Dieci Buoni Motivi

di Ida Amlesù

ida_amlesu-d275

per NON leggere “Perdutamente”

perdutamente-d508

1.  Il titolo è un avverbio. A nessuno piacciono gli avverbi. Assolutamente, indubitabilmente, inequivocabilmente. (Visto che schifezza? E allora!)
2.  Il romanzo è diviso in atti, ci sono degli intermezzi e tra l’altro è pieno di gente che canta: l’autrice mi sembra avere le idee un po’ confuse su come si scrive un libro.
3.  C’è un santo che non è un santo ma ha zoccoli di capra, il Diavolo al posto di fare pentole senza coperchi danza di qua e di là, Dio ha la forma di un uovo, Marx fa l’incantatore di serpenti e i gatti parlano ma le persone no. Insomma, un pasticcio senza precedenti.
4.  Nel testo vengono citati alternativamente Gertrude Stein e il Monopoli, Delitto e Castigo e Indovina Chi, la Bibbia e il Re Leone. Oltre a mancare di fantasia, l’autrice ha senz’altro un sistema di riferimenti contorto.
5.  Ad un certo punto, senza una vera ragione, la parola amore viene associata alla parola marameo. Da far accapponare la pelle.
6.  Si parla di una storia d’amore infelice, tanto per cambiare, a questo punto ditecelo prima ché non ce lo leggiamo.
7.  È tutto azzurro, bianco, verde o oro, il che ci lascia due sole spiegazioni possibili: o c’è una precisa simbologia dei colori, o l’ispirazione la signorina Amlesù l’ha presa dalle piastrelle del bagno.
8.  Nel testo ci sono così tanti pesci da destare il sospetto che il sogno dell’autrice non fosse scrivere, ma aprire una pescheria.
9.  A ben pensarci compare anche un certo numero di pennuti. Capisco l’amore per gli animali, ma qui si esagera.
10.  L’ha scritto una che sostiene di chiamarsi Ida Amlesù. Chi vuole prendere in giro? Nessuno si chiama davvero così.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Perdutamente”
Tag: