Una tazzina di caffè: nessun altro piacere può essere comparato a una pausa accompagnata dall’aroma speziato del caffè. “Ci prendiamo un caffè?” è nel mio lessico familiare l’invito più chiaro e netto all’amicizia, alla condivisione, al confronto e al dialogo.

Il blog di Noemi Cuffia, Tazzina di caffè, è l’essenza vera di questo rito, l’incarnazione profonda di quanto possa essere comunicativa una tazzina, colorata multiforme semplice strana, ripiena dell’aroma per eccellenza. Difatti il blog ha un grande successo e tanti lettori appassionati!

Essere poi di fronte a Noemi, con l’immancabile tazzina, in un posto magico, il posto per antonomasia in Italia nato come spazio autoriale e autorevole dei lettori, Il Circolo dei Lettori appunto, non può che completare il quadro di quello che significa per me la condivisione di una passione.

Cortile interno Galleria Sala Filosofi Sala Lettura

C’è una città più letteraria di Torino? Nel mio cuore di lettrice nessun’altra città italiana può competere con l’aura di scrittori e scritture, figure e personaggi letterari legati a filo doppio a Torino.

Chi segue il Chiacchierando… sa che i luoghi che visito nei miei incontri sono percorsi con le ali della fantasia, eppure questa volta il desiderio è così forte che mi sembra quasi che il mio esserci sia stato reale.

Tazzina di caffè è uno dei dieci blog più quotati in Italia, che effetto fa?

Fa un bell’effetto. Mi sembra una cosa molto piacevole. Sono contenta, soprattutto, perché questo significa che qualcuno legge il mio blog: che è il motivo principale per cui ci scrivo su da qualche anno. Attraverso le mie parole e le mie impressioni sui libri, desidero toccare qualche corda nelle persone che passano di lì, facendo risuonare pensieri e intuizioni che magari scopriamo in comune, o semplicemente per dare nuovi spunti e idee. Detto questo, insomma, penso sia sano però restare bene ancorati con i piedi per terra e capire che per il momento quella di blogger in Italia è ancora prevalentemente un’attività ludica e, per così dire, ricreativa; per lo meno nel settore dei libri. Il che non significa che non sia comunque da prendere estremamente sul serio, come tutti i giochi più divertenti!

 

Dalle tue parole si respira sempre una ventata di sano ottimismo, imbevuto di concretezza. Condivido con te la percezione che il mondo dei blogger letterari in Italia sia ancora lontano da diventare una “professione” pur racchiundendo al suo interno tante professionalità, sempre più competenti e articolate. Forse però il preponderante aspetto ludico e ricreativo che tu hai evidenziato aiuta a preservare la freschezza di toni e linguaggi, l’immediatezza di sguardo, l’empatia che si percepiscono in tanti luoghi virtuali, e nel tuo in particolare.

In realtà tu non sei totalmente avulsa dal mondo editoriale, hai seguito un percorso di formazione in cui la letteratura la fa da padrona, credi che questo conti in minima parte nell’essere così letta e seguita o sia qualcosa in più non percepibile in rete?

Questa seconda è una domanda acuta e interessantissima: e la risposta è: non lo so. Forse sì, forse conta l’aver tanto studiato, questo è innegabile. Ultimamente mi dicono (i lettori del blog) di apprezzare la spontaneità dei miei piccoli scritti. In effetti però dietro, e lo realizzo solo adesso, ci sono parecchi anni di letture e di studi. Ma anche di alcune sofferenze, rompicapi, dolori, sbagli e amarezze. Forse è il bello della vita, dove le luci e le ombre vanno inestricabilmente insieme…Vero è che lo studio per me è stato abbastanza “matto e disperatissimo”.

 

Qui esce fuori la mia indole da “insegnante” (in parte la mia formazione è quella!): credo che sia importante questo messaggio che invii ai tuoi lettori e che è quello che mi ha conquistato del tuo porti agli altri. Non voglio fare della facile sociologia, ma in questo momento mi pare fondamentale sottolineare che il risultato, per essere soddisfacente, deve essere supportato da impegno e costanza. Perchè forse i media generalisti lanciano alle nuove generazioni messaggi contradditori e spesso falsi.

Passo a una mia curiosità personale, da lettrice che ti segue e ti legge.

Quanto conta per il tuo blog, nel mondo virtuale, gli input che tu trai dalla vita reale in una città come Torino letterariamente dinamica ed editorialmente molto viva? Mi spiego: le presentazioni di libri a cui partecipi con la possibilità di incontrare e confrontarti con gli autori; la cena in libreria con Culicchia (che invidia!); le iniziative di promozione della lettura per le piazze e i portici della tua meravigliosa città (sono una ginzburghiana da sempre, quindi Torino è una città abitata e percorsa nelle sue strade sin dall’adolescenza.); per non dimenticare via Biancamano.

Grazie Giuditta! Bè, allora calchiamo un po’ la mano, se è per una buona causa: studiare è sempre importante. Ma non per chissà quali ragioni misteriose, semplicemente perché dà un senso alla vita, quando questo è possibile. Studiare in realtà, ed è una cosa che da ragazzini magari si capisce poco e malvolentieri, è una fortuna. Un gioco, un divertimento. Un po’ come risolvere enigmi, scoprire tesori nascosti. Per questo, qualche volta, può sembrare difficile. Perché è una sfida, e il bello sta nel provarci tutti i giorni. Chissà se qualche liceale ci leggerà: in tal caso vorrei dirgli: non ti arrendere, gioca sempre, c’è sempre un premio nello studio!

Ma passando a Torino: ah, Via Biancamano. Sì, hai colto nel segno. Sono un’einaudiana convinta. Nel senso che amo la casa editrice, da sempre e acriticamente. Abbraccio la sua linea editoriale, da quando ero molto piccola. Ero adolescente quando è nata Stile Libero, tutt’oggi leggo prevalentemente libri Einaudi e, se mai c’è stata una colpevole nel mio desiderio di scrivere, quella è proprio, fatalmente, Natalia Ginzburg. Che ho preso da subito, senza minimamente aspirare alle sue vette, come modello. In particolare, la Ginzburg “saggista”, quella delle Piccole virtù. Il libro che forse ho riletto più volte nella vita. Sì, la vita libresca torinese conta molto per me. Ultimamente sono piuttosto attiva (Culicchia! Culicchia!). Poi qui c’è la Holden che è proprio una meraviglia e un polo culturale molto interessante da un bel po’ di tempo. Molto fresco anche. Però devo dirti una cosa. Quel che conta non sono tanto queste possibilità che una città come Torino può offrire. Conta soprattutto come stai tu. Non solo ai fini di un buon blog di libri (o altro) ma proprio in generale. Sarà una banalità, ma tutti questi stimoli, in momenti difficili o negativi o pessimisti della vita, svaniscono. L’importante è sentirsi vivi, e si può fare tanto anche in un piccolo e sperduto paesino di provincia. Ne sono convinta.

 

Chiacchierare con Noemi Cuffia è una boccata di ossigeno e una sferzata d’energia! Spero proprio che qualche liceale possa leggerci, ma non solo, perché il tuo invito vale a ogni età, perché dà la carica per riprendersi anche quelle occasioni mancate della vita, che non sono necessariamente perdute ma a volte solo rimandate.
Empatia sotterranee che vengono a galla: io ho conosciuto Natalia Ginzburg con “Lessico Familiare”, libro di narrativa alle scuole medie, e da allora, soprattutto ma non solo con Piccole virtù, è stata la mia guida formativa e introspettiva. Ho letto tutta la sua bibliografia, fino a “È difficile parlare di sé” che mi ha permesso di “riascoltare” la voce della scrittrice nella sua immediatezza e attualità. 
Ritorniamo al tuo blog…
Qual è stato il momento più sorprendente ed emozionante che ti ha regalato? Un’occasione inattesa, che non avresti potuto vivere senza che Tazzina di caffè avesse fatto da cassa di risonanza a Noemi Cuffia? C’è qualcosa che tu senti davvero importante per la tua “carriera” che il blog sta rendendo possibile?

Abbiamo qualcosa di davvero profondo in comune, che è la traccia che la Ginzburg sa dare molto spesso ai pensieri e agli stati d’animo, con la sua voce frammentata ma decisa insieme, come un invito a esplorare, a capirci di più della vita… Insomma, una guida e una maestra vera. Dunque dunque. Momenti belli ce ne sono sempre stati. Il primo è l’emozione del primo post. Il dubbio: ma mai qualcuno leggerà tutto questo? Poi i primi commenti. E, quelli più significativi, i messaggi che ricevo per posta. Qualcuno davvero importante per me: motivo per cui ho continuato a scrivere sul blog negli anni. Ultimamente, le gioie più grandi sono ancora e comunque ricevere dei libri. Li considero privilegi da prendere sul serio. E dulcis in fundo, la possibilità di incontrare gli scrittori. Ecco, questa è una cosa controversa però. Perché poi quando sono lì, sul più bello, mi agito sempre molto, fino a stare male. Mi batte proprio il cuore. Spero che questa cosa si attenui col tempo! Un’altra bella emozione è stata quella di poter intervistare Stefano Benni.

 

Sai, Noemi, mi rifletto nelle tue risposte come uno specchio. Hai la grande capacità di condividere le tue emozioni, che diventano proprie anche di chi ti legge. Nel tuo blog e anche qui in queste righe.

Un’ultima domanda, anche se continuerei all’infinito a chiacchierare con te, che sei acutamente simpatica e disponibile. Grazie, Noemi, un grande immenso piacere poter ospitare la tua voce sul nostro blog, che l’ha accompagnato dalle sue prime uscite pubbliche.

I commenti e i messaggi dei lettori e i libri ricevuti. Le due anime del tuo blog e di qualsiasi blog che si occupi di libri (anche se il tuo non è solo questo). Come concili queste due anime, che talvolta possono entrare in conflitto: la sincerità del tuo sguardo, dovuto a chi ti segue con passione e attenzione, e la riconoscenza per il libro ricevuto, che gratifica inevitabilmente un blogger? Quale credi che sia la funzione di un blogger letterario nei confronti dei libri, e in particolare delle case editrici?

Un tuo giudizio sul libro della Mazzucco è stato affiancato a quello di uno dei più grandi critici letterari italiani, Asor Rosa: come lo commenti? Non solo dal punto di vista personale ma anche da quello funzionale. Sono due figure sovrapponibili?

Per me è un grande piacere chiacchierare con te. Seguo il tuo lavoro con grande curiosità e interesse. Sono onorata di tutto questo! Dunque, la questione in effetti del conflitto tra gratitudine e sincerità, quella che devo ai lettori, io l’ho risolta adottando questo criterio: raccontare solo i libri che ho amato, che mi hanno colpita, e trascurare gli altri. Che non vuol dire che siano “brutti” o indegni di attenzione, ma solo che semplicemente non mi hanno toccato corde per me importanti, o non ho sentito proprio lo slancio di leggerli. Una soluzione che può apparire semplicistica, ma che in effetti per ora ha funzionato, nel rispetto soprattutto di chi legge e di me stessa.

Eh, sì, l’episodio di Limbo rappresenta una delle vicende più incredibili della mia vita. Conosco bene l’intento della casa editrice nell’approntare quella pubblicità: che era proprio letterale: giustapporre semplicemente il giudizio di un grande critico a quello di un blogger. Si è trattato davvero solo di questo, con grande linearità. Ho apprezzato in effetti molto il desiderio di sperimentare da parte dell’Einaudi, e sono loro ancora grata di aver scelto proprio le mie parole. Sono sincera: ancora non ci credo. Al di là delle letture multiple che si possono fare di questo caso, per me resta un bellissimo ricordo, e un piccolo privilegio. Questo sul piano personale. Da un punto di vista, per così dire, invece ontologico e professionale, ecco, sì, direi che sono figure parallele, con nessun punto in comune, che non sia quello della scrittura. Per il resto, gli strumenti critici e lo sguardo sul libro di un critico come lui, e di una blogger come me sono distanti, giustamente, anni luce. Diciamo che io ho letto e studiato lui all’Università, mentre lui ha avuto l’apertura mentale, la pazienza e l’ironia di apparire accanto a me in una piccola pubblicità! Così stanno le cose, e va bene, ed è anche sano, a mio modesto parere.

La Stampa, 31.3.2012, p. 3 (part.), 1

foto presa qui

Ho incontrato di persona Noemi Cuffia a Più Libri Più Liberi a Roma, il 9 dicembre, in occasione di un suo interessante intervento in un convegno in cui si esaminava l’influenza dei Blogger letterari nella vendita dei libri. Mi piace sottolineare che in quella occasione Noemi ha ribadito più volte che del titolo della Tavola Rotonda, “Nuove evidenze: i blogger muovono le vendite?”, l’accento andava posto su quelle nuove evidenze che nelle sue intenzioni di blogger erano fondamentali e insieme a lei sperava, e di alcune lo sapeva per esperienza diretta, anche per l’ufficio marketing delle case editrici.

A me con questa chiacchierata premeva evindeziare il nuovo che c’è in Noemi e nel suo blog!

Chiacchierando con… Noemi Cuffia (Tazzina di caffè)