– Certo che la riserva è come una prigione. Sei costretto a rimanere lì e trascorrervi tutta la vita.

Questo è il primo commento di Nuccia, appena terminato di leggere “Diario assolutamente sincero di un indiano part-time” di Sherman Alexie (traduzione di Giulia De Biase, Rizzoli, nuova edizione 2015).

Il libro, continua, si occupa anche di razzismo. Molto spesso la gente dice di non essere razzista, ma poi tratta un indiano come un alieno. Arnold, che nella riserva tutti chiamano Junior, ha la sfortuna che lo perseguita. In un solo mese muoiono tre persone a lui care; l’amico Stizza non gli rivolge più la parola perché lui si è trasferito a Reardan (anche se poi faranno pace); è sempre bersaglio dei bulli della riserva. Nella nuova scuola, invece, nessuno dice le parolacce. Perché questo è un libro per adolescenti e quindi ci sono anche le parolacce.

Poi si dilunga a raccontarmi l’episodio che l’ha più colpita. La professoressa Jeremy è razzista e tratta male Arnold, ma i compagni lo difendono e alla fine lui stesso si ribella alla prof con una grande risata. I compagni, commenta Nuccia, gli mostrano che nel mondo dei bianchi non ci sono solo i razzisti e che anzi se sono tutti uniti, per i razzisti non ci sarà più posto.

Hai scoperto qualcosa della cultura degli Indiani D’America dopo aver letto questo libro?- le chiedo.

Per la verità, – mi risponde – non si parla molto di cultura, perché gli Indiani d’America sono un popolo in via d’estinzione e quindi è difficile preservare la loro cultura. Tutti vanno via e si trasferiscono altrove, dimenticando chi sono. Mi sembra, però, che gli Indiani d’America del libro siano più liberi, più ribelli di noi. Non prendono tanto sul serio alcuni elementi del buon comportamento che per noi sono molto importanti. Arnold è anche povero e per lui questo è un altro motivo di diversità. Il padre è un alcolizzato e spesso si dimentica di festeggiare le ricorrenze con la sua famiglia. Nel libro ci sono anche disegni e illustrazioni, perché per Arnold disegnare vuol dire farsi comprendere da tutti, invece con la scrittura è inteso solo da chi è della stessa lingua.

La guardo e mi sembra più grande. Lucida e precisa nelle valutazioni e nei giudizi. È proprio vero che i libri aiutano a crescere e a guardare il mondo con occhi più brillanti.

Diario assolutamente sincero di un indiano part-time
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