Dieci Buoni Motivi

di Alessandro Raveggi

per NON leggere “Grande karma

Grande karma

 

Ecco i miei dieci buoni MOTIVI per NON leggere “Grande karma” (Bompiani)

1. Non leggete “Grande karma” se non vi piacciono quei romanzi che raccontano le vite degli scrittori come fossero storie d’amore, e se vi interessano solo quelle biografie in cui una sola vita è magnificata e il resto (le altre vite, le altre vie) sono solo dei moncherini secchi di un monumento noioso. 

2. E poi, forse, non leggete “Grande karma”… se avete già letto tutto Carlo Coccioli e pensate di aver capito tutto di questo autore sfuggente, ammaliante, migrante tra lingue e culture, proprio come vuole raccontare il romanzo. Io che l’ho scritto ho ancora qualche dubbio o lacuna, ma se voi siete sicuri, d’accordo – sebbene nel libro si parli non solo di Coccioli, ma anche di amore, convenzioni, morte, desiderio dei libri e indolenza dei messicani, di città che ti ingoiano e viaggi che disorientano. 

3. Non leggete “Grande karma”, se non soffrite quei testi che usano varie lingue, d’accordo? Come Malaparte, come Sebald, come lo stesso Coccioli, il romanzo “parla” spesso lo spagnolo invece dell’italiano, il francese altre volte, non solo perché è ambientato a Città del Messico e Parigi (tra le altre) ma perché ha la pretesa di entrare nell’intimità delle culture e dei personaggi che affronta a partire dalla lingua. E perché io stesso credo che il multilinguismo sia una sfida interessante per un narratore italiano, o forse anche solo fiorentino?

4. Quindi non leggete “Grande karma” se pensate che il romanzo debba solamente costruire plot e non abbia alcun valore conoscitivo: conoscere la realtà, dubitare della verità, percorrere le mappe, buttare all’aria archivi e documenti, spezzare le forme e ricomporle, anche quelle di una singola vita, quella appunto di Carlo Coccioli che fu partigiano, animalista, guru, giornalista, romanziere italo-franco-messicano, e molte altre cose, in una sola vita.

5. Aggiungo che non dovreste leggere “Grande karma” se amate il politically correct. Uno dei protagonisti di questo mio romanzo biografico o meglio avventura biografica è Curzio Malaparte: che fu mentore e maestro di Coccioli, lo portò su posizioni eccentriche, l’aiutò a diventare grande a Parigi (Coccioli, in Francia, fino agli Sessanta-Settanta è stato paragonato a Camus). Nel romanzo racconto del loro rapporto, dei viaggi e appuntamenti vissuti assieme, tra Capri e la Toscana, e della loro rottura per via delle posizioni malapartiane sull’omosessualità.

6. Non leggete, per favore, no, “Grande karma” se siete fanatici di un Messico da cartolina. Nel romanzo, si tenta di raccontare di un Messico urbano, lussureggiante, unico, poco estivo e palmeggiato: un Messico anche inebriante, certo, ma tossico, “faccia triste dell’America”, se proprio volete citare qualcosa di arcinoto. Al quale si arriva quasi per caso e dal quale è difficile poi staccarsi.

7. Non leggete di conseguenza  “Grande karma” se siete fanatici di una Parigi da cartolina. Nel romanzo si ricrea “per differenza” la Parigi dei surprise-parties degli esistenzialisti, di Sartre, Camus, ma dal punto di vista di una Rive ben poco Gauche, quella degli amici di Coccioli come Jean Cocteau o Coco Chanel. Un Tout Paris fatto anche di scrittori accusati di collaborazionismo solo perché anti-comunisti e un po’ dandy. C’è anche la Parigi “brutta” raccontata dallo stesso Malaparte nei suoi diari, bruttata dalla guerra, dai cannoni e dall’occupazione nazista, dei tetti bianchi di Parigi di Orfeo Tamburi perché in realtà erano fuligginosi. Una Parigi inquieta, fatta di chiese spoglie, veggenti ed esoterismo, in cui l’inquieto Coccioli si addentra e poi fugge.

9. Attenzione, poi: non leggete “Grande karma”, se vi aspettate di leggere un “Limonov”, primo perché non sono bravo come Carrère, secondo non mi interessava affatto proporre autofiction, che penso abbia una buona dose di narcisismo che non mi interessa. Ho messo a servizio della vita dello scrittore imprendibile quella del giovane studioso precario Enrico Capponi, che viene lanciato alla ricerca dei resti di Carlo Coccioli dal malefico prof Merendoni e si perde in Messico tra flirt velenosi e personaggi sibillini.

10. Infine, non leggete “Grande karma”, se non vi piacciono W. G. Sebald, R. Bolaño, M. Enard, A. Hemon, A. Fernandez Mallo, R. Fresán, G. Saunders, F. Tuena, D. Del Giudice e tutti gli autori che hanno raccontato, inseguito, complicato vite reale tanto da farle apocrife. Ma potete anche leggerlo se non vi piace Carlo Coccioli, si sappia.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Grande karma”