Scrivere di Oltre il giardino di Jerzy Kosinski (traduzione di Vincenzo Mantovani, Minimum fax 2014), dopo aver letto la prefazione di Giorgio Vasta, è impresa improba. Improba perché ogni riflessione è inficiata dalla lucidità dell’analisi condotta da Vasta, che ha un potere straordinario, quello di usare la linguistica per commentare i libri. Ma non in maniera accademica e oscura, bensì icastica e chiara.

La galleria di personaggi letterari, o meglio letterali come spiega lui, e non solo, in cui è inserito il ritratto di Chance, il protagonista di Kosinski, solo a elencarla rende imprescindibile la lettura: Mr Magoo, Bartleby, Wakefield, l’asino Balthazar di Bresson, Forrest Gump, e si potrebbe anche aggiungere Peter Sellers, che quasi dieci anni dopo la pubblicazione del romanzo, avvenuta nel 1971, interpreta il ruolo di Chance nel film di Hal Ashby, con la sceneggiatura di Kosinski.

Locandina Oltre il giardino

Un piccolo gioiello, dunque, l’edizione Minimum fax, nella collana Minimum Classics, a cui alla già citata e fondamentale prefazione di Vasta, si aggiunge il profilo biobliografico di Assunta Martinese, e una nota di bibliografia aggiornata.

Chance è una “pagina bianca”, nato e vissuto nella villa del Vecchio, di cui era divenuto il giardiniere, è costretto a lasciare la casa che aveva rappresentato la sua vita, in seguito alla morte del proprietario. Chance non sa nulla del mondo, ma soprattutto il mondo non sa niente di lui. Nessun documento, nessuna registrazione anagrafica, nulla che possa dimostrare che esiste. La conoscenza, priva di qualsiasi curiosità, che Chance ha della realtà oltre il giardino è mutuata dalla televisione, che accompagna tutte le ore e le attività della sua giornata. Il breve romanzo è innervato dal senso del comico, giocato sul linguaggio letterale del protagonista e la distorsione metaforica che ne fanno gli altri. Gli abiti pregiati, di cui Chance è vestito perché sono quelli smessi dal Vecchio, rendono di lui un’immagine distorta a cui gli altri cercano di adeguare i suoi discorsi. La casualità vuole che venga investito da una limousine appena uscito dalla casa del Vecchio, e per questo si ritrova ospite di Rand, uno degli uomini più influenti d’America, a colloquio privato con il Presidente degli Stati Uniti, che lo cita in uno dei più importanti e attesi discorsi sulla tragica situazione economica in cui versa l’America. Il giardino letterale di Chance diventa il giardino metafora della società e dell’economia del paese e lui viene indicato come uno dei consiglieri finanziari più fidati e stimati dal Presidente, richiesto dai talk show e dai giornali. La sua reticenza, che è frutto di inconsapevolezza, viene interpretata come atteggiamento di sicurezza e sfrontatezza.

Nel 1971 Kosinski si interrogava sulla televisione e sulle influenze che cominciava a esercitare nella percezione della realtà. Seppure, come Vasta afferma il tema è stato superato criticamente, Oltre il giardino non perde la sua forte carica riflessiva sui meccanismi che regolano la società, i giochi di potere, l’inconsistenza delle identità, attraverso un personaggio iconico inscindibile (tanto che Minimum fax non può che anticiparlo sulla copertina) dal suo referente cinematografico, Peter Sellers. Anche dei rapporti tra film e romanzo la prefazione di Vasta offre acute e interessanti riflessioni.

Dopo aver ammirato la levigatezza imperturbabile della prosa di Kosinski non mi resta che godermi nel film l’imperscrutabile e inconfondibile sguardo di Peter Sellers.

Oltre il giardino