di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo"
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

Ma le librerie? Nessuno ne parla più!

Zaino 12 maggio

La settimana appena trascorsa ai Diari di Parma è stata quella della Grande Riapertura dopo due mesi di chiusura. Adesso, più che mai, diventa necessario che tutti, e concretamente, facciano in modo che le proprie librerie di riferimento non chiudano. A Parma i Diari, da anni, si sono imposti come una Libreria di progetto e un vero laboratorio culturale permanente, e l’Italia è piena di belle realtà, attivissime come la nostra! Ora è importante non lasciarle sole quelle librerie. Noi speriamo che vengano prese decisioni importanti dai governanti e dagli assessorati alla cultura, ma speriamo soprattutto di essere contattati a distanza da tanti lettori forti. Come Diari speriamo che nei prossimi mesi ci vengano fatti tanti ordini attraverso il nostro sistema di #AmazonSaiz, perché adesso è quello la nostra ragione di esistenza. Anche solo l’acquisto di un librino può diventare un segnale significativo importante! Adesso è veramente importante!

Senza la possibilità di fare presentazioni in libreria, cambia il volto e la funzione della struttura stessa e bisogna ragionare intorno a nuovi modi di comunicari i libri. Il primo Sabato della Riapertura lo abbiamo trascorso, ad esempio, con la nuova raccolta di Racconti di Jacopo Zonca, uscita Giovedì 7 maggio per Epika edizioni, dal titolo “Il mondo è un’altra cosa”. L’autore è stato in Libreria tutto il giorno per firmare copie e incontrare i lettori, facendo il Libraio per un giorno. E’ solo un’idea, ma comunque una possibilità.

Ennio Bricoli è un contadino che vive completamente isolato dal resto del mondo. un giorno si ritrova a dover fare i conti con degli ospiti particolari: dei gangster serbi che sono convinti di trovare delle armi nella sua fattoria.
Marco Santini è un insegnante che vive felicemente con Giulia, la sua donna, per la quale farebbe tutto, anche picchiare un suo alunno. Andrea è un ragazzo che insegue il sogno di diventare un grande attore, non pensando però alle conseguenze psicologiche che comporta questa ambizione. Sara Germi nutre una passione sconfinata per le lavatrici, che praticamente ama più degli essere umani.
Christian Venturi è un estremista che desidera riportare l’ordine in un mondo impazzito e in mano agli stranieri e ai traditori della patria. Greta è la titolare di un video store, cerca di condurre una vita tranquilla, ma è devastata dagli attacchi di panico e dalle preoccupazioni per una amica vittima di maltrattamenti…
Racconti di personaggi con età, stili di vita e sentimenti diversi, che si ritrovano a dover fronteggiare un momento cruciale delle loro esistenze, in bilico fra follia e normalità, un momento in cui dovranno decidere se riprendersi il loro posto nel mondo , oppure rimanere vittime delle loro ossessioni e delle loro manie, pensando che il mondo, quello vero, sia un’altra cosa.

Per i nostri clienti abbiamo scelto, per la Riapertura, tutta una serie di percorsi di lettura e autori da scoprire e libri classici da riscoprire. Un superClassico che merita un posto speciale è, senza dubbio alcuno, “Oltre il giardino” di Jerzy Kosinski, nella traduzione di Vincenzo Mantovani, rieditato in una nuova veste grafica da Minimum fax proprio in queste settimane

Chance, venuto al mondo per caso e orfano dalla nascita, vive un’esistenza modesta e appartata curando il giardino di un anziano signore che lo ha accolto in casa. Il suo unico contatto con l’esterno è rappresentato dalla tv, che guarda senza sosta imitando passivamente ciò che vede sullo schermo. Costretto ad abbandonare la casa dopo la morte del vecchio, Chance conosce il magnate Benjamin Rand, direttore di un istituto finanziario collegato al governo. L’ingenuità di Chance, che sa esprimersi soltanto con immagini tratte dal giardinaggio, viene scambiata per saggezza filosofica; e quando il presidente degli Stati Uniti cita il suo nome pubblicamente, Chance acquista un’improvvisa notorietà: ricercato dalla stampa come commentatore politico, da semplice giardiniere assurge al ruolo di guru della nazione…
Originalissimo romanzo satirico sulla società dei mass media, Oltre il giardino si è imposto tra i classici della cultura americana grazie anche a una fortunata trasposizione cinematografica, nella quale il giardiniere-filosofo ha il volto imperscrutabile di Peter Sellers.

Uno dei migliori scrittori al mondo e in qualsiasi lingua è sicuramente Juan José Saer (Serodino, 28 giugno 1937 – Parigi, 11 giugno 2005). Di lui consigliamo un intero percorso nella sua opera pubblicata da La Nuova Frontiera in questi anni con le traduzioni della sempre ottima Gina Maneri. La genialità è di Saer ed è obbligatoria e, se non lo avete ancora fatto, bisogna leggerlo assolutamente! Sono passati esattamente 15 anni dalla sua morte nel 2005 ma Juan José Saer resta tra i più grandi scrittori argentini della seconda metà del Novecento. Trasferitosi a Parigi nel 1968, ha lavorato come professore di letteratura all’Università di Rennes.

Nel 2019 è stata pubblicata una nuova edizione di “Cicatrici” di Juan José Saer con illustrazione in copertina di Irene Rinaldi. Pubblicato per la prima volta nel 1969, “Cicatrici” è un romanzo che Saer scrisse in venti notti, ispirato da un fatto reale. Saer coglie il lato oscuro dell’esperienza umana in tutte le sue sfaccettature, così come il ‘cieco, incomprensibile e instancabile’ trascorrere del tempo.

Quattro parti, quattro narratori in prima persona: Ángel, giovane reporter; Sergio, avvocato divorato dal vizio del gioco; Ernesto, giudice misantropo che si ostina nell’ennesima traduzione di Oscar Wilde; Luis Fiore, operaio che commette un omicidio inspiegabile. Quattro vite, ognuna ossessionata da qualcosa, che hanno un unico punto di intersezione: il delitto commesso da Fiore. Saer scrive un romanzo a spirale, per ricreare attraverso la circolarità un’illusione di ordine che nel funzionamento del mondo non esiste, perché nel continuo conflitto tra caos e ordine “non sei tu che vinci, è il caos che accondiscende”.

Ne “L’indagine”, pubblicata nel 2014 in Italia da La nuova Frontiera, c’è un’inchiesta e un serial killer, ma non si tratta solo di un semplice giallo.

Si aggira come un’ombra in una Parigi innevata: è un serial killer che in nove mesi ha ucciso ventisette vecchiette seminando il panico in città. Eppure le vittime sembrano aprirgli spontaneamente la porta e addirittura servirgli la cena o un aperitivo, prima di essere torturate e uccise senza pietà. Nell’undicesimo arrondissement viene istituito un ufficio speciale dell’Anticrimine affidato al commissario Morvan; ma le indagini languono finché un frammento di carta non sembra metterlo sulla giusta strada. Questa è la storia del “mostro della Bastiglia” di cui Pichón, tornato in Argentina dopo vent’anni passati a Parigi, è stato testimone e che ora racconta ai suoi amici Tomatis e Soldi, che nel frattempo lo coinvolgono nel misterioso caso di un romanzo anonimo, ritrovato tra le carte di uno scrittore.

Dopo “Cicatrici” e “L’indagine”, la casa editrice romana La Nuova Frontiera nella sua opera di riscoperta dell’autore argentino, ha pubblicato “L’arcano”. Un romanzo denso e dalla prosa minuziosamente maestosa che, traendo spunto dalla narrativa picaresca, d’avventura e di viaggio, racconta le vicende di un giovane mozzo di caravella, protagonista inizialmente marginale dell’incipiente impresa coloniale spagnola, catturato da una tribù di antropofagi lungo le coste del Río de la Plata.

Da qualche parte al di là dell’Oceano, negli anni della conquista e della ricerca delle Indie, un mozzo di quindici anni viene catturato da una tribù di indios. Scoprirà subito che sono cannibali ma, a differenza di quanto avvenuto ai suoi compagni, non è destinato alla graticola: gli indios si aspettano altro da lui. Anno dopo anno la sua cattività si prolunga, monotona e tranquilla, mentre davanti ai suoi occhi si dispiegano gli usi, i costumi e la visione del mondo di quegli indios. Lui riferisce tutto fedelmente al lettore, minuzioso nei particolari, anche i più inquietanti, anche i meno comprensibili. Poi un giorno, all’improvviso, gli indios lo mettono su una canoa carica di regali e lo abbandonano alla corrente; più tardi una nave spagnola lo raccoglie. Tutto il resto della sua lunga vita sarà marcato da quegli anni, la sua avventura diventerà leggenda e lui stesso ne trarrà un canovaccio di successo.

Juan José Saer è stato uno scrittore davvero geniale e appassionato, consigliatissimo anche “Le nuvole”, sempre edito da La Nuova Frontiera.

Pichón Garay riceve un misterioso floppy disk che contiene il diario del dottor Real, un giovane medico del XIX secolo allievo di un illuminato psichiatra austriaco. Nel suo diario Real racconta un epico viaggio attraverso la pampa argentina per accompagnare i primi pazienti di un sanatorio all’avanguardia dove i malati di mente possono vivere in libertà e sono assistiti con rispetto e attenzione. La carovana è composta da 36 persone: cinque pazzi – Prudencio Parra, un introverso catatonico con i pugni sempre serrati; Teresita, una suora in preda a un raptus mistico e uno smodato appetito sessuale; Troncoso, un iperattivo insonne; Juan Verde che ripete sempre le stesse tre parole e suo fratello Verdecito – scortati da un nutrito seguito di soldati, guide e prostitute. Durante il viaggio, oltre a prendersi cura dei pazienti, Real dovrà affrontare un’improvvisa inondazione, un rogo che scuote la pianura e una tribù d’indios sanguinari. Le nuvole è un’appassionante metafora sull’esilio e una riflessione sulla follia e sul binomio realtà e finzione.

Con “Glossa”, testo fondamentale dello scrittore argentino, si completa la mappa di quel universo letterario che la critica internazionale ha definito la “zona”. Con questa ulteriore uscita la casa editrice intende fare un passo in avanti nella diffusione dei romanzi di Saer e raggiungere una meta ambiziosa: farlo finalmente entrare nelle biblioteche dei lettori forti.

Glossa è un romanzo che dura il tempo di una passeggiata: due amici, il Matematico e Leto, percorrono insieme quattordici isolati raccontandosi una festa alla quale nessuno dei due è andato. A partire da un pretesto così semplice Saer costruisce una macchina letteraria perfetta, capace di insinuare il dubbio su tutto ciò che crediamo di vivere e percepire. Il romanzo si dispiega liberamente sotto i nostri occhi, come se si scrivesse da solo. Vedremo la coscienza dei protagonisti esitare e i loro ricordi ingannarli mentre si accumulano, passo dopo passo, parole non dette, angosce e disillusioni.

Noi librerie indipendenti di progetto dobbiamo fare la nostra parete e fare in modo che Saer diventi un autore molto letto. Per questa ragione dobbiamo spingere anche l’ultimo pubblicato in ordine di tempo dalla casa editrice La Nuova Frontiera, “Fiume senza sponde” , che va a comporre un nuovo tassello all’opera dello scrittore.

È il Río de la Plata il protagonista di questo “Trattato immaginario”, un gigantesco corso d’acqua formato dalla confluenza dei fiumi Uruguay e Paraná, la cui superficie è pari a quella dell’Olanda e sulle cui sponde oggi si affacciano due metropoli, Buenos Aires e Montevideo.
Eppure, nel 1516, il Río de la Plata e le terre che lo circondavano erano desolate. Il suo scopritore, Juan Díaz de Solís, colpito dalla vastità e dalla dolcezza delle sue acque lo battezzò “Mar Dulce”. Alle sue spalle si apriva una sterminata pianura che gli indigeni chiamavano pampa, ma che tutti gli altri designarono con una parola molto meno prestigiosa: il deserto.
Juan José Saer dedica al fiume più importante della sua Argentina il racconto – che ricorda Il Mediterraneo di Braudel e Danubio di Magris – della ricerca quasi impossibile dell’identità di quelle terre e delle persone che le abitano.
Ripercorrendo la storia di un fiume, Saer ci narra la storia di una nazione, dalla fondazione di Buenos Aires alla dittatura, attraverso quattro capitoli che seguono il succedersi delle stagioni australi, celebrando così due figure: il Río de la Plata e la letteratura.

Ai Diari, oltre ai libri de La Nuova Frontiera, di Juan José Saer è possibile trovare a scaffale anche “Luogo” pubblicato nel 2007, invece, da Nottetempo nella traduzione di Maria Nicola.

Che cos’è un luogo? Sono luoghi i polpastrelli delle dita o il profumo dei ligustri in fiore? Quale luogo scelgono il ricordo, la scrittura, la gioia o la rivelazione? L’ultimo libro di Juan José Saer narra gli infiniti luoghi del tempo, dello spazio, dell’immaginazione. Una pigra sedia a sdraio in fondo a un cortile, la vivacità di un mercato di Vienna il sabato mattina, la nascita della filosofia al tavolo di una trattoria greca, l’enigma dell’universo nella voce di un cantore, la cospirazione del caso attraverso l’unica copia di un video pornografico, o Elena di Troia colpita da un raggio di sole e trasfigurata in pura luce. La costruzione di mondi autonomi attraverso racconti universali e autosufficienti che contengono in sé la loro verifica – questioni ricorrenti nella poetica di Saer – è colta qui con nitida intensità.
Rimanendo in zona latinoamerica sicuramente è da segnalare anche “Bolaño selvaggio”, mostruosa raccolta di saggi di grandi autori, come Enrique Vila-Matas, Alan Pauls, Juan Villoro,Rodrigo Fresan, Ignacio Echevarria, Carmen Boullosa e Jorge Volpi.

La raccolta di Saggi è a cura di Edmundo Paz Soldán e Gustavo Faverón Patriau, tradotta in italiano da Marino Magliani e Giovanni Agnoloni. Roberto Bolaño è “uno dei pochi autori del tardo Novecento che pretende e ottiene per i suoi lettori un Universo completo e sussistente, per quanto fragile e dai bordi sfrangiati, ripetitivo a tratti.” Alessandro Raveggi ci spiega i motivi per cui questo autore cileno, noto in Italia a partire dal 1997 grazie a Sellerio, è uno dei più grandi del Novecento, e lo fa nella prefazione a questo volume di saggi tutti dedicati a Bolaño, uscito per Miraggi Edizioni. Se amate Bolaño questo è un volume irrinunciabile, perché scava profondamente nel sorprendente universo dello scrittore cileno. Si tratta d’una raccolta di venticinque saggi suddivisi in quattro sezioni (la percezione del mondo, la politica, l’estetica, le genealogie letterarie del cileno), più un’introduzione e due interviste inedite. Un libro necessario, perché mette a fuoco un narratore complesso e cruciale della contemporaneità, in Italia non ancora studiato a dovere. Il volume attraverso un caleidoscopio di voci che suonano però armoniche e coerenti, mette ordine all’interno dell’abbondante produzione di Bolaño, sgranando i nodi estetici che essa impone a ogni lettore accorto. Per esempio appare chiaro che certi libri sono emblematici della parabola di Bolaño, e si susseguono con regolarità passandosi il testimone: sono “La letteratura nazista in America” (1996), “I detective selvaggi” (1998), “Amuleto” (1999), “Stella distante” (2000) e “2666” (2003, postumo, il capolavoro assoluto e la summa poetica).

Dopo essere stato un poeta marginale e contestatore, Roberto Bolaño (1953-2003) è diventato in poco tempo un mito e un’icona per la nuova generazione di lettori e amanti della letteratura ispano-americana.
Esplorare da prospettive e punti di vista diversi l’inesauribile immaginario di Bolaño è lo scopo di questa raccolta di saggi, a cui hanno partecipato studiosi (come Celina Manzoni, pioniera degli studi bolañiani), traduttori (come Chris Andrews, che riversa in inglese le pagine di Bolaño) e figure molto vicine allo scrittore cileno, nonché di primo piano nel mondo letterario

Uno dei due traduttori del libro “Bolano Selvaggio”, Giovanni Agnoloni (1976) ha partecipato al romanzo collettivo “Il postino di Mozzi”, di Fernando Guglielmo Castanar (Arkadia Editore) ed è autore (per Galaad Edizioni) di una quadrilogia di romanzi distopico-filosofici sul tema di un ipotetico crollo di Internet (Sentieri di notte, Partita di anime, La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito), parzialmente pubblicata anche in Spagna e Polonia. Come saggista ha scritto, curato e tradotto diversi volumi imperniati sulle opere di J.R.R. Tolkien. Ha inoltre tradotto o co-tradotto saggi su William Shakespeare e Roberto Bolaño e libri di vari autori, tra cui Jorge Mario Bergoglio, Amir Valle e Peter Straub.
Per Arkadia editore ha pubblicato un romanzo appassionante che conduce il lettore agli approdi letterari più inaspettati e dal titolo “Viale dei Silenzi”, uscito nella collana Senza Rotta.

Un’indagine nei territori della memoria. La ricerca di un padre misteriosamente scomparso da parte di un romanziere girovago. Un viaggio sospeso tra Varsavia, Berlino e l’Irlanda, con il ricordo della Toscana che riemerge da uno sfondo di esperienze sofferte, insieme a segreti ancora da scandagliare. E quando tutto sembra perdersi nei rivoli di un’esistenza schiacciata dal quotidiano accade un incontro inaspettato ed enigmatico con una donna-musa giunta da lontano a rivelare aspetti nascosti della verità, innescando uno spietato confronto mentale tra l’Italia di un tempo e ciò che ne è rimasto. Viale dei silenzi è un romanzo viscerale, che si addentra nel tormento creativo di uno scrittore sradicato e umanamente incompiuto. La risposta ai suoi interrogativi potrà venire solo dal seguire un itinerario sospeso sul fantasma di un’Europa lacerata, dove ogni punto di riferimento sembra essersi frantumato.

Nello Zaino di Antonello: Ma le librerie?