di Antonello Saiz

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Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

15033761_10211608030824998_667446180_n« Penso che questa storia della mia lunga lotta col padre, che un tempo ritenevo insolita per non dire unica, non sia in fondo tanto straordinaria se come sembra può venire comodamente sistemata dentro schemi e teorie psicologiche già esistenti […] »
(Il male oscuro)

Lotte coi padri e sentimenti maschili che esistono nella cronaca da una libreria indipendente questa settimana.
Sabato 5 novembre ai Diari abbiamo visto interagire due grandi scrittori di valore: Alessandro Zaccuri e Paolo Colagrande.
Si presentava l’ultimo libro di Alessandro Zaccuri pubblicato il 15 settembre scorso ed edito da Marsilio con il titolo de ‘Lo spregio’. E a presentarlo, appunto, un amico storico dei Diari, Paolo Colagrande, autore tra l’altro di un meraviglioso libro Finalista Premio Campiello 2015, “Senti le Rane” edito da nottetempo e presentato in anteprima da noi. Tra le altre cose da dire, neanche due mesi fa, per festeggiare i due anni di vita della nostra Libreria proprio Paolo Colagrande ci aveva deliziato con una lettura ad Alta Voce del suo prezioso racconto “Elogio del Rudo” contenuto nell’Antologia di Autori Contemporanei “Teorie e tecniche di INdipendenza”, edita da VerbaVolant e curata da Gianluigi Bodi.

14971175_10211608030945001_767804325_nLo spregio è fondamentalmente un avvincente racconto criminale attraversato anche da tanti elementi di natura teologica e continui richiami alla tragedia greca. Romanzo breve ed elegante nella sobrietà del suo linguaggio che si legge davvero, è il caso di dire, tutto d’un fiato. Anzi il fiato viene costantemente mozzato, sorpreso, interrotto da una trama incalzante e originale. Lo scrittore ha esordito spiegando che voleva scrivere un romanzo sulla incomunicabilità e intorno alla impossibilità di instaurare ponti di comunicazione tra mondi diversi. Sempre Zaccuri, con l’aiuto di Colagrande, in un bellissimo passaggio della serata ha spiegato che, consapevolmente, ha voluto costruire una storia molto virile e sui sentimenti maschili, che ci sono ed erroneamente si crede che non esistano. Per sua stessa ammissione, la narrazione segue proprio i passaggi della tragedia greca, con gli affanni e i pianti di Giustina, la madre del protagonista Angelo, a fare da Coro. Non a caso ha ricordato che, in molti snodi della vicenda, il richiamo ai grandi eroi dell’Iliade è consapevolmente voluto. Ha raccontato di Ettore e dello scontro mortale con Achille, del dolore di Priamo di fronte allo scempio del corpo del figlio e del suo dramma nel rivendicarne il corpo torturato e martoriato.
La presentazione è stata preceduta da una lunga e piacevolissima introduzione di Paolo Colagrande e tra le tante interessanti osservazioni ha fatto due riferimenti importanti: il primo riferimento all’opera lirica “Don Giovanni” di Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, per quel che riguarda la statua del San Michele, con un parallelismo non banale con il convitato di pietra, la statua del Commendatore; il secondo riferimento alla “Lettera al padre” di Franz Kafka del 1919 per quel che riguarda il rapporto di un figlio al cospetto del padre. In questa lunga e intensa drammatica confessione, Kafka racconta di suo padre, duro e autoritario nei metodi educativi e ottuso di fronte alle esigenze e le richieste di un animo sensibile come il suo. Un classico del rapporto e delle lotte tra padre e figlio con una critica aspra e dolorosa tesa a risalire anche origini di una conflittualità.

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Il paragone, a questo punto, con il rapporto controverso tra Angelo e Franco, detto il Moro, dello Spregio è automatico: le scoperte dell’adolescenza, la stima verso questa figura di padre oscuro che sfiora l’adorazione e poi il rapporto di dipendenza con Salvo, figlio di malavitosi meridionali e l’odio e disprezzo che quest’ultimo riserva all’amico dopo “Lo spregio”. Nelle parole del malavitoso Don Ciccio, padre di Salvo, e nel confronto con il Moro, uno dei punti focali del romanzo che ho voluto leggere ad Alta Voce personalmente in libreria:

15046189_10211608031745021_814417638_nLo sapete anche qua al Nord che cos’è uno spregio?… Io ti offro un pane e tu non lo prendi, perché pensi che non è buono. Questo è mancare di rispetto. Ma se tu il pane lo prendi, e poi appena io mi volto ci sputi sopra, e lo butti per terra, lo calpesti, lo dai ai porci e alle galline, lo lanci ai cani… Questo è lo spregio. E per lo spregio non c’è perdono, che San Michele mi protegga”. Leggendo questa bellissima narrazione, la prima sensazione è quella di trovarsi di fronte ad una scrittura potente e incalzante. Un respiro epico ed una scrittura in movimento, così ha sintetizzato una lettrice forte dei Diari, Ilaria Benassi, che ha comprato il libro quella sera stessa della presentazione e ne ha fatto una piccola recensione sulla nostra pagina facebook: “vorrei dire, che regala la stessa sensazione di quando si viaggia su un mezzo veloce: le immagini scorrono veloci ma nitide, catturano lo sguardo nell’attimo fuggente per fissarsi nella memoria.Una scrittura virile che sembra sorvolare sui sentimenti per poi rivelarli con grande, corrosiva intensitá… Un’epica moderna in cui i personaggi raccontano se stessi attraverso i fatti, i dialoghi sintetici e lo scatto temporale incalzante. Sono gli uomini che tirano le fila, ma il lucido smarrimento di quella madre non passa inosservato…Ci sono amicizia, onore e vendetta; i miti del padre e degli dei sono svuotati dall’enfasi storica, eppure lo spregio è là che ci aspetta, dal principio sino all’appuntamento finale col destino, col pathos.

E’ stato Colagrande a far notare che “Lo Spregio” è uno dei pochi casi in cui un libro ha una sintesi perfetta in quarta di copertina e l’Autore, con divertimento, ha fatto notare che questo merito non era suo : ”Siamo negli anni Novanta, tra i monti al confine con la Svizzera. Franco Morelli detto il Moro ha ereditato dal padre la Trattoria dell’Angelo, e la fa fruttare come si deve: ma i soldi, quelli veri, li guadagna trafficando con prostitute e spalloni – e forse grazie ad altri affari ancorapiù oscuri e pericolosi. È un uomo chiuso, determinato: del tutto amorale. Ha un figlio – in realtà un trovatello, ma nessuno lo sa – che lo adora come un dio; e una moglie timida e servile – la cuoca – che gli serve solo per giustificare al mondo l’esistenza del piccolo Angelo. Ma Angelo, crescendo, scopre che cos’è in realtà suo padre; e anziché ripudiarlo decide di voler essere come lui, più di lui. Si lega d’amicizia con Salvo, rampollo spendaccione – ma non sciocco – di una famiglia del Sud in soggiorno obbligato. Ben presto però anche questa amicizia diventa competizione, e Angelo commette l’errore fatale: vuole essere come il suo amico Salvo, di più del suo amico Salvo. La punizione dello spregio sarà terribile; e terribili le conseguenze”.

15049749_10211608031345011_627839513_nIn questo romanzo breve Alessandro Zaccuri torna al tema e alle riflessioni del suo primo, potentissimo romanzo,”Il Signor Figlio”, libro vincitore del premio Selezione Campiello 2007, e in cui si immagina che il poeta Giacomo Leopardi non sia morto nell’epidemia di colera a Napoli, ma si sia trasferito a Londra sotto falso nome dove si ritrova a impartire lezioni di indologia a un perplesso John Lockwood Kipling, futuro padre di Rudyard, che a sua volta, si incontrerà con Pierre Messiaen, padre del compositore Olivier. Il rapporto problematico di lotta tra “Jack” Leopardi e suo padre Monaldo uno dei centri focali del libro.
Sono tanti i libri che raccontano le difficoltà nel rapporto generazionale tra padri e figli. Libri che raccontano di legami e di lotte, di incomunicabilità tra padre e figlio, di competizione e di complessità di questo tipo di rapporto. Storie di figli ma soprattutto di padri che latitano o si sono eclissati o che più spesso, con il loro autoritarismo, soffocano, opprimono, tormentano. Storie molto diverse di padri e figli dove si delineano sempre rapporti conflittuali. Storie diverse anche nell’esito, ma sempre, appunto, racconti sull’orlo di sentieri minati e dove la dolcezza non è quasi mai prevista.

svevoIn un classico del Novecento (e a noi piace assai AssSaiz suggerire certi classici!) come “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo c’è un intero capitolo, “La morte di mio padre”, in cui il protagonista a partire dal suo ultimo colloquio col padre ne delinea la figura e quel rapporto di stima e odio, diffidenza e attaccamento che fa del genitore, così diverso da lui sotto tutti i profili, un modello e al tempo stesso un antagonista. Rapporto che inizia a migliorare con l’inizio della malattia e dove la figura del padre buono e fragile va a sostituire quella dell’uomo severo e violentemente minaccioso fino al punto da sottomettersi finalmente alla sua autorità.
Tra i rapporti conflittuali padre e figlio non possiamo non ricordare quello tra Domenico e Pietro di “Con gli occhi chiusi” di Federigo Tozzi. Anche qui c’è una trattoria di mezzo, un figlio diversissimo costretto a subire la violenza, fisica e psicologica, di un padre anaffettivo e dispotico che antepone il lavoro e i guadagni al bene di Pietro.federigotozzi
john-fante-librofiliaAnche in “Aspetta primavera, Bandini” di John Fante è messa in discussione la figura del padre. La provincia americana fa da sfondo al rapporto tra Arturo, il figlio quattordicenne, e Svevo Bandini, l’ingombrante padre. Nella storia di questa famiglia, con i loro disagi, emigrata dall’Abruzzo a Rocklin nel Colorado, assistiamo alla fatica del figlio a scavalcare la figura del padre per rendersi indipendente. Anche Svevo è ammirato dal figlio per il suo non rassegnarsi alla condizione di povero immigrato italiano, ma al tempo stesso temuto e odiato per i tradimenti e le sofferenze che infligge alla madre.

gavino-ledda-282867Un padre tirannico e intransigente che considera e tratta il figlio come un oggetto di sua proprietà è il protagonista di “Padre padrone” il romanzo autobiografico dello scrittore sardo Gavino Ledda. La vicenda, ambientata in Sardegna, segue il riscatto d’un giovane pastore dal dispotico capofamiglia che, per necessità, lo strappò alla scuola da bambino lasciandolo analfabeta sino all’età di vent’anni.
Un padre autoritario e gretto lo troviamo anche ne “Il male oscuro” di Giuseppe Berto.

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I DIMENTICATI : Giuseppe Berto, sceneggiatore, dopo diversi insuccessi letterari e in preda a una forte crisi esistenziale, iniziò, su invito del suo psicanalista, la stesura di questo romanzo, un capolavoro unico e assurdamente sottovalutato oggi. Il romanzo del 1964 ripercorre la vita dell’autore alla ricerca delle origini della sua sofferenza e del disperato bisogno di far pace con le proprie radici. Il protagonista, uno sceneggiatore proprio come l’autore, in seguito alla morte del padre, che ha sempre considerato dispotico e oppressivo, e a cui rimprovera di non averlo mai amato, entra in una fase di depressione acuta, che travolge tutti i suoi affetti, e che lo porta a terribili forme di isteria. La crisi sembra avere il suo punto di partenza nel momento in cui il narratore matura la consapevolezza che il padre è malato di tumore. Giuseppe Berto nel romanzo rivela i il reale rapporto, difficile e conflittuale,con il proprio padre, con annesso ambiguo complesso edipico e i sensi di colpa che ne derivano. In seguito alla morte del padre cade in una profonda depressione e assillato dai tormenti e dalla nevrosi inizia a nutrire ossessioni come quella del cancro. Ossessionato proprio dal male oscuro finisce per accusare dolori insopportabili che condurranno anche lui, sulle orme del padre, in sala operatoria, dove però gli verrà riscontrata solo una salute fisica di ferro.

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Oltre a “Lo Spregio” di Alessandro Zaccuri e a “Il male oscuro” di Giuseppe Berto sono da mettere nello Zaino questa settimana :

"Senti le rane" di Paolo Colagrande, edito da nottetempo.
“Senti le rane” di Paolo Colagrande, edito da nottetempo.
"Teorie e Tecniche di INdipendenza" AA.VV a cura di Gianluigi Bodi, pubblicato da VerbaVolant.
“Teorie e Tecniche di INdipendenza” AA.VV a cura di Gianluigi Bodi, pubblicato da VerbaVolant.
"Iliade" di Omero pubblicato da La Lepre
“Iliade” di Omero pubblicato da La Lepre
"Lettera al padre" di Franz Kafka pubblicato da Einaudi.
“Lettera al padre” di Franz Kafka pubblicato da Einaudi.
"Il signor figlio" di Alessandro Zaccuri pubblicato da Mondadori.
“Il signor figlio” di Alessandro Zaccuri pubblicato da Mondadori.
“La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, pubblicato da Mondadori.
“La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, pubblicato da Mondadori.
"Con gli occhi chiusi" di Federigo Tozzi, pubblicato da BUR.
“Con gli occhi chiusi” di Federigo Tozzi, pubblicato da BUR.
"Aspetta primavera, Bandini" di John Fante, pubblicato da Einaudi.
“Aspetta primavera, Bandini” di John Fante, pubblicato da Einaudi.
"Padre padrone" di Gavino Ledda, publicato da Feltrinelli.
“Padre padrone” di Gavino Ledda, publicato da Feltrinelli.
Nello zaino di Antonello: Giuseppe Berto e Alessandro Zaccuri
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