La rivincita di Capablanca

La più bella definizione per La rivincita di Capablanca di Fabio Stassi (Minimum fax, 2008) la si trova nel libro stesso, a partire dalla scelta dei “Titoli di coda” per chiudere la narrazione:

Questo libro ha sessantaquattro case, come una scacchiera.

Sessantaquattro piccoli quadrati bianchi e neri dove si gioca la storia che racconta. Forse perché per me i romanzi hanno più a che fare con la geometria e la matematica degli scacchi che con quella cosa così indefinibile e sfuggente che chiamiamo letteratura. Sono un duello di aperture e di finali, e strategie segrete, e sacrifici di pezzi.

Tanto la struttura narrativa che lo stile e la lingua hanno la felicità di una geometria perfetta e raffinata. Un gioco sottile di bianchi e neri, in cui la vita di Capablanca, campione cubano di scacchi, è raccontata con chiarezza seguendo incastri della memoria, ricordi dell’infanzia, slittamenti temporali che si concatenano in un quadro nitido e preciso, in cui l’apertura e la chiusura è da grande ed esperto scacchista.

La Cuba in cui Capablanca vive la propria infanzia e comincia a coltivare una passione divorante ed esautorante per gli scacchi, vanamente ostacolata dai genitori, ha i toni elegiaci e nostalgici. Il resto del mondo è il palcoscenico su cui lo scacchista muove la propria esistenza in una serie di mosse, non sempre esatte, che culminano nell’incontro-scontro con il campione russo, Alijechin. Il romanzo è anche una storia d’amicizia, complessa contorta strategica, che si trasforma in una sfida all’ultimo sangue. Sullo sfondo la guerra, in un’Europa in balia dei tremori del Novecento.

Intorno al campione, una serie di personaggi leggendari, con cui il cubano nutre la propria passione per gli scacchi: dallo schiavo Felix, a Paul Morphy, a Lasker, per finire a Xavier, un bambino portoghese con il quale Capablanca trascorre gli ultimi momenti della sua vita, insegnandogli il più grande segreto.

Gli scacchi sono una passione smodata, senza freni, illimitata e irrefrenabile. Stassi non lo nasconde, pur mostrando come possano essere interpreti del mistero della vita:

Cosa sogna un pedone?, gli aveva chiesto il russo, e allora era parsa a entrambi una questione divertente. Adesso, a tanti anni di distanza, la faccenda gli suonava più misteriosa, e ostile. E per poco, in questa camera arredata con umiltà, ebbe l’impressione di aver capito. Cambiare natura. Raggiungere l’ottava traversa. Non rassegnarsi all’infelicità del proprio stato. La chiave di tutto era nell’ansia di una metamorfosi, nel sogno dei pedoni di diventare regine.

Stassi ha il dono particolare di saper raccontare bene e di saper bene cosa raccontare. Uno di quegli autori, come le noccioline, che letto il primo romanzo non puoi far a meno di leggere gli altri.

 

Nota Bibliografica presa dal sito Minimum fax

Fabio Stassi (1962), di origine siciliana, vive a Viterbo e lavora a Roma in una biblioteca universitaria. Scrive sui treni. Nel 2006 ha pubblicato il romanzo Fumisteria (GBM, premio Vittorini Opera Prima 2007). Per minimum fax: È finito il nostro carnevale (2007), La rivincita di Capablanca (2008) e Holden, Lolita, Živago e gli altri (2010). Un suo racconto è stato inserito nella raccolta Articolo I. Racconti sul lavoro (Sellerio, 2009). Due suoi romanzi sono stati tradotti in tedesco con i titoli Die letzte Partie (Kein & Aber, 2009) e Die Trophae(kein & Aber, 2010).

La rivincita di Capablanca