Dieci Buoni Motivi per NON leggere

“Lo stesso vento”

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di Valerio Aiolli

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1) Perché ha una copertina molto bella e raffinata, e magari l’abito non fa il monaco, vai a sapere.
2) Perché anche se è pieno di suspense non è un giallo, non è un noir, non è un fantasy, non è un memoir. Insomma, non è.
3) Perché è una storia che ti fa entrare sotto la pelle di tutti i personaggi: uomini, donne, bambini. E vai a sapere che ci trovi, là dentro.
4) Perché in sole 150 pagine tocca la Seconda guerra mondiale, l’elezione di Kennedy, il Sessantotto, il crollo del Muro di Berlino. E cos’è, un time lapse?
5) Perché più di una persona ha detto che si legge d’un fiato. Così quando l’hai finito, se ti è piaciuto, ti tocca aspettare chissà quanto il prossimo libro dell’autore.
6) Perché è un romanzo inattuale: non ci sono telefonini, tablet, smartphone, neanche i computer. Eppure è pieno di interconnessioni: impossibile!
7) Perché ricordi personali e memoria collettiva si fondono formando un impasto inestricabile. E se poi tu lo volessi districare? Sai la fatica…
8) Perché non ci sono i buoni e i cattivi, che sono tanto comodi, ma c’è il mostrarsi scomodo della bontà, della cattiveria, del brutto e del bello che stanno dentro a ognuno di noi.
9) Perché comincia con un vecchio che cammina per le vie di una città, che non è esattamente un incipit da strizzatina d’occhio. E finisce… no, come finisce non ve lo dico.
10) Perché un oggetto, un ventilatore, fa da testimone (staffetta e osservatore) al va e vieni delle persone nel corso degli anni, e alla fine ti verrebbe voglia di ascoltare il suo parere, ma non puoi: sentiresti solo Lo stesso vento.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Lo stesso vento”