Dieci Buoni Motivi
di Demetrio Paolin
per NON leggere “Anatomia di un profeta“
Dieci motivi per non leggere “Anatomia di un profeta” e uno forse perché sì
Primo motivo: è un libro che parla di un libro della Bibbia neppure del Nuovo Testamento, ma dell’Antico; non parla neppure di un libro che si conosce un po’ – come il Cantico dei Cantici (ue’ anche nella Bibbia si scopa?) o come Qoelet (ue’ vedi che esiste il materialismo leopardiano anche nelle sacre scritture!) – ma un libro profetico, lungo e sconosciuto, ovvero quello di Geremia, che pure gli stessi teologi dicono essere un libro prossimo all’illeggibilità.
Secondo motivo: qual è la storia? Qual è la trama di questo romanzo? È un romanzo? Se l’ipotetico lettore lo apre, si trova davanti a un indice come in saggio, ci sono le note che certe volte sono più lunghe della pagina; ci sono novelle in versi, ci sono endecasillabi, terzine incatenate, brani di analisi filologica dei testi, pezzi simili a un memoir, brani di romanzo, canzoni, analisi filosofica, lettere, disegni da colorare, diagrammi. Ci sono queste cose ma la storia di cosa parla?
Terzo motivo: ecco la storia parla di un suicido. Ancora Paolin? Veramente hai voglia di raccontare un suicidio, e poi perché la storia di un suicidio di un bambino? Vuoi fare per forza il falso trasgressivo, quello che disturba per forza?
Quarto motivo: è un romanzo ombelicale. È così, Paolin non ci puoi fare niente: c’è un io narrante che parla del proprio dolore per la perdita di un bambino di 11 anni, il mondo va a rotoli: il surriscaldamento globale, l’inquinamento, i virus terribili, un mondo e una società che sono sull’orlo del collasso, e Paolin che fa? Racconta la storia della sua pancia, gira intorno alle poche colline di casa sua! Paolin non è quello che chiediamo agli scrittori oggi! Vogliamo romanzi che parlino di ciò che sa succedendo, di questo nuovo immaginario, di quello che avviene da Hong Kong, unito a quello che avviene a Londra, unito a quello che avviene a Lima, unito a quello che avviene a Kyoto… e invece tu: il Monferrato, le colline, le vigne, le langhe, la vita di provincia.
Quinto motivo: siamo nel 2020 e ancora sei un credente? Cioè nel 2020 ancora c’è qualcuno che crede nella resurrezione della carne, nella vita eterna, nel Dio che s’incarna? C’è ancora qualcuno che ci crede? Sì Paolin
Sesto motivo: continuiamo con questa cosa della religione? Paolin vuoi parlare del cristianesimo? Parla dello scandalo della pedofilia, parla della Chiesa e dei suoi errori politici, tipo quando ha appoggiato i regimi sudamericani, il silenzio della chiesa tedesca durante la seconda guerra mondiale, i patti lateranensi, il maschilismo
Settimo motivo: ecco il maschilismo, Paolin, parliamo del maschilismo. Insomma neppure una donna in questo romanzo, tre uomini che parlano di loro, che parlano tra di loro, che parlano tra di loro, che parlano tra di loro, che parlano tra di loro ad. lib.
Ottavo motivo: La speranza? La letteratura deve dare speranza, deve fornire una cura, la letteratura cura e salva le vite e tu Paolin? Tu scrivi il tuo solito libro disperato, pieno di morte, dove niente si salva né la gioia del sesso – poco e violento – né le bellezze dei libri,né i rapporti umani, ma tutto ogni cosa viene cancellata da un nero che ingoia ogni cosa.
Nono motivo: c’era bisogno di tutti quei giochi grafici? No. Paolin, ve lo dico io, lo ha fatto solo per far finta che il suo sia un romanzo sperimentale, siccome il succo della storia era poco ha deciso di usare degli orpelli.
Decimo motivo: Paolin è snob con il lettore, non lo ama, non lo abbraccia, non lo fa sentire suo amico. Paolin non vuole che il lettore chiuso il libro voglia stringergli la mano. Anzi Paolin vuole che il lettore se ne stia a casa sua e non gli rompa i coglioni.
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Tutti questi motivi per non leggere il mio romanzo sono validi. Non ho idea, se esista un motivo per leggerlo. Non lo so veramente, questa frase non è una posa. Se proprio dovessi sceglierne uno, direi che Anatomia di un profeta è una storia da leggersi senza pregiudizi. I dieci motivi, che ho elencato per non leggerla, sono dei pregiudizi. Io ho scritto il romanzo senza pregiudizi, senza domandarmi se il libro che stavo scrivendo avesse mercato, lettori, se potesse vincere premi o fare la muffa nei magazzini dei distributori o a prendere polvere sugli scaffali delle librerie, ho solo cercato di rendere lucida e splendente la storia che avevo immaginato, usando le parole giuste, quelle e solamente quelle che dicevano precisamente quello che la mia mente ha pensato, mi sono fatto servo della storia, di una storia vecchia come il mondo che parla di amore e di morte, che parla della morte come possibilità di vita, che racconta il senso di colpa di chi sopravvive e la strana serenità di chi se ne è andato.
Spero, in un modo o nell’altro, di avervi convinto a leggere o a non leggere il mio romanzo, e comunque grazie e ciao.