di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

Scrivere un Racconto,Continuare un Romanzo

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Come ogni sei mesi, anche in questo Aprile si è tenuto l’abituale corso di scrittura creativa a cura di Alessandro Raveggi all’interno della Libreria Diari di bordo. Un corso di scrittura per mettere ordine tra i propri fogli tra questioni di un metodo, focus classici, lavoro sulla lingua e lo stile, nonché l’impiego di altri generi. Durante il corso, di 10 ore, si è parlato di racconti e romanzi e pure di poesia. Tanti gli autori citati e incontrati e tantissimi libri, spaziando dal capolavoro di Henry James, “Ritratto di Signora” a uno dei maestri del postmoderno letterario, Donald Barthelme, con il suo “Il pallone”… e poi, ancora, “Lincoln nel Bardo” di George Saunders, “Abbacinante” di Mircea Cartarescu e “La ragazza Carla” di Elio Pagliarani e “La ragazza dai capelli strani” di David Foster Wallace e tanti altri libri. Tra i corsisti molti che hanno già pubblicato qualcosa. Tra questi Giovanni: il 17 aprile ai Diari avremmo dovuto presentato “L’amata gabbia” di Giovanni Irimia, Epika edizioni. Era la sua la sua grande occasione, il suo momento. Quel sabato di febbraio in cui lo chiamai per dire che presentavamo ai Diari il suo libro, era felice come un bambino. In tutti questi mesi, da quando si è concretizzata la possibilità di pubblicare un libro, non ha mai smesso di dire grazie e scusarsi. Invece la notte prima della presentazione un brutto incidente automobilistico ha fatto saltare tutto. Nessun danno serio ma presentazione andata. Noi rifaremo una serata tutta per lui. Io e Alice metteremo assieme la bella serata di Poesia e accostamenti: Beppe Sebaste, Claudio Damiani, Mario Luzi, il suo amato Kurt Vonnegut. Giovanni è un buon amico, con cui ho avuto anche qualche contrasto su alcuni differenti punti di vista. Un buon amico, che tormento con le mie molestie da cazzaro. Un mio buon amico, a cui voglio bene perché ha un bel vissuto, bei valori e un bel mondo interiore. Lui ha talento vero e sensibilità, ed è un dato oggettivo.

Giovanni Irimia, classe ’93, un meticcio: padre rivoluzionario romeno, madre rivoluzionata inglese. Scrive racconti e questo libro è il suo famigerato passo più lungo della gamba. Giovanni oltre ad essere un animatore e frequentatore della nostra libreria è uno dei ragazzi del collettivo che ha dato vita a “Radici”, una rivista sulla creatività con l’obiettivo di diffondere cultura e curiosità, favorire l’incontro di talenti e passioni, puntando sui legami con la propria terra, come esprime il nome scelto dai giovani fondatori provenienti da Guastalla e dintorni. Chiunque abbia un talento e lo voglia comunicare, può prendere parte a queste “radici” di un albero fatto di sapere e di creatività.
Nel suo primo libro di Poesie si racconta dell’avere vent’anni e andare a fuoco, bruciare di passione.
“L’amata gabbia” parla di questo, del fuoco giovanile, della passione fumante, della “ricerca, folle ricerca”.
Il dolore familiare e quello famigliare, i vent’anni che si erano promessi splendidi e non hanno mantenuto.
Parla della fame di mondo, della resistenza alla cementificazione del prossimo.
Versi incisivi e visivi tramutano le frustrazioni in veicolo per scandagliare gli abissi dove si annidano le delusioni, e fanno de L’amata gabbia un posto dove queste dolenze vengono accettate e perdonate, prima che scolorino svanendo in un altro futuro. Ricordi cosa vuol dire avere vent’anni?

Tra i libri di Poesia dei Diari un occhio particolare merita “Il fico sulla fortezza”, Fazi di Claudio Damiani, uno dei più affermati poeti della sua generazione.

Claudio Damiani è nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo. Vive a Roma dall’infanzia. Tra le sue raccolte poetiche ricordiamo Fraturno (Abete, 1987) e Attorno al fuoco (Avagliano, 2006, Premio Mario Luzi). Per la Fazi Editore ha pubblicato La miniera(Premio Metauro 1997), Eroi (Premio Montale 2000) e Poesie, a cura di Marco Lodoli (Premio Laurentum 2010). È stato curatore dei volumi Orazio, Arte poetica, con interventi di autori contemporanei (Fazi, 1995) e Le più belle poesie di Trilussa(Mondadori, 2000).

La sua poesia sa parlare al cuore di tutti per il nitore del suo sguardo e una semplicità che restituiscono intatti il segreto perenne della natura, della bellezza e del tempo che avvolge ogni cosa. L’autore sceglie temi universali che affondano le radici tra i Classici, ma che nutrono una poesia moderna, diretta, di altissima leggibilità.
La forma dialogica attraversa molte di queste nuove poesie di Claudio Damiani, a partire dalla lirica che dà il titolo alla raccolta, Il fico sulla fortezza. Scritti tra il 2007 e il 2011, questi testi non soltanto ripercorrono temi cari al poeta – la natura intelligente ed esemplare, il tempo e la morte gonfi di segreto e promesse, la gentilezza quale “traguardo d’ognuno” – ma si aprono a un dialogo nuovo col presente e la comunità, sia degli uomini che, più ampiamente, dei viventi e degli enti. Ed è proprio la stretta relazione tra materia e vita a costituire il centro della riflessione di questa raccolta, in cui Damiani si pone in colloquio attento e meravigliato con la fisica e le altre scienze della natura, osservando ogni cosa con la serena chiarezza e la vitale disponibilità all’incanto del mondo che sempre illuminano la sua poesia.

In onore di Giovanni voglio citare un bel libro Minimum Fax dal titolo “Un uomo senza patria” di Kurt Vonnegut.
Vonnegut è stato uno degli scrittori più influenti e amati del Novecento americano. Fra le sue opere più note, Mattatoio n. 5, Ghiaccio-nove, Le sirene di Titano. Per minimum fax sono usciti Dio la benedica, dottor Kevorkian (2012), Cronosisma (2016) e Quando siete felici, fateci caso. Edizione (molto) ampliata (2017).
In questi dodici interventi (originariamente pubblicati sulla rivista radicale In These Times, poi snobbati dalla grande editoria americana e raccolti in volume da una coraggiosa casa editrice indipendente che negli Stati Uniti ne ha fatto un bestseller da 350.000 copie), Kurt Vonnegut ci offre il suo punto di vista sull’America e sul mondo di oggi. Traendo ispirazione di volta in volta da Mark Twain, Gesù Cristo, Abraham Lincoln e i socialisti di inizio Novecento, critica ferocemente il neoimperialismo e il capitalismo malato delle multinazionali, ma con uno stile frizzante e discorsivo che apre a continue digressioni: dalle dichiarazioni d’amore per il blues alle geniali riletture naïf di Kafka e Shakespeare, dai ricordi del bombardamento di Dresda a quelli dello spinello fumato coi Grateful Dead, il tutto accompagnato da illustrazioni realizzate dall’autore stesso.
Tra le ultime uscite dei Diari per le vacanze di Pasqua i librai lettori dei Diari hanno puntato su due titoli:

-L’esordio più potente dell’anno si chiama “Friday Black” e lo ha scritto Nana Kwame Adjei-Brenyah , pubblicato in Italia da Edizioni Sur con traduzione di Martina Testa. Storie surreali e pop, politiche e visionarie quelle scritte da Nana Kwame Adjei-Brenyah, un autore che prova a rendere migliore il mondo con la Letteratura. Nato a Spring Valley, nello stato di New York da genitori immigrati dal Ghana, allievo di George Saunders all’Università di Syracuse, apprezzatissimo da Colson Whitehead ( l’autore de ‘La ferrovia sotterranea’lo ha selezionato come uno dei «5 Under 35», il riconoscimento con cui la National Book Foundation segnala i 5 migliori esordienti statunitensi sotto i 35 anni), questo scrittore americano di ventisette anni è entrato in classifica in America con ‘Friday Black‘ alla prima settimana d’uscita, fra i casi editoriali dell’anno.

Un centro commerciale che durante le campagne di sconto del Black Friday viene invaso da orde di consumatori-zombie; un parco a tema in cui i bianchi possono simulare di uccidere presunti malintenzionati neri; l’autore e la vittima di una sparatoria in una scuola che, dopo morti, cercano di prevenirne un’altra; un gruppo di attivisti neri che vendica con surreale violenza l’ennesima clamorosa assoluzione di un omicida razzista; un mondo postapocalittico in cui ogni giorno si ripete, in un loop eterno, una catastrofe nucleare. I dodici racconti di Nana Adjei-Brenyah sono un ritratto distopico degli Stati Uniti contemporanei, in cui la realtà del consumismo, delle diseguaglianze di classe, delle tensioni razziali, dell’uso incontrollato delle armi da fuoco vengono portate alle loro estreme conseguenze, usando in maniera brillante i dispositivi della satira, della narrativa fantastica, dell’horror. Al cuore delle storie restano però personaggi umanissimi e credibili, nostri simili, che cercano di conservare la sanità mentale o la coerenza morale in un mondo che deraglia: a loro – a noi – l’autore affida la sua speranza. Un esordio potentissimo, con un immaginario degno di Black Mirror e una lingua essenziale e tagliente, che ha ricevuto elogi da grandi nomi della scena letteraria americana come George Saunders e Colson Whitehead, e paragoni con classici contemporanei del calibro di Kurt Vonnegut e Ralph Ellison.

– Da giovedì 18 Aprile in libreria ai Diari di si trova lo scrittore americano James Anderson col il suo nuovo libro “Lullaby Road” nella traduzione di Chiara Baffa per NN EDITORE. Sabato 22 giugno lo scrittore americano sarà in carne e ossa in Borgo Santa Brigida 9 insieme ad un altro grande scrittore americano, Brian Panowich.

James Anderson è uno scrittore e poeta americano nato a Seattle, ed è stato l’editore della rinomata casa editrice Breitenbush Books. Con NNE ha pubblicato Il diner nel deserto e Lullaby Road, i primi due capitoli della Serie del Deserto.

Anche nel deserto dello Utah è arrivato l’inverno. Ben Jones, alla guida del suo camion, guarda la statale 117 ricoprirsi di ghiaccio mentre cerca di rimettere in ordine la sua vita: l’amata Claire non c’è più e Walt pare sempre più chiuso in se stesso e nel suo diner solitario. Ma la solitudine dura poco: una mattina all’alba, alla stazione di servizio dello scontroso Cecil, Ben trova un bambino e un cane. Su un biglietto indirizzato a lui, il gommista Pedro gli chiede di badare a suo figlio Juan; e come se non bastasse, subito dopo anche Ginny, da poco diventata mamma, gli affida la piccolissima Annabelle. Con questi insoliti compagni Ben si mette in viaggio, ignaro del mistero che si nasconde nei grandi occhi neri di Juan. Con una scrittura ironica e suggestiva, nel secondo capitolo della Serie del Deserto James Anderson racconta una storia di frontiera dalle atmosfere noir, in cui Ben Jones è costretto a difendere chi ama in un mondo in balìa della violenza, dove l’unica arma davvero efficace è la gentilezza.
Questo libro è per chi si è imbarcato in un lungo viaggio senza controllare il meteo, per chi aspetta Godot e non ha idea di chi sia, per chi riesce a volare di notte ma di giorno non ancora, e per chi ha deciso di prendersi cura di qualcuno e ha trovato tra le sue piccole braccia un’imprevista oasi di salvezza.

Passiamo a un Premio. Molto bello che tra i quattro finalisti di un prestigioso Premio ci siano tutti titoli che si trovano ai Diari di Parma.

La giuria italiana ha annunciato i nomi dei finalisti del concorso European Union Prize for Literature, un’iniziativa della Commissione Europea volta a promuovere la lettura a livello europeo valorizzando scrittori emergenti attraverso canali tradizionali e digitali. La giuria ha decretato i seguenti finalisti:

– Giovanni Dozzini con “E Baboucar guidava la fila” (minimum fax)

Baboucar, Ousman, Yaya e Robert sono quattro richiedenti asilo arrivati in Italia dopo avere attraversato mezza Africa e il Mediterraneo. Sono sospesi tra la speranza che la loro richiesta venga accolta e la paura di essere respinti. C’è chi aspetta la prima udienza di fronte alla Commissione territoriale, chi il ricorso in primo grado al tribunale, chi invece ha ottenuto una protezione sussidiaria e per un po’ può andare avanti senza troppe ansie. Un fine settimana decidono di prendere un treno che da Perugia li porterà verso l’Adriatico. La meta è la spiaggia di Falconara Marittima e il viaggio è scandito dagli incontri, dalle ossessioni di ognuno e dal faticoso rapporto con la lingua italiana. Sono quarantott’ore di piccoli avvenimenti: multe, bivacchi, la finale degli Europei di calcio, qualche litigio. Due giorni in cui i quattro amici si ritroveranno sempre a camminare, in fila indiana, lungo le strade della provincia del Centro Italia. “E Baboucar guidava la fila” è una favola senza morale, che affronta il tema delle migrazioni scegliendo di raccontare quello che viene dopo le traversate, la normalità inafferrabile di una vita dignitosa che segue ogni approdo e tutto ciò che questa normalità contiene: le paure, i desideri, la rabbia, le nostalgie, riuscendo a ottenere alla fine quella particolare risonanza poetica che hanno soltanto le cose vere.

Desy Icardi, L’annusatrice di libri (Fazi Editore)

Torino, 1957. Adelina ha quattordici anni e vive con la zia Amalia, una ricca vedova, parsimoniosa fino all’eccesso, che le dedica distratte attenzioni. Tra i banchi di scuola, la ragazza viene trattata come lo zimbello della classe: alla sua età, infatti, non è in grado di ricordare le lezioni e ha difficoltà a leggere. Il reverendo Kelley, suo severo professore, decide allora di affiancarle nello studio la brillante compagna Luisella. Se Adelina comincerà ad andare meglio a scuola, però, non sarà merito dell’aiuto dell’amica ma di un dono straordinario di cui sembra essere dotata: la capacità di leggere con l’olfatto. Questo talento, che la ragazza sperimenta tra le pagine di polverosi volumi di biblioteca, rappresenta tuttavia anche una minaccia: il padre di Luisella, un affascinante notaio implicato in traffici non sempre chiari, tenterà di servirsi di lei per decifrare il celebre manoscritto Voynich, “il codice più misterioso al mondo”, scritto in una lingua incomprensibile e mai decifrato. Se l’avidità del notaio rischierà di mettere a repentaglio la vita di Adelina, l’esperienza vissuta le lascerà il piacere insaziabile per i libri e la lettura.

Raffaele Riba, La custodia dei cieli profondi (66thand2nd Editore)

Cascina Odessa è il satellite periferico di un Pianeta che naviga placido ai margini della Via Lattea. Un mausoleo eretto sopra i resti di un cane, un microcosmo con un passato perfetto ma ora afflitto dalla malattia della dispersione. Gabriele lotta, contrappone la cura al disfacimento, è erede e custode, e resiste al progressivo sfaldarsi della propria famiglia. Finché non si consuma l’addio più doloroso, quello di suo fratello. Il legame è spezzato, e perfino l’universo sembra accordarsi a questo cataclisma minore: nel cielo compare un altro sole – un sole debole -, una luce blu si fonde con la luce gialla, allaga la notte, sovverte il ritmo circadiano. Piovono poiane, i grilli tacciono, gli alberi sono allo stremo, le ore si dilatano in secoli, millenni. E per il Custode è arrivato il momento di abbandonarsi alla folle entropia del Tutto.

Stefano Zangrando, Fratello Minore (Arkadia Editore)

Berlino, zona est, un autunno degli anni Novanta, prima dell’alba. Un uomo scende in strada, è uno scrittore semisconosciuto e un ex-bevitore. Ha quarant’anni e la sua vita è sospesa. È un fallimento quello che ha alle spalle? E i pochi anni di vita che ancora lo aspettano possono dirsi all’altezza delle sue aspirazioni? C’è poco di romantico nell’essere davvero uno scrittore maledetto. Vent’anni dopo, un autore italiano che a Berlino ci va spesso s’imbatte nei ricordi che quell’uomo ha lasciato in chi lo ha conosciuto. Si mette sulle sue tracce, ne scopre i testi, decide di ricostruirne la figura. Immagina, interroga, si rivolge a lui. Ne rievoca il passato famigliare, con i genitori ebrei prima fuggiti dal nazismo e poi approdati nella Germania comunista, con i fratelli anch’essi artisti, ugualmente ribelli contro lo status quo incarnato dal padre funzionario e tutti condannati a una fine precoce. Fa parlare su un palcoscenico immaginario le donne che lo hanno amato. Visita la sua tomba e ne commenta gli ultimi anni, il tentativo di riscattare un’esistenza di rabbie e sconfitte. Fino a salvarne, grazie alla poesia, la purezza ferita.

Nello Zaino di Antonello: Scrivere un Racconto,Continuare un Romanzo