Dieci Buoni Motivi
di Livio Romano
per NON leggere “Per troppa luce”
- Perché, al contrario di tantissima narrativa sciatta, ordinaria, feriale, paratattica, “Per troppa luce” adotta una lingua colta, contaminata, ricca.
- Perché è raccontato un erotismo spesso scabroso, al limite del pornografico.
- Perché fa intristire sulle sorti di questa nostra Italia eterna, corrotta e alla deriva.
- Perché i due protagonisti si lasciano.
- Perché le maschere grottesche e comiche che entrano in scena in questa commedia son davvero tante, e occorre concentrazione per non perdere il filo.
- Perché si parla anche di migranti, devastazioni ambientali, reati contro la Pubblica Amministrazione: davvero poco “leggero”, tutto ciò.
- Perché potreste riconoscervi in uno di quei giovani plurilaureati che preferiscono uno stipendiuccio sicuro piuttosto che partire via da casa di mamma.
- Perché potrete imbattervi spesso in considerazioni teologiche, e se non amate l’argomento, pur narrato con stile faceto, potreste annoiarvi.
- Perché, sul finale, potreste seriamente commuovervi.
- Perché il romanzo è pieno di donne molto toste nonché avvenenti e ad alto rischio di eccitabilità dei rappresentanti del sesso maschile, e di senso di inadeguatezza per le rappresentanti il sesso femminile.
Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Per troppa luce”