di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo"
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

Maggio sì tu…

Zaino 18 maggio

Una canzone del 1913 , portata al successo da Roberto Murolo, per fotografare questo tempo incerto di speranze in libreria. Tutti questi mesi passati sono serviti anche a coltivare speranze e a individuare nuove iniziative su cui lavorare per poter ripartire e imboccare strade giuste. Non ci siamo mai persi d’animo e abbiamo rimodellato vecchie formule ben rodate, ci siamo riadattati in base a disposizioni e regolamenti, sperimentato nuove idee, creato un gruppo di lettura forte dal nulla. Abbiamo ripensato la nostra idea di fare libreria e divulgazione e abbiamo pensato anche a nuove possibilità di interazioni con i lettori. La Cultura siamo riusciti a non farla arrestare e ogni spazio offerto dalla Rete è stato una forma di resistenza e sopravvivenza in questi mesi,  pur di continuare a fare della buona divulgazione. Si sono cercate mille finestre diverse in cui poter comunicare i libri come questi agguati/incursioni che io dall’inizio dell’anno faccio sulle pagine facebook delle case editrici amiche. Questa settimana il sabato sera ero sulla pagina facebook di Minimum fax a presentare Italian Psyco di Corrado De Rosa; domenica 16 Maggio su quella di Wojtek a presentare Io e bafometto di Gregorio H. Meier.

Sottotitolo al libro Italian Psyco di Corrado De Rosa è La follia tra crimini, ideologia e politica.

Follia come strumento di potere, follia per occultare, per proteggere i politici o per ottenere benefici di giustizia. Follia per relegare al gesto imprevedibile di un pazzo le pagine più nere della storia dell’Italia, oppure per etichettare comportamenti umani più o meno «non conformi». Italian Psycho è il racconto dell’uso eversivo della malattia mentale e della diversità nella storia recente, e i suoi protagonisti sono accomunati dall’essere stati vittime o carnefici di questa strumentalizzazione. Un viaggio lungo la linea di confine che separa la follia dalla scelta consapevole di uccidere, rapire, programmare stragi, che divide quello che la società intende per pazzia da quello che, dal punto di vista della psichiatria, è la malattia mentale. È il racconto di come i progressi della scienza possano essere manipolati per deresponsabilizzare gli autori di reato, di quanto i comportamenti apparentemente incomprensibili siano archiviati come frutto di follia per una lettura di comodo e socialmente tranquillizzante.

Corrado De Rosa segue i casi giudiziari più significativi – dalle teorie di Cesare Lombroso sugli anarchici alle accuse mosse a Pier Paolo Pasolini, dalle perizie effettuate sui brigatisti alla diagnosi in absentia su Aldo Moro, dal mostro del Circeo Angelo Izzo all’attentatore del Papa Ali Agca, passando per Bernardo Provenzano e il ballerino Pietro Valpreda – per riflettere sulle moderne acquisizioni della psicologia e della criminologia. Attraverso la rilettura di documentazione inedita indaga i rapporti controversi fra psichiatria, politica e potere mettendo a nudo, con le voci dei protagonisti, la coscienza sporca dell’Italia.

Io e Bafometto di Gregorio H. Meier è “apparso” il 3 maggio per i tipi di Wojtek Edizioni. Un libro che incanta il lettore ed è capace di trascinarlo in un territorio insolito innescando tutta una serie di emozioni. Ispirato ai dialoghi menippei di Luciano di Samosata e all’Asino d’oro di Apuleio, alle marionette di Collodi e alle macchine teatrali di Dario Fo, al Faust di Goethe e alle peripezie del Barone di Munchhausen, Io e Baffometto è un prosimetro in 5 atti che si svolge tra bar e casa, libreria e pasticceria, bosco e deserti della luna.

C’è un catastrofico giorno d’estate che è tutti i giorni e tutte le catastrofi. Un trentenne, assiduo frequentatore di una birreria di provincia, evoca con una formula magica il terribile Bafometto e si ritrova a vagare, provvisto del suo zainetto e di un lungo scontrino come mappa, attraverso le solitudini lunari. Un farmacista brama la propria apoteosi sotto la guida di un asino, in cerca dell’elisir di eterna giovinezza. Un puer aeternus affronta un coro di spettri e gli ingranaggi di un labirinto fatto di ruote e stantuffi. Raccolta di racconti e, insieme, viaggio picaresco e anti-eroico di un Io narrante, smarrito, quasi disincarnato, questo libro è un’avventura burlesca affollata di maschere e personaggi dell’immaginario magico e demonico, nonché una sperimentazione in chiave satirica e deviante di molti generi antichi e moderni. Ispirato ai dialoghi menippei di Luciano di Samosata e all’Asino d’oro di Apuleio, alle marionette di Collodi e alle macchine teatrali di Dario Fo, al Faust di Goethe e alle peripezie del Barone di Münchhausen, “Io e Bafometto” è un prosimetro in cinque atti, che si svolge tra bar e casa, libreria e pasticceria, bosco e deserti della luna.

Tra le novità in libreria da segnalare l’uscita della prima opera narrativa di Luigi Capuana che torna in libreria dopo novantanove anni: Profili di donne pubblicato da Alessandro Polidoro Editore con prefazione di Giulia Ciarapica nella Collana AltroParallelo.

Dopo il soggiorno romano del 1875 Luigi Capuana tornò a Mineo per lavorare al suo primo volume di novelle, stampato a Milano nel 1877: Profili di donne.
In questo lavoro lo scrittore siciliano fece confluire, oltre alla sua attività di critico letterario, i suoi studi sulla psicologia femminile, tesa a ricostruire, riconoscere e interpretare in chiave narrativa lo straordinario: quel misto di situazioni misteriose e personaggi enigmatici di cui sono costituiti i “fatti umani”.
Così, Delfina, Giulia, Fasma, Ebe, Iela e Cecilia diventano occasione per Capuana per provare a raccontare ciò che l’occhio vede e assecondare, tra storie d’infedeltà, amori non ricambiati o idealizzati, il dichiarato desiderio di realizzare un’opera d’arte il cui unico intento è raffigurare sensazioni vere, sentimenti veri, dolori veri e renderli, come dicevano i pittori suoi contemporanei, schiettamente, sinceramente.

In Spagna sono iniziate le riprese del film tratto da Il Commensale di Gabriela Ybarra, altro libro che si trova in libreria ai Diari. Nel cast alcuni attori e attrici apparsi in film e serie Netflix di successo. Il libro è stato pubblicato in Spagna nel 2015 riscuotendo un enorme successo di pubblico e critica. Alessandro Polidoro Editore lo ha portato in Italia nel 2019, tradotto da Maria Concetta Marzullo nella collana I Selvaggi. Finalista al Man Booker International Prize 2018. Si tratta di un libro d’esordio che ha ottenuto innumerevoli elogi.

Il Commensale è ispirato a una storia realmente accaduta che ha coinvolto la famiglia di Gabriela Ybarra. Suo nonno fu rapito nel 1977 da un commando dell’ETA. L’autrice ascolta questa storia per la prima volta da bambina ma solo anni dopo, in seguito alla malattia della madre, riscopre la traccia di quel crimine dietro ai silenzi e agli interrogativi sulla sua famiglia. La prosa della Ybarra è leggera e talvolta spiazzante, una scrittura che riscontro nei romanzi prodotti dai poeti affermati: dove ogni parola è al suo posto. Un libro capace di evocare un immaginario sempre efficace, in grado di far penetrare profondi stati d’animo con tono distaccato.
La Ybarra piega la biografia alla finzione, e trova nel dolore personale la Storia del Paese Basco e di Neguri, sollecitando sempre la curiosità del lettore.

Da questo mese ai Diari anche il libro Topografia della memoria di Martin Pollack nella traduzione di Melissa Maggioni per Keller Editore.

Saggi, articoli, discorsi, interventi danno forma a Topografia della memoria che a prima vista sembra una collezione antologica. Invece basta poco per accorgersi che quello offerto al lettore non è solo un viaggio in temi importanti dell’ultimo secolo e nella nostra coscienza storica e civile, è anche un dono di artigianato culturale, una sorta di apprendistato grazie al quale ci si immerge tra testi, fotografie, deduzioni, luoghi, lingue, tranelli e nebbie dei ricordi, per creare, ancora una volta, una nuova mappa dell’Europa centrale e del nostro essere figli delle tragedie e dei tentativi di riscatto del Novecento. Il valore aggiunto è che in ogni pagina sentiamo la presenza, al nostro fianco, di un maestro come Pollack.

Ci si muove tra argomenti diversi come il massacro di Rechnitz nelle ultime settimane di guerra; i cosiddetti “Reibpartien” viennesi; il mito della Galizia; la storia polacca e ucraina del dopoguerra o il coinvolgimento della famiglia di Pollack nel nazionalsocialismo; la Prima guerra mondiale; cosa si può dedurre dall’osservazione delle fotografie.

Tra le ultime uscite di NN Editore da segnalare Un lupo nella stanza di Amélie Cordonnier nella traduzione di Francesca Bononi.

Lei è felice e appagata: ha un bel lavoro e un marito amorevole, è madre di Esther e, da pochi mesi, anche di Alban. Un giorno nota una macchiolina scura sul collo del piccolo e, preoccupata, chiede consiglio al pediatra che la tranquillizza: è solo una leggera pigmentazione. Ma le macchioline aumentano, e l’inquietudine cresce. Fino al responso, definitivo e spiazzante: Alban è mulatto. Incredula, si rivolge a suo padre per essere rassicurata: e l’uomo, dopo trentacinque anni, trova il coraggio di ammettere una verità che le toglie di colpo ogni certezza, lasciandola impreparata e sola ad affrontare i pregiudizi che lei stessa non sapeva di nutrire. E mentre la pelle di Alban cambia colore, dentro di lei infuria una terribile resa dei conti con quel bambino, simbolo delle bugie in cui è stata cresciuta e dell’amore che le è stato negato.
Con una lingua ritmata e sonora, Amélie Cordonnier scrive un romanzo incalzante come un thriller, in bilico tra dramma e commedia; e mette in discussione i miti fragili dell’amore materno e dell’identità, illuminando il momento in cui la paura di non essere accettati si placa come un lupo ammansito, per cedere il posto a una nuova tenerezza. Questo libro è per chi vorrebbe trovare una parola per definire il “silenzio degli odori”, per chi ha amato l’atmosfera raffinata e irriverente di Cena tra amici, per chi ogni volta aspetta di essere sull’uscio di casa per confessare i suoi pensieri più profondi, e per chi vive nella fiducia che, anche dopo le notti più buie e spaventose, l’alba torni sempre al suo posto.

Sempre per NN Editore l’uscita del tanto atteso libro di Michele Vaccari dal titolo Urla sempre, Primavera.

Michele Vaccari (Genova, 1980) si occupa di editoria, cinema e comunicazione. Ha coordinato la scrittura del film e del documentario per il progetto Making(of)Love, in uscita per Sky ad aprile 2021. Ha pubblicato Italian Fiction (ISBN 2007), Giovani nazisti e disoccupati (Castelvecchi 2010), L’onnipotente (Laurana 2011), Il tuo nemico (Frassinelli 2017) e Un marito (Rizzoli 2018).

Per Zelinda il presente è il 2022, e Genova, la sua città, è messa a ferro e fuoco come nel G8 del luglio 2001. Procreare è diventato un reato, e per Zelinda l’ultima ribellione è la fuga, per mettere in salvo la bambina che porta in grembo a costo della sua stessa vita. Per il Commissario Giuliani il presente è l’8 settembre 2043, quando viene chiamato a indagare sulla morte di un uomo centenario che ha cambiato le sorti del paese. Per Spartaco il presente è sua nipote Egle, la figlia di Zelinda: lui, partigiano, queer, militante, dovrà addestrarla a combattere per se stessa e per gli Orfani del bosco, i bambini sopravvissuti. Presente, passato e futuro entrano senza bussare nella vita di Egle che, depositaria di una storia familiare e di un potere legato ai sogni, è l’unica in grado di immaginare il cambiamento. Nella Metropoli che è diventata l’Italia, un’oligarchia di uomini anziani, la Venerata Gherusia, ha cancellato istruzione e scienza, avvelenato terre e città, e i cittadini devono scegliere di estinguersi. Ma la scintilla del sogno è così potente da piegare la realtà, aprendo la strada alla rivoluzione.

Scritto in una lingua indomabile, Urla sempre, primavera è un romanzo vertiginoso, da leggere come un libro d’avventure. Una storia d’amore e lotta, un sogno lucido e folle dove la natura si supera dando vita a una nuova umanità.

E’ arrivato in libreria in questo maggio anche il libro di un altro amico, Marino Magliani con Il cannocchiale del tenente Dumont  edito da L’orma editore nella Collana I Trabucchi.

Estate 1800. Tre soldati napoleonici stanchi della guerra. Alle loro spalle la campagna d’Egitto e i suoi inferni, leniti appena dalla scoperta di una nuova, dolce droga: l’hascisc. Travolti dalla baraonda di Marengo – «la battaglia che alle cinque era persa e alle sette era vinta» –, disertano e si danno alla macchia. Sulle tracce dei tre si mettono gli emissari del dottor Zomer, un medico olandese che ha orchestrato un singolare «esperimento sanitario» per indagare gli effetti della nuova sostanza.
Smarriti in un paesaggio ligure che pullula di spie e uniformi ormai tutte indistintamente nemiche, Lemoine, Dumont e Urruti – un capitano erudito, un tenente sognatore e un rude soldato basco – incontrano sulla propria strada amori difficili, illusioni perdute e la gioia del sole. Scopriranno così la libertà di scrollarsi di dosso la Storia per inseguire una vita fatta di attimi e di scelte.
Forte di una prosa di precisa bellezza, Marino Magliani dirige una narrazione mossa e visionaria, alternando la velocità della grande avventura all’ampio respiro della pittura di paesaggio.

Marino Magliani è nato in una valle ligure e ha trascorso gran parte della vita fuori dall’Italia. Oggi vive tra la sua Liguria e la costa olandese, dove scrive e traduce. È autore di numerosi libri tra cui ricordiamo: Quella notte a Dolcedo (Longanesi 2008), L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi (Exorma Edizioni 2017) e Prima che te lo dicano altri (Chiarelettere 2018). Al romanzo Il cannocchiale del tenente Dumont ha lavorato per vent’anni.

Nello Zaino di Antonello: Maggio sì tu…