Per fare una famiglia

Non è la prima volta che nello sfogliare un libro della casa editrice Lavieri si sprigiona la forza irresistibile e la magia della relazione sottile ed enfatica tra testo e illustrazioni. Per fare una famiglia copertinaPer fare una famiglia mi sembra una delle prove più riuscite e miracolose, nel senso letterale di mostrare la meraviglia che si nasconde nel testo di Mario Pennacchio, e di supportare la vena fantastica e giocosa dei disegni di Richolly Rosazza.

Due mondi che si incontrano e si fondono con una naturalezza e autenticità non scontata che incanta il lettore, grande e piccolo, e arriva direttamente al cuore.

Com’è stato l’incontro tra i vostri immaginari creativi? Cosa ha pensato Mario Pennacchio quando ha visto le tavole di Richolly, e cosa Richolly Rosazza quando ha letto il testo di Mario? Una subitanea appartenenza o una relazione che si è intessuta attraverso la riflessione sul lavoro dell’altro? 

mario_0.071338001339493411MARIO: Nella fase iniziale del progetto, Rosa di Lavieri mi aveva mandato le bozze di diversi illustratori per analizzarle. Sembravano tutte molto belle e, preso dall’entusiasmo di vedere il mio libro “tradotto in immagini”, non avevo pensato quanto fosse importante questo passaggio. Ho quindi chiesto alla casa editrice di selezionare l’illustratore perché non avevo la competenza necessaria per fare alcuna scelta. Poi sono stato coinvolto nella fase di editing del testo e tralasciato quindi tutti gli aspetti grafici. A pochi mesi dall’uscita del libro ho visto quindi le tavole di Richolly e sono rimasto a bocca aperta. Non solo erano originali, ma sembrano quasi essere uscite dai versi come per magia. 

Come dico sempre, io ho scritto una semplice filastrocca e la Lavieri e Richolly l’hanno trasformata in un piccolo capolavoro. Le immagini danno più forza al testo e lo arricchiscono e sembrano quasi modulare le emozioni che vogliamo regalare al lettore.

La cosa forse più incredibile è che questa “armonia perfetta” è nata spontaneamente. Non abbiamo avuto opportunità di confrontarci o di parlare. Abbiamo lavorato in parallelo, ma a distanza. Poi, a lavoro finito, è bastato uno scambio di messaggi per capire che eravamo da sempre sulla stessa lunghezza d’onda. 

richolly_rosazzaRICHOLLY: Quando leggo un testo automaticamente mi appaiono delle immagini. Il testo di Mario non aveva un protagonista e così nella mente cominciavano ad affacciarsi diversi personaggi, alcuni dei quali fanno già parte dei miei lavori, altri che ho inventato. Io e Mario non ci conoscevamo ma le parole spiegavano chiaramente il suo pensiero sul concetto di famiglia. Rosa di Lavieri mi ha chiesto di lavorare liberamente senza indicazioni. Ho cercato di liberare il più possibile le immagini da stereotipi. Mi ha fatto molto piacere che sia Rosa e Marcello di Lavieri che Mario abbiano trovato le mie illustrazioni in sintonia con il testo. 

 

Uno degli elementi che più ho trovato in sintonia tra voi e che più hanno fatto breccia nella lettura è la coralità della narrazione, sia nel testo che nelle immagini. Coralità dei personaggi nei disegni, con la dolcezza degli occhi tondi che segna la loro somiglianza tra mille altre differenze, e coralità delle voci nel testo, a ben rappresentare come non basti un solo pensiero ma serva la molteplicità di voci e situazioni, nell’unità dei sentimenti che regolano lo stare insieme: un po’ d’affetto, la gioia di parlare, l’amore e il rispetto.

Coralità che Richolly ha visualizzato in un condominio che riprende negli oblò che lo caratterizzano le linee circolari e curve con cui la narrazione per immagini è scandita. Una circolarità che mi sembra si adatti perfettamente alle rime che come un cerchio chiudono e legano tra loro i versi e nello stesso tempo creano continuità e ritmo.

Sono le rime che hanno suggerito a Richolly la circolarità dei disegni? E Mario si è riconosciuto nel cerchio come rappresentazione grafica della sua passione per le rime? Oppure le rime per Mario e i cerchi per Richolly vengono da altro? 

MARIO:  Il tratto di Richolly è inconfondibile, ma mai come in questo caso è coerente con il messaggio che volevamo dare. Anche io ho notato la “morbidezza” delle forme. Qual è il risultato di questa rappresentazione grafica in termini di emozioni? Per me la risposta è immediata: il cerchio è come un abbraccio. Serve per includere, proteggere, trasmettere affetto.

Non è un caso che quando guardi le immagini del libro tu ti senta subito a tuo agio in ognuna della famiglie rappresentate. 

RICHOLLY: Utilizzare linee circolari per me dà maggiore movimento alle immagini. Negli elementi come le case, finestre, porte, mobili… le linee arrotondate e non squadrate mi ricordano il mondo della mia infanzia fatto di oggetti e costruzioni artigianali, non sempre perfetti. Gli occhi tondi dei miei personaggi sono quasi sempre gli occhi degli uccelli, animali che amo molto. Anche la musicalità delle rime di Mario mi ha riportato ai racconti orali e alle cantilene della mia infanzia e mi ritrovo molto nella sua immagine del cerchio come abbraccio. 

 

Padre, madre, figlia. Nonni, nipoti e zii. Ma anche cani e gatti. Tutti mescolati allegramente in abbinamenti colorati e multiformi, che si rispecchiano nei personaggi delle illustrazioni: conigli, uccelli, pesci, fantasiosi animali pelosi. Tutti insieme appassionatamente nel testo e nei disegni, perché davvero non esistono ricette che possano racchiudere e uniformare il concetto di famiglia. La vostra simbiosi è messa in evidenza dall’estrema libertà con cui avete interpretato il senso, più che il concetto di famiglia. 

Parole ed etichette a volte vanno strette: scrive Mario. Ma c’è una ricetta che ha reso possibile declinare la famiglia in modo così creativo, fantasioso, ironico e leggiadro? O è solo il vostro modo di guardarla? Il mondo di Per fare una famiglia è un desiderio o un dato di fatto?

RICHOLLY: Penso che i bambini siano in modo naturale privi di etichette e pregiudizi fino a quando gli adulti intervengono. Una ricetta potrebbe essere tornare un po’ bambini, ogni tanto, per trovare una sorta di libertà mentale. A volte mi capita mentre disegno di tornare bambino e disegnare liberamente senza dogmi e regole. A volte ci riesco, a volte il mio io adulto mi chiede di rispettare alcune regole, magari per paura di essere ridicolo. In questo libro ho cercato di rimanere il più bambino possibile. 

MARIO: Il tema della famiglia è incredibilmente attuale ma, poiché tocca la sfera privata di ogni individuo, è necessario procedere “in punta di piedi”. Abbiamo quindi cercato di affrontare l’argomento in modo delicato, senza mai imporre il nostro pensiero o la nostra visione.

Certo, non esistono ricette per fare una famiglia perfetta, ma è possibile comunque individuare degli elementi comuni: l’affetto, il rispetto e il dialogo.

Infine è utile ricordare che “il mondo di Per fare una famiglia” non è il sogno folle di Richolly o di Mario perché… esiste già. Basta solo alzare lo sguardo e scoprire, per fortuna, che esistono tantissime famiglie diverse dalla nostra. 

…o abbassare lo sguardo per incrociare quello dei tanti bambini sereni e felici. Perché se è vero che non ci sono ricette, e a loro che dobbiamo sempre pensare quando si parla di famiglia. Ed è bello che si sentano rappresentati con la loro famiglia, qualunque forma essa abbia preso, in un albo così pieno di tenerezza e dolcezza, che li abbraccia e dice proprio questo: vi vediamo! Ci siete. 

MARIO: Ecco… non avrei potuto dirlo meglio! 

 

È proprio così: Per fare una famiglia è un libro per tutti scritto con la fantasia e la leggerezza dei bambini, il loro sguardo incantato e stupefatto. Cogliendo il suggerimento di Richolly, se doveste indicare un elemento del testo o un’immagine in cui avete sentito esultare “il fanciullino” che è in ciascuno di noi, quale indichereste? 

RICHOLLY: Se penso al testo sicuramente le rime e gli oggetti quotidiani che descrivono l’essere famiglia (il letto, il camino, il vaso…). L’immagine che mi trasporta nella mia infanzia più delle altre è quella dove si vedono due personaggi alla finestra con dietro un gatto. Mentre disegnavo mi piaceva pensare che il gatto fosse concentrato a guardare la zampa dentro l’acqua che si muoveva avanti e indietro. 

MARIO: Penso che le immagini siano tutte molto suggestive. Ma a me piace quella dove si vede una bella tovaglia stesa su un prato con tante cose da mangiare.

È quella a cui sono più legato perché è proprio simile al ricordo delle estati in campeggio con i miei genitori. Eravamo protetti dalla nostra famiglia, ma eravamo liberi di esplorare la pineta.

 

Vi piacerebbe fare arrivare questo albo nelle mani di… che potrebbe essere il lettore ideale.

E se chiudete gli occhi, lo vedete… Descriveteci la scena. 

RICHOLLY: Vorrei che questo libro arrivase ai miei genitori che sono lontani e sono le persone che sento Famiglia. 

MARIO: Vorrei che questo libro arrivasse nelle mani di un bambino pieno di dubbi. Vorrei che scoprisse, leggendo le rime e vedendo le immagini, che la sua famiglia, non proprio perfetta, è simile a quelle descritte nel libro. Vorrei che trovasse in ogni pagina un elemento, un oggetto o una parola rassicurante. Del resto, per uno scrittore o un illustratore, il sorriso del lettore è il premio più grande. 

Grazie Richolly per il viaggio fatto insieme.

Grazie Giuditta per la passione che metti in ogni cosa che fai. 

Chiacchierando con… Mario Pennacchio e Richolly Rosazza