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AMARANTO

rosa

Amaranto, con un certo margine di approssimazione e incrocio con altri colori, è la copertina de “L´amore dell´ultimo milionario” di Francis Scott Fitzgerald qui edito da Alet. Ho scoperto e preferito questa ad altre edizioni (dove il romanzo viene ad esempio chiamato Gli ultimi fuochi) in quanto curatissima, ricca di cenni sulla gestazione del romanzo, sofferta come spesso accadeva allo scrittore americano, e liberata dalle propaggini e interpolazioni che Edmund Wilson inserì per poter pubblicare il romanzo postumo e in forma completa (ma non in quella in cui l´autore ce l´aveva lasciata). Ci troviamo di fronte a un romanzo incompiuto, ma lo stesso un capolavoro di uno scrittore maturo e che avrebbe potuto dare ancora tantissimo, visti i livelli raggiunti nella padronanza della lingua, nel dialogo, nel creare le atmosfere (qui una Hollywood che già presagisce la propria decadenza).

Il colore e lo scrittore

L´ultimo Fitzgerald è amaranto, con striature luttuose di viola, amaranto come potrebbero essere le luci di un bar o di un club, come potrebbe essere la decadenza, ma una decadenza gloriosa.

 

ARANCIONE

arancioArancione con diverse tonalità impressioniste (il quadro in copertina è del pittore francese Camille Pissarro) si presenta il bellissimo Anna Édes dell´ungherese Dezső Kosztolányi, per Anfora, editore milanese specializzato in letteratura mitteleuropea e in particolare magiara. Si tratta di un bellissimo libro che secondo me sa la gioca alla pari con i grandissimi scrittori europei dell´ottocento e novecento, un racconto conturbante e morale che pare prendere le mosse dal naturalismo di un Zola, per poi recarsi nei territori torridi e tormentati di un Dostoevskij, ma anche in quelli della finezza psicologica di un Nabokov. Getto questi nomi e sottolineo che sarebbe ingiusto inserire Anna Édes nell´ambito dei piccoli capolavori, si tolga pure l´aggettivo e ci si prepari a una lettura emozionante ed appagante.

Il colore e lo scrittore

Non importa qui tanto l´arancione, quanto le tonalità e le sfumature, le pennellate dense, il modo in cui i colori si sfumano e si uniscono, si incontrano, e ogni grumo, ogni sprazzo lucente, ha la sua giustificazione, il proprio equilibrio.

 

VERDE

verdeMolte delle copertine de La grande sera di Giuseppe Pontiggia sono verdi, o hanno qualche chiazza di verde sbiadito, verde pisello, che rappresenta in qualche modo le luci dubbiose degli ambienti, degli interni borghesi di cui parla il romanzo. Come tutte o quasi le opere di Pontiggia il libro è un capolavoro di equilibrio, sintesi e rivelazione aforistica, e come altre opere Pontiggia ha continuato a rivederla e limarla, facendola uscire in una seconda edizione ampliata e rivista. Al di là di questo libro, il verde pisello mi serve per chiedervi di non dimenticare Pontiggia, di cercarlo, leggerlo, immergervi in questa sublime maestria e – come si suol dire – economia di mezzi, e scoprire un grandissimo autore italiano, forse uno dei più grandi della nostra contemporaneità.

Il colore e lo scrittore

In realtà immaginerei per Pontiggia il giallo di neon o di lampadine di una volta, quelle che inondavano le cucine di una luce squallida e riflessiva: se fossero state nel salone, e un divano fosse stato verde brillante, ecco dalla mistura dei colori venire fuori il verde sbiadito.

I Tre Colori di Marco Patrone (Recensireilmondo)