Un’atmosfera suggestiva, due personaggi femminili, Bonaria e Maria, di grande forza ed estrema fragilità, una storia che parte dall’ancestrale figura dell’accabadora per assurgere al tema fondamentale della morte e dell’eutanasia, rendendolo universale e generale e liberandolo dai limiti dell’attualità e della giurisprudenza, per assurgerlo a mito arcaico e rituale, come la nascita. Una scrittura tersa e ricca, sempre scelta e acuminata a livello lessicale e con grande precisione di immagini e dettagli. Una vena narrativa che, pur risentendo del provincialismo, ne fa scaturire potenza espressiva e riflessione profonda sui valori fondanti dell’essere umano. Michela Murgia in Accabadora, pubblicato nel 2009, ci regala uno splendido affresco di un mondo passato, in cui uomo e natura conservavano un legame profondo, a volte crudele, ma pur sempre intimamente collegato. Bonaria e Maria sono l’alfa e l’omega di questo mondo, il presente e il futuro, il naturalismo e il razionalismo, e il loro essere legate da un filo invisibile quanto resistente rivela l’ineludibilità e la perseveranza di certi valori e la loro assoluta necessità.

ALTRI TITOLI:

Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vedeViaggio in Sardegna, Einaudi, pp. 198, 2008

Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precariaIl mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria.

Ave Mary. E la chiesa inventò la donnaAve Mary. E la chiesa inventò la donna. Einaudi, pp.200, 2010

Spirito di corpoSpirito di corpo. Il Maestrale, 2011

 

Accabadora
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