Dieci Buoni Motivi 

di Massimo Roscia

per NON leggere “Il dannato caso del Signor Emme

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1. Perché ha un titolo troppo lungo e si sa che i libri con i titoli troppo lunghi sono generalmente brutti e alla fine non li legge nessuno. “Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più)”, “Opera struggente di un formidabile genio”, “Guida galattica per gli autostoppisti”, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, “La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo”, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”… Mi sa che ho detto una cazzata.

2. Perché in 324 pagine (diconsi trecentoventiquattro) non c’è alcuna traccia di commissari, ispettori o investigatori. E che diamine! Almeno un mezzo vicebrigadiere dal naso rubizzo e la pancetta prominente Roscia ce lo poteva pure mettere.

3. Perché la prima voce narrante è un bambino di undici anni che discetta di Martin Heidegger, filosofeggia con spavalda sicurezza e parla una lingua lessicalmente ricca e sintatticamente irreprensibile.

4. Perché la seconda voce narrante è il fratello gemello che si esprime in maniera goffa, elementare e sgrammaticata e dice cose del tipo: «Io sono molto bravo a disegnare con le matite e con i pennarelli e con i colori a cera anche se preferisco le matite perché i pennarelli mi macchiano i diti e i colori a cera puzzano come alle candele del camposanto».

5. Perché la terza voce narrante… E basta co’ ’ste voci narranti!

6. Perché i gusti musicali della protagonista sono piuttosto discutibili. Carla – è così che si chiama la mamma dei gemelli – conosce a memoria tutte le canzoni dei Jalisse, dei Kaoma e dei Tom Tom Club, e non disdegna brani di Julio Iglesias, Plastic Bertrand, Ivana Spagna, Nikka Costa, Sandy Marton, Demis Roussos e Baby K.

7. Perché il romanzo è ambientato in un’Europa polverizzata in una miriade di stati e staterelli separati da guardie, confini, filo spinato e posti di blocco: Protettorato cinese della Longobardia, Impero Lusitano, Occitania, Regno di Castiglia e Aragona, Isole Freddazzurre e uno Stato Pontificio che, dopo aver annesso la Sabina e parte del Montefeltro, ha dichiarato guerra al Regno delle Tre Sicilie e occupato militarmente Teano, Sparanise e Sessa Aurunca. E, va bene il grottesco, ma un papa condottiero e guerrafondaio non si è mai visto.

8. Perché “tre romanzi in uno” sa tanto di televendita di padelle antiaderenti con rivestimento in rame e maniglia in acciaio INOX e che, se ti dice bene e becchi l’offerta giusta, vinci pure un viaggio in pullman gran turismo a San Giovanni Rotondo, andata e persino ritorno.

9. Perché uno dei protagonisti, un frate predicatore che indossa tonaca, scapolare, cappa e mantello, si professa cristiano gnostico e anticlericale, parla in continuazione di Dio, usa molte metafore (non sempre chiare e pertinenti) e un lessico a tratti arcaicheggiante e puntellato di d eufoniche, ricorda tanto, troppo, Giordano Bruno. E questa cosa puzza di… bruciato.

10. Perché alla stessa cifra del prezzo di copertina potete comprarvi un Jet Roller Ultrapower 2 (maneggevole attrezzo fitness indicatissimo per allenare la muscolatura dell’addome) o una porta elfica in miniatura (fiabesco oggetto ornamentale in resina, ideale per decorare giardini, aiuole e fioriere) o un NobGas (pratico rilevatore portatile di neon, argon, cripto e altri gas nobili, che è resistente alla polvere, agli urti, all’umidità e alle interferenze elettromagnetiche, anche se, a lungo andare, uno finisce col chiedersi: «Ma poi, io, che cazzo me ne faccio di un rilevatore portatile di gas nobili?»).

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Il dannato caso del Signor Emme”
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