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Questo post non vuole raccontare l’edizione straordinaria del Salone del Libro di Torino, perché si racconta da sola, con i podcast sia sul sito che sul canale Youtube. Per quest’anno, paradossalmente, nessuno può rammaricarsi di non esserci stato e ciascuno può tornarci quando vuole.

SalToExtra è stato un momento incredibile, un atto di rinascita e non solo un segnale per la ripartenza. Un atto di audacia, nell’accezione del termine usato da Alessandro Baricco, in uno degli incontri finali dell’ultima spettacolare giornata di una manifestazione che ha tenuto banco, con tempi ben calibrati per ogni singolo intervento, per quattro giorni di diretta live, dal 14 al 17 maggio. Respiro internazionale, capacità di creare immaginari e di spingere lo sguardo, così tragicamente ancorato al presente in questi ultimi mesi segnati dal Coronavirus, verso il futuro e di prospettare altre forme di vite, come doveva essere il tema del Salone e come di fatto è stato il tema dell’edizione straordinaria, divenuto non più un auspicio ma una necessità.

Quelli che seguono sono cinque momenti in soggettiva, che conserverò nel cuore di spettatrice accanita ed entusiasta del Salone di Torino e di questa edizione straordinaria.

Al primo posto:

Quando Joseph Stiglitz, premio nobel per l’economia, ha fatto i complimenti per l’idea che ha portato a SalToExtra, mi sono sentito come Giosuè Carducci, quando ebbe la notifica del premio Nobel e commentò con la moglie: hai visto che non sono stupido?

Nicola Lagioia SalToExtraNicola Lagioia, scrittore ma soprattutto intellettuale. Per me, donna della seconda metà del Novecento, intellettuale è una parola piena e un complimento spropositato che riservo a pochi, perché li affianco a Pasolini, Calvino, Ginzburg, Camus. Di quest’ultimo l’edizione di SalToExtra ha ricordato l’anniversario dalla morte in un incontro con la figlia Catherine, che ha raccontato un Camus familiare, divertito dalle battute del figlio, che lo riteneva uno scrittore di serie B, e sottolineando che da figlia non difende l’eredità paterna, perché è ancora così potente che si difende da sola, ma la conserva e custodisce.

Nicola Lagioia, da quando è direttore del Salone del Libro, ha saputo creare una comunità di lettori che nel Salone sempre più si coagula come società civile. La lezione di Olivetti e Salvemini è stata come un filo rosso, come ha indicato Nicola Lagioia, che ha unito idealmente Alessandro Barbero in apertura all’ultimo intervento di Roberto Saviano in chiusura: sono stata fiera di riconoscermi in quel senso di appartenenza, dai confini labili e sconfinati, che il Salone di Nicola Lagioia sempre più e ogni volta rappresenta.

Parrella SalToExtraAl secondo posto: le rose di seta rossa sulle spalle e al dito di Valeria Parrella, durante l’incontro a quattro voci con Claudia Durastanti, Teresa Ciabatti e Silvia Avallone. Solo lei poteva indossarle con tocco di femminilità e seduzione, posa di pensiero che si accompagna ai gesti e ai loro intimi significati. La bellezza che se non ci salverà, almeno ci aiuterà a “passare la nuttata”, perché come lei stessa ha ribadito: nelle tre dimensioni rende meglio. È l’augurio che già in autunno si tenga l’edizione vera e propria del Salone, che come ha più volte promesso Nicola Lagioia potrebbe non abbandonare del tutto la formula online, che non sarebbe una sostituzione, come di fatto SalToExtra non lo è stato del Salone del Libro, ma un’aggiunta che a noi lettori a chilometri di distanza da Torino potrebbe lenire quel senso di rammarico che prende, quando non è possibile attraversare l’Italia per esserci in presenza, che rimane sempre un incanto insostituibile.

18620112_310852166002221_2466697118229682220_nAl terzo posto: i titoli di coda, in cui Nicola Lagioia ha nominato tutta la formidabile squadra che sta dietro il Salone da lui diretto “come se fosse la casa di carta”. Ho potuto cogliere il lessico sotteso a tale gioco grazie a un post su Facebook di Chiara Tagliaferri, (che mi perdonerà se glielo rubo per incollarlo qui, e che mi offre l’occasione per ribadire che Nicola Lagioia e Chiara Tagliaferri sono la più bella coppia dell’editoria italiana: dovrebbero farci una serie, io ne sarei pazza.). Chiara Tagliaferri ci racconta lo spazio privato, che ha portato a SalToExtra:

La quarantena per me e Nicola Lagioia è stata scandita dalle quattro stagioni de “La casa de Papel”. Io tifavo per Nairobi, lui per Berlino. Abbiamo scelto due che muoiono, come spesso facciamo.
Nicola, dopo ogni puntata, camminava per chilometri, anche in casa, avanti e indietro. E diceva: “Dobbiamo fare anche noi qualcosa, come il Professore”.
Per noi non intendeva me e lui, anche se adorerei mettermi la tutina rossa e fare un po’ di casino.
Nessuna rapina, ma un SalToEXTRA \ 14 · 17 maggio \ salonelibro.it ricostruito in quindici giorni con una super squadra tutta collegata su zoom, giorno e notte. Lo sentivo urlare (moltissimo) e ridere (un po’ meno), e il risultato è quello che stiamo vedendo online, e nelle librerie. Ed è meraviglioso.
W Nairobi sempre, e Barbero superstar.

Al quarto posto: “C’è il commissario Montalbano”; “Chi, quello della televisione?”; “No, quello vero”. E già, perché tempo addietro il commissario Montalbano ha avuto la cattiva pensata di raccontare le sue indagini a “una gran camurria d’uomo”, un tale Camilleri, che le ha raccontate nei romanzi, da cui è stata tratta anche una serie televisiva, con un attore che non gli somigliava per niente ed era pure più giovane. Che gran giramento di cabasisi.

Regalo sconfinato di Sellerio a SalToExtra, e attraverso il Salone a tutti i lettori e gli orfani del Maestro, durante il primo Salone senza di lui. Manzini legge il primo capitolo di “Riccardino”, il romanzo che Camilleri ha voluto postumo, favoleggiandoci come solo un incantatore di storie come lui poteva e sapere fare.

A breve il romanzo sarà nelle librerie, ed è imperdibile per una serie molteplice di ragioni, come il deforme e pirandelliano gioco di specchi con cui Camilleri ha voluto congedarsi dai lettori.

Al quinto posto: buon cammino! Il saluto di Loredana Lipperini, la signora dei libri come è definita a casa mia, a Esperance H Ripanti, una delle scoperte di questa edizione speciale del Salone, che vi invito a leggere come farò io.

Sì, buon cammino. Mi sembra la cosa più bella che possiamo dirci e augurarci, sempre e in questo momento di più. E un buon cammino sono stati i quattro giorni trascorsi con #SalToExtra, di illuminazioni chiarimenti precisazioni sollecitazioni e suggestioni.

Ci sarebbero tante altre cose da dire, dalla prolusione di Alessandro Barbero che ha saputo dare il ritmo al battito del Salone, al polipo di Donna Haraway, alle nuvole di Cristoforetti, alla Ginzburg di Ocean Vuong, al metaromanzo di Salman Rushdie, alla maglietta di Zagor di Jovanotti, alle case di Virginia Woolf con la guida di Nadia Fusini, alla foto di Laura Parker sulla libreria di Zero Calcare, alla sterminata cultura di Calasso, al profetismo di Saviano, alla chiarezza lungimirante di Carlo Rovelli e Paolo Giordano, all’affabulazione di Baricco e Gifuni, all’immaginario di Brachetti, e ancora, ancora, ancora.

Per chi volesse saperne di più e meglio di come ho fatto io, SalToExtra è ancora lì.

Maggio da sempre è il Salone del Libro: non aver mancato l’appuntamento di quest’anno è stato importante, anche come modo di segnare il cammino. Senza il nostro masochismo, tutto questo non sarebbe stato possibile: ha dichiarato Nicola Lagioia in chiusura.

Gratitudine immensa al masochismo della squadra del Salone e buon cammino a loro.

Buon cammino con #SalToExtra