C’eravamo incontrati tempo fa in un centro commerciale (QUI), definito da Iacopo Barison lo scenario adatto per chiacchierare di Stalin+Bianca (Tunuè 2014). Tante cose erano ancora da venire. Ci incontriamo di nuovo nello stesso bar, non più nella calura estiva, ma in un pomeriggio piovoso di primavera.

(Ancora una volta è una finzione, ma la prossima – è una promessa – sarà dal vivo, e la speranza è che l’incontro reale si abbia insieme ai miei alunni perché Iacopo Barison è uno di quegli scrittori che può far tornare la voglia di leggere a chi, come i miei ragazzi di un Istituto Professionale, l’hanno persa per strada o non l’hanno mai avuta).

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Non è passato molto tempo dalla nostra chiacchierata, eppure tu ne hai fatta di strada. Dalle tante interviste televisive e giornalistiche sul romanzo “Stalin+Bianca” ai diritti per trarne un film, e infine la candidatura al Premio Strega. Allora è proprio vero che Tempoxme porta fortuna!

Come lo racconti tu questo percorso? C’è un momento in cui ti sei accorto che la strada era diventata una precipitosa discesa verso il successo? Perché se la parola “successo” è spesso difficile da pronunciare per un romanzo, mi pare che per il tuo si possa usare senza mezzi termini, non avendo mancato neanche una meta.

In verità è stato tutto molto graduale, nel senso che gli eventi si sono susseguiti in modo ordinato e crescente. Forse, la vera svolta è arrivata con la notizia del film, ma anche la candidatura allo Strega mi ha sorpreso e fatto molto piacere. Sono felice di aver dimostrato che un libro può andare bene anche se è edito da una piccola casa editrice, purché il progetto sia di qualità. Il panorama culturale italiano sta attraversando un momento di transizione, lo sappiamo tutti. In questo caso, però, tra Davide e Golia ha vinto il primo, quindi resto più che fiducioso per il futuro.

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Mentre scrivevi “Stalin+Bianca” o anche nel momento in cui hai saputo che sarebbe diventato un libro, cosa immaginavi che sarebbe accaduto nelle più rosee previsioni? Il film, per esempio, era tra i tuoi desideri durante la scrittura? Di tutte le cose belle che sono successe intorno al tuo romanzo, qual è quella che ti fa ancora esclamare: “Ma chi l’avrebbe mai detto…”?

Mentre scrivevo S+B, avrei messo una firma per molto meno, diciamo per un ventesimo delle cose belle che poi, di fatto, sono accadute dall’uscita del libro ad oggi. Per quanto riguarda il film, essendo questo un romanzo pieno di riferimenti al cinema, ovviamente ci speravo ma ero conscio che sarebbe stato quasi impossibile. Sul Premio Strega non saprei, è forse la cosa che mi aspettavo di meno in assoluto. Ora tutti mi chiedono: “Come ci si sente ad avere 26 anni ed essere candidato allo Strega?”. Certe volte me lo chiedono come se fosse un tumore, una cosa pericolosissima da cui bisogna “salvarsi”. Altre volte, invece, me lo chiedono come se fosse il coronamento di un’intera carriera nel mondo dei libri. Per me, semplicemente, è un evento bellissimo che proprio non mi aspettavo, dunque intendo onorarlo a tutti i costi. È ancora più bello, poi, esserci arrivato con un editore indipendente, sfata quel luogo comune per cui la Fondazione Bellonci bada soltanto alle logiche editoriali o di potere. Adesso, però, speriamo di andare il più avanti possibile, non vogliamo certo fermarci alla prima fase.

Da semplice lettrice, Iacopo, non so dove sia “l’inghippo” per il Premio Strega. Nella rosa dei “segnalati” vi è sempre grande varietà e indipendenza, ma poi quando si restringe alla Cinquina, chissà perché le proporzioni svaniscono e se come l’anno scorso arriva in Cinquina un bellissimo indipendente come “Ovunque, proteggici” di Elisa Ruotolo edito da Nottetempo, poi il nome del vincitore è quello del “si sapeva”. Quindi gioisco per te, il tuo libro merita e il fatto che tu sia “giovane” a mio avviso potrebbe avvicinare alla lettura proprio quella fascia che, dalla mia posizione privilegiata di insegnante, mi sembra l’inizio della fine della lettura: i giovani adulti, dai diciotto anni in poi se proprio dovessi indicare un’età, in cui o si diventa lettori forti, (e questo ahimè avviene in ridottissima quantità!) oppure si abbandona completamente la lettura, che fino all’anno prima la scuola, pur tra errori e obblighi, era riuscita a conservare o spronare.

Cosa credi che abbia affascinato del tuo libro? Quale restituzione hai avuto di ciò che hai scritto andando in giro con Stalin e Bianca? Quale reazione di lettura ti ha più colpito o sorpreso?

Non so, ho l’impressione che quest’anno le cose potrebbero davvero cambiare, dimostrando che il Premio Strega si è fatto più democratico. Chissà, stiamo a vedere. Sulle ragioni del successo del libro non saprei proprio esprimermi, penso che il target di cui parli abbia apprezzato la mia sincerità e la volontà di raccontare i giovani e il loro rapporto con se stessi, col mondo e con le immagini. Inoltre, in S+B ho raccontato in primis una storia d’amore, perché sapevo che raccontando l’amore avrei raccontato anche gli esseri umani. Tutte le nostre azioni, infatti, sono riconducibili all’amore verso noi stessi o all’amore che proviamo per un’altra persona. La cosa più bella, durante tutti questi mesi, è stato notare che il mio libro è stato apprezzato sia da chi legge pochissimo che dai lettori forti, significa che ha più livelli interpretativi e questo ad oggi è davvero fondamentale.

Iacopo, come (e se) cambia la percezione della propria scrittura di fronte ad attenzioni e critiche positive, alle reazioni entusiastiche dei lettori, alla candidatura a un premio letterario di prestigio? Oppure uno scrittore per quanto possa essere lusingato e confortato da simili riscontri, non ne è confermato né consacrato, nel senso che la sua vocazione alla scrittura ne rimane impermeabile? Cosa ti aspetti dal futuro e che cosa vuoi fare da grande?

Mah, la percezione che ho di me stesso è più o meno la stessa, forse è cambiata la percezione che ho del mio libro. Nel senso che non credevo fosse in grado di arrivare a tanto, di ottenere tutti questi riscontri e restare sotto i riflettori per un anno intero. A parte ciò, non è davvero cambiato nulla, quando lavorerò ad un nuovo romanzo partirò sempre e comunque da una pagina bianca, e lì non ci saranno scuse che tengano. Dovrò dimostrare una volta di più di aver meritato la fiducia che mi hanno concesso i lettori, e potrò farlo soltanto scrivendo un romanzo infinitamente migliore di Stalin + Bianca. Credo che la bibliografia di un autore debba essere innanzitutto un percorso – utopico, da un certo punto di vista – verso la perfezione stilistica e narrativa. Da grande mi aspetto questo, ovvero di continuare a inseguire la perfezione.

È questo, a mio avviso, il messaggio che dovrebbe arrivare ai giovani di oggi. Lavorare e impegnarsi per realizzare ciò che si desidera e non crogiolarsi negli allori. Di te, Iacopo, mi piace questa immagine, già vivida nel precedente chiacchierando, di uno che si rimbocca le maniche, che accetta le sfide e le porta avanti con consapevolezza, con la nozione chiara della fatica che si nasconde dietro ogni opera, pur baciata dal successo.

Cosa ti aspetti, invece, dal Premio Strega? Cosa credi che rappresenterebbe nel tuo percorso di scrittore? Va già bene così, essere nella rosa dei candidati, oppure quello che conta è il risultato finale?

Essere nei candidati, come ho già detto, è un vero onore ed è bellissimo, tuttavia non farei onore né al Premio né alla competizione se dicessi di essere già “a posto” così. Vorrei andare il più avanti possibile, soprattutto perché entrare nei 12 mi permetterebbe di puntare allo Strega giovani. Stalin + Bianca, fra tutti i romanzi candidati, è quello che è andato di più nelle scuole, mi avranno chiamato almeno dieci istituti. Ogni volta, ad ogni confronto con ragazzi poco più giovani di me, ho percepito che stavo facendo qualcosa di molto importante, che quelle poche ore in mia compagnia potevano dare agli studenti una visione inedita del loro futuro. Io non sono figlio di nessuno, non ho mai avuto calci nel culo eppure sono riuscito ugualmente a pubblicare. Poi, dall’uscita del libro in avanti, è successo quel che è successo – la rassegna stampa infinita, il film e adesso lo Strega – senza, di nuovo, che qualcuno abbia interceduto per me. Tutto questo, ai loro occhi e forse anche ai miei, risulta come una specie di favola, soprattutto nell’Italia di oggi, e il fatto che allo Strega giovani votino gli studenti di diverse scuole mi motiva ancora di più a voler arrivare nei 12 finalisti. Per chi, come me, ha scritto un romanzo di formazione, non c’è niente di più bello che confrontarsi con coloro che proprio adesso stanno provando a costruirsi un futuro.

Per me, Iacopo che credo nel talento, e che ammiro la maturità di chi ha piena consapevolezza di sé e chiara percezione del proprio cammino, è una grande gioia incrociare le dita per te e augurarti ogni bene!

Chiacchierando (di nuovo) con… Iacopo Barison
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