di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo"
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

La lenta ripresa

Zaino 16 giugno

Il ritorno alla lenta normalità in libreria si compone di piccoli segnali di ripresa e sono soprattutto i Sabato, che si animano di amici del Libraio per un giorno, a fare la differenza. Rivedere la libreria tornare ad animarsi e a riprendere le sue attività è salutare soprattutto per i due librai, fortemente provati e logorati da questi due mesi di chiusura. Sabato scorso è stata Francesca Avanzini a farci compagnia con il libro edito dalla casa editrice Consulta Librieprogetti dal titolo Quel che di buono.

L’autrice è stata in Libreria a firmare copie e a consigliare letture ai lettori. Consulta librieprogetti è una casa editrice che nasce a Reggio vent’anni fa. Cura progetti editoriali finalizzati all’identificazione di materiali e di formati che possano esprimere con coerenza l’idea dell’opera da pubblicare. Ha in catalogo opere dimenticate o da riscoprire ma anche inediti di autori contemporanei. Alla narrativa e alla poesia (cui dedica due premi letterari nazionali) affianca collane di saggistica, di storia e di libri illustrati. Da una decina d’anni riserva una particolare attenzione alla valorizzazione di Silvio D’Arzo, al libro d’artista e a forme narrative “altre”, oltre all’aspetto di ricerca sociale e antropologica.

Il libro di Francesca Avanzini è il racconto delle fasi più avvincenti dell’educazione sociale, sentimentale e civile di una ragazza nata in Emilia nella prima metà degli anni Cinquanta. Un romanzo di formazione, si potrebbe dire, ma con un’arguzia ed una capacità evocativa che trova origine in una profonda coscienza poetica. Corredano l’opera foto d’epoca, la copertina illustrata da Elisa Pellacani e due commenti di Laura Lepetit e di Daniela Rossi.

La normalità è anche poter vedere nuovi libri che vengono pubblicati e riceverne le copie dal corriere con una sorta di festa rinnovata. L’attesa di nuovi titoli si traduce nel poter continuare a proporre letture interessanti anche per una serie di nuovi lettori che si sono aggregati intorno a noi in questi mesi.
E’ uscito solo giovedì 11 giugno, per Edizioni Sur, il libro di una scrittrice talentuosa come Rebecca Kauffman. Nata nell’Ohio rurale, abita in Virginia ed ha studiato violino alla Manhattan School of Music e scrittura creativa alla New York University.

La casa dei Gunner è il suo secondo romanzo nella traduzione di Alice Casarini. Una storia sull’amicizia, la famiglia e la perdita, con al centro un gruppo di amici d’infanzia che si riunisce dopo tanti anni. L’autrice dipinge un ritratto sfumato, onesto, spesso comico, di ogni personaggio, rivelando il complesso insieme di segreti dietro ogni rapporto.

Alice, Jimmy, Lynn, Mikey, Sam e Sally: da bambini erano inseparabili. Avevano trovato scampo alla solitudine e alla noia di una periferia depressa nel nord dello stato di New York – e spesso da difficili situazioni familiari – prendendo possesso di una casa abbandonata e facendone il quartier generale delle loro avventure. A sedici anni, però, di colpo e senza spiegazioni, Sally ha tagliato i ponti col resto del gruppo, che di lì a poco si è sfaldato. Più di dieci anni dopo, gli altri cinque amici si ritrovano proprio al funerale di Sally, a interrogarsi sul motivo del suo suicidio, a fare i conti con i segreti del passato, a riannodare i fili dell’affetto fortissimo che ancora li unisce, al di là delle differenze di indole e della propria storia personale.
Un romanzo corale sull’amicizia popolato da personaggi di vibrante umanità (su tutti, il timido Mikey e l’esuberante Alice, profondamente legati per quanto caratterialmente agli antipodi), che l’autrice riesce a tratteggiare grazie alla vivacità dei dialoghi e a una cura delicatissima per i dettagli; una storia punteggiata di rivelazioni e sottili colpi di scena che tiene in pugno il lettore, lo diverte e lo commuove, e gli resta nel cuore a lungo anche dopo l’ultima pagina.

Altro libro interessante di recente pubblicazione è La tua bellezza di Sahar Mustafah pubblicato da Marcos y Marcos nella collana Gli alianti con la traduzione di Francesca Conte.
Appena uscito negli USA, dove è stato accolto con grande calore, La tua bellezza racconta l’Islam dall’interno, nell’esperienza di una donna che trova il coraggio di essere se stessa.

Sahar Mustafah, figlia di palestinesi emigrati negli Stati Uniti, scrivendo esplora le sue radici, la sua eredità culturale. La scrittrice collabora con ‘Voices of Protest’ che promuove l’opera di scrittori e artisti in esilio. Un libro destinato a restare perché narra con profonda sensibilità la capacità umana di rinnovamento. Un romanzo ricco e vitale sulla bellezza pronta a conquistarci dietro il velo della differenza.

Un attentatore americano bianco irrompe in un liceo femminile islamico. Il suo odio è cieco. Afaf è la direttrice del liceo e si prepara ad affrontarlo. Nel tempo sospeso di una terribile attesa, richiama a sé il coraggio di una vita: dalla fuga da casa della sorella, che ha diviso la famiglia, alla scelta di essere musulmana; tutta la fatica di farsi accettare in un mondo occidentale pieno di pregiudizi. Con la sua dignità, la sua bellezza. E un velo intorno alla testa. Due storie parallele. Afaf, che cresce confusa, e trova in Allah molte risposte. L’attentatore, cresciuto senza affetti, imbevuto di un odio che è una forma di dolore, in un ambiente dove procurarsi armi letali è troppo facile. I loro destini si incrociano in una scuola islamica, dove ragazze innocenti scontano un vuoto di civiltà che sta a noi correggere.

In liberia dal 4 giugno anche Padania Blues l’ultimo romanzo di Nadia Busato per Sem.

Il ritorno di Nadia Busato dopo il precedente romanzo, Non sarò mai la brava moglie di nessuno, pubblicato da Sem nel 2018 e tradotto in Francia nel 2019, esplora quella trappola di pianura piena di nebbia e smog, indagando i confini tra sacrificio, identità e libertà. Il nuovo libro è un intreccio di storie ispirate a un fatto di cronaca reale, una tragicommedia in cui si sorride delle miserie di una comunità retrograda. Una ballata di malamore e ordinaria violenza, con una protagonista colpevole di aver creduto di potersene andare dal paese e da un destino infelice, senza che fosse un uomo a portarla via, contando solo su se stessa.

Ogno, un paesino come tanti nella pianura Padana, stretto tra i campi, le rotonde, i centri commerciali e i capannoni industriali che costellano il nord Italia. Sulla provinciale che attraversa il paese si affaccia Hair&Beauty, il parrucchiere gestito da Ric, quarantenne gay, dove lavorano Maicol e Barbie, una bella ragazza senza alcun talento che sogna di entrare nel mondo dorato dello spettacolo. Nel frattempo Barbie cambia partner al ritmo dei vestiti che sfoggia, convinta che prima o poi qualcuno o qualcosa la porterà a Milano, verso la celebrità.
Ma la vita di provincia sembra voler stroncare i suoi sogni ostinati e sciocchi. Nel paesino dove abita con la famiglia l’esistenza è regolata dalle consuetudini e dagli inviolabili principi della rispettabilità a tutti i costi. Un paesino dove tutto è tollerato purché non porti alcun cambiamento.
Una notte l’apparente tranquillità di Ogno viene interrotta da un incendio devastante. Com’è stato possibile che in un’isola di sicurezza e benessere sia successo un evento così inatteso? La chiave del mistero è racchiusa nei ricordi dell’unica testimone: Barbie, la giovane e ingenua protagonista con la testa piena di sogni.
Sarà proprio lei, al risveglio dal coma, a svelare i segreti nascosti dietro al moralismo di una piccola realtà dove gli uomini lavorano e si fanno la guerra, mentre le donne li sposano e li sopportano.

Per la prima volta nelle librerie italiane un memorabile romanzo di Ramiro Pinilla, autore di culto del Novecento spagnolo, mai pubblicato in Italia e riscoperto anche in patria grazie a Fernando Aramburu che lo considera il suo padre spirituale: L’albero della vergogna edito da Fazi nella traduzione di Raul Schenardi. Narratore di una terra martoriata dalla storia, Ramiro Pinilla ha scritto un romanzo magistrale sulla vendetta e sul perdono, sulle sconfitte e le umiliazioni, sulla memoria di un popolo, le ferite di un’intera generazione e la forza dirompente della Storia, che entra nella quotidianità e la stravolge.

All’indomani della vittoria di Franco, il piccolo paesino di Gexto, nei Paesi Baschi, è un luogo paralizzato dalla paura: rappresaglie ed esecuzioni da parte di «quelli della Falange» sono all’ordine del giorno, e poco a poco gli uomini stanno scomparendo: alcuni sono caduti in guerra, altri vengono portati via in passeggiate dalle quali non si fa più ritorno, oppure fucilati di fronte alle loro famiglie, fra le grida delle loro donne. Ma chi c’è dall’altra parte? Altri uomini. Questa è la storia di Rogelio Cerón, uno di loro, un falangista ventenne che fa quello che fa senza sapere bene perché. Un giorno uccide un maestro repubblicano sotto lo sguardo del figlio, un bambino di dieci anni; per lui niente sarà mai più lo stesso, quegli occhi gli rimarranno impressi nella memoria per sempre: occhi fissi, freddi, che non piangono, ma che promettono vendetta. Trent’anni dopo, gli abitanti del paesino si chiederanno quale mistero si celi dietro la figura solitaria del «pover’uomo della baracca», che da molto tempo conduce una vita da eremita prendendosi cura di un albero di fico, sopportando in silenzio l’assedio di un vicino convinto che sotto la pianta ci sia un tesoro. Cosa si nasconde, realmente, sotto quell’albero? Qual è il suo significato?

In bella mostra ai Diari anche Tre vivi, Tre morti di Ruska Jorjoliani edito da Voland.

Ruska Jorjoliani è nata nel 1985 a Mestia, in Georgia, dal 2007 vive stabilmente a Palermo. Inizia a scrivere dieci anni fa, in italiano. Nel 2009 vince il premio Mondello Giovani SMS Poesia con un componimento dedicato a Dino Campana. Nel 2015 esordisce con La tua presenza è come una città (Corrimano Edizioni), di cui nel luglio 2018 è uscita la traduzione tedesca. Tre vivi, tre morti è il suo secondo romanzo. Un romanzo familiare dalle venature noir in cui passato e presente si intrecciano per dare vita a una storia incredibile, dove niente è come sembra e quella nascosta sotto il tappeto è polvere da sparo. Un libro che vi resterà dentro e che difficilmente dimenticherete.

Un romanzo familiare, dove quella nascosta sotto il tappeto è polvere da sparo, dove tenersi stretta un’esistenza banale si rivela meno semplice che premere il grilletto. E dove storie e passati si intrecciano. Firenze, fine anni ’50. Modesto e Aurora sono sposati, fanno gli insegnanti, hanno entrambi l’amante. Si sono conosciuti in un giorno storico, quando Aurora assieme a molte altre italiane ha espresso il suo voto per la prima volta. Ora condividono una quotidianità fatta di cinema del lunedì, battute al vetriolo e perdite d’equilibrio. Finché una lettera non turba la loro placida routine: qualcuno sa di un “fattaccio” che riguarda Modesto, e che lui pensava sepolto nel passato… Fra Russia e Abruzzo, primi anni ’40. Guerino è un giovane soldato, ha un padre vedovo e infiacchito, uno zio spavaldo e fascista. Scampato all’assideramento nella steppa, al rientro in patria si unisce alle milizie repubblichine. Con gli alleati ormai alle porte di Roma, sembra finire per sempre dalla parte sbagliata della Storia.

Nello Zaino di Antonello: La lenta ripresa