Dieci Buoni Motivi

di Laura Campiglio

per NON leggere “Caffè Voltaire” 

Caffè Voltaire

1 – Fin dal titolo, il romanzo indulge programmaticamente in un’elegia del bar inteso come baluardo di civiltà, generatore automatico di storie, collettore di chiacchiere e risate al bancone. Il libro è uscito all’inizio di maggio, con i bar ancora chiusi causa Covid e i lettori in piena crisi di astinenza: se non è sadismo questo. 

2 – (e comunque mettere “Caffè” nel titolo è chiaramente una furbata in ossequio alla potente lobby dei book blogger colazionisti. L’ode al baretto è solo una scusa)

3 – La protagonista Anna Naldini, appellandosi pretestuosamente all’autorità dantesca, sostiene che i trentacinquenni siano non più dei ragazzi, bensì persone “nel mezzo del cammin”, ovvero di mezz’età: di mezz’età sarai tu, Naldini.

4 – Contratti a progetto, collaborazioni esterne, lavoretti vari: poiché quella del precariato è una realtà fin troppo dura che non andrà certo migliorando, era proprio il caso di parlarne? Non sarebbe stato meglio scrivere un fantasy con draghi, fate e altri elementi mitologici come assunzioni a tempo indeterminato, posti fissi e magari perfino tredicesime?

5 – È un libro troppo ambizioso, velleitario perfino: vorrebbe appassionare con gli intrighi e i retroscena di una campagna elettorale in un Paese in cui la gente neanche va più a votare (e votare, si badi bene, è gratis). Ma cos’è, un House of Cards de’ noantri?

6 – Nel romanzo si sostiene che lo stesso argomento possa essere affrontato da due punti di vista agli antipodi sostenendo tesi diametralmente opposte: capirai che novità, lo facevano anche i primi sofisti con il metodo dei discorsi doppi.

7 – Non solo il romanzo è ambientato in provincia e non “in una Milano vivida e frenetica”, “in una Roma languida e opulenta”, “in una Venezia enigmatica e decadente”, ma è anche ambientato in una provincia che non è né il borgo romito e idilliaco (preferibilmente in Toscana) né il non luogo grigio e crudele da cui si può solo fuggire: inaudito.

8 – Anna Naldini è diseducativa: con il tasso di disoccupazione che ci ritroviamo, una che si laurea in lettere con tesi di dottorato sul soggiorno parigino di Kafka (il quale, per inciso, era giunto nella città dei lumi allo scopo di scrivere una guida di viaggio low-cost) non è certo un esempio edificante per la nostra gioventù.

9 – Anna Naldini è diseducativa #2: la protagonista fuma come una ciminiera, beve come un cosacco, fa perfino sesso con gente di cui il giorno dopo non si ricorda neanche la faccia, figurarsi il nome. Va bene la bad girl, ma qui si esagera. 

10 – Com’è noto, il lettore medio sceglie il libro in base alla copertina. E allora tu cosa fai? Chiami Francesca Protopapa, che è bravissima e infatti ti fa la cover perfetta: così è troppo facile, dai. 

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Caffè Voltaire”