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Cominciamo dai saluti.

Cara Giuditta ci salutiamo qui al bar davanti al gate perché sto per partire per New York … sarà il destino chiacchierare da qui … ma del resto noi  un po’ come le nostre amiche possiamo chiacchierare ovunque…

Ma chi sono le cinque amiche, fantasticamente fantastiche, di cui parla Serena Ricciardulli? Se siete pronti a scoprirlo, prendete un ombrello e seguiteci.

piatto copertina FUORI PIOVE DEFINITIVA 29 aprileContrariamente al titolo “Fuori piove” (edito da Bonfirraro, casa editrice siciliana a cui do il benvenuto sul blog, perché è la prima volta che mi occupo del loro catalogo, tutto da scoprire) il libro di esordio di Serena Ricciardulli è un romanzo fresco e solare, in cui il sorriso di cinque donne e la forza con cui affrontano le traversie della vita è una carica di ottimismo e di buonumore.

Quel “fuori” del titolo allude forse a ciò che accade fuori dallo spirito di solidarietà e di amicizia che tiene avvinte tra loro, non senza momentanee rotture o silenzi, Anna, Lory, Tina, Marta e Laura? Ma se piove, basta un ombrello… e l’ombrello (come nella bellissima immagine di copertina di Lidia Cucciniello) non è quel sentimento costante e continuo su cui le cinque donne, e i loro compagni, sanno di poter contare e affidarsi in ogni maltempo che ciascuna di loro è destinata ad affrontare?

 

Fuori è una parola che amo molto… è legata all’idea di scoperta, di movimento, di imprevedibilità… ma soprattutto è imprescindibile dall’idea di dentro, quindi intimità, mondo interiore, affettività. Dentro e Fuori, la vita è fatta di queste due dimensioni: quello che siamo si incontra con la vita che d’altra parte contamina il nostro modo di essere e percepirsi. E poi “Piove”, perché la pioggia è qualcosa che accade e ci sono molti modi per viverla, puoi ripararti, aspettando che finisca, puoi camminare riparata dell’ombrello o  puoi farti bagnare vivendoti quell’esperienza, ma al di là di cosa decidi di fare la variabile è sentirsi comunque al sicuro, nella certezza dei legami profondi che restano nonostante tutto.

1200px-Pierre-Auguste_Renoir_122Serena, prendiamo un ombrello e andiamo incontro alle cinque donne, protagoniste del tuo romanzo?

Donne diverse sotto tutti i punti di vista, che guardano al mondo, alla vita e agli affetti in maniera differente, persino opposta. Sulla diversità e la reciprocità hanno cementato il loro rapporto di amicizia, che tu descrivi con dolcezza, partecipazione ma anche fine e introspettivo realismo. Non sono amiche allo stesso modo, proprio come avviene nei gruppi. Ci sono empatie, precedenti e vissuti che rendono anche le relazioni diversificate al loro interno.

Come si comporterebbe ciascuna di loro sotto la pioggia? Credo che sia la situazione giusta, un bel temporale estivo che sorprende tutti e tutto, per descrivere Anna, Lory, Tina, Marta e Laura: insieme eppur diverse. 

 

Beh, questa è una domanda divertente!

Credo si comporterebbero come hanno affrontato la vita! Anna è come sua madre non ha mai comprato un ombrello. Laura ne ha ovviamente più d’uno intonato con la situazione ma in realtà vorrebbe tanto riuscire a camminare senza e  sa di  aver  bisogno di Anna per farlo. Tina ha un ombrello grande, che ripari anche  chi è con lei e Lory ha  decisamente una mantella impermeabile, l’ombrello è troppo poco di sinistra! E Marta dai… è facile… lo dimentica sempre certa che qualcuna delle altre lo abbia.

Ma sono sicura che nessuna di loro si faccia fermare dalla pioggia, specialmente se è mercoledì in orario aperitivo!

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Ci sediamo in un tavolo vicino per origliare i loro discorsi?

Il tuo romanzo è pieno di vita, quella fragile e vera che sostanzia l’esistenza di tutte noi. Le piccole eccezionalità delle giornate, i dissapori della routine, la profondità degli affetti che si riscoprono dopo i momenti di difficoltà, i piccoli grandi rivolgimenti che cambiano la vita, nel bene e nel male, le decisioni da prendere, le occasioni perdute o lasciate andare via, le sorprese, positive e negative.

Che cosa si raccontano le cinque donne, nell’aperitivo del mercoledì? E chi di loro cinque, scoprendo che siamo interessate ai loro discorsi, ci inviterebbe al loro tavolo? le altre sarebbero disposte ad accoglierci e come?

Perché la freschezza delle protagoniste di “Fuori piove” è nella normalità che rappresentano, nella vivacità e veridicità dei loro comportamenti, che fanno scattare il desiderio di poterle incontrare davvero e avere la fortuna e la gioia di essere accolte tra loro: perché noi donne abbiamo bisogno di una rete solidale per i salti dalle altezze che la vita ci impone, no?

imageTi risponderò raccontandoti come le ho incontrate nella mia immaginazione, perché queste donne mi sono comparse ad una ad una, per gradi, un passo per volta. Anna è stata la prima ma in realtà è l’ultima che ho conosciuto, è uno spirito libero, una specie di “randagia”,  che osserva e tira le fila a distanza, si nasconde per proteggersi mostrando solo quello che riesce a gestire, mi ha attratta da subito ma conoscerla è un processo molto intimo. La prima quindi è decisamente Laura , la più aperta, almeno all’apparenza, accogliente e calda , quindi se fossimo sedute a un tavolo vicino alle “streghe “ sarebbe Lei l’aggancio, senza nessuna ombra di dubbio. Tina le farebbe da spalla ma con cautela, la famiglia va protetta… Lory riconoscerebbe la nostra curiosità nel conoscerle ma anche il nostro timore nell’entrare in un mondo così intimo, del resto tanto tempo fa anche lei ha durato la stessa fatica… Marta parlerebbe di continuo e sicuramente non farebbe caso a noi…  ma se Laura ci invitasse al loro tavolo ci guarderebbe di traverso… per qualche istante… poi continuerebbe a parlare di sé e dei suoi guai…

Così me le immagino o forse no … così  so che sono… da qualche parte … chissà dove!

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C’è un’altra protagonista, oltre le cinque amiche, che conquista il lettore con il suo fascino quotidiano, poco patinato e intimamente vissuto: la città di Livorno.

Una Livorno di interni: case, soggiorni, stanze da letto.

Una Livorno che all’improvviso cede lo sfondo a New York, sfavillante e glamour, cinematografica e hollywoodiana, in cui però le donne con i loro compagni, oltre alla meraviglia e allo stupore che non possono contenere di fronte alla Grande Mela, portano anche il calore e la familiarità della provincia.

Il rimando è senza dubbio a “Sex and the city”, ma più che voler rimarcare una somiglianza, mi sembra che tu abbia voluto giocare narrativamente sulla differenzazione. 

Livorno non è New York, cinque donne italiane non solo simili a quattro donne americane, per vissuto esperienze ed educazione.

È così?

SATC-sex-and-the-city-36239_1280_1024Certo è  così … e sono felice che tu lo sottolinei. Livorno è una città meravigliosa con moltissime sfaccettature, è  aperta e accogliente, ma anche profondamente malinconica e sognatrice. Pochi giorni fa un giornalista ha paragonato il mio romanzo a Livorno assimilando entrambi a un cheesecake con un primo strato ironico e dissacrante ma con una base profondamente malinconica e sottolineo malinconica e non triste… il paragone mi è piaciuto perché spiega entrambi senza prenderci troppo sul serio. Queste donne sono livornesi… ovunque siano… anche in una città così diversa e lontana, anche quando la vita  ti fa paura… ti ferisce… loro ricercano e ritrovano la loro città e con lei il bisogno di famiglia che le rende quelle che sono .
Onestamente a me piacciono molto di più di quelle di sex and the city perché sono più vere … o almeno più vicine a noi!

 

Te lo posso confessare apertamente: anche a me piacciono più Anna, Lory Tina Marta e Laura delle ragazze di Sex and the city, (di cui non ricordo neppure il nome) e proprio per la loro estrema autenticità.

Tu hai saputo dare voce, con estrema ironia, alle storie semplici che danno concretezza e senso alla vita di ogni donna, e di ogni uomo. In particolare a quel sentimento, che solo in parte si può chiamare amicizia, e che in realtà è molto più complesso e stratificato, perché non è un’eccezione ma un bisogno: la capacità di fare gruppo, di riconoscersi con i propri limiti e i propri talenti e di valorizzarli entrambi nello stare insieme.

Credo che tutte le donne desiderino una rete di solidarietà che le protegga, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, per tutti i giorni della vita, o almeno per la maggior parte. A molte accade di essere imbrigliate e incatenate in questa rete, che è croce e delizia come tutte le cose importanti dell’esistenza umana. Una rete di salvataggio, dove puoi atterrare se fai un salto di gioia, o se precipiti in un burrone.

Volevi parlare di un sentimento diverso dall’amicizia? O è amicizia pura quella che lega le tue protagoniste? 

 

Ci avrei giurato che ti piacevano più queste cinque toscanacce!

Quello che volevo era parlare di legami, di reciprocità, di affettività e queste donne sono state il pretesto per questo… più nel dettaglio ho cercato di parlare di tutto questo all’interno del tema  perdita, intesa come perdita di se stessi, perdita di qualcuno o paura di perdere… tutti questi personaggi, anche maschili, girano intorno a questi temi e rispondono alla vita scegliendo di legarsi, anche di rischiare  qualche volta, ma alla fine è nella reciprocità con l’altro che riescono a trovare loro stessi.

Per questo, certo, è un libro sull’amicizia, ma intesa come legame profondo, forma di amore, tanto preziosa quanto faticosa, amicizia come mondo affettivo di ognuno di noi, amicizia come porto sicuro dove poter sempre tornare ma che ti lascia libero di partire, un po’ come Livorno per i livornesi.

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Carissima Serena, quanto è stato bello chiacchierare con te, mi concedo un’ultima domanda per salutare te, le cinque donne di “Fuori piove” e i lettori.

Con perfetta simmetria con il romanzo che si apre con una scena cinematografica, che vale come “ciak, si gira” della narrazione, io mi concedo il “ciak, si chiude”, che non vuol essere un “the end”, bensì un invito alla lettura di questo fresco romanzo.

Anna, Lory Tina Marta e Laura sono lì al tavolo del bar con i bicchieri vuoti ormai e gli stuzzichini dell’aperitivo smangiucchiati, è il momento dei saluti, chi delle cinque si alza per prima e per andare dove? E le altre?

Sai secondo me non si saluterebbero… non saprebbero proprio farlo perché questo tipo di legami segue un continuum costante per il quale esistono regole diverse… si continua a parlare, a stare insieme, vicine o lontane… sì uscirebbero di scena insieme… ognuna di loro consapevole del per sempre che le unisce e che rende il loro mondo più fantasticamente fantastico come dice Anna! Quindi non ti saluterò neanche io… lasciando aperta la scena, sospesa così da immaginarci storie e incontri.

 

(Questa chiacchierata è dedicata alle mie cinque amiche: Luisa alias Tina; Simona alias Laura; Cecilia alias Lory; Micaela alias Marta, che è il suo opposto, ma dal nome lei capirà!, e infine, beh io no?, che come Anna ho lasciato la nostra città per andare via, ma non a New York!)

 

 

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Chiacchierando con… Serena Ricciardulli