossella Innocentini e Daniela Di Sora, amiche di cuore dei libri. L’entusiasmo di Martino Baldi che mi ha scelto per fare la Valletta scema e si è poi ritrovato la versione Grillo Parlante di Sabina Ciuffini. Gli sguardi rassicuranti di Veronica Galletta e Nico Maldini tra il pubblico che mi consentivano di essere il cialtrone di sempre, quello col foglio di via in tasca. Le parole del mio nipotino Leonardo, che a dieci anni mi dice: “ho ascoltato attentamente mentre parlavi di zio Igino” e le parole di mia sorella che mi dice “mi è venuto un colpo a vedere la sua fotografia fissa sullo schermo”. Una ragazza giovanissima e bionda che non conosco e che mi ha detto che è stata una presentazione bellissima (vorrei tanto sapere chi fosse!) Ovviamente i librai della prima giornata e tutti i compagni di bevute notturne. E poi Rino Garro, che mi ha regalato il suo libro dal titolo “Valigie”.
Si è parlato anche di Educare alla Fantasia e alla Lettura con Enzo Fileno Carabba che con i suoi due libri, dalla «fuga» alla «battaglia» contro la schiavitù e l’ossessione della magia, ci insegna anche la Meraviglia di sorprendere con l’immaginazione. Grandi e piccini. Abbiamo tutti atrofizzato la capacità di Stupirci e immaginare, ma con questi due bei libri Carabba fa sua la lezione di Gianni Rodari e di Italo Calvino e ci invita a restare disponibili all’immaginazione. A Magopoli la magia è tutto; a tredici anni, se non sei un mago provetto sono guai.
Agostino, per esempio, rischia grosso. Al torneo di magia è un disastro: il mago allenatore, il grande nonché grandissimo Orus, è molto deluso; i genitori si vergognano di lui.
Lo spediscono in campagna, dai nonni. Agostino dai nonni, insieme a Lu e Igor e le loro avventure ci insegnano che nella vita ci sono cose molto più potenti e importanti della Magia e delle Credenze da ignoranti. Nella vita ci sta il potere salvifico delle amicizie vere, ci sono le mani e gli sguardi che sanno accarezzare e darti fiducia, ci sono i piedi che ti sanno portare lontano. Alla resa dei conti, la magia fallisce e l’amicizia fa miracoli.

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Pistoia è stata anche una buona occasione per rivedere dal vivo Tom Drury, conosciuto a Parma a fine aprile, nei giorni in cui usciva il secondo libro della saga di Grouse County per NN Editore, “A caccia nei sogni”.
Tom Drury ritorna a Grouse County dopo il primo libro ” La fine dei vandalismi” con la sua scrittura sobria e asciutta e sempre con traduzione di Gianni Pannofino si ritorna nella piccola contea immaginaria ma questa volta soffermandosi sulla vita della famiglia Darling.
Tutto l’arco narrativo è racchiuso nello spazio di un weekend durante il quale tutti e quattro i protagonisti cercano di ottenere qualcosa, ma senza sapere come farlo. Charles, ovvero Tiny, vuole un vecchio fucile legato a un ricordo d’infanzia; Joan, sua moglie, è in cerca delle aspirazioni perdute; Lyris, la figlia di Joan, vuole trovare un punto fermo da cui cominciare davvero a crescere; e il piccolo Micah, figlio di Charles e Joan, vuole sfuggire al buio della sua stanza a costo di perdersi nel buio delle strade cittadine. Dalla vastità dei panorami e dei personaggi della “Fine dei vandalismi”, Drury si concentra adesso su un frammento di quel mondo, racchiuso in un unico weekend, in cui gli eventi si dilatano come nei sogni e i protagonisti rivelano tutta la loro umanità, nell’intensità dei desideri e negli sforzi, ora comici ora drammatici, per diventare persone migliori. Questo libro è per chi viaggia di notte, in compagnia di una luna inclinata e luminosa, per chi ha trovato un baule in soffitta, pieno di cappelli, scarpe e vestiti, per chi si sente a suo agio con i fantasmi e le idee insolite, e per chi capisce sempre troppo tardi quali sono le persone che vuole avere vicino, e come fare per non perderle.

Delle altre presentazioni sono rimasto molto colpito e anche incuriosito per le tante novità del 2018. Su tutti favorevolmente impressionato da Marco Peano che presentava il nuovo libro Einaudi di Marco Balzano e da Claudio Ceciarelli che presentava il nuovo di Sacha Naspini.
Del libro presentato da Daniela Di Sora, “Vita e Morte delle aragoste”, racconterò dettagliatamente la prossima settimana. Luca Briasco di Minimum Fax e Marco Cassini di Sur hanno preannunciato un 2018 pieno di cose belle e interessanti.
23244109_10215271093519276_1873448534401937263_nDella Minimum Fax mi preme segnalare l’uscita in questi giorni di un libro di racconti potente e straordinario. E quando dico straordinario è sempre troppo poco, in questo caso. È in libreria «Nelle terre di nessuno» di Chris Offutt nella traduzione di Roberto Serrai, uno degli esordi più fulminanti degli ultimi decenni. Nove racconti di terra e sangue, fucili e serpenti, affumicatoi che diventano sale da gioco e baracche che cadono a pezzi. Di predicatori, cacciatori di frodo, ragazzini feriti e che non si arrendono. Paesaggi di brutale bellezza, alcol e fucili, rabbia e rassegnazione. Segherie abbandonate; vecchie baracche dove si gioca a poker e le partite rischiano di finire a colpi di pistola, bar fumosi in cui tutti gli avventori si conoscono, e molti coltivano antichi rancori. Figli senza padri, alla deriva; famiglie nelle quali nessuno lavora, ma che l’assistenza sociale sembra aver dimenticato. E ad aleggiare su tutto, l’amore lancinante e doloroso per una terra da cui si parte,ma quasi sempre per farvi ritorno e rimanere, e una testarda, assurda, commovente speranza di riscatto. Con “Nelle terre di nessuno”, Chris Offutt ha scritto uno tra gli esordi più fulminanti degli ultimi decenni, aggiungendo alla grande tradizione del racconto americano un nuovo, potente capitolo. Le sue storie, dure ma cariche di emozione, ci guidano in un Kentucky solo apparentemente marginale, e sanno narrarci con profonda empatia la sublime desolazione, il culto della violenza e la fame d’amore che si nascondono nell’America più ignota e dimenticata; in quei paesi che, come scriveva Mark Strand, nessuno visita mai. Non a caso lo scrittore di questo libri di racconti è stato incluso da Grantatra i venti migliori narratori delle ultime generazioni.

«Questo libro esploderà sull’America come un’infernale granata arrugginita, e fra cent’anni verrà ancora letto avidamente».”

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Così scrive Allen Ginsberg di un libro uscito in questi giorni con la Prefazione di Paolo Cognetti, nella traduzione di Martina Testa nella Collana BigSur: «Ultima uscita per Brooklyn» di Hubert Selby Jr.
Uscito nel 1964 e bandito per anni nel Regno Unito e in Italia con l’accusa di oscenità, diventato poi un libro (e un film) di culto, Ultima uscita per Brooklyn è un dirompente romanzo a episodi che racconta la vita violenta di una New York proletaria e marginale, fatta di case popolari, cantieri navali e bettole di quartiere. Nelle sue pagine, qui riproposte in una nuova traduzione italiana, si muovono teppisti e teddy boys da quattro soldi, operai in sciopero, prostitute e giovani travestiti sempre strafatti di benzedrina: volano coltelli e pugni e scorrono alcol e sangue, scoppiano risse in strada, scontri con la polizia, liti familiari che rimbombano fuori dalle finestre dei palazzi; ma c’è anche spazio per miracolosi attimi di felicità: la scatenata allegria di una festa di matrimonio in un bar, un’improbabile serata di poesia nel salottino di una drag queen, una notte d’amore fra un truffatore disperato e un marchettaro dei quartieri alti, la gioia di un ragazzino per la sua prima, sgangherata motocicletta. Lo sguardo di Selby non indietreg­gia di un millimetro di fronte alla brutalità, ma è anche carico di compassione e di tenerezza; la sua lingua, in cui l’immediatezza del parlato si accompagna a un ritmo dal virtuosismo jazzistico, redime l’oscurità senza speranza del mondo che descrive consegnandola alla grande letteratura.

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Una piccola libreria per essere attiva e contrastare la potenza economica di Amazon o delle grandi catene dei megastore deve inventarsi cose. Solo la creatività e una forte presenza sul territorio possono salvare la sua precisa identità. Con questa flosofia Giovedì scorso per l’ apertura della Settimana Della Cultura Albanese a Parma abbiamo voluto esserci con un viaggio letterario fatto con tanti giovani ragazzi. Vedere il colpo d’occhio di una foto che ritrare tutti quei giovanissimi in libreria per una serata di incontri e letture ad alta voce tratte da libri che raccontano l’Albania oggi è impressionante. Le letture tratte dal romanzo di Darinen Levani “Toringrad”, edito da Spartaco, da “La notte dei vinti” di Antonio Caiazza, edito da Nutrimenti, dal libro denuncia “Oltre Confine” di Euglent Plaku, pubblicato dalla Casa editrice BiancaeVolta sono state il collante per dimostrare che si può e si deve essere un presidio culturale, ma anche un laboratorio di integrazione.

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La nostra Albania di Libri ha compreso anche questo bel titolo, “La strada del nord” (Keller editore), il primo romanzo della scrittrice albanese Anila Wilms. La strada del Nord, ispirato a un fatto realmente accaduto nel 1924,e l’autrice ambientandolo proprio nella sua terra natia, crea un intreccio narrativo nel quale il lettore potrà ritrovare diversi generi letterari che vanno dallo storico al giallo dal sapore di intrigo internazionale. La vicenda è ambientata nella Tirana degli anni Venti, per la precisione nel 1923, quando il vecchio impero si è dissolto alla fine della Prima guerra mondiale, lasciando spazio alla formazione di un nuovo stato albanese. L’ambasciatore americano Julius Grant ha finalmente ottenuto il suo primo importante incarico ed è giunto pieno di speranze nella capitale del giovane e turbolento Stato albanese, nato dalla dissoluzione degli imperi della Prima guerra mondiale. Da Washington l’hanno inviato nei Balcani per seguire da vicino le strane voci sulla presenza di giacimenti petroliferi nel Nord del Paese. Non sarà un’impresa facile perché la notizia ha già scatenato l’interesse dei principali governi occidentali, inglesi e italiani, e delle compagnie petrolifere. Poco dopo il suo arrivo, nella primavera del 1924, due americani vengono assassinati su un ponte nelle regioni inospitali del Nord. Un ingegnere forestale tedesco ha trovato i corpi e li ha portati a Tirana. Nei caffè non si parla d’altro, i giornalisti fanno domande, i servizi segreti entrano in gioco e una nave da guerra compare al largo della costa. La giovane Albania è alla mercé degli intrighi politici, delle pressioni internazionali e delle tensioni che rischiano di gettarla in una guerra civile. Il tutto a causa di due morti? Cosa ci facevano quegli americani così a nord? Forse qualcuno non sta dicendo la verità sul petrolio albanese? Anila Wilms ha dato vita a un romanzo travolgente, ispirato a un fatto accaduto in Albania nel 1924, e ha dipinto un appassionato affresco storico affidandosi a una lingua arguta e spassosa che gioca perfettamente con la realtà, i paradossi e le contraddizioni di un intero Paese. Un libro premiato in Germania con un notevole successo di critica e pubblico tanto da entrare nella top ten della prestigiosa classifica che lo «Zeit» dedica al genere giallo.

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Tra i libri che raccontano l’Albania non potevamo non suggerire il bellissimo libro di Antonio Caiazza, “La notte dei vinti”, Vincitore XXI edizione Premio Latisana per il Nord-Est.
Siamo in Albania,e nel 1975. La cooperativa agricola di Vranisht, un piccolo villaggio sperduto tra le montagne, è chiamata dalle autorità di Tirana a organizzare una grande festa nel paese, a cui partecipino tutti gli abitanti dei dintorni. La cooperativa sarà elevata a un rango superiore nella gerarchia e i lavoratori migliori premiati. Ma la festa è soltanto una studiata messinscena, un pretesto per portare a compimento una delle più sanguinose purghe interne al partito guidato da Enver Hoxha. L’intero vertice dell’esercito è accusato di tradimento, tre alti dirigenti fucilati, i loro corpi interrati dentro una fossa, in aperta campagna, mentre i discorsi ufficiali, la musica e il cibo distraggono la popolazione. Trentacinque anni dopo, uno scrittore sbarca in Albania per rintracciare la confusa trama di un evento sepolto negli archivi e ricostruire gli ultimi mesi di vita di Beqir Balluku, il ministro della Difesa che fu la vittima più illustre di quella feroce resa dei conti.Con una scrittura tesa, uno stile incalzante e una rigorosa documentazione storica, La notte dei vinti racconta il tragico destino di un uomo in trappola, ricostruendo sullo sfondo la vita quotidiana e il clima claustrofobico di un regime dominato da sospetti e delazioni, dall’ipocrisia della retorica e dei rituali, dalle regole disumane di un potere teso solo a conservare sé stesso.
Antonio Caiazza è nato nel 1964 a Siano, in provincia di Salerno. Vive a Trieste, dove è giornalista presso la sede Rai del Friuli Venezia Giulia. Da circa trent’anni segue le vicende dell’Albania e si è occupato di Balcani per diverse testate trivenete. Ha pubblicato “In alto mare. Viaggio nell’Albania dal comunismo al futuro” (Instar Libri, 2008).
23244261_10215270471463725_617066961518735905_n“Oltre confine” è un libro-denuncia di Euglent Plaku pubblicato da Bianca e Volta nella collana I melograni.
La vera storia di Euglent, un adolescente che dall’Albania approda in Italia. Il racconto di viaggi illegali per raggiungere l’Europa e altre migliaia di storie cui il protagonista darà voce.L’autore, nato in Albania nel 1979, da ragazzino ha vissuto la fine della dittatura nel suo paese e ha fatto parte, giovanissimo, della grande ondata di emigrazione, e ha scritto un romanzo appassionante che, se superficialmente appare un resoconto autobiografico, in realtà va letto come un documento-denuncia di ciò che, tra l’indifferenza e l’omertà del mondo che li circonda, molti esseri disperati subiscono dai loro carnefici.Si può erigere a “manifesto” dei deboli “oltre confine”, un pugno nello stomaco che si spera risvegli in chi lo legge quelle domande che troppo spesso ognuno di noi preferisce accantonare per non farsi coinvolgere.L’autore ci racconta la sua storia, molto simile a quella di tanti altri che approdano clandestinamente sulle coste italiane, in prima persona, con parole vive, emozionanti e crude, per poterci far vivere quasi in diretta le sue terribili esperienze. Le pagine scorrono veloci e la lettura si trasforma ben presto in ascolto, perché lo stile è di una narrazione orale.Il racconto di viaggi illegali a piedi per raggiungere l’Europa, una sorta di Eldorado, attraverso le montagne e in gommone tra le onde dell’Adriatico, di vita clandestina nelle strade di Roma e Milano, di speranze disattese, violenze e abusi, di un passaggio traumatico dall’adolescenza all’età adulta: è la storia vera di Euglent, che narra altre migliaia di storie che mai nessuno racconterà.Il protagonista è un ragazzo di undici anni che frequenta la scuola, quando nel suo paese, isolato dalla dittatura comunista, si inizia a percepire “aria di trasformazione”. Passati tre anni, il ragazzo, che è nato e cresciuto in una famiglia molto povera, dopo esser stato rifiutato dalla scuola per ufficiali della Polizia, deluso da un sistema corrotto, decide di cercare la fortuna nei paesi confinanti in Grecia e in Italia.Ha inizio così la dolorosa odissea che nel corso della storia diventa sempre più un interminabile viaggio della speranza. Inizialmente in direzione Grecia, misurata a piedi; poi l’approdo in Italia conquistata nascosto in un camion, grazie a quello stesso gommone o quella dimenticata “pancia” di un traghetto di cui forse si è troppo parlato e di cui tutti ci siamo purtroppo tristemente assuefatti. E’ pronto a tutto pur di raggiungere il Paese che ha sempre sognato. I viaggi lo metteranno a dura prova, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Il tempo non riuscirà a sanare le ferite emotive, e le cicatrici lasceranno un indelebile traccia. Scoprirà, ancora adolescente, un mondo crudele, fatto di inganno, umiliazione e schiavitù quando, una volta raggiunta l’Italia, verrà costretto con la forza a chiedere l’elemosina per le strade di Milano e Roma e a dormire negli angoli dimenticati delle città.La forza di volontà e il carattere saranno le sue uniche spinte per la sopravvivenza. Diventerà ribelle e temerario per chiunque lo minacci e si scoprirà “angelo custode” per quei poveri ragazzi che sono costretti come lui a lavorare in strada.

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Silvana, lettrice dei Diari, è stata l’unica italiana a leggere l’incipit del romanzo di Darien Levani dal titolo “Toringrad” (edizioni Spartaco). Un ponte di rappresentanza significativo. Una delle lettrici più brave e appassionate dei Diari per leggere quello che è stato il libro che ha fatto da tramite e incontro tra noi dei Diari e la comunità albanese a Parma. Per la presentazione di questo libro di un autore albanese da sempre impegnato nella promozione culturale della comunità albanese in Italia,il 16 luglio del 2016, avevamo fortemente voluto la collaborazione della Associazione, Scanderberg e da là era partita la conoscenza con Marion, Vojsava,Darina e Ilir e le belle cose fatte in questi anni in libreria. Proprio domenica scorsa “Toringrad” si é aggiucato il Premio Letterario Glauco Felici. Il Premio è dedicato a Glauco Felici, scomparso repentinamente nel settembre 2012, ideatore del Festival “Tolfa Gialli & Noir”. Collaboratore del quotidiano La Stampa, è stato il traduttore di alcuni dei maggiori autori spagnoli e latinoamericani del secolo, dal Nobel Vargas Llosa a Javier Marias, da Soriano a Goytisolo, da Borges a Lezama Lima, a Paz e a Garcia Lorca. Ha collaborato a lungo con Einaudi, traducendo molti importanti autori e con un’ininterrotta attività di consulenza, che ne fa uno degli alacri e oscuri artefici della storia editoriale della letteratura ispanica in Italia, a tratti riconosciuto nei vari importanti premi ricevuti. A ricordo del suo prezioso lavoro l’Associazione Chirone ha istituito il premio letterario Glauco Felici.

Nel romanzo di Levani il protagonista è Drini, albanese, ex studente di Storia, dopo aver accumulato un discreto gruzzolo nel mondo dello spaccio della cocaina, a 29 anni si stabilisce a Torino dove gestisce un bar molto in voga che ha scelto di chiamare Toringrad. Ma quando il cognato Petrìt viene tradito e arrestato poco prima di Natale, gli affari di famiglia richiedono la sua presenza per portare a termine la consegna di un carico di dama bianca. Sarà un viaggio difficile e rischioso, con incursioni nel mondo del sottoproletariato italiano fatto di prostituzione, slot machine, tossicodipendenza, una trasferta che lo condurrà nella Milano del potere marcio. Ma sarà anche la ricerca del traditore, perché nessun conto può essere lasciato insoluto. I sospetti cadono sull’acquirente, Envèr. Se è stato lui, dovrà pagare con la vita. Eppure la verità non è mai scontata, come Drini avrà modo di scoprire a proprie spese. Toringrad è un romanzo ruvido e diretto come il suo protagonista, lucido e freddo imprenditore dello spaccio ma con una morale che lo induce a rimanere fedele a se stesso e al suo destino.

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Integrazione e temi importanti. Così accade pure di incantarsi in Libreria, un sabato sera di novembre, con una bella favola per adulti. E’ quello che è accaduto con lo scrittore Massimo Canuti, sabato 11 novembre, durante la presentazione del libro “Come si sopravvive in Libreria. Massimo Canuti ha scritto un libro veramente bello e noi che lo abbiamo incrociato casualmente al Festival Internazionale della letteratura di viaggio in Sardegna lo abbiamo voluto con noi in libreria. Il suo è uno di quei libri di sostanza che si apprezzano sulla lunga distanza e lontano dal clamore del libro facile facile.

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Questo é un libro sulla difficoltà di affrontare la vita. Un libro con tre anime alla deriva che si incontrano con le loro solitudini in una Milano diversa. Un libro su un ragazzino spaventato dalla sua identità sessuale e che incontra un uomo di mezza età senza più la memoria.Abbiamo raccontato con grazia in libreria dell’adolescente Vincenzo, del cinquantenne Italo, diventato barbone suo malgrado, e di una ottantenne vitale come Eveleina. Si può parlare con delicatezza e poesia anche della difficoltà di crescere in una famiglia a pezzi, della scoperta della propria omosessualità, del coraggio di uscire allo scoperto e della scoperta delle identità. Il libro è ambientato a Milano, d’estate. Vincenzo è un adolescente particolare: ha pochi amici, è amante della musica metal e degli skate, e non sa ancora bene se è attratto dai ragazzi o dalle ragazze. Italo è un uomo di circa cinquant’anni che un giorno si sveglia su un marciapiede e non ricorda nulla del suo passato. Comincia a vivere come un barbone cercando di ricostruire la sua identità finché non finisce per caso nell’androne del palazzo di Vincenzo. Il ragazzo ha un lampo, sembra riconoscerlo, ma fa finta di non averlo mai visto prima. Dove ha incontrato quell’uomo? E come ha fatto Italo a perdere la memoria? Ma ecco che in loro soccorso arriva Evelina, anziana inquilina del palazzo ed ex parrucchiera dei divi di Cinecittà. Sarà proprio lei, con la sua eccentrica vitalità e tenera presenza a riannodare i fili di un passato fatto di bugie e risentimenti.Le coincidenze dell’estate è un romanzo sull’amicizia inaspettata che può nascere fra tre persone di generazioni diverse, ma non solo. Un bel romanzo anche sulla crudeltà del mondo del lavoro e su quanto sia traumatico ripartire da zero dopo aver perso tutto. Ma è soprattutto un romanzo sulla scoperta della propria identità. Tra sorelle circensi, suonatori di polka e ragazzine provocanti, Massimo Canuti scrive un libro leggero e toccante che a tratti assume la forma del giallo. Il tutto nell’insolita cornice di una Milano afosa, lenta e deserta, lontana dallo stereotipo della città fredda, svelta e indifferente che non lascia spazio a nessun contatto umano.

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Per celebrare la grande scrittrice sarda Grazia Deledda, Premio Nobel per la letteratura, in libreria abbiamo fatto martedì 14 Novembre una lettura scenica di “Amori Moderni” con l’aiuto di due grandi attori come Paola Ferrari e Raffaele Rinaldi con l’ accompagnamento musicale della fisarmonicista Brunella Bardi.Un romanzo in due parti, dove tutto è doppio e giocato a contrasto. Due le figure femminili: l’intellettuale, anticonformista e civettuola Maria e la semplice ma risoluta contadinella Colomba. Tra loro il letterato Antonio, costantemente in bilico tra l’essere e l’apparire, tra la ragione e l’istinto, tra la città e la campagna, sempre confuso e incapace di decidere. Punto forte del romanzo i caratteri dei personaggi, perfettamente scolpiti dalla maestria della scrittrice, i quali spiccano all’interno di dialoghi agili, dinamici e mai scontati, come in una commedia in due tempi. Una sorta di performance da teatro piccolo borghese, in cui campeggia il contorsionismo mentale di Antonio di fronte a due donne, quasi fantasmi che vengono ad abitare la sua mente.

Libro del giorno - Amori moderni di Grazia Deledda
Libro del giorno – Amori moderni di Grazia Deledda

Riproposto nel 2016 da Carlo Delfino Editore in edizione anastatica, il libro celebra gli 80 anni dalla scomparsa (il 15 agosto 1936) della scrittrice sarda e i 90 anni dalla vittoria del Premio Nobel per la letteratura nel 1926 (è l’unica donna italiana ad averlo vinto). La lettura scorre fluida e va via tutta d’un fiato perché questo romanzo – complice anche l’appetibile formato 14×8 – ha davvero le carte in regola per coinvolgere. Ci sono le anime scosse dall’amore come in ogni opera letteraria a sfondo sentimentale che si rispetti, ma non solo. Il libro, infatti, da un lato offre al lettore uno spaccato dall’epoca, lasciando emergere in trasparenza il senso del peccato e le imposizioni sociali (ma anche il desiderio di lasciarsi tentare dalla trasgressione), dall’altro ha meriti squisitamente letterari, che derivano tutti dal talento della Deledda di rendere i dialoghi e i contesti particolarmente dinamici e mai scontati. Punta di diamante sono poi i caratteri, delineati mirabilmente dalla penna della grande scrittrice sarda, capace con la sua scrittura poeticamente “visiva” ma asciutta di inquadrarne i tratti essenziali. Una di fronte all’altra, ci sono Maria e Colomba, entrambe giovani e belle, ma del tutto diverse: la prima è un’intellettuale un po’ spigolosa che non ha paura di andare contro le convenzioni; la seconda invece non è colta e vive in campagna, ha un’anima selvaggia e risoluta, sebbene sia mite e delicata. In mezzo a loro si staglia Antonio, perennemente diviso in due dalle sue frustrazioni e dall’incapacità di decidere. Sempre confuso, l’uomo si lascia dilaniare dai dubbi, senza mai riuscire a prendere la sua vita in mano: vive bene in città, ma la campagna lo attrae; è un intellettuale razionale eppure lo affascina l’istinto. E poi, ama Maria, da cui è stato ferito, ma anche Colomba, che però sa rinunciare a lui per non danneggiarlo: ed entrambe le donne, in modi diversi, sapranno imporre la propria volontà lasciandolo solo in balìa delle loro scelte.

Nello Zaino di Antonello: Come si sopravvive in Libreria