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“Il matrimonio di Chani Kaufman” (traduzione di Paolo Lorusso, LiberAria) è un romanzo sull’amore e sulla libertà, finemente intrecciati da Eve Harris.

Sono i due fili colorati con i quali la scrittrice londinese, di origini israeliane e polacche, tesse le storie dei vari personaggi che ruotano intorno ai due sposi Chani e Baruch. La Rebbetzin Rivka scelta da Chani per guidarla nei rituali prima del matrimonio, che giovanissima a Gerusalemme si innamora di Chaim e insieme si convertono alla religione più ortodossa; Avrom, migliore amico di Baruch, e figlio di Chaim e Rivka, che decide di studiare in un’università pubblica, confrontandosi con un mondo completamente diverso in cui le regole imposte dalla religione inevitabilmente deflagrano; le due famiglie degli sposi, l’umile famiglia Kaufman di Chani, e l’arricchita e volgare famiglia Levy di Baruch; intorno la Kehilla, comunità di frum,  gli ebrei ortodossi con le ristrettezze, idiosincrasie,  rigidità, menzogne infantili e crudeli, imposizioni religiose e convenzioni sociali, e come i centri concentrici di una pietra lanciata in uno stagno, il resto della città, Londra, con la modernità che spinge e irretisce i membri della comunità, e ancora più lontana Gerusalemme, oasi di vivacità e fermento, in cui la religiosità diventa anelito spirituale e identità sentita.

Eve Harris
Eve Harris

Un romanzo costruito come un uovo, in cui il matrimonio dei due giovani è l’albume, il collante, che viene descritto con un ritmo lento ed estenuante, nella rigidità dei ruoli e ripetitività dei gesti, mentre il tuorlo, la parte più densa e nutriente del romanzo sono le tante storie che si intrecciano e si rincorrono, in un tempo ballerino, che va e ritorna, procede in avanti e all’indietro, a volte anche in modo un po’ confuso, e tra le quali spicca la storia, anch’essa d’amore, di Rivka e di Chaim, che somma in sé tutti i temi più complessi del romanzo: l’innamoramento, la spiritualità, il desiderio di libertà, l’appagamento sessuale, la scelta di decidere di sé, l’allontanamento sentimentale, la perdita e il dolore. Come una nemesi, alla storia d’amore di Rivka e Chaim rimanda quella del figlio, Avrom, frum, religioso e osservante, con Shola, una giovane ragazza di origini nigeriane, conosciuta nel gruppo di studio dell’università, che rappresenta l’altro e l’altrove.

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Al centro l’amore, se così si può chiamare, tra Chani e Baruk, in cui Eve Harris sa rendere le sfumature dei sentimenti, l’incertezza delle scelte, la paura dell’ignoto e il desiderio di conoscenza, che è conoscenza di sé e degli altri. Chani e Baruk con la loro determinazione  sono uno spiraglio di luce, nel mondo ovattato e in penombra della comunità, la dimostrazione che la libertà è soprattutto una scelta interiore, prima che giustificata dalle condizioni esterne. I due giovani hanno lottato per sposarsi, motivati da una forza irrazionale, visto che non si conoscevano, ma spinti l’uno verso l’altro, non senza ostacoli e tentennamenti, come sarà evidente nella prima notte di nozze.

Un romanzo che parte lento e disteso, per poi riservare una serie di sorprese e colpi di scena, di rivelazioni e scene comiche. L’ironia, sottile e mai giudicante, che nasce dalle situazioni più che dalle riflessioni, e la vivacità della lingua, con il ricorso a numerose parole ebraiche, insieme con la visuale limitata all’interno del mondo frum, rendono il romanzo di grande piacevolezza, mosso nei sentimenti e ricco di situazioni, in cui non manca un aspetto più riflessivo.

Nadia Terranova
Nadia Terranova

L’introduzione di Nadia Terranova serve a illuminare il senso recondito e riflessivo del romanzo: una torcia per addentrarci in una grotta e scoprirne le scritture rupestri.

“Il matrimonio di Chani Kaufman” è anche un romanzo sulla giovinezza, su quel momento della vita di ciascuno in cui si deve necessariamente abbandonare l’infanzia con la sua spensieratezza e mescolarsi agli adulti, pur non sentendosi del tutto adeguati. Ma forse il romanzo alla fine vuole rivelarci che nella vita non si potrà mai essere adeguati fino in fondo, ed è vano perseguirlo.

Il matrimonio di Chani Kaufman