Dieci motivi per cui non dovete leggere il mio libro (partiamo dal decimo?).

Quel Fiume è la notte (Fandango Libri) di Flavia Piccinni.

1. Perché di aborto è meglio non scrivere, e dunque è meglio non leggere. Mai. Ci sono temi che vanno tenuti in scatole del cuore, al buio, in silenzio. E dunque: andare oltre, subito, senza pensare.

2. Perché i viaggi, si sa, sono alla fine tutti uguali. L’India è tutta uguale, sempre. Anche se… ne siamo proprio sicuri?

3. Perché i fiumi sono fatti per scorrere, per andare oltre le montagne e portare via le storie. Perché i fiumi vanno altrove, e con loro i desideri e le speranza. Perché a volte conviene lasciarsi trascinare, e seguire il corso dei fiumi che, quando meno te lo aspetti, ti salvano.

4. Perché c’è la colpa, e (un tentativo di) assoluzione.

5. Perché metabolizzare un lutto è la cosa più difficile che un essere umano possa affrontare. E perché è uguale per tutti noi. Anche se ognuno ha le sue strade. Anche se ognuno ha diritto di sbagliare a modo suo. Anche se tutte le strade conducono, spesso, sempre nel medesimo luogo.

6. Perché quando vedo dei gulab jamun voglio continuare a non sapere cosa siano.

7. Perché non voglio scoprire di quello che succede ad Agra al tramonto, e nemmeno di quel cantuccio di mondo sacro che, in India, conserva le acque di Lourdes.

8. Perché ci sono storie private, dentro cui è meglio non guardare. Perché ci sono storie che hanno un cuore, che il nostro cuore non vuole comprendere.

9. Perché è una storia che potrebbe riguardare anche te, anche tua figlia, anche la tua vicina di casa. Perché, a volte, è meglio chiudere gli occhi e restare ad annusare l’aria. E questo libro proprio quell’aria, spaventosa, prova a raccontare.

10. Perché racconto anche della figlia di Juga, che ha due anni e gli occhi sporchi di kajal.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Quel Fiume è la notte”