di Francesca Ottobre

Francesca Ottobre, blogger di "Gli Amabili Libri". Francesca piedi per terra e testa tra le nuvole. Ho un'insana dipendenza da storie e mi prendo cura dei miei amabili libri tra blog e social network.
Francesca Ottobre, blogger di “Gli Amabili Libri”.
Francesca piedi per terra e testa tra le nuvole. Ho un’insana dipendenza da storie e mi prendo cura dei miei amabili libri tra blog e social network.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella personale classifica delle serie tv più belle di questo 2020 entra di diritto “Unorthodox” anche se siamo ancora nei primi mesi dell’anno e di serie tv ce ne saranno ancora tante da vedere.

unorthodox photo

“Unorthodox”, disponibile su Netflix in quattro puntate, è ispirata alla biografia di Deborah Feldman (arriva in Italia a maggio per chi fosse interessato) è la miniserie che tutti stanno vedendo e di cui tutti stanno parlando, un qualcosa di diverso ed innovativo capace di tenere lo spettatore incollato allo schermo e con il fiato sospeso per l’intera durata.

La protagonista è la diciannovenne Esty (Shira Haas) appartenente alla comunità ebraica ultra-ortodossa di Williamsburg, Brooklyn: i chassidici. Come usanza vuole, Esty sposa Yanky in seguito ad un matrimonio combinato dalle rispettive famiglie. La gioia della vita coniugale si esaurisce presto, appena Esty comprende che il ruolo di moglie non fa per lei. L’inadeguatezza e l’intromissione della famiglia del marito negli aspetti più intimi la soffocano e accresce di giorno in giorno il senso di disagio che prova alla sola presenza di quest’ultimo; tutto ciò la fa stare così male che prende una drastica decisione: fuggire via e non tornare più.

Grazie alla sua insegnante di piano, le cui lezioni erano all’insaputa di tutti perché una donna non può dedicarsi agli hobby coma la musica, Esty riesce ad arrivare a Berlino e di fronte a lei si apre il mondo che per diciannove anni era rimasto a lei sconosciuto.

Decide di sfruttare il suo talento musicale per entrare nel conservatorio e ripartire da zero, senza sapere che la sua vecchia vita in cui erano presenti il marito a cui si aggiunge il cugino Moishe la reclama per riportarla nella comunità d’appartenenza.

La narrazione è costruita in un continuo gioco di flashback dove possiamo vedere la Esty alle prese con la vita matrimoniale e la Esty nella vita a Berlino che prova a far amicizia con i ragazzi della sua età, una cosa tanto normale per noi, quanto impensabile per lei.

La storia di Esty è una storia di emancipazione e riscatto personale, oltre che una storia di forza e ribellione. La particolarità della serie è quella di aver lasciato moltissimi dialoghi in yiddish, la lingua ebrea parlata in moltissime comunità sparse nel mondo e questa è una delle scelte che rende ancora più prezioso il tutto. La religione ricopre ampio spazio nella narrazione, gli usi, le tradizioni e le contraddizioni la fanno da padrone.

Cos’è “Unorthodox” per concludere? È bellezza, come il matrimonio sfarzoso tra preghiere lunghissime e balli, è potenza come il rito della rasatura dei capelli di Esty (una delle tante regole sulla riservatezza), è emozione come quando Esty prova un rossetto e si sente per la prima volta donna, è scoperta come il primo bacio dato per amore, è commozione come quando si esibisce davanti ai suoi amici e si libera finalmente della vecchia Esty. “Unorthodox” è un bellissimo concentrato di tutte queste emozioni, spero di avervi convinto.

In Serie: Unorthodox