di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo"
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

Nei momenti di sconforto i libri possono servire…

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Non sono tempi facili. In piena epidemia da Coronavirus, alla fine, con un Decreto governativo che limita tutte le attività, anche il nostro piccolo avamposto culturale è stato chiuso. In questo tempo complesso, in cui tutti viviamo reclusi e sotto pressione, noi dei Diari, attraverso le pagine social, proviamo a dare un segnale positivo di contrasto e di reazione, quanto mai necessario ora. Alleggerire la tensione, con i mezzi a nostra disposizione. Anche solo suggerendo letture. Sono molto numerosi i lettori e gli amici che in questi giorni continuano a manifestare il loro sostegno alla libreria, anche acquistando libri a distanza che poi verranno riconsegnati alla riapertura o spediti con i nostri mitologici #AmazonSaiz.

Di fronte a una calamità di queste proporzioni ogni timore è comprensibile e occorre un grande senso di responsabilità da parte di ognuno di noi. Diventa fondamentale attenersi il più possibile alle disposizioni stabilite, ma noi abbiamo deciso di usare la Rete per tenere vivo il contatto e il dialogo con i nostri lettori. Non è solo un luogo fisico una libreria, come ripete spesso Alice, la bella libraia che per diverse settimane non potrò rivedere. Non è solo un luogo fisico e un esercizio commerciale qualsiasi, la nostra libreria. E noi faremo di tutto per continuare a renderla ciò che ha rappresentato sin dalla sua nascita: un luogo di scambio e confronto, quel laboratorio culturale permanente in perenne rinnovamento che vuole essere uno spazio informale e attento in cui usare la letteratura per interrogarsi sul presente. Su questo presente tanto complesso, soprattutto in questi giorni, continueremo a interrogarci attraverso i libri. Un motivo in più quello di suggerire e dare sollievo attraverso il consiglio di una buona lettura. Nei momenti di sconforto i libri possono, davvero, servire a tirarci su di morale e noi, attraverso le nostre letture, ci auguriamo che davvero si possa trovare il modo di alleviare i pensieri e le preoccupazioni derivanti da questo periodo così duro. Erano appena arrivate in libreria tre bellissime novità di Atlantide Edizioni scritte da tre Donne.

“Sul lato selvaggio” di Tiffany McDaniel nella traduzione di Luca Briasco. Dalla penna formidabile di Tiffany McDaniel ben tre edizioni numerate di 999 copie. Dopo il dirompente esordio de “L’estate che sciolse ogni cosa” a cui hanno fatto seguito “Il caos da cui veniamo” e la raccolta di poesie “Queste voci mi battono viva”, ecco il suo visionario, potente e ipnotico terzo romanzo che prende spunto da una serie di sparizioni e delitti femminili insoluti avvenuti a Chillicothe, Ohio. “Sul lato selvaggio” esce in anteprima mondiale assoluta in Italia.

Tiffany McDaniel è nata in Ohio, dove vive, nel 1985. L’estate che sciolse ogni cosa, suo debutto nella narrativa, è stato un caso editoriale negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e ha vinto, fra gli altri, il Not the Booker prize come migliore romanzo dell’anno.

Fa’ diventare bello il lato selvaggio. Due sorelle gemelle. Una madre tossica e disperata. Una serie di omicidi e sparizioni insolute di giovani donne che si susseguono nell’Ohio. Tra tenebre e luce, dannazione e salvezza, il nuovo struggente, meraviglioso romanzo di Tiffany McDaniel.
“Essere una donna è la più grande sfida che Dio potesse lanciarci”, diceva nonna Keith mentre si guardava allo specchio e noi guardavamo lei. “Se fallisci, non ti sarà promesso nulla se non l’eternità del tuo fallimento.”

Nuovo romanzo anche per una cara conoscenza dei Diari e dei nostri lettori, Margherita Loy, con “La dinastia dei dolori”. Dopo il fortunato esordio “Una storia ungherese”, giunto alla terza edizione, Margherita Loy mette in scena una nuova storia storia di destini femminili che, come un ponte ideale tra epoche e luoghi diversi, lega le generazioni nel segno di madre e figlia.

La bella e ingenua Emma nella Roma degli anni Venti coglie l’occasione di rivoluzionare la propria vita e accetta di sposare l’integerrimo e benestante Ingegner Garnieri, ma non immagina che il prezzo da pagare sarà altissimo; il compromesso a cui si piega ricadrà infatti sulla sua discendenza femminile. L’esistenza agiata, apparentemente serena di Emma, si chiuderà senza scandali, ma quel ribollire sotterraneo di emozioni non si è perso e riaffiorerà, come un fiume carsico, nella vita di sua nipote Maria. Inutilmente Maria cerca nel ricordo una traccia che le permetta di uscire dal labirinto. A distanza di oltre venti anni, sarà Rita, la figlia di Maria, che riuscirà a riannodare i fili che il Tempo ha sfilacciato. Ogni segreto troverà la sua luce.

Infine, “Vita eterna” della scrittrice Dara Horn, nella traduzione di Matteo Vignali. Un romanzo che unisce avventura, amore, filosofia e religione per questa scrittrice americana che ha vinto per due volte il National Jewish Book Award ed è stata inserita dalla prestigiosa rivista inglese “Granta” tra i migliori nuovi narratori americani.

Come sarebbe davvero vivere per sempre? Rachel, che è stata una ragazza al tempo della distruzione del Tempio di Gerusalemme e da allora continua a vivere, attraversando i secoli e le nazioni della Terra, assistendo, generazione dopo generazione, alla morte degli uomini che ha amato e dei figli che ha partorito, lo sa. Come lei, lo sa Elazar, suo amante segreto da quando entrambi non erano stati ancora toccati da questo singolare dono, o forse maledizione. Elazar e Rachel sono infatti uniti per sempre, nonostante lui continui ad amarla e lei non riesca più a farlo.
Racconto d’amore e di avventura, personale e originalissima trasposizione al femminile del mito dell’Ebreo errante, romanzo filosofico e religioso.

In questo strano mese di marzo grassa novità in casa Sur Edizioni: «E l’asina vide l’angelo», il romanzo che ha rivelato al mondo il talento letterario di Nick Cave nella nuova traduzione di Francesca Pe’. Una prosa visionaria e biblica, atmosfere grottesche, tinte lunari e ostinatamente dark. Pare che l’attesa per questa nuova edizione si sia rivelata più lunga del previsto, perché l’autore ha voluto scegliere personalmente il suo ritratto fotografico in bandella. E chi può mettere fretta al Re Inchiostro? Da bravi fan, aspettando tempi migliori di questi, aspettiamo i suoi prossimi live italiani, e proveremo a farci autografare una copia di questo capolavoro.

Nick Cave (1957) è un musicista australiano. Alla scrittura di canzoni alterna da sempre quella di poesie e prose. Tra le sue opere letterarie già pubblicate in italiano: Re Inkiostro (Arcana 1989), La morte di Bunny Munro (Feltrinelli 2011), The Sick Bag Song (Bompiani 2016).

Sud degli Stati Uniti, metà del secolo scorso. Nell’isolata valle di Ukulore vive una comunità di fanatici religiosi, la cui cieca devozione sembra attirare soltanto le ire e i castighi di un Dio crudele. Ai margini della loro cittadina, tra i fumi delle paludi e le sterminate piantagioni di canna da zucchero, si nasconde Euchrid Eucrow: un ragazzino muto, nato da una vedova alcolizzata e un allucinato cacciatore di ratti e serpenti. Sarà proprio Euchrid, il reietto, il diverso, che dalla sua baracca muoverà una guerra solitaria contro la setta degli ukuliti, misteriosamente ispirato da un angelo e dall’apparizione di Beth, la bambina santa.E l’asina vide l’angelo è il romanzo che ha rivelato al mondo il talento letterario di Nick Cave; pubblicato originariamente nel 1989, e divenuto negli anni uno dei più ricercati e sotterranei libri di culto della generazione X, viene oggi riproposto nel testo integrale della prima edizione, in una nuovissima traduzione italiana.

Altra novità di queste settimane è “La classe avversa” di Alberto Albertini, Hacca Edizioni. Si tratta di un libro segnalato due volte, nella XXXI e nella XXXII edizione al Premio Calvino.

La classe avversa” è il racconto del disfacimento di un paradigma, quello che vedeva nel modello industriale a gestione familiare il segreto del miracolo italiano. Protagonista di questo romanzo di fabbrica contemporaneo è “il Poeta”, figlio e erede di uno dei proprietari dell’azienda, costretto a mostrarsi all’altezza del ruolo che gli spetta mentre studia e sogna di laurearsi in Lettere. Quando il Presidente, azionista di maggioranza, affida l’azienda a un Amministratore delegato che si rivela un tagliatore di teste, sadico e accentratore, vorrebbe fare come Franco, suo amico fin dai tempi del liceo, che si ribella e si licenzia. Ma ha tra le mani una commissione che potrebbe cambiare il futuro dell’azienda e illuminare finalmente il suo successo, anche agli occhi di Laura, giovane impiegata appena arrivata in ufficio. Il rischio è far saltare entrambe le famiglie, quella dove timbra il cartellino al mattino, e quella con cui condivide appena una colazione e un tragitto in auto fino alla scuola. Con questo romanzo disincantato e lucido, in un dialogo immaginario con lo scrittore Ottiero Ottieri, Albertini dà voce e nuova dignità a una corrosione personale e collettiva che il lavoro sembra non essere più in grado di nobilitare.

Grossa Novità anche da casa Fazi :è stato pubblicato da poco «Aria di novità» di Carmen Korn, tradotto dal tedesco da Manuela Francescon. Dopo «Figlie di una nuova era» ed «È tempo di ricominciare», la “Trilogia del secolo” trova in questo volume la sua commovente conclusione. L’autrice è stata definita la Elena Ferrante della Germania, che, con una scrittura leggere e fluida, ha saputo,attraverso il racconto di questa saga,immergerci anche tra i traumi tedeschi e le zone rimosse del secolo scorso.

È il 1970 e Henny, che ha «l’età del secolo» ed è concentrata sui preparativi per il suo settantesimo compleanno, chiede divertita all’amica di sempre: «Hai mai tradito tuo marito?». Guardarsi allo specchio è più difficile, ma dentro si sente ancora una ragazzina; perché cos’è il tempo, in fin dei conti? A festeggiare con lei, insieme alle immancabili amiche, al marito e ai figli, ci sarà una nuova generazione appena entrata nell’età adulta: Katja, una fotografa che decide di mettere in secondo piano la sua vita per documentare con le immagini quel che accade nei focolai di guerra sparsi per il mondo; Florentine, modella di fama internazionale tornata a sorpresa ad Amburgo con una notizia che lascerà parenti e amici a bocca aperta; e poi Ruth, giornalista e militante, che fatica a liberarsi dalla travagliata relazione con un uomo violento pericolosamente vicino alle frange più estreme. Fra le tre giovani donne si ricrea lo stretto sodalizio che ha unito le loro madri e nonne e, con grande felicità di Henny, la generazione successiva alla sua porta avanti la tradizione: condivide felicità e sfortune, i momenti insignificanti e quelli importanti. A fare da sfondo, le grandi vicende politiche e sociali degli anni Settanta e Ottanta: la Germania divisa, la guerra in Vietnam, il terrorismo, l’immigrazione; e poi gli scandali della Casa Bianca visti dall’Europa, lo scioglimento del blocco orientale e infine l’evento risolutore per eccellenza: il crollo del Muro nel 1989. Ma prima che la storia intervenga ad abbattere questa barriera, chiudendo un’epoca e aprendone una nuova, le vite delle protagoniste subiranno diversi scossoni.

Possono tirarci su soprattutto i libri che riescono a strapparci un sorriso e “La Gang del pensiero” di Tibor Fischer ne è un esempio perfetto, basta aprirlo a una pagina a caso e bum, risate assicurate! Edito da Marcos y Marcos, nella Collana gli Alianti, in libreria dal 26 febbraio con traduzione di M.L. Cortaldo e copertina di Andy Warhol.

Tibor Fischer nasce a Stockport, cresce nel Kent, studia a Cambridge e infine si stabilisce a Londra. A Budapest torna di frequente, ci ha vissuto anche per due anni, e da un romanzo ungherese letto in quel periodo ha tratto spunto per scardinare il romanzo tradizionale con La gang del pensiero. Con il suo primo romanzo, “Sotto il culo della rana”, ha vinto premi, è stato inserito da Granta tra gli scrittori inglesi più promettenti e ha conquistato il pubblico di tutto il mondo. La gang del pensiero è frutto di anni di lavoro e di studio, e Fischer da grande scrittore ha stemperato profondità e sostanza in un testo scanzonato dalla comicità prorompente. Un filosofo grassoccio e indolente, un bandito feroce e tenerino. Rapine presocratiche, risse neoplatoniche. Tra ristoranti francesi, strani artisti e donne geniali un ottovolante di comicità dirompente, dai bassifondi alle vette del pensiero occidentale. I protagonisti sono Eddie Coffin, filosofo allo sbando che ama il vino buono, il cibo, il sesso e tutte le parole che cominciano con la Z e ammira i presocratici per il dono della sintesi, Nietzsche perché non si capisce mai se fa sul serio o delira; Hubert, ex galeotto, dispensatore di saggezza ad ampio raggio.

Si fanno chiamare la Gang del pensiero.Imprendibili, spettacolari, flemmatici, sono l’incubo della polizia.
Eddie ama tutte le parole che cominciano per zeta, la Blanche de Garonne, il sole e la filosofia più antica della Grecia. Ha gestito un bordello ad Amsterdam, ha affrontato un elicottero sovietico in Afghanistan.Hubert ha un solo occhio, un solo braccio e una sola gamba, ma è un artista della vendetta e di tutte le armi. Inguaribile romantico, riconosce una compagna di orfanotrofio dallo sguardo sulla copertina di una rivista pornografica.Quando anche le rapine rischiano di diventare routine, per chiudere in bellezza, progettano il colpo del secolo.La rapina preannunciata, metafisica: in gioco c’è la morte, o l’immortalità.Comicità e intelligenza a profusione, in un romanzo culto che molti lettori entusiasti sconsigliano di leggere in pubblico per non farsi sorprendere a sghignazzare senza ritegno. Insieme rapinano banche senza colpo ferire.
La loro strategia è filosofica: cambia di banca in banca.Mentre la gang prepara la rapina del secolo a Marsiglia, seguiamo le peripezie di Eddie, il suo esilio da Cambridge, le sue amicizie patibolari, i disastri che combina con incresciosa costanza, l’arte o il puro caso con cui riesce sempre a sfangarla. Nel culmine delle situazioni più assurde e spassose, ci ritroviamo complici al suo fianco, a contemplare, smontare e rimontare il mirabile congegno del pensiero occidentale.

Chiudo la rassegna dei libri del conforto con “Arrivò il tempo di staccare le teste” di Hubert Klimko-Dobrzaniecki, edito da Keller Editore, con la traduzione dal polacco di Marzena Borejczuk.
Nulla per cui spaventarsi, le teste sono quelle dei tulipani che fanno da sfondo alla storia (e alla copertina)! Questo autore polacco ci porta sul Mar Baltico in una storia di amore e cambiamento durante la seconda guerra mondiale e ai giorni nostri: un professore di biologia arruolato e mandato su un’isola riscopre l’amore; quarant’anni più tardi un uomo parla a una madre malata che forse nemmeno lo sente. Hubert Klimko-Dobrzaniecki è nato nel 1967 a Bielawa, nella Bassa Slesia.Ha studiato Teologia, Filosofia e Filologia islandese, si è laureato alla Facoltà di Radio e Televisione Krzysztof Kielowski presso l’Università della Slesia a Katowice. È scrittore e regista, autore di romanzi, racconti, libri per bambini e cortometraggi. Ha pubblicato due raccolte di poesie in lingua islandese, volumi di racconti e romanzi.È stato nominato per i premi Nike, Paszport Polityki,Cogito, Angelus, Silesian Laurel Literary, nonché per il Premio dell’Unione Europea per la letteratura.I suoi libri sono stati tradotti in 12 lingue.

Horst Bartlik, professore di biologia, è un uomo che, nell’apparente tranquillità della sua vita, si ritrova a interrogarsi sul senso della propria esistenza e della propria felicità; sull’amore e sulla fine dell’amore, cercando di rintracciare il momento preciso in cui il sentimento ha ceduto il posto al senso di estraneità e indifferenza.
Sullo sfondo: la Germania nazista, l’invasione della Polonia, l’inizio della seconda guerra mondiale e la temuta – ma inevitabile – cartolina di richiamo per il protagonista, che verrà mandato sull’isola danese di Bornholm.
Un’isola sospesa in un tempo tutto suo, dove la guerra fatta di bombe, sangue e soldati uccisi arriverà soltanto come un’eco lontana e diventerà invece, per Horst, un’ulteriore occasione per riflettere sulla sua vita e una possibilità, effimera, di mettere alla prova se stesso e provare a ricominciare un’esistenza felice.Decenni dopo, sempre sull’isola di Bornholm, un uomo (del quale non conosceremo il nome) si ritrova al capezzale della madre in coma e le racconta tutto ciò che nel corso della propria esistenza non è stato in grado di rivelarle.
Le due storie, apparentemente slegate, sono in realtà unite da un filo che verrà dipanato, seppure non esplicitamente, nel corso della narrazione. Entrambe, attraverso le vicende di personaggi ben caratterizzati, mettono il lettore di fronte a interrogativi che hanno attraversato – e attraversano ripetutamente – l’esistenza e la quotidianità di ognuno.

Sempre dello stesso scrittore la casa editrice Keller aveva pubblicato “La casa di Rosa”, nomination al NIKE come Miglior romanzo polacco dell’anno nel 2007. Non ha una quarta di copertina, ma la stessa copertina capovolta e non si tratta di un errore di stampa, ma di una scelta precisa e mirata. Le storie raccontate da questo romanzo sono, infatti, due. Due come le case di Rosa e due come i versi in cui si può leggere.Le due storie de La casa di Rosa sono le due fasi di una stessa storia, ma sono anche storie separate. Klimko-Dobrzaniecki ci immerge con delicatezza in un’atmosfera nordica e la usa come palcoscenico di una bella riflessione sulle sorti della vita, in cui la casa è un simbolo allegorico, ma non solo.

Nello Zaino di Antonello: rassegna dei libri del conforto